Taehyung si voltò, quasi come nella speranza che non avrebbe visto assolutamente nulla di strano.
Sperava che, voltandosi, avrebbe realizzato che la figura che ora vedeva proiettata sul muro, non fosse altro che l'ombra generata da diversi scatoloni impilati l'uno sopra l'altro.
Un po' come quando, da bambini, i vestiti gettati distrattamente su una sedia, si trasformano di notte in mostri pronti a farci del male.
Fu con questa convinzione che decise di voltarsi, pronto a darsi nuovamente dell'idiota da solo.
Quel che la torcia del suo telefono illuminò tuttavia, non era una pila di scatoloni, o di vestiti su una sedia.
Aveva una corporatura esile, quasi scheletrica, con le clavicole sporgenti.
I suoi arti erano impossibilmente lunghi, ed affusolati: sembrava si stessero contorcendo su loro stessi.
La sua pelle, sporca di quella che pareva essere melma, o fango e dall'aspetto incredibilmente ruvido, era di un colore grigiastro, come se fosse la pelle di un cadavere.
Quell'uomo, anzi no, quell'essere che tutto poteva essere fuorché umano, emanava un fetore insopportabile, tant'è vero che Taehyung fu sorpreso di non essersene accorto prima.
I suoi occhi, le cui iridi erano accese di un prepotente rosso amaranto, erano puntati sul ragazzo che, in preda al panico e all'incredulità più totale non riusciva a muovere un muscolo.
Eppure non fu nulla di tutto ciò a terrorizzare Taehyung.
C'era un qualcosa di molto più terribile, un qualcosa di inspiegabile e raccapricciante al tempo stesso.
Quello che davvero fece trasalire Taehyung fu come quell'essere che lo stava fissando, avesse le sue medesime sembianze.
Era una versione di lui distorta ed inquietante, ma era innegabile che i lineamenti del suo volto coincidessero alla perfezione con quelli del ragazzo.
Taehyung non si chiese neppure come ciò fosse possibile o se fosse solo frutto della sua spaventata e fervida immaginazione.
L'essere dischiuse la bocca mostrando una schiera di zanne acuminate e luride.
Sorrise, con aria quasi rassicurante.
Poi, emise un suono, uno stridio sibilante colmo di angoscia che fece rabbrividire Taehyung.
Quel sibilo si traformò in sillabe vaghe ed astratte e, ben presto, quelle sillabe divennero parole pronunciate con voce rauca ed un leggero balbettio.
???: "È il vostro turno".
Il telefono di Taehyung si spense in quel preciso istante, facendo piombare la stanza nel buio più totale.
La luce si riaccese inspiegabilmente, ma, di quell'essere non vi era più traccia.
Al suo posto, a terra, giaceva la foto che Taehyung aveva preso da uno scatolone poco prima.
Si avvicinò ad essa, chinandosi e raccogliendola.
Ora la polaroid non ritraeva più quella donna ed i suoi amici: quelli che ora sorridevano con aria spensierata nella foto erano loro sette.
Taehyung sbattè ripetutamente le palpebre, ma l'immagine rimaneva lì, ferma.
La rigiró:
Taehyung, ci mancherai
2019
Taehyung si alzò di scatto, voltandosi verso l'uscita, questa volta deciso una volta per tutte ad andarsene senza voltarsi indietro.
La luce si spense, si riaccese.
Sᴇᴏᴋᴊɪɴ
22 Settembre ore 19:21
Intanto, Namjoon e Seokjin, come del resto anche gli altri avevano ipotizzato, non erano affatto diretti verso la macchina di Yoongi.
"Dove stiamo andando? Sarà una decina di minuti che camminiamo".
Chiese il maggiore con lo sguardo rivolto a terra, attento a dove metteva i piedi: era diventato piuttosto buio e, non aveva la benché minima intenzione di scivolare per via del terreno irregolare.
Namjoon: "Ho una mappa della zona".
"E con ció?"
Jin sollevò lo sguardo, guardandolo con un'aria interrogativa, alla quale Namjoon replicò con un semplice sorriso.
Namjoon: "Voglio farti vedere una cosa, resisti un altro po'"
"Mi auguro per te che ne valga la pena".
Borbottò Jin, continuando a seguire Namjoon per il sottobosco, accompagnati dal fruscio delle chiome degli alberi lievemente scossi dal vento, dal frinire delle cicale, e dallo scricchiolio prodotto dalle foglie e dai rametti ogni qualvolta li calpestavano.
Qualche minuto dopo, il sentiero lungo il quale stavano camminando si fece più largo, e si trovarono dinanzi ad una radura attraversata da un ruscello.
Namjoon: "Ci siamo quasi".
Annunciò Namjoon, guadando il ruscello saltando su alcuni sassi disposti chissà quanti anni prima da chissà chi; una volta giunto sull'altra sponda, porse la propria mano a Seokjin.
Namjoon: "Madmoiselle"
Jin fece roteare gli occhi, afferrando la mano del minore, ripetendosi mentalmente che sarebbe stato comunque in grado di camminare su quei sassi senza alcun problema.
"Wow, che gentiluomo che sei, sono quasi commosso".
Disse con fare ironico ed un piccolo sorriso sulle labbra.
Un'altra ventina di passi e i due si trovarono in cima ad uno strapiombo, dal quale il bosco che avevano attraversato non semrbava altro che una macchia di colore indistinta, resa bluastra dealla luce riflessa dalla luna. Sembrava una scena degna di un quadro impressionista e, in quel momento, Jin pensò che sarebbe stato bello se qualcuno avesse inventato un modo per fotografare con gli occhi.
"Se non mi avessi fatto fare non so quanti chilometri in salita giuro che ti bacerei".
Mormorò il ragazzo, posando delicatamente una mano sulla spalla di Namjoon, il quale aveva le mani in tasca e lo sguardo perso nel vuoto, intento a contemplare quel panorama ed un sorrisino, che Seokjin non avrebbe esitato a definire come adorabile, sulle labbra.
Rimasero lì per un po', abbastanza a lungo da potersi godere a pieno quel momento di meravigliosa calma, ma non così a lungo da iniziare ad annoiarsi.
Tutto taceva, tutto era immobile, quasi come l'intero universo si fosse fermato solo per far si che quei due ragazzi potessero trovarsi lì, in quel momento, ad osservare quel panorama; una sorta di calma prima della tempesta.
Namjoon: "Dovremmo tornare indietro, gli altri si staranno preoccupando".
"E dobbiamo ancora recuperare le birre ed il resto. Ci avranno dati per dispersi".
Così, i due fecero dietrofront, iniziando a scendere con cautela da quel luogo anche se la poca luce e la pendenza del terreno non lo rendevano affatto facile.
Dopo qualche passo, infatti, Seokjin, avvicinatosi troppo ad una sporgenza, perse l'equilibrio rotolando sulla breccia per una decina di metri.
Namjoon: "JIN!"
"Sto bene, sto bene tranquillo".
Disse con tono dismissivo, accarezzando la propria natica sinistra appena schiantatasi contro il suolo.
Si guardò attorno: era finito nei pressi dell'entrata di una sorta di caverna la quale non aveva la benché minima intenzione di esplorare, ma, voltandosi, si accorse che la pendenza del terreno era troppa per cercare di risalire.
Non rimaneva altra soluzione se non quella di trovare un'altra via d'uscita.
"Non riesco a risalire, magari c'è un passaggio qui da qualche parte".
Nam: "Aspetta, cerco un ramo abbastanza lungo da usare come corda, o qualcosa del genere".
Seokjin intanto, si frugò in tasca, afferrando il suo telefono e notando, con poca sorpresa, che non vi era segnale; del resto si trovavano nel bel mezzo del nulla.
Accese la torcia, puntandola verso l'oscurità.
Quel che Namjoon sentì un istante dopo, mentre era ancora nel pieno della ricerca di un modo per 'salvare' Jin, furono le grida di quest'ultimo.
Namjoon, senza farsi domande o urlargli cosa fosse accaduto, scivolò lungo il pendio in breccia raggiungendo a sua volta l'ingresso di quella caverna.
Seokjin era lì, seduto a terra, l'espressione preoccupata e terrorizzata al tempo stesso.
"Ti prego dimmi che non è quello che penso che sia".
Il ragazzo, rassicurato che Seokjin stesse bene, volse lo sguardo nella direzione illuminata dalla torcia del telefono di Seokjin.
Mosse istintivamente un passo indietro, spalancando leggermente gli occhi.
Namjoon: "Resti umani...".
Ossa e teschi, indubbiamente appartenuti a degli esseri umani, giacevano a terra da chissà oramai quanto tempo.
Namjoon: "Dovremmo...chiamare la polizia?"
"Non c'è segnale. Pensi che siano rimasti intrappolati qui come noi e morti di stenti?"
Namjoon afferrò la torcia dalla mano di Seokjin, muovendo qualche passo all'interno della grotta.
Namjoon: "Non penso, mi sembra che ci sia una strada".
"Allora, sono stati uccisi?"
Namjoon: "Non ne ho idea. Sulla mappa c'era una torre radio, possiamo chiamare la polizia da lì per sicurezza. Andiamo".
Namjoon stava facendo del suo meglio per mantenere la calma, nonostante l'assurdità della situazione.
Seokjin invece era già entrato abbastanza nel panico, ma, non aveva altra alternativa se non quella di afferrare la mano che Namjoon, alzarsi da terra, e seguirlo più in profondità nella grotta.
Camminando, incontrarono una sorte di pozza d'acqua che riempiva un tratto non indifferente della caverna, al termine della quale si intravedeva una fenditura dalla quale penetrava quella luce bluastra emanata dalla luna.
"L'uscita".
Commentò Seokjin, accellerando il passo ed immergendosi in quella sorta di lago al coperto.
???: "JIN! AIUTAMI!"
Un grido alle sue spalle lo fece voltare; Namjoon stentava a stare a galla, come se qualcosa lo stesse trascinando verso il basso, nel tentativo di farlo annegare.
SCELTA: should I stay or should I go?
Aiuta Namjoon (chapter 16)
Raggiungi l'uscita (chapter 17)