𝙍𝙚𝙡𝙞𝙫𝙚 𝙖 𝘿𝙖𝙮

By Patrocvs

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₂₀₂₀﹣ Tᴀᴇᴋᴏᴏᴋ﹣ Cᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀᴛᴀ "𝖧𝖺𝗂 𝗅𝖺 𝗉𝗈𝗌𝗌𝗂𝖻𝗂𝗅𝗂𝗍𝖺̀ 𝖽𝗂 𝗋𝗂𝗏𝗂𝗏𝖾𝗋𝖾 𝗌𝗈𝗅𝗈 𝗎𝗇 𝗀𝗂𝗈𝗋�... More

𝙰𝚃𝚃𝙾 𝙸𝙸﹣Pʀᴏɪᴇᴛᴛɪʟɪ ᴅ·ᴀᴍᴏʀᴇ
𝙰𝚃𝚃𝙾 𝙸𝙸𝙸﹣ Mᴀᴄᴄʜɪᴇ ᴅ·ɪɴᴄʜɪᴏsᴛʀᴏ
𝙰𝚃𝚃𝙾 𝙸𝙸𝙸﹣ Fɪɴᴀʟᴇ ᴀʟᴛᴇʀɴᴀᴛɪᴠᴏ

𝙰𝚃𝚃𝙾 𝙸﹣ Sɪʟᴇɴᴢɪᴏ ᴅᴏᴘᴏ ʟᴀ ғᴇsᴛᴀ

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By Patrocvs

𝐈
Parzialmente ubriaco e incosciente, Jeongguk percorse a piedi la strada del ritorno per casa sua. Oltrepassò un barbone su una panchina, ancora incapace di capire come non fosse nella stessa situazione, e si sedette sulla scalinata di un ponticello sul fiume Han. Riposando le gambe e allentata la cravatta un uomo fece lo stesso accanto a lui. Forse Jeongguk era brillo, ma non sicuramente scemo. Quando l'uomo, che da vicino era più un giovane adulto, stette accanto a lui, una strana sensazione lo invase. Sembrava vagamente quello che sentiva vivendo quotidianamente. Una sorta di disagio mescolato al dolore. Quella consapevolezza netta che nessuno può toglierti. Come l'amarezza che senti nella coca cola quando, bevendola, realizzi che non è niente di più di acqua e zucchero. Si alzò immediatamente, quasi bruciato da quella presenza. Fece, poi, per andarsene girandosi ma l'uomo lo chiamò, col suo nome e a gran voce.
"Jeongguk, vieni qui" quasi dolcemente parlò.
La sua testa fu un tunnel di riflessioni. Cercò di associare il suo volto, piccolo e proporzionato, ad un nome nella sua testa. Il che gli risultò impossibile. No, non conosceva quel ragazzo. Ma quel ragazzo conosceva lui. Che l'avesse confuso e caso voglia che abbiano lo stesso nome?
Tutto fu interrotto dallo stesso signore "no, non ci conosciamo"
Lo aveva letteralmente letto nel pensiero. Jeongguk si sarebbe dato alla fuga immediatamente, ma era letteralmente paralizzato dalla paura, con la sua bottiglia nella mano sinistra e i jeans strappati. I capelli gli cadevano sugli occhi e non aveva nemmeno la forza di alzare il suo braccio pieno di tatuaggi per ordinarseli.
"Come sei carino quando sei inerme, non sei tanto minaccioso" quello coi capelli grigi, al quale fu attribuita l'impossibilità di dargli un'età essendo un composto complesso di anni differenti, gli carezzò la cicatrice sotto l'occhio camminandogli intorno.
"Che fai? Ora tremi piccolino?" sorrise quasi scontrando il suo naso con quello di Jeongguk
"Carino" rispose alla sua rabbia repressa dai poteri dello stesso
Schioccò le dita, lasciando libero l'altro di muoversi per dargli un pugno. Come se già sapesse la sua reazione, l'uomo bloccò la sua mano.
"Sgarbato da parte tua dopo quello che posso offrirti"
Lo allontanò immediatamente
"Non faccio patti coi demoni" rispose subito, continuando per la sua strada. Se lo ritrovò davanti proprio quando credeva di averlo seminato
"Ah demoni, ce n'è uno molto carino che conosco ma mi piacciono più i protettori, come me"
Continuò ad ignorarlo andando avanti.
"Dai è già stressante il mio lavoro, non renderlo più complicato"
Al limite, Jeongguk, cedette
"Ok che cosa vuoi"
L'uomo sorrise
"Ti sei deciso ragazzino, andiamo a casa tua qui può vederci qualcuno"
Schioccò ancora le dita.
Quando si vide seduto sul suo letto iniziò a sospettare che tutto ciò non esistesse. Che fosse solo frutto della sua testa.
"Come non detto, buonanotte" tolse le scarpe ai piedi del letto e si girò dandogli la schiena
"purtroppo per te non posso andarmene e devo parlarti lo stesso"
Al silenzio dall'altro continuò, eseguendo gli ordini.
"Hai la possibilità di rivivere un solo giorno della tua vita. Riviverlo con la consapevolezza che hai adesso di chi diventerai e di cosa accadrà nel futuro. Ma non avrai possibilità di cambiarne la fine, solo di riviverlo. Quale giorno scegli?"
No, non rispose. Ma nella sua testa ricorreva il pensiero del giorno in cui incrociò quello sguardo. L'ultimo sguardo che diede prima di suicidarsi la sera stessa. Sì, avrebbe potuto fare di meglio, pensare al giorno in cui avrebbe potuto evitare di dire certe cose, o quando avrebbe potuto mettere da parte l'orgoglio. Sì, avrebbe potuto, ma credette che se nulla sarebbe cambiato quale senso avrebbe avuto?
"E sia"


𝐈𝐈
Si sentì improvvisamente riposato e sobrio nel letto della sua vecchia casa. Quella condivisa coi genitori e il fratello.
La sveglia suonava, spegnendola notò le sue braccia pulite.
"Ma che cazzo"
Corse in bagno. La sua faccia pallida, senza nemmeno un orecchino lo spaventò
"Ho sognato tutto?" chiese ad alta voce. Suo fratello maggiore uscì dalla doccia solo la testa per assicurarsi che stesse parlando proprio con lui
"Tutto bene?" fece con voce alterata dallo spazzolino tra i denti
"Io- Io- Dove sono i miei tatuaggi? E i miei piercing? Perché sono così magro? Ma in che anno sono?!"
"Siamo nel 2019. Tatuaggi? Ma non hai paura degli aghi tu? Sicuro di essere sveglio?"
"Io.. Si.."
Uscì poco dopo di casa riflettendo sul fatto che sarebbe dovuto andare in università, per incrociare quello sguardo. Entrato nell'aula ricordò secondo per secondo quello che sarebbe accaduto. Allora quell'uomo non era pazzo, lui non era pazzo. O forse quella giornata è un intero deja-vu e fino al quel momento aveva vissuto un sogno troppo convincente. Troppe paranoie nella sua testa, si sedette al solito posto, inconsciamente lo conosceva. Iniziò a contare le persone che entravano, il ragazzo blu (nome che gli aveva dato per i suoi capelli) fu il quindicesimo. Lo stesso numero che avrebbe dovuto essere dietro il suo orecchio sinistro, ovviamente svanito. Iniziò anche a credere di essere stato catapultato in un universo parallelo, tutto pur di stentare alla credenza di aver fatto un viaggio nel tempo. Pur di non arrivare al pensiero che quell'uomo fosse davvero un protettore.
Iniziò a fissare il ragazzo blu aspettando che ricambi lo sguardo come fece. La prima delle due volte.
Appena accadde, oltre a rimanerne sorpreso lui stesso del fatto che fosse accaduto sul serio, ebbe il tempo di guardarlo meglio. Ebbe tempo per ammirarne la bellezza dei delicati lineamenti androgini e di fargli un occhiolino che lo fece imbarazzare e abbassare il capo.
"Carino" pensò prima di uscire come i suoi compagni di classe. Aveva iniziato a piovere, ma stavolta era pronto.
Si avvicinò alla fermata, vedendolo già lì a scuotere le gambe infreddolite e col cappuccio del giubbotto. Pose l'ombrello sulla sua testa. Il ragazzo blu, sentendo che la pioggia non gli colpiva direttamente la testa, la alzò vedendo il tessuto impermeabile giallo. Poi guardò alla sua destra vedendo la figura più alta accanto a lui

𝐈𝐈𝐈
"Kim Taehyung" parlò Jeongguk mentre lo guardava. Conosceva il suo nome solo avendolo letto sui giornali, sia chiaro.
"Jeon uh... Jeonseok?"
"Sai perfettamente come mi chiamo, fata turchina"
"Ne sei sicuro?"
"Certo che sì"
Poi rimasero in silenzio
"Che tempo..." sospirò il moro
"Cosa vuoi da me?"
"Ti va una cioccolata calda?"
"Mi va di andare a casa"
"Per suicidarti?" si morse immediatamente la lingua ma lasciò continuare la conversazione. Taehyung non rispose inizialmente, un po' imbarazzato
"E a te cosa dovrebbe importare?"
"Perché non dovrebbe?"
"Perché non ti conosco"
"E allora perché non te ne vai e continui a parlarmi?
"Perché sto aspettando l'autobus"
"Alla fermata sbagliata? E stai sicuro che salterà la corsa con questo tempo"
"Non sono fatti tuoi, lasciami in pace"
"Se avessi voluto che me ne andassi te ne saresti andato ma sei ancora qui. Perché stai implorando che qualcuno ti salvi"
Ancora il blu non rispose, mettendo le mani in tasca. Jeongguk la prese come una vittoria, sorridendo
"Beh principessa vogliamo andare a prendere questa cioccolata?"
Ricevette un mezzo borbottio che per lui era un'affermazione. Quindi si girò per camminare verso il bar dove lavoravano i suoi amici.
Entrando, il cassiere attirò la sua attenzione
"Va' a sederti, ti raggiungo in un attimo" il più alto mandò l'altro a sedersi mentre rivolgeva uno sguardo sconvolto all'uomo. L'uomo coi capelli grigi e l'età indefinita.
"Ma chi si rivede, che gesto nobile stai compiendo" sorrise.
"Allora sei reale. Non mi sono sognato un bel niente!"
"Certo che sono reale, hai dubitato di me?"
"Più volte direi. Ma non ho ancora capito chi sei e cosa vuoi da me"
"Sono il guardiano del tempo, te l'ho già detto"
"Hai detto che eri un protettore"
"E' la stessa cosa, saccente ragazzino"
"Non sono saccente"
"Sì che lo sei"
"Non sai nemmeno cosa vuol dire"
"Importa? No, perché io posso farti morire oggi, farti rivivere il momento più brutto della tua vita per sempre o chiuderti in un loop temporale e tu puoi solo subire"
Jeongguk rimase sconvolto.
"Però non lo farò, stai andando molto bene col ragazzo, vai" lo accompagnò col braccio al suo tavolo, continuando a spingerlo con i poteri per rimanere dietro il bancone.
"Lo conosci?"
"No"
"parli con tutti gli sconosciuti che incontri?"
"Solo con quelli che mi fissano a lezione"
Un cameriere interruppe la conversazione fatta di botta e risposta.
"Gguk! Come va? Qui col fidanzato?"
Con uno sguardo lo fulminò.
"Siete al primo appuntamento?"
Gli occhi ancora trasmisero rabbia.
"Oh ti piace ma non lo sa?"
"No Dannazione, Hyung!"
"Possiamo ordinare?" sconsolato, sospirò Taehyung.
"Certo" rispose imbarazzo il cameriere rosa.
"Allora Jimin, due cioccolate calde"
"Chi ti ha detto che voglio una cioccolata calda?" Taehyung intervenne ancora.
"Beh allora cosa vuoi?" chiese.
Il blu si zittì "Una cioccolata calda" sussurrò.
Jimin se ne andò senza aggiungere nulla se non un ghigno.
"Quindi sei gay e adeschi sconosciuti moralmente fragili per scoparli e magari venderli al mercato nero?"
"Sei omofobo?"
"No, non lo sono"
"Allora sei parecchio maleducato"
"O una persona dalla fervida immaginazione"
"Gay"
"È un insulto?"
"È un'affermazione"
"Sei insopportabile"
"Eppure stiamo prendendo una cioccolata in una situazione romantica"
"Sta zitto" sbuffò quindi alla fine il maggiore girandosi a guardare fuori a braccia incrociate.
"Che carino che sei imbronciato"
"Ti prego sta zitto"
Al posto di spogliarsi dal cappotto, Taehyung, cercò di sprofondare ancora di più nella sua sciarpa fitta di lana. Era maggio e faceva un freddo da paura.
Jimin arrivò con le loro cioccolate calde che l'azzurro non toccò nemmeno per sbaglio, rimanendo fermo con la testa contro il vetro.
Mise una mano nella tasca poggiando alcuni spiccioli sul tavolo per poi alzarsi con lo zaino in spalla. Asciugò una lacrima mormorando un "Ciao Jeongguk" e uscendo.
Il moro lo seguì rassicurato da Jimin che gli diceva che avrebbe pagato un altro giorno.
"Taehyung! Sta diluviando dannazione, smettila"urlò cercando di vedere nonostante la pioggia murante.
"Lasciami in pace! Tu non mi conosci" Cominciò a seguire la voce, andando alla cieca.
"Basta con questa storia! Ti sto salvando la vita, fermati e parliamone!"
Sbatté contro di lui senza nemmeno accorgersene, prendendolo per il braccio prima che cadesse per terra. Colto dal momento di piena debolezza, dove si era sentito scoperto, nudo e vulnerabile agli occhi dell'altro, si aggrappò al suo braccio come fosse la sua ultima speranza. Si tenne a lui come unica roccia di mantenimento. Sarebbe crollato e per la prima volta aveva la possibilità di riscattare la sua voglia di vivere.
"Non lasciarmi Jeongguk, non lasciarmi per favore".
Il moro lo lasciò stringersi a lui, confortò quell'anima sconsolata.

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