Anche il freddo può essere ca...

By Ymawari

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Sicuramente tutto questo non era tra i progetti di Yūto Kidō. Eppure da un giorno all'altro si era ritrovato... More

Buongiorno
Febbre del Sabato Sera
Collisione
Parenti Serpenti
Questione di Fisica
Castello di Carte
I Pinguini sanno Volare
La Neve è Bianca
Chiave di Volta
Pioggia di Sakura
Frammenti d'Orgoglio
Contatto
Freddo
Caldo
Alba
Okay?
I Colori Delle Foglie
In Cima Alla Montagna
Quando Raggiungi Il Cielo
Ringraziamenti

Tigre Contro Tigre

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By Ymawari

-Me lo stai seriamente proponendo? -

Come risposta ricevette soltanto un pugno ben assestato sul fianco.

-Me ne sto già pentendo. -

Yūto scansó di poco il colpo di Hiroto, indietreggiando appena e riuscendo ad atterarlo mettendo fine all'incontro.

-Ahh... Cazzo. -

Boccheggió in cerca d'aria dopo che la sua schiena toccò violentemente il pavimento.

-Siamo tre a zero, vuoi un'altra rivincita? -

-Dopo ho un meeting, devo risparmiare le ultime energie per quello. -

-Come se ti impegnassi seriamente a starci attento. -

Disse Tatsuya, mentre finiva la sua serie di addominali.
I due combattenti si spostarono agli angoli del ring per prendere ognuno la propria borraccia.

-Solo.. Anf.. Non mi capacito che proprio tu mi abbia invitato ad una vacanza in Svizzera... Anf...-

Si tolse le protezioni, scompigliando i dread ormai sudati.

-Ho pensato che qualche giorno di riposo potrebbe farci bene. -

Afuro, che fino a quel momento era stato in silenzio, esplose in una risata angelica.

-Concordo pienamente, e se Kazemaru fosse qui sarebbe davvero felice di sentirtelo dire. -

-Beh, glielo dirò una volta che avrà finito la paternità. -

-Seriamente ragazzi, io non so come Kazemaru riesca a tenere a bada non uno ma ben due figli. -

Tatsuya aiutò Hiroto a scendere dal ring, dato che dolorante come era si stava quasi per incastrare la gamba in uno degli elastici.

-Pensa a me, io ho una moglie e una figlia e devo badare anche a te, eppure trovo il tutto sempre divertente ed appagante. -

Hiroto storse il naso nel sentire la frecciatina del suo subordinato, ma inclinó la testa ed emise un risolino.

-Sei sicuro che tua moglie non può venire? Non sarebbe un problema per noi. E la casa ha camere in abbondanza -

-Grazie Kidō, ma è meglio che uno dei due stia con la piccola, è già abbastanza grande per arrivare ai fornelli e non vorremmo che si incendiasse la casa come l'ultima volta. -

Fu inevitabile che le espressioni di Yūto e Afuro ebbero lo stesso mutamento sorpreso.

-Oh ma non vi preoccupate: non è successo nulla di grave, ed io e Reina abbiamo imparato a non lasciare nostra figlia insieme allo zio Hiroto. -

Il diretto interessato distolse lo sguardo, colpevole, facendo finta di ammirare una delle tante persone che stavano usando la cyclette.

-Non so come comportarmi con i bambini. E tu Kidō? -

-Io cosa? -

-Non ti piacerebbe avere un figlio? -

Si stava per legare i capelli, ma quella domanda lo distrasse.

-Perché me lo chiedi? Perché sono gay? -

Non era accusatorio il suo tono, ma Hiroto si sentì colpevole in ogni caso.

-Non fraintendermi, non intendevo... -

-Lo so... -

-Io amo i bambini ne vorrei cinque come minimo... -

-Cinque? AFURO SEI FUORI DI TESTA? -

- Abbassa la voce idiota, e comunque alle donne piace l'uomo che ama la famiglia. -

La mente di Yūto si estraneo, ritrovovandosi profondamente segnata dalle parole di Hiroto, dette con una così disarmante leggerezza. Le sentiva amare scendergli lungo la gola mentre vagano nei suoi pensieri.
Come avrebbe reagito Akio ad una domanda del genere? Per la prima volta si rese conto che non lo sapeva, e gli venne spontaneo pensare a quante sfaccettature di lui non conosceva ancora.
Fatalità, a pochi piani più in basso dell'edificio, Akio si stava chiedendo la stessa cosa.

~°~°~°~°~°

-Potremmo provare a chiedere indicazioni Fudō? -

Shirou venne bellamente ignorato, ed Akio spuntó deluso dall'ennesima stanza.

-Non c'è... -

-Ma noi possiamo stare qui? -

Fece spallucce ed aumentò il passo.

-Ed io che vuoi che ne sappia. -

Venne pervaso da un senso di agitazione e tirò bruscamente l'amico per lo zaino.

-Ti prego chiediamo informazioni. Sono sicuro che ci sarà sicuramente qualcuno che sa dove si trova il vice capo della baracca, no?! -

-Non ne ho bisogno. -

La pazienza di Shirou era giunta al limite. Quando aveva saputo che Akio stava andando a portare una cosa al suo ragazzo ne aveva aproffitato per aggregarsi. Voleva ringraziarlo per l'invito propostogli questo inverno, ed era stato entusiasta nel cambiare programma a differenza di suo fratello, anche se quando la cosa era arrivata alle orecchie di Nae non aveva potuto fare altro che accettare.

-Smettila di fare il cretino. La verità è che non vuoi che sappia che lo stai venendo a trovare. -

-Non so di cosa stai parlando. -

-Vuoi fargli una sorpresa ammettilo. Guarda che non c'è nulla di male. -

Un rossore si espanse sui suoi zigomi fino alle orecchie, e Shirou sorrise nel vedere come lo aveva messo alle strette.

-Io non... -

Qualcuno al loro fianco si schiarì la voce.

-Scusatemi, state disturbando il lavoro altrui. -

~°~°~

Gli era decisamente mancata quell'espressione stizzita sul suo volto: da troppo non lo faceva infuriare come i vecchi tempi, ed al suo lato più infantile tutto ciò era mancato.

-Che succede qui? -

-Mi scusi signor Kidō ma ho trovato questi due a disturbare negli uffici del secondo piano. E uno chiede insistentemente di lei. -

La guardia di sicurezza era un omone di ben due metri, trasudava durezza ed intimoriva con il solo sguardo. Si era sempre lodato per essere riuscito ad assumere una persona tanto efficiente e diligente come Oono Densuke.

-Grazie Oono, puoi andare. -

Il gorilla lasciò la presa su entrambi gli accusati, sparendo da dove era venuto. Yūto ritornò su Akio che, forse per qualche strano istinto masochista, gli fece un sorriso di scherno, curvando gli occhi in due mezze lune derisorie.

-Spero vivamente che sia successo qualcosa di grave, perché altrimenti non rispondo più di me.-

-Se il tuo sguardo potesse incenerire mi avrebbe già ridotto in cenere... -

-Allora ringrazia che non possa farlo. -

Shirou, leggermente a disagio, si guardava intorno soffermandosi di tanto in tanto ad ammirare la peculiarità di quella palestra così pulita e grande. Era ben attrezzata e c'erano anche parecchie persone che facevano attività, rendendo quello spazio meno ampio di quanto non fosse . La cosa che però gli piaceva di più era l'enorme parete fatta da nient'altro che vetro, dal quale entrava abbastanza luce da rendere tutto più accogliente, dando anche una bellissima visuale sul centro urbano di Tokyo. Ma non fu li che la sua attenzione si fermó, bensì su un terzetto di persone di fianco ad una di quelle piattaforme dove si pratica la box. Tutti e tre gli facevano compagnia come spettatori di quel duo ironico che erano diventati Akio e Yūto.

-Potevi mandarmi un messaggio, ti avrei spiegato come raggiungermi. -

-Tu non rispondi quasi mai. -

-Allora potevi chiedere in segreteria... lo sai, serve anche a questo. -

Nel bel mezzo della loro discussione una voce melodica li interruppe.

-Tu devi essere Fudō. Abbiamo sentito tanto lamentare su di te. -

Afuro sorrise serafico mentre allungava una mano nella sua direzione. La strinse, provando una particolare simpatia per quell'individuo dalla dubbia sessualità.

-Sei? -

-Afuro Terumi, il responsabile del settore commerciale. -

-Per essere il fidanzato di Kidō, non sei esattamente come credevo. -

Hiroto era arrivato sogghignando, ansioso di vedere come si sarebbe sviluppato quel battibecco da vicino.

-Mi spiace deluderti, ma come puoi vedere ho gusti orribili in fatto di uomini. -

Per Hiroto fu un invito ad aggregarsi a quella presa in giro così peculiare in quanto indirizzata all'unica persona che non si sarebbe mai aspettata di essere presa di mira.
Ma Yūto ormai era nelle condizioni di sopportare a stento Akio e non aveva alcuna intenzione di stare dietro anche all'amico.

-Di' pure quello che vuoi Kira, sappi solo che non sarò così gentile nel nostro prossimo scontro come sono stato oggi, per cui forse è meglio che risparmi le poche energie rimaste per stare davvero attento alla riunione questa volta, che ne dici? -

La sua bocca si richiuse solo per assumere un espressione stizzita.

-Vai al diavolo Kidō.-

Li superò di qualche falcata dirigendosi agli spogliatoi; Tatsuya lo rincorse fermandosi in velocità per fare un inchino di saluto, dopodiché anche lui se ne andò.
Da dietro le spalle di Akio, Shirou si era ammutolito con lo sguardo fisso su quell' uomo dagli occhi quasi vermigli. In realtà non era difficile pensare che entrambi fossero opposti l'uno all'altro, però se li conoscevi abbastanza da assistere a scene del genere, potevi solo dire di esserti sbagliato, perché erano più simili di quanto davano a vedere; anzi, Yūto faceva molta più paura. Col suo tono autoritario ed il suo portamento solenne trasmetteva un' aura a cui era inevitabile sottomettersi, ma Akio a quanto pare rappresentava l'eccezione alla regola.

-Cosa sei venuto a fare qui?

Stanco di essere un mero stelo in balia della tempesta, uscì allo scoperto.

-Voleva farti una sorpresa, solo che non è abbastanza uomo da ammetterlo. -

Per la prima volta da quando era entrato nella stanza Akio uscì dal suo stato di sfacciataggine.

-Shirou! -

Divenne incerto quando incrocio gli occhi inquisitori di Yūto.

-...Volevo... no... ci tenevo a ringraziarti, verremo molto volentieri in Svizzera, e non pensare che un giorno non ricambieremo il favore sai...-

La sua espressione si addolcí e mentalmente sospirò di sollievo nell'accorgersi di come la tensione si stesse diradando.

-Non ci pensare, è un piacere avervi come ospiti, e poi è sempre stata troppo grande per me quella casa...-

-Come tutte le altre che possiede tuo padre...? -

-Tu non chiudi mai la bocca. -

Fu una risata dall'amaro sapore a fuoriuscire dalle labbra di Akio.

-Vuoi farmi tacere, d'accordo, ho ancora tempo prima di andare dai ragazzi, e sarei veramente felice di prenderti a pugni. -

Fissò il ring e rifletté su quanto una bella scazzotata con il sua ragazzo potesse allettarlo così tanto.

-Shirou, mi raccomando riportarlo sano e salvo a lavoro, non so se riuscirà a rimettersi in piedi una volta che avrò finito con lui. -.

-Voglio proprio vedere come farai. -

Entrambi furono di parola. E se le diedero di santa ragione, non risparmiandosi nemmeno la faccia.
Afuro, visto lo spavento sull'altro spettatore preferì non dire che quello scontro avrebbe implicato probabilmente qualche grave contusione e slogatura.
Il basso calcio che Yūto aveva assestato sullo stinco dell'avversario avrebbe lasciato di certo il segno, come il colpo che Akio gli aveva dato al basso ventre, quello aveva fatto male anche a lui che stava solamente a guardare.
Per quanto nessuno dei due sembrava voler cedere, quello messo peggio era decisamente il ragazzo che ormai riusciva ad aprire solo un occhio verde. Non fu una sorpresa per Afuro, il suo superiore sapeva decisamente come attaccare e difendere, ed anche Akio lo sapeva.

-Mi sta venendo il dubbio che tu sia venuto qui solamente per farti pestare. -

-Ma ti sei visto? non mi sembra che tu sia messo tanto meglio di me. -

Si sorrisero, qualcosa più simile ad un ringhio tra due belve che aspettano solamente che l'altra faccia il primo passo per scannarsi a vicenda.
Yūto era scaltro fin troppo anche per Akio, che non riusciva a pensare con la velocità con la quale veniva colpito.
E fu proprio mentre incassava tutte quelle botte che ebbe un' illuminazione.

-Lo sai... -

Gli disse, mentre i loro visi arrivarono a sfiorarsi. Lo trattenne per le braccia e si avvicinò pericolosamente al suo orecchio. Pensò volesse morderlo, ma l'intento era assai più maligno.

-Quando sei così...mi ecciti. -

Concluse, il tutto leccandogli lascivamente la guancia. Yūto visse quest' attimo a rallentatore, compreso il brivido sulla schiena, ma agli occhi esterni in realtà fu talmente veloce che né Shirou né Afuro si accorsero che Akio si fosse avvicinato. Ma in fin dei conti questo fu sufficiente per distrarlo e permettere al suo avversario di buttarlo a terra con la stessa mossa con la quale aveva vinto poco prima su Hiroto.
E i suoi rasta toccarono il pavimento con uno schiocco.

-Ah... -

-Bene bene, qualcuno ha troppa fiducia in sé... -

-Hai giocato sporco, bastardo. -

-Tutte scuse per non ammettere la sconfitta. -

Aveva lasciato il ghigno alle spalle per sostituirlo con un sorriso radioso di pura felicità per la vittoria, e l'energia che aveva in corpo lo spinse sempre di più verso le labbra spaccate del vinto.
Ma la mano di Yūto lo fermó.

-Aspetta... -

All'inizio non capì perché l'avesse interrotto, ma gli bastò un veloce sguardo al cavallo dei pantaloni per avere ben chiaro il quadro completo.

-Giuro che se ridi o ti sposti ti ammazzo una volta per tutte. -

In effetti la sua posizione  permetteva
la copertura effettiva del suo rigonfiamento. Ed Akio aveva la piacevole possibilità di scegliere.
Anche se era ovvia la sua decisione.

-Volevo darti un premio di consolazione ma non pensavo di peggiorare la cosa. -

-Avete finito di insultarvi o dobbiamo chiedere a Oono di dividervi? Perché io non ci penso proprio a farlo. -

-Qui abbiamo finito, aspettate solo un secondo. -

Si era messo seduto, sempre coperto dal corpo del suo coinquilino, impegnato ad intimare Shirou di aspettarlo in spogliatoio che lo avrebbe raggiunto a breve. Afuro si apprestó ad accompagnarlo e lui e Yūto rimasero soli su quel ring con in sottofondo il rumore degli strumenti d' allenamento.

-Mi ci voleva proprio sai? Era da un sacco che non ci sfidavamo così. -

-Anche perché abbiamo superato da un pezzo i quindici anni. -

Era stato liberatorio e dopo tanto tempo avevano respirato quell' odore di adrenalina insieme, ancora una volta. Anche se non lo aveva detto a voce ad Akio, non era servito molto per capire che l'altro provava lo stesso.
Non sapeva neanche se ne fosse consapevole, ma in quel momento Yūto aveva stampato in volto un' espressione  appagata. Stanca, sudata e piena di ammaccature, ma immensamente soddisfatta.
Si accorse di essersi incantato a fissarlo solo quando incrociò i suoi occhi, che silenziosi avevano fatto lo stesso. Finse di guardare se la situazione fosse tornata a posto, tutto pur di scostarsi di dosso quelle pupille inquisitrici che sembravano sempre guardargli dentro. Una cosa a cui avrebbe anche potuto resistere, se non fosse che lo stava trovando decisamente più bello di quanto avrebbe voluto.

-Ok, ora devo andare, ho promesso a Sakuma che mi sarei preso cura della squadra in sua assenza e sarebbe capace si rincorrermi con una spranga dall'ospedale se sapesse che ho fatto tardi. -

A differenza di Akio, lui non voleva smettere di guardarlo.
Era rimasto con il fiato sospeso quando lo aveva udito ridere. Qualcosa che lo aveva contagiato togliendogli via gli ultimi residui di rabbia. Yuto sapeva che se avesse voluto sarebbe stato in grado di fare alla perfezione la maggior parte delle cose possibili sul pianeta, ma nulla gli avrebbe dato quel senso di gradimento che gli dava il semplice stare con il ragazzo si fronte a sé. E sentiva l'estrema necessità di dirglielo.

-Ti amo. -

Lo pronunciò con una tonalità normale. Ma per Akio fu come se avesse urlato.
E si voltò, trovandosi accolto da nessun altro se non da Yūto.

-Questo a cosa lo devo?-

Non stette molto tempo a pensarci: già sapeva cosa rispondere.

-Vorrei trovarti argomenti poetici e altisonanti, ma semplicemente sei tu. E hai vinto la sfida, perciò... -

-Se questo è quello che ottengo prendendoti a cazzotti, non oso immaginare cosa mi dirai la prossima volta che faremo sesso. -

E ciò fece sorgere a Yūto il desiderio di saperlo al più presto. Ma avrebbe dovuto attendere ancora un po' per quello, e l'attesa si faceva sempre più snervante.

-Perché non lo scopri da solo? -

-Mi stai provocando?-

Si inumidì le labbra prima di parlare.

-Quel che basta per farmi riottenere una piccola rivincita. -

Per Akio non fu difficile capire l'antifona, e guardó in basso dove la sua immaginazione aveva dato i suoi frutti. Si tolse la felpa, legandosela alla vita, con il nodo proprio all'altezza del pube.

-Lo sai Kidō? A volte sai essere un vero stronzo. -

-È una tua opinione e l'accetto. -

-Fottiti. -

Lo vide abbassarsi e lanciargli qualcosa che aveva preso dallo zaino.
L'afferró al volo e si giró nella sua direzione, confuso, mentre questi gli mostrava il dito medio.

-Mi raccomando, cerca di non morire di fame. -

Non proferì parola fin quando non fu uscito dalla sala, eppure non gli era sfuggito quel sorriso.
Più tardi, quando aprì la scatola, scoprì il bento racchiuso all'interno, che conteneva una manciata di cibo decorato ad opera d'arte. Il biglietto che era allegato aveva scritto disordinatamente:

Sta sera cucini tu.

Come lui ne aveva date ne aveva di conseguenza anche ricevute, e solo il ridere gli faceva male allo stomaco.
Avvicinò il biglietto alle labbra e ci lasciò un dolce bacio.

-Ci vediamo a casa, Akio. -

Ho aggiunto un capitolo extra. Comunque meno due. Mi raccomando entro questo mese bisogna finire la storia per il concorso. Bacioni a tutti!

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