The Hero's Secret

By Kitta_Angel

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Dedicato a chiunque non abbia un buon rapporto col padre. Se non avete mai visto i film della Marvel, ATTENTI... More

Iron Dad - Proverbio
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Epilogo
You Know Who We Are
Spider Son - Proverbio
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Epilogo
Magissa - Proverbio
Prologo
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By Kitta_Angel

-Non ho bisogno di un medico, figurarsi di un operazione!-
-Stai morendo, mi pare ovvio che non capisci quanto sia importante la cosa!-
-La pianti, ho smesso di prendere ordini da lei. Non è altro che un assassino, mio padre sarebbe ancora vivo se non fosse stato per lei!-
Oramai, Peter e Tony stavano discutendo da ore e Stephen Strange si ricordò per quale motivo non metteva piede in quella torre da anni; in quel posto capitava sempre qualcosa di movimentato che gli procurava un mal di testa abitudinario.
Si trovavano nell' infermeria della Stark Tower, dove alcuni Avengers stavano preparando la sala operatoria che non veniva usata da tempo. La usavano per medicare chi non poteva andare in ospedale senza ricevere troppe domande, come un gigantesco Hulk senza sensi o un ragazzino mezzo ragno che faceva i capricci perché non comprendeva la gravità della situazione.
Mentre indossava il camice azzurro, Strange lanciò un' occhiata a Banner, il quale si stava facendo aiutare dalla moglie nel mettere il proprio. Lui e Natasha Romanoff si erano sposati quell' estate senza troppi festeggiamenti. Era stata una cerimonia piccola con solo gli amici stretti, a cui vi aveva partecipato pure lui. Sarebbero stati lui, Bruce e Helen Cho ad operare il ragazzo. Lo stesso ragazzo che stava litigando da due giorni con Stark. C'era un muro di vetro a separare loro due da tutti gli altri, purtroppo riusciva a sentirli perfettamente.
Qualcuno li faccia zittire, ve ne prego...
Il suo sguardo cadde su due ragazze sedute su delle sedie in un angolino della grande sala. Con una di loro, Anya, ci aveva parlato poco dopo essere arrivato lì per la prima volta. Era una figlia delle gemme, quella buona, e la sorella era una pazza affamata di potere e vendetta. Si portò una mano al petto, dove sotto al camice risiedeva il ciondolo con la gemma del tempo.
Almeno adesso sapeva di non essere l' unico a volerla proteggere. Poteva fidarsi di lei.
L' altra giovane era poco più bassa dell' altra, con dei corti capelli biondi e due occhi blu bui e spenti. Pareva persa nei propri pensieri. Sentiva la gemma pulsare vicino al suo cuore. Quella tipa aveva qualcosa di strano...
-Ehi.- Captain America, vestito in modo casual, lo guardò in modo riconoscente. -Grazie per essere qui. Non eri tenuto a farlo.-
-È il figlio di Tony, non potevo starmene in disparte. E se lui è la chiave per fermare Amaranta, sono più che ben disposto a tenerlo in vita.- si incamminò verso uno dei lavandini e si lavò le mani.
Il biondo lo fissò incredulo. -Tu lo sai?-
-In passato, i suoi poteri gli avevano creato altri problemi meno gravi di questo. Tony aveva bisogno di aiuto e gli dovevo un favore.-
-Che tipo di favore?-
-Sono cresciuto in una famiglia che non poteva permettermi di frequentare l' università di medicina. Io e Tony ci siamo conosciuti tramite amici e, quando ha notato le mie capacità, si è offerto di pagarmi la prima rata e poi l' università mi ha dato una borsa di studio. Gli devo tutta la mia carriera e sta pur certo che non lascio morire nessuno se ne ho il potere.-
Il biondo non seppe che dire. Perché il suo compagno non gliene aveva mai parlato? Sorrise divertito. Quando faceva un gesto altruista, Tony non ne cercava mai il merito.
-Dottor Strange?- Helen Cho uscì dalla stanza operatoria con già la mascherina addosso, -Siamo pronti.-
-Bene. Ora dobbiamo solo aspettare che il ragazzo sia pronto.-
-Lo è.- Tony chiuse la porta della stanza dove Peter riposava in un letto e li raggiunse, -Sono riuscito a convincerlo a mettersi quella specie di sottana che usi coi tuoi pazienti, Strange, ma è infuriato. Quinn? Vuole parlarti.-
La diretta interessata si alzò e andò dal suo amico. Lo trovò col muso, sdraiato sul fianco. Non si erano più parlati dalla morte di Richard e adesso il fatto del cancro non li aiutava granché. Quando si voltò dall' altra parte, poté vedere il tatuaggio sulla scapola destra del ragazzo. Era la scritta "Family" in mezzo ad una ragnatela. Un' opera d' arte piccola, ma bellissima. Era stata lei a portarlo da un tatuatore di fiducia, non poteva dirgli di no a questa richiesta dopo che aveva perso l' uomo che chiamava padre e Stark non poteva dire nulla a riguardo. Certo, c'era stato anche il fatto che lui l' avesse presa in disparte dopo quell' episodio dicendole "io ho creato quel corpo, vedi di non farglielo rovinare troppo".
Bah, i padri.
-Volevi vedermi?-
-Il mio zaino, tasca piccola davanti.-
Ok, non era di molte parole, ma almeno gli parlava. Stava per chiedergli cosa doveva cercare, ma la risposta arrivò quando si ritrovò in mano una pietra scura luminosa. Tentennante, si avvicinò al letto e sentì qualcosa dentro di sé agitarsi. Qualcosa che non era appartenente al suo corpo e lo sapeva.
Resti di Venom. Proprio come con Richard.
Non sarebbe stata stupida come l' ultima volta, avrebbe parlato con gli Avengers il prima possibile.
-Che cos'è?-
Il bruno si girò per sbirciare lei e ciò che gli porgeva. -La pietra delle opportunità. Me l' ha data Amaranta qualche giorno fa.-
A Quinn per poco non salì il cuore in gola dallo spavento che quelle parole le procurarono. -Ti sei visto con Amaranta? Ma sei fuori?!-
-È l' unica che può curarmi. I miei poteri provengono dagli esperimenti di mio padre, dalla scienza, ma quello che sono diventati non può essere gestito da dei medici.- si mise seduto, ragionando sul da farsi.
La ragazza vide esitazione sul suo volto. -Perciò... vuoi usarla per curarti?-
Peter strinse la mascella. "C'è sempre un prezzo da pagare", gli aveva detto la Magissa Nera. Lui era pronto per pagarlo? Dopo tutto quello che aveva visto e imparato sulla magia delle sorelle? -No. Voglio che la tenga tu.-
-Cosa?-
-Tienila al sicuro e lontana da me. Amaranta mi ha detto che se la uso per esprimere un desiderio, rischio di causare danni irreparabili. Non commetterò un tale errore.-
A lei le salirono le lacrime agli occhi. -Ma Pete... e se Strange, Bruce e Helen non riuscissero a salvarti? Che cosa accadrebbe? Potresti morire.-
Mordendosi il labbro, Spider-Man prese un respiro profondo e cercò di non pensare troppo a ciò che le rispose. -Se dovrò morire, se è così che deve andare, allora lo accetterò.- tentò di avere un tono fermo, però fu inutile. La testa cominciò a girargli forsennatamente e la sua pelle sbiancò. Un bruciore terribile gli perforò lo stomaco.
Quinn si sentì messa alle strette. La pietra delle opportunità... Da quel che aveva capito, poteva esprimere qualunque desiderio. Sì, c'erano delle conseguenze, però rendeva reale ciò che si voleva. Se Peter non aveva intenzione di usarla, magari avrebbe potuto sfruttarla lei. Avrebbe potuto togliersi i resti di Venom da dentro il corpo! Vide finalmente una porta che portava alla speranza e che lei voleva disperatamente aprire. Per nulla al mondo desiderava finire come Richard, impazzito per via di quell' alieno dalla voce indimenticabile.
La sua vita sarebbe tornata normale e lei non sarebbe più stata un pericolo per nessuno. E con Peter... avrebbe potuto dargli una risposta a quel suo "ti amo", trovando il coraggio giusto.
-Parker, io...- voleva dirgli delle sue intenzioni, tuttavia lui la interruppe vomitando su sé stesso e sul letto... ma non era cibo.
Cristo!
-Oh, mio Dio! Aiuto!- gridò a squarciagola la bionda, mettendosi la pietra in tasca e provando a tenere il suo amico dritto, dato che continuava a piegarsi in due per vomitare sangue. -Tony, Steve, aiuto!-

-Ti prego, no.- la voce di Peter era roca, graffiante e colma di dolore. Era sdraiato sul tavolo operatorio con una cuffia in testa a tenergli i capelli e guardava supplicante Bruce con gli occhi semiaperti. -Non l' anestesia. Per favore.-
-Devo farlo, Pete.- parlò attraverso la mascherina, tenendo in mano una maschera di plastica destinata al paziente. -Non possiamo operarti senza.-
Dietro ad un muro con una grande finestra antiproiettile, Tony tremava nel guardare suo figlio steso lì con poche forze e senza alcuna protezione da parte sua. Nella stessa stanza vi erano delle sedie dov'erano seduti gli Avengers, tutti in ansia per loro nipote. Dai microfoni che lagavano una sala all' altra, riuscivano a sentire tutto quanto e potevano anche parlare con loro, bastava premere un bottone.
-Zio Bruce...- una lacrima e un singhiozzo scapparano dal diciassettenne. Lo scienziato rimase sconvolto, non l' aveva mai chiamato in quel modo. -... ti supplico. Ho paura di non svegliarmi più.-
Sospirando, Stark si passò una mano sulla bocca per non urlare e disperarsi. Voleva oltrepassare il vetro e andare da lui, ma sapeva di non poterlo fare.
-Pensala così: tuo padre adesso è qui con te.-
Il cuore di Iron Man si strinse e capì che il suo amico lo stava facendo non solo per suo figlio, ma anche per lui.
-Ti sta guardando e ti sta dando coraggio. Se potesse, ti stringerebbe la mano talmente forte da farti sentire al sicuro.-
Peter sorrise di poco e si lasciò addormentare. Banner si mise dritto e fece un cenno d'assenso a Stephen ed Helen. -Possiamo cominciare. Lama dieci.- chiese ad una delle infermiere amiche della dottoressa Cho e incise il petto del ragazzo.
Grazie, Bruce.
Tony si lasciò cadere sulla sedia dietro di sé e Steve, alla sua destra, gli strinse forte la mano nella propria. Nella fila dietro alla loro, Quinn fece un sorriso d' incoraggiamento ad Anya.
-Allora... Venom, eh?- tirò in ballo l' argomento Clint guardando la ragazzina, così come fecero tutti. -Come l' hai capito che è ancora in te?-
-Non so spiegarlo. Mi sento diversa, i miei sentimenti sono potenziati, soprattutto quelli negativi, e quando perdo la pazienza sono più forte di un umano normale. Forse è così che si è sentito Richard.-
Natasha sbatté le palpebre più volte. -Forse è questa la risposta. Sia Quinn che Richard hanno avuto degli effetti collaterali dopo che Venom li ha posseduti, un pezzo di lui era ed è ancora in loro. Magari Amaranta vuole che possegga Peter non solo per il suo sangue, ma proprio perché grazie a questo potrebbe non avere nulla nel caso in cui Venom lo lasciasse libero.-
Bucky si scambiò uno sguardo d'intesa col suo migliore amico. -Potrebbe aver ragione.-
Sam guardò due file dietro di sé, dove stavano seduti i due figli di Odino. -Loki, quella cosa ha posseduto anche te in passato, come mai tu non hai avuto ripercussioni?-
-Ma per favore, io sono un Dio!-
-In effetti.- annuì Rhodey.
Un suono acuto, un "bip", mise tutti in allerta. Nella sala operatoria si era creato il caos in pochi secondi.
-Che diavolo...?- gemette preoccupato Happy, non se ne sarebbe stato in disparte mentre il ragazzino rischiava la vita.
Steve si alzò, andò al microfono attaccato al muro e premette il pulsante per farsi sentire dei medici. -Che sta succedendo lì da voi?-
-Non riusciamo a spiegarcelo, sembra un attacco di cuore. Non riusciamo a calmarlo, non abbiamo nulla qui per aiutarlo!- parlò Helen Cho, prendendo parecchie garze per il sangue in eccesso.
-Dovevamo prevederlo, accidenti!- imprecò Strange, aspirando dove ce n'era bisogno.
Quinn non ce la fece più: si alzò ed uscì, nascondendosi in corridoio.
-Fate qualcosa, qualunque cosa!- si allarmò Thor, alzandosi come chiunque altro. Avevano troppa paura per restare seduti.
I tre medici provarono di tutto, ma non capirono cos'era la causa di quell' accelerazione di battiti.
-Potrebbe essere una cosa psicologica.- suggerì Anya.
-E in quel caso, che si fa?- gli occhi di Rhodes andavano da Peter ai chirurghi e viceversa, velocemente, allarmati.
-Aspirare! Aspirare, presto!- ordinò Bruce col sudore freddo sulla fronte. Mai avrebbe pensato di dover mettere le mani dentro al corpo aperto di suo nipote. Lo aveva visto crescere, quel corpo. Era un incubo. -Perde troppo sangue!-
Il monitor che segnava i battiti cardiaci aumentò di volume e numeri, mandandoli in palla.
-Che facciamo?!- si perse Helen, cercando con lo sguardo una soluzione. Tutti la stavano cercando, nel panico più assoluto, temendo che non ci fosse più nulla da fare.
Ma poi...
-Cosa farei senza la tua bocca intelligente, che mi calma e mi sprona? La mia testa gira, non scherzo, non riesco a fermarti.-
-È Stark?- Stephen corrugò la fronte, spostando la vista dagli altoparlanti alla finestra dove stavano tutti dall' altra parte. -Sta... cantando?-
Tony aveva spostato Steve e stava rimanendo attaccato al microfono. I suoi amici lo ammirarono stupefatti. -Cosa sta succedendo in quella bella mente? Sono sul tuo magico misterioso viaggio. E sono così confuso, non so cosa mi abbia colpito, ma starò bene...-
-Guardate.- la dottoressa Cho fece un cenno con la testa al monitor. -Funziona, si sta calmando.-
Bruce ridacchiò, stupito. -E bravo Tony.-
Steve sentì di amare Tony come mai prima di quel momento. Nonostante tutto l' odio che Peter gli aveva dato e mostrato, lui non si arrendeva nell' amarlo incondizionatamente. -La mia testa è sott'acqua, ma sto respirando bene. Tu sei pazzo ed io sono fuori di testa...- intonò assieme a lui e si scambiarono un sorriso di fiducia.
-Perché tutto di me ama tutto di te. Amo le tue curve e i tuoi spigoli, tutte le tue perfette imperfezioni.- si aggiunsero al canto Clint, Natasha e Sam. Ben presto, chiunque conoscesse quella canzone, prese a cantarla. -Dammi tutto di te, ti darò tutto di me. Sei la mia fine, sei il mio inizio. Anche quando perdo, sto vincendo. Perché ti do tutto di me... e tu mi dai tutto di te.-
Bruce e gli altri due chirurghi tirarono un sospiro di sollievo. -Grazie, ragazzi. Siete fantastici.-
La squadra si guardò a vicenda con dei sorrisi luminosi, battendosi dei cinque amichevoli o abbracciandosi. Anya abbracciò Thor, però il buon umore le si spense quando vide Quinn ferma sulla soglia della porta, in lacrime. -Tutto ok? Che ci fai ancora lì, da sola? Non hai sentito che Peter sta bene? L' operazione sta andando alla grande, non temere.-
-Lo so che sta andando bene. Io... ho fatto una cosa orribile.-
Anya sentì i suoi poteri rabbrividire e il suo sesto senso si mise in allerta.

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Commentate, grazie! :)

-Kitta♡

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