Teoria Egocentrica

By AlessandroPenzo4

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Saggio di carattere psicologico-filosofico. Questo breve testo rappresenta un discorso ed una riflessione, no... More

Teoria Egocentrica

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By AlessandroPenzo4

|PRINCIPIO DELLA PERMEANZA EGOCENTRICA|

Enunciato:

Nel singolo tutti gli esseri umani (in stato di relativa salute fisica, mentale e sociale) che compiono azioni volontarie, espletano esse unicamente per fini confacenti sé stessi.

Il fatto che individui esterni traggano vantaggio da azioni adempiute dalla singola persona, è in modo esclusivo un esito indiretto.

Tesi:

L'egoismo nasce da una naturale apatia nei confronti di ciò in cui non risiede la nostra identità, ovvero qualsiasi cosa che per l'individuo non sia direttamente riportato alla propria coscienza. L'immedesimazione personale in un altro soggetto, non sarà mai compatibile con la relazione tra la propria e l'estranea personalità, perciò l'essere umano è incapace di un'empatia pura. L'uomo ha una rappresentazione del mondo unicamente in prima persona: può intendere solo ciò che percepisce e può agire direttamente solo su di sé, mentre la comprensione e il controllo di altri uomini avviene in modo indiretto. In realtà l'empatia è solo un ridotto riverbero soffocato di sé stessi in un altro essere di limitata conoscenza nei confronti dell'interagente. Questo riflesso la totalità delle volte può essere più o meno erroneo e fuorviante.

L'intera umanità è intrisa di solo egoismo e l'egoismo è intrinseco in essa, ogni azione volontaria svolta dal singolo individuo viene eseguita per propri fini, mai solamente per gli altri. Nel primo impatto questa può sembrare una forte affermazione, in realtà ciò necessita prima l'attribuzione di un valido significato. Partendo dal presupposto di assegnare all'egoismo il significato^1 di: "generale insieme di atteggiamenti e comportamenti finalizzati unicamente, o in maniera molto spiccata, al conseguimento dell'interesse del soggetto che ne è autore", non il significato^2 estremo: "perseguire i propri fini anche a costo di danneggiare o limitare gli interessi del prossimo". Si può facilmente intendere come l'altruismo non sia altro che un'illusione collettiva dettata dalla nostra mente.

Tutte le nostre azioni volontarie hanno intento egoista, ovvero sono finalizzate al proprio utile e al proprio dilettevole. Se facciamo gli egoisti siamo tali, ma anche se facciamo gli altruisti siamo in realtà egoisti. Il compiere del bene verso il prossimo, può essere in consapevolezza o in non consapevolezza di un profitto. Se ne siamo consapevoli allora stiamo camuffando la nostra azione altruista, ciò nel proposito di ottenere un compenso piacevole o quanto meno non sgradevole. Se non ne siamo consapevoli allora stiamo compiendo l'atto altruista in virtù del fatto che non compiendolo (per il nostro inconscio) risulterebbe spiacevole o non soddisfacente. Nella prassi l'individuo conscio è un'entità opportunista in toto.

L'altruismo è contingente al soggetto, è causato e influenzato soprattutto dalle convenzioni sociali che si ripercuotono su di esso: l'altruismo è convenzionalmente preferibile poiché elimina e previene i sensi di colpa, reca appagamento al proprio animo, migliora indirettamente le proprie possibilità di benessere e o di sopravvivenza (questo ultimo fine potrebbe avere origine innata evolutosi agli albori della nostra specie). Le nostre azioni vengono svolte per interesse personale: quando esse coinvolgono la collettività ci si adattano per farci giungere ad un effetto che premia sé stessi attraverso operazioni intermedie, in questo caso coinvolgendo il mezzo interposto che si propone sinteticamente in altri individui. In sintesi utilizziamo volutamente o non volutamente gli altri come strumento personale di soddisfacimento o di non sofferenza, ciò indipendentemente dalle nostre azioni giuste o ingiuste che siano.

Questa teoria riesce ad essere applicata ad ogni tipo di esempio quotidiano (anche in situazioni estreme). Un primo semplice esempio può essere esposto come un nostro amico che ci chiede un prestito di denaro. In modo generico possiamo ammettere che abbiamo plausibilmente due possibilità: dargli i soldi che servono, oppure non dargli i soldi. Se non gli diamo i soldi siamo egoisti, o perché scegliamo che in quel determinato caso servono più a noi che a lui o perché ci appaga vedere rifiutata la sua richiesta. Se decidiamo di dargli i soldi voluti siamo comunque egoisti, o perché vogliamo evitare che il nostro amico ci possa rinfacciare l'atto sgarbato sperando invece in un suo ringraziamento o perché dobbiamo accontentare consciamente o non la nostra morale che se trasgredita causerebbe a noi stessi sensi di colpa. Già in questo modo il permanente processo egoistico ci appare chiaro, ma se invece volessimo fare un esempio estremo come un individuo che sacrifica la propria vita per salvare quella degli altri, in che maniera si potrebbe spiegare? Questo può non essere considerato egoismo, se nella maggior parte delle volte consideriamo la nostra vita la massima priorità dell'esistenza? No, questo atto è egoistico. In questo caso si conta in modo prioritario il fatto che una persona mentalmente e socialmente sana, non si sacrificherebbe mai se non nel caso in cui fosse l'unica alternativa o l'alternativa nettamente migliore per sé stessa tra quelle conosciute dall'individuo operante. Se l'individuo svolge questa scelta volontariamente, presentando al momento dell'azione sanità mentale, allora si espone in tal modo per mostrarsi coraggioso valoroso e abnegato a sé stesso e agli occhi delle persone salvate, quindi per provare un senso di appagamento e di sollievo imposto dai propri ideali.

Chi possiede una buona morale (per buona morale si intendono comportamenti imposti solitamente dal consenso altrui) esprime il proprio egoismo tramite l'altruismo, chi invece ha una pessima morale esprime il proprio egoismo a discapito degli altri, ovvero nell'eccedenza espressa nel secondo significato dell'egoismo. La morale è un codice personale quasi del tutto dinamico trascritto nella propria psiche. Per recarsi appagamento un individuo deve tendere ad essa (con azioni altruistiche quando si attengono all'etica comunitaria) e si palesano sensi di colpa se si compiono azioni che trasgrediscono la propria morale. L'etica più efficiente da possedere rispetto un punto di vista che concatena in modo sinergico l'individuo alla collettività, è il miglioramento di sé stessi per migliorare la società, inoltre il miglioramento della società consegue ad un miglioramento di sé stessi, quindi un miglioramento della società per migliorare sé stessi conduce al miglioramento della società che appunto migliora sé stessi. Questo perché la collettività è formata da individui, i quali vedono (in modo generico intenzionale o non intenzionale) loro stessi come unici e necessari per il corretto funzionamento di essa. Il motivo per il quale ritengo ciò che ho esposto come possibilmente giusto, si va in parte a ricercare sempre nell'egoismo per molteplici aspetti: se le persone esterne al mio sé adottassero la linea di pensiero dell'auto-miglioramento per migliorare "il sistema", indirettamente andrebbero a mio favore perché faccio parte del sistema. Non solo, se le persone esposte alla mia linea di pensiero la trovassero corretta e quindi la adottassero parzialmente o totalmente, io riceverei una sensazione di compiacimento personale ed un incremento dell'autostima.

La ragione e la verità possono essere incanalate dall'egoismo, quando esse non sono accertate in modo assoluto e oggettivo. L'assolutezza e l'oggettività sono termini in parte erronei, utilizzati per convenzione nell'espressione dialettale di un concetto. Questo ultimo enunciato insieme alle premesse iniziali, ci conduce a delle conclusioni che suppongono l'egoismo come alla base della conoscenza umana. Questo non vuol dire che la conoscenza da noi acquisita sia una conoscenza necessariamente falsa e soggettiva, ma sta a significare che la ricerca attuata dal nostro pensiero si basa permanentemente su scopi egoistici.

Se un soggetto svolge volontariamente una azione che non lo appaga o non va a suo favore in alcun modo, vuol dire che l'individuo non è in stato di salute (benessere fisico, mentale e sociale) o è mancante di sufficiente sapere e quindi ha eseguito un errore nell'effettuare il proprio intervento privo di conoscenza, il quale in seguito provocherà ad esso rimorso rimpianto o pentimento tramite i sensi di colpa. Essi sopraggiungono con una intensità direttamente proporzionale sia alla gravità della trasgressione ideologica commessa e sia alla sensibilità emotiva del subente. In questo caso possiamo probabilmente supporre che a volte essere egoisti aiuta a tutelare la volontà e lo stato di salute personale, poiché colpevolizzare sé stessi non ha spesso risultati costruttivi nel soggetto, ma essere troppo egoisti vuol dire privarsi di giudizio e quindi inevitabilmente commettere degli errori privi di possibile autocritica.

Possiamo raggruppare la totalità delle azioni volontarie svolte da un individuo in un insieme: egoismo^1. Questo insieme contiene due sottoinsiemi che a loro volta presentano una intersezione reciproca: altruismo, egoismo^2 e intersezione altruismo-egoismo^2. Il raggruppamento ad insiemi in questo caso è più efficiente di uno spettro lineare, perché è molto difficile (se non impossibile) posizionare in modo obbiettivo le azioni del singolo secondo un ordinamento lineare graduale, rispetto ad una divisione netta e generalizzata. Lo schema rappresenta come tutte le azioni volontarie svolte da individui in stato di salute, siano classificabili come egoistiche^1: volte direttamente o indirettamente a scopi personali. Quando le azioni agiscono su un sistema esterno (composto da altri individui) in modo non vagamente neutrale e non solamente su sé stessi, possono essere posizionate negli altri due insiemi. Quando le azioni compiute da un soggetto lo appagano e volgono a favore del sistema, l'atto si posiziona nell'insieme dell'altruismo. In questo caso l'altruismo assume un significato diverso da quello inteso di solito. Quando le azioni volte da un soggetto lo appagano e volgono a sfavore del sistema, l'atto si posiziona nell'insieme dell'egoismo^2, quello estremo a danno per altri. L'operato si trova dentro tutti e due gli insiemi, se esso è compiuto a vantaggio di una parte del sistema e a svantaggio di un'altra parte di quest'ultimo. Ciò è possibile perché il sistema non è un entità unico, bensì una collettività ampiamente suddivisibile capace di terminare ad una selezione categorica ultimata di singoli soggetti (ovvero il sistema si può suddividere in illimitate categorie, in cui gli individui vengono confrontati per similitudini o differenziati per opposti, anche i meno rilevanti). La maggior parte delle azioni realizzate nella norma, vengono posizionate abitudinariamente in mezzo agli insiemi, per pura probabilità di frequenza.

La parte prima esposta conduce al presupposto che, l'unico modo possibile per essere veramente altruisti senza essere nello stesso momento anche egoisti, è compiere degli errori in una azione egoistica^2 di fatto mutandola involontariamente, ciò recando relativo malessere a sé stessi. L'altruismo assoluto non è altro che il solo appagamento altrui con la privazione dell'appagamento personale. Quando il soggetto riconosce una propria azione come altruistica o come egoistica, sta svolgendo un processo del tutto arbitrario. Essendo l'umano privo di empatia, è impossibilitato a sapere con certezza cosa può appagare e cosa può nuocere all'individuo a cui viene rivolto il proprio operato.

Chi cerca in maniera moderata di effettuare azioni che aiutino più parti del sistema esplicitamente contrastanti o opposte tra loro, non compie dell'altruismo bensì una forma indiretta di egoismo^2. Ciò è motivato dalla circostanza che esclude a priori una conciliazione unica del sistema, invece causa una dicotomia ben più espansa. La problematica è concentrata su una specifica considerazione: ogni individuo è portato alla realizzazione dei propri scopi, ma nella società composta da molteplici individui esistono sempre più scopi anche opposti fra loro, quindi la società non avrà mai in permanenza lo stesso unico scopo. Esso è il solo caso che giustifica parzialmente un miglioramento sociale tramite una progressione generalizzata, oppure un miglioramento che necessita di una demolizione di una delle singole parti o dell'intero, per una finale ricostruzione illibata. L'esito di quest'ultimo assetto, rivelerà un'inevitabile perpetuazione dell'ottenimento del nuovo tramite uno smantellamento e un successivo rimpiazzo del vecchio, una delle cagioni è l'impossibilità di una universalizzazione stabile del sistema.

Si può così enunciare un'alternativa alla definizione dell'utile: l'utile è il valore finale assunto da qualsiasi azione volontaria che ha lo scopo di appagare il soggetto che compie o che subisce tale azione. Il valore è invece la quantificazione soggettiva dell'appagamento ottenuto da chi compie l'azione o da chi la subisce.

L'infelicità che perseguita gli esseri umani, è dovuta oltre che alla limitatezza di compiere determinati atti egoistici (il volere non coincide con il potere), anche alla maggior ciclicità di errori negli operati da loro personalmente compiuti e non al perseguimento di azioni puramente egoistiche. L'insoddisfazione generale è quindi dovuta alle azioni viziate da sbagli, i quali sono causati da mancanza di salute o soprattutto di conoscenza che di solito nell'attimo si rivelano apparentemente benefici, ma a lungo o breve termine dimostrano la loro inesattezza allo scopo per cui erano state effettuate.

L'uomo desidera incessantemente onnipotenza e onniscienza a causa della propria natura egoistica e a causa dell'impossibilità di soddisfare del tutto tale natura. Vista l'impossibilità materiale per l'uomo di ottenere tali qualità, ne attua una trasposizione verso una personificazione astratta. Dio è quindi l'effetto supremo dell'egoismo, che tramite alienazione dell'intento incarna le illusorie ambizioni dell'uomo.

* "per mancanza di salute mentale non si intendono solo veri e propri disturbi mentali, ma soprattutto brevi alterazioni caratteriali prettamente involontarie, per esempio quelli ampiamente espressi nella psicologia Freudiana e post-Freudiana che riguardano le istanze psicologiche dell'Es e del SuperIo"

* "per mancanza di salute sociale si intendono tutti quelli aspetti che contraddistinguono ed influenzano una persona negativamente nell'ambito delle relazioni volontarie ed involontarie con altri individui o le masse presenti nel sistema"

* "in questo caso la salute fisica è direttamente collegata a quella mentale e sociale"

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|EGO-ASSOLUTISMO: sociale, biologico, fisico e metafisico|

• Da qui in poi l'egoismo può essere inteso come un'energia fattuale indefinita 'moto potenziale-cinetico', ovvero qualcosa che costituisce un fattore riscontrabile nell'alterazione e nella manifestazione di un fenomeno, essa prima lo precede e poi lo diviene in seguito. Il significato del verbo appagare, può essere sostituito da 'attuare le attività necessarie e convenienti alla propria sussistenza'.
In questo caso l'egoismo viene portato alle sue estreme conseguenze per via ipotetica. Speculazione deduttiva, non dimostrazione empirica.

Si possono postulare 3 gruppi di caratteristiche imprescindibili dell'egoismo, esso è: di presenza ubiquitaria e di essenza intrinseca, di propagazione imperitura e di insorgenza perpetua (tranne nei soggetti viventi che possono involontariamente e momentaneamente raggirarlo similmente all'entropia), di esito causale e di scopo casuale. Sono postulati in quanto presupposti necessari alle amplificazioni teoriche che seguono.                                                                                                                  - La prima categoria definisce la sua natura e la sua identità stretta: esso individua ed esplica parte delle caratteristiche funzionali di ogni cosa presente nello scibile, ed esiste nel cosmo che senza esso non sarebbe come lo è ora.                                                                                                                       - La seconda categoria definisce il suo svolgimento esecutivo: esso non può essere fisicamente interrotto e ha una genesi spontanea che non richiede una causa.                                                               - La terza categoria definisce l'effetto risultato dal suo agire: esso non dimostra un trascorrere di fatti imprecisati ma segue le esigenze causa-effetto, inoltre nel suo verificarsi non ha alcuna destinazione intelligibile (no volontà, sì necessità).

L'egoismo sociale riguarda tutti gli avvenimenti che costituiscono la società umana, è espresso in modo specifico nel "Principio della permeanza egocentrica".

L'egoismo biologico afferma che l'egoismo è presente oltre che nell'uomo anche in tutti gli altri esseri viventi, si manifesta con l'istinto animale e la totalità dei bisogni primari delle entità che nell'arco della loro esistenza presentano funzioni ritenute vitali. L'egoismo biologico è una caratteristica peculiare della vita sviluppatasi tramite l'evoluzione delle specie e probabilmente la stessa evoluzione è stata generata ancora prima per cause efficienti egoistiche: una serie di mutazioni casuali e selezioni causali le quali hanno portato a ritenere valida la prerogativa che un metodo efficiente di sopravvivenza e perpetuazione della propria specie sia attuare dei comportamenti egoistici. Pure le interazioni fra diversi organismi, come la simbiosi, se si vanno ad osservare attentamente hanno cause e fini puramente rivolti a essi stessi.

L'egoismo fisico è un'ampia prospettiva che riguarda pure la materia inerte o non vivente. Essa cerca di evidenziare come ogni relazione tra le parti dei sistemi naturali (fisici-chimici) che le compongono, hanno interazioni e procedimenti rivolti esclusivamente ad un proprio "fine", il fatto di poter influenzare altri sistemi fisici impropri al precedente è da considerarsi un effetto non necessario. La fisica può essere finalista solo se si tiene con che il proprio scopo sia il meccanicismo. Un possibile esempio si potrebbe concentrare sulle reazioni chimiche che avvengono tra varie molecole, le quali attuano sempre e soltanto la loro natura in necessità della stessa. La sua comprensione è meglio contestualizzata come un tendere alla semplicità singolare e non tendere direttamente al mantenimento dell'equilibrio generale (quest'ultima visione è una conseguenza indiretta della prima).

L'egoismo metafisico cerca di dimostrare con un sillogismo e un principio causale come l'egoismo fisico sia una plausibile proprietà necessaria e fondante l'esistenza. Tutte le cose hanno un potenziale intrinseco di moto egoistico, l'universo è composto dalla totalità delle cose, quindi l'egoismo costituisce parte necessaria e immanente dell'universo.                                             In ogni effetto non può essere contenuto nulla più di quanto sia contenuto nella causa. Dato che nel mondo esistono persone esseri e reazioni naturali egoistiche, la causa del mondo non può che essere egoista. Quindi l'esistenza di tutto è servita ed utilizzata ad uno scopo che riguarda solamente una o più determinate cause (teoria della realtà virtuale), oppure l'esistenza di tutto è qualcosa di inutile alla sua causa ma ottenuta indirettamente da essa in modo accidentale come una sorta di scarto residuo (BigBang o un presunto "Dio folle").

© Alessandro Penzo

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