Our Own Struggle - ((Larry St...

By jensonbutton

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Due ragazzi. Due passati difficili. Un presente complicato. Una malattia. Una battaglia. La LORO battaglia. E... More

Our Own Struggle
Capitolo: uno
Capitolo: due
Capitolo: tre
Capitolo: quattro
Capitolo: cinque
Capitolo: sei
Capitolo: sette
Capitolo: otto
Capitolo: nove
Capitolo: dieci
Capitolo: undici
Capitolo: dodici
Capitolo: tredici
Capitolo: quindici
Capitolo: sedici
Capitolo: diciassette
Capitolo: diciotto
Capitolo: diciannove
Capitolo: venti
Nuova fan fiction!
Capitolo: ventuno
Epilogo

Capitolo: quattordici

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By jensonbutton



Our Own Struggle - QUATTORDICESIMO CAPITOLO


La mattina dopo a svegliarli fu Kate, che come al solito svegliava Harry.


- Sveglia dormiglioni! – esclamò Kate cercando di essere raggiante.

Quel giorno Harry avrebbe dovuto fare l’operazione e, anche se lo negava, la ragazza era molto nervosa. Quel ragazzo ormai faceva parte della sua vita che lo volesse o meno.

Harry sbadigliò e si nascose sul petto di Louis che dormiva ancora. Kate intanto aprì le tende.

- Ragazzi, andiamo, svegliatevi. – sospirò lei, facendo svegliare, ora, anche Louis che si stiracchiò leggermente, guardandosi intorno e ricordando la nottata.

- Che ore sono? – chiese tra uno sbadiglio e un altro. Kate si sedette sul bordo del letto, mentre Harry faceva dei versi di protesta: aveva sempre odiato parlare appena sveglio.

- Sono le sette. – decretò Kate guardando il maggiore mettersi seduto, ma tenere comunque Harry sul suo petto, ancora con gli occhi chiusi.

- Abbiamo dormito solo tre ore. – sospirò Louis passandosi una mano tra i capelli.

- Tra qualche minuto passano a prepararti, Harry... – disse Kate cercando di annunciarlo il più delicatamente possibile.

Harry si ranicchiò se possibile ancora di più sul petto di Louis che gli accarezzava la schiena, iniziando a piangere silenziosamente. Kate lasciò la stanza con un’occhiata verso Louis.

- Ehi non starai mica piangendo, vero? – chiese Louis, ben conoscendo la risposta.

Harry scosse la testa cercando di smettere di piangere, cosa che gli veniva difficile con tutti quei pensieri per la testa.

– Andrà bene, Harry. – cercò di convincerlo, non essendone nemmeno lui convinto.

Harry scosse la testa e alzò lo sguardo arrossato verso il suo cristallino. Il maggiore perse un battito vedendo i suoi occhi liquidi.

- E’ questo il problema. Se va male l’intervento muoio e amen, faccio un piacere a tutti. - . Louis scosse la testa guardandolo. Quelle parole erano come macigni sentite dette da un ragazzo di 16 anni. – Se invece va bene, io come faccio? Non ho nessuno, Louis. – sospirò Harry tra un singhiozzo e l’altro.

- Troveremo una soluzione, Harry. - . Harry scosse la testa.

- Non puoi capire. – decretò infine ranicchiandosi a riccio e dando le spalle al più grande. Louis lo abbracciò da dietro.

- Scusa. – sussurrò stringendolo. Harry scosse ancora una volta la testa.

- Scusa te. – sospirò. Una testa fece capolino nella stanza.

- Mi dispiace, devo preparare Harry. - . Una voce squillante, di un’infermiera invase la camera, mentre il cuore di Harry iniziava a correre all’impazzata e Louis si alzava. – Lei deve uscire. – disse l’infermiera rivolta al maggiore che annuì e guardò subito il più piccolo. Harry già lo stava guardando.

- Ci vediamo dopo, piccolo. - . Louis gli lasciò un bacio sulla fronte accarezzandogli la mano e Harry non potè fare altro che rabbrividire e godere un’ultima volta degli occhi di Louis. Poi Louis uscì e la paura lo investì come un camion.

 
Con un sospiro Louis si lasciò andare nella poltrona della sala d’aspetto e si guardò intorno. Tante altre persone erano sedute lì con lui, chi piangendo, chi tamburellando nervosamente il piede a terra, chi leggendo una rivista o bevendo un caffè. Tutte stavano aspettando qualcosa. E Louis si chiese cosa ci faceva lì: Harry lo conosceva da qualche settimana e ora si ritrovava in una sala d’aspetto piena di persone, ma da solo.

Prese fuori il telefono, perchè di fare pensieri filosofici proprio non ne aveva voglia, e chiamò sua mamma, raccontandogli tutto quello che provava. E non passò molto prima di ritrovarsela davanti, pronta per aspettare insieme a lui la fine dell’intervento di Harry.
 

Quando Harry riprese coscenza, sentì subito un peso sulla sua gamba, ma non riusciva ad aprire gli occhi. Ci stava provando con tutta la sua forza, incuriosito, ma era ancora molto debole.

Poi si accorse che la sua mano era intrecciata ad un’altra, morbida e fredda. Con il pollice accarezzò quello che era il palmo della mano e subito sentì il peso sulla sua gamba svanire.

Se non fosse stato intontito dall’anestesia, sarebbe riuscito ad aprire gli occhi e avrebbe così visto una figura mora, piegata sul letto, con la testa nascosta sulla sua gamba.

- Ha-Harry? - . No, non poteva essere Louis. Lui aveva una voce più sicura di sè, più acuta. Quello che aveva parlato ce l’aveva spezzata. No, non poteva essere Louis.

- Harry, apri gli occhi, sono io, Boo. - . Allora aveva torto! Era proprio Louis.

Poi sentì solo la mano fredda abbandonarlo, una porta che si chiudeva e la voce ovattata di Louis, poi più nulla.

Quando si risvegliò, riuscì con poca fatica ad aprire gli occhi e questo gli permise, questa volta, di ammirare Louis seduto sulla poltrona accanto al suo letto che lo guardava sorridendo, sempre con le sue dita fredde intrecciate a quelle di Harry.

Ecco, forse una cosa che non sopportava di Louis erano le mani perennemente fredde, ma in realtà amava scaldargliele.

- Ehy. - . Questa volta la voce di Louis era la solita, forse solo leggermente più dolce.

Louis si alzò e si avvicinò al letto, poi, con la mano libera, iniziò ad accarezzargli il capo, per tranquilizzarlo, perchè Harry si stava agitando. Si muoveva convulsamente, come se stesse avendo un incubo, perciò sudava, il cuore gli stava battendo forte, era spaesato.

- Va tutto bene, Harry. Ce l’hai fatta! – esclamò Louis felice. Harry fissò lo sguardo su quello del moro che sorrideva. – Starai bene! - .

- Non ho una famiglia dove andare, lo-lo avevo detto che non dovevo guarire. - . Harry aveva lo sguardo pieno di terrore, gli occhi sbarrati e stava iniziando ad agitarsi davvero troppo.

Louis continuò ad accarezzargli il capo, perchè non doveva agitarsi. Qualche ora prima, dopo il primo risveglio di Harry, Louis era andato ad avvertire Kate, ma soprattutto il dottore che in seguito lo aveva visitato, constatando che l’operazione era andata bene e che si sarebbe ripreso. E allora Louis non aveva fatto altro che sorridere, ma adesso si stava preoccupando. Harry aveva ragione: non aveva nessuno, ma aveva lui e lui lo avrebbe aiutato, avrebbe trovato una soluzione.

Harry si dimenò dal contatto con Louis, alzò il busto e iniziò ad urlare, con tutta la voce che aveva in corpo, contraendo i muscoli della pancia per far uscire la voce più potente. Louis, spaventato, indietreggiò, mentre vari infermieri arrivarono e, prontamente, somministrarono a Harry dei sonniferi.
 


- C-che è successo? - . Dopo che Louis fu fatto uscire dalla camera, due dottori erano entrati nella camera di Harry e ne erano usciti un quarto d’ora dopo parlottando tra di loro. Louis era rimasto ad aspettare lì fuori, stretto a sua madre che gli stringeva forte la mano.

- Harry è giovane e davvero molto spaventato da questa situazione. È abbastanza normale, visto anche il suo passato, che abbia reagito in quel modo, soprattutto sotto effetto delle medicine. Ha passato molto tempo con la convinzione che sarebbe dovuto morire. Per quanto riguarda il suo corpo, sta bene, è solo un po’ affaticato, ma adesso lo faremo riposare in qualche  modo. – disse il primo dottore rivolgendosi a madre e figlio che li guardavano da seduti. – Invece, per quanto riguarda la mente, diciamo che è traumatizzato. – aggiunse, poi, l’altro che studiava una cartella clinica, probabilmente quella di Harry.

- Ma starà bene? – chiese Jay, mentre faceva passare una mano sul fianco del figlio preoccupato. Il dottore sospirò, scrollando le spalle.

- Non ne ho idea, non vuole parlare con nessuno di noi e si agita, ma sicuramente ha bisogno di affetto. Noi faremo il possibile perchè trovi velocemente una nuova famiglia che lo accolga, speriamo davvero che non passi troppo tempo in orfanatrofio. - . Louis sussultò. Non poteva lasciare che lo mandassero in orfanatrofio e abbandonarlo al suo destino. Non adesso che Harry aveva bisogno di lui.

Senza guardare in faccia nessuno e senza dire nulla, si alzò ed entrò in camera di Harry, infastidito dalle parole del dottore.

- Ehy, Harry, si può? – chiese titubante mentre chiudeva la porta alle sue spalle.

Poi si avvicinò, scorgendo Harry raggomitolato su un lato che lo guardava di nascosto. Louis sorrise e si sedette sulla poltrona accanto al letto, portando le ginocchia al petto e appoggiando il mento su di esse.

- Sai, non ti abbandonerò. - . Louis si strinse nelle spalle. – Con te mi sento bene. - . Harry non diceva niente, ma Louis aveva visto che i suoi occhi parlavano per lui. Era spaventato come mai. Aveva paura di essere solo, ancora una volta, ed era anche un po’ intontito dai farmaci che gli avevano dato per non farlo agitare.

- Louis..? Harry..? - . La testa di Johannah fece capolino dalla porta, facendo girare la testa di Louis, mentre gli occhi di Harry restavano incollati sulla perfezione del viso di Louis. – Ehy, scusate se vi disturbo. Lou, vieni un attimo, tesoro? - .

Louis si alzò ubbidiente, lanciando uno sguardo che doveva essere di scuse, a Harry che semplicemente non gli staccava gli occhi di dosso.

- Mamma, dobbiamo fare qualcosa per Harry... – disse Louis una volta usciti. Un’idea un po’ folle gli balenava già in testa.
 

A/N

Non starò a dilungarmi troppo perchè ho davvero un tremendo mal di testa e devo finire di scrivere il nuovo capitolo di HY, ma.....questo capitolo è assaaaaai importante. Harry guarisce, ma non sta veramente bene e Louis ha qualcosa in mente.

Fatemi sapere cosa ne pensate perchè mi fa sempre tanto piacere.

Grazie davvero con tutto il mio cuore per tutto il sostegno, mi rendete felicissima!

Un bacione, Lele

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