ho bisogno di te - vmin, kook...

By icxnneverfly

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ᴄᴏᴍᴘʟᴇᴛᴀ ❝È che io, per la sua felicità, farei di tutto.❞ Spesso succede di voler proteggere la felicità dell... More

ᴘʀᴇᴍᴇssᴀ
ᴘʀᴏʟᴏɢᴏ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴅᴜᴇ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴛʀᴇ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ǫᴜᴀᴛᴛʀᴏ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴄɪɴǫᴜᴇ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ sᴇɪ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ sᴇᴛᴛᴇ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴏᴛᴛᴏ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ɴᴏᴠᴇ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴅɪᴇᴄɪ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴜɴᴅɪᴄɪ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴅᴏᴅɪᴄɪ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴛʀᴇᴅɪᴄɪ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ǫᴜᴀᴛᴛᴏʀᴅɪᴄɪ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ǫᴜɪɴᴅɪᴄɪ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ sᴇᴅɪᴄɪ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴅɪᴄɪᴀssᴇᴛᴛᴇ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴅɪᴄɪᴏᴛᴛᴏ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴅɪᴄɪᴀɴɴᴏᴠᴇ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴠᴇɴᴛɪ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴠᴇɴᴛᴜɴᴏ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴠᴇɴᴛɪᴅᴜᴇ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴠᴇɴᴛɪᴛʀᴇ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴠᴇɴᴛɪǫᴜᴀᴛᴛʀᴏ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴠᴇɴᴛɪᴄɪɴǫᴜᴇ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴠᴇɴᴛɪsᴇɪ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴠᴇɴᴛɪsᴇᴛᴛᴇ
ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴠᴇɴᴛᴏᴛᴛᴏ
ᴇᴘɪʟᴏɢᴏ
ɢʀᴀᴢɪᴇ

ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ ᴜɴᴏ

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By icxnneverfly

«Hyung!» urlò Jungkook, mentre entrava nella stanza, poi si buttò sul proprio letto.

Yoongi sbuffò e gli lanciò un'occhiataccia. «Sto lavorando, almeno evita di fare confusione» disse e indossò nuovamente le cuffie per fargli capire che non aveva voglia di parlare.

Con la coda dell'occhio, però, osservò Jungkook ridacchiare e sospirò. Erano ormai passati due anni da quel brutto incidente e, soprattutto, dal momento in cui Yoongi aveva finalmente accettato i sentimenti che provava per quella piccola peste. Sapeva di portare dentro di sé quell'amore da molto tempo, ma non lo aveva mai accettato completamente, perché era consapevole che poi sarebbe stato un inferno. E infatti lo era diventato. Averlo sempre accanto, con il suo viso a volte maledettamente vicino al suo e le sue labbra sottili che finiva sempre per guardare, senza poterle baciare, era un vero e proprio supplizio. Si chiedeva spesso cosa avesse fatto di male nella sua vita precedente per dover superare anche quella prova. Anche se non era per niente sicuro di riuscire a superarla, oppure di volerlo fare.

Fortunatamente Jungkook non l'aveva più fatto preoccupare in tal modo, a parte quando si fece male il 9 ottobre, per il concerto a Londra, ma lì fu diverso: era quasi divertente vederlo seduto in mezzo al palco, e gli ARMYs furono i primi a divertirsi. Ovviamente Yoongi non lo aveva lasciato solo un attimo (lo accompagnava anche con lo sguardo e si chiedeva come facesse ad essere così bello anche quando era palesemente imbarazzato), perché la preoccupazione, ancora una volta, gli stringeva le viscere.

Suonò una melodia con la tastiera, ma si bloccò dalla lettura di First Love non appena sentì la presenza di Jungkook dietro di lui. Si tolse le cuffie e girò la sedia nella sua direzione. Guardandolo dal basso, con la testa proprio sotto la luce, sembrava di una bellezza divina, quasi afrodisiaca. Sembra Gesù in uno di quei quadri che mi ha fatto vedere Nam dopo essere tornato dall'Italia, pensò e per poco non scoppiò a ridere da solo, poi sbuffò. «Ti avevo detto di non darmi noia».

«Ma, hyung, io non ho fatto nulla! Sei tu che ti sei girato, io ero in silenzio» si giustificò l'altro.

Yoongi lo guardò male. «Il mio "non darmi noia" equivale anche a "non sbirciare nelle mie cose"» spiegò con voce ferma e tranquilla. «Ora ti è più chiaro?»

Jungkook incrociò le braccia al petto e mise il broncio. Per Yoongi fu quasi impossibile tenere a freno la voglia di saltargli addosso e baciarlo sulle labbra. Quelle labbra che lo chiamavano sempre e solo "hyung". Basta pensare, si ordinò.

Sospirò e si voltò, dando le spalle al ragazzino che lo guardava con quegli occhi troppo grandi e sinceri, quindi chiuse il blocchetto. Si ricordava perfettamente il momento in cui scrisse quella canzone, e anche il motivo per cui ora ci teneva ancora di più. Dopo aver visto Jungkook piangere tra le sue braccia perché non si sentiva abbastanza, aveva promesso a se stesso che avrebbe protetto quel sorriso. O che, almeno, ci avrebbe provato. Quindi, una volta rimasto in camera con un pacifico Jungkook che russava leggermente nel letto accanto al suo, si era messo a rileggere quella canzone. Dentro di sé sapeva cosa provava, ma si convinse che non era dedicata a lui. La settimana dopo, quando l'aveva fatta sentire ai suoi amici per metterla nell'album, erano rimasti tutti stupiti dall'amore e dal dolore che mostravano quelle note. Yoongi aveva guardato Jungkook negli occhi. Non è per lui, si era ripetuto.

Ora tutto era cambiato. Sapeva perfettamente ciò che provava, e non avrebbe mai più mentito a se stesso. Amava Jungkook e non poteva farci nulla.

«Scommetto che al tuo First Love racconti tutto, hyung» borbottò Jungkook sospirando. Yoongi sgranò gli occhi e si voltò verso di lui, le iridi piene di rabbia. Il minore sobbalzò davanti a quello sguardo.

Yoongi si alzò, senza staccare i suoi occhi da quelli del ragazzo davanti a lui. «Ti sbagli» disse e uscì dalla camera sbattendo la porta, deciso ad andare allo studio.

Jungkook lo seguì e lo vide uscire solo con una felpa in pieno inverno. Il moro sbatté violentemente la porta e tutti si girarono verso Jungkook, che aveva un'espressione preoccupata sul volto. Jimin si alzò e lo raggiunse, mettendogli un braccio intorno alle spalle. «Che hai fatto?» gli chiese, vivamente preoccupato per Yoongi.

Taehyung, che li guardava dal divano, serio e con il cuore ormai spezzato, si alzò e li raggiunse. Si appoggiò al muro, lo sguardo incollato sul viso angelico di Jimin. Strinse leggermente i pugni. Non ce la faceva più a sopportare quel sentimento che lentamente lo stava uccidendo. Avrebbe dovuto prendere delle precauzioni, per se stesso e per Jimin. Non avrebbe rovinato il suo futuro per una cosa completamente sbagliata. Non avrebbe rovinato la sua felicità per i propri sentimenti.

Jungkook sospirò. «Stava lavorando e sono andato dietro di lui per guardare cosa stesse facendo. Poi si è incazzato perché non dovevo disturbarlo...» Si bloccò e Jimin gli strinse il braccio in modo affettuoso per farlo continuare sorridendogli. Taehyung distolse lo sguardo, ferito. «E io allora gli ho detto: "scommetto il tuo First love sa tutto di te", e lui se n'è andato».

Il ragazzo col cuore spezzato si staccò dalla parete. «Che cazzo hai fatto?» disse, quasi urlando.

Jimin si voltò verso di lui con gli occhi sgranati e le labbra – quelle dannate labbra carnose che sognava di baciare da troppo tempo – leggermente spalancate per la sorpresa. Taehyung si soffermò leggermente sul suo viso tanto angelico quanto cattivo nei confronti del suo cuore, poi spostò lo sguardo su Jungkook, che lo osservava stringendo il labbro inferiore tremante con i suoi denti da coniglio. «Ho detto qualcosa di male, vero, hyung?» gli domandò quest'ultimo con voce tremante.

Taehyung si passò una mano tra i capelli e notò lo sguardo preoccupato di Jimin. «Sì!» esclamò e si diresse verso l'entrata. Prese il cappotto e la sciarpa e si infilò le scarpe.

«TaeTae!» lo chiamò Jimin, senza però staccarsi da Jungkook.

Il ragazzo interpellato si voltò di scatto, guardando male la coppia. «Che c'è?» chiese.

Jimin lo osservò con la preoccupazione negli occhi e l'idea di staccarsi da lui definitivamente cominciò a sgretolarsi dentro il fragile corpo di Taehyung. Non mi guardare così, ChimChim, pensò. Io voglio proteggerti da me stesso. Sono così maledettamente egoista mentre ti amo. «Yoongi sarà sicuramente in macchina... hai intenzione di andare allo studio a piedi?» domandò.

Taehyung si alzò e si voltò, incapace di sopportare ancora la vista di quei due insieme. «Non vedi che le chiavi sono sopra il tavolo?»

«Ma, TaeTae-»

Sbatté violentemente la porta di casa, incapace di sentire ancora la voce angelica di Jimin che lo chiamava, e scese le scale di corsa, lasciando lì dentro un povero ragazzo sperduto e confuso, che si reggeva a Jungkook per non cadere.

Seokjin si alzò. «Namjoon» Jimin si voltò verso i due. «Vieni in camera? Devi leggere alcuni testi che ho scritto».

Hoseok aggrottò le sopracciglia. «Da quando in qua ti metti a scrivere?» chiese.

Seokjin sobbalzò e Namjoon scosse la testa. Mentre passavano accanto a Jimin e Jungkook, il leader borbottò: «Potevi trovare una scusa migliore per stare da soli». Jimin li sentì e avvampò.

«Jungkookie~» disse poi.

L'interpellato abbassò lo sguardo triste sull'angioletto appoggiato alla sua spalla. «Mh?»

Jimin sorrise e lo trascinò nella camera che condivideva con Yoongi. «Guardiamo un bel film!» esclamò buttandosi sul letto di Jungkook, che lo guardava divertito e con tantissimo affetto. Lo adorava per tutta la pura gioia che donava al mondo, ma non poteva immaginare il dolore e la paura di perdere Taehyung che gli stringevano il cuore, facendolo sanguinare ormai da parecchie settimane, durante le quali il suo migliore amico, la sua anima gemella, si stava allontanando.

[...]

Taehyung entrò nello studio. Camminava per il corridoio, quando sentì la triste melodia di un pianoforte provenire dall'altra parte del primo piano. Seguì la musica e trovò la porta della sala con lo strumento preferito di Yoongi (un pianoforte bianco e puro, proprio come era Jimin). Lo vide suonare le note di First Love. Dovevo immaginarmi di trovarlo qui, pensò Taehyung.

Si sedette per terra e appoggiò la schiena al muro. Vi appoggiò anche la testa e chiuse gli occhi, godendosi quella melodia, perché vi si rispecchiava completamente. Il suo primo amore, Jimin, lentamente lo stava distruggendo: non poteva più toccarlo senza la voglia di approfondire quel leggero contatto; non poteva nemmeno dichiararsi, perché Jimin si sarebbe sicuramente distrutto pensando che per un suo rifiuto Taehyung potesse soffrire. Il biondino, che ormai gli aveva rubato il cuore, si preoccupava troppo degli altri e troppo poco di se stesso.

Poi la melodia cambiò. Fake Love. Taehyung sentì i brividi percorrergli la schiena e si alzò. Raggiunse Yoongi e si sedette accanto a lui, osservando le sue dita muoversi con abilità sulla tastiera del pianoforte. «Non è un amore falso» mormorò con lo sguardo basso.

«Ma vorrei che lo fosse» Yoongi riprese a suonare con tranquillità, anche se Taehyung, osservando i suoi occhi, riusciva a scorgere il dolore e la confusione che provava. Non poteva non essergli più vicino di così.

«Jungkook ha raccontato quello che è successo a Jimin» mormorò e l'altro premette a lungo il dito su un tasto, con rabbia.

«È per questo che sei qui?»

«Sì».

Yoongi sentì le lacrime premere i suoi occhi per uscire e cercò di ricacciarle indietro chiudendo le palpebre. Taehyung, allora, si sporse verso di lui e lo abbracciò. Dopo poco il maggiore scoppiò in un pianto amaro. «Perché?» domandò urlando sul petto del castano, che attutì un poco la sua rabbia e la sua voce, da cui traspariva fin troppo dolore. Taehyung soffriva nel vederlo in quel modo, perché dopo tutto quello che aveva passato non si meritava altro dolore.

Anche le lacrime di Taehyung si fecero sentire, ma riuscì a ricacciarle indietro: doveva essere forte anche per Yoongi. O almeno, provare ad esserlo. Gli bastava anche fingere. «Non lo so, Yoongi-hyung» replicò con voce ferma.

Yoongi alzò lo sguardo su di lui e Taehyung rimase sorpreso nel vedere quegli occhi, spesso freddi, così tristi. Non si era accorto del dolore che corrodeva il suo cuore fino a quel momento, e avrebbe tanto voluto prendersi a schiaffi per non essergli stato abbastanza vicino, accecato ormai dai suoi sentimenti per Jimin. «Fa male».

Una lacrima solitaria tracciò il viso perfetto di Taehyung. «Questo lo so...»

Yoongi si staccò dall'abbraccio e si alzò. Si passò le mani sul volto e uscì dalla stanza. Taehyung lo seguì di corsa e tornarono all'appartamento in un silenzio quasi insopportabile. Il dolore aleggiava su di loro. Aprirono lentamente la porta principale e la chiusero con calma alle loro spalle. Yoongi si tolse per primo le scarpe, ma inciampò sul tappeto e cadde a terra. Poco dopo la leggera risata del minore riempì la casa.

Il maggiore lo guardò male, ma afferrò la mano di Taehyung per alzarsi. «Mi accompagni in camera?» gli chiese poi, e l'altro annuì. Ma appena aprì la porta, Yoongi per poco non cadde a terra. Sentì il suo cuore frantumarsi vedendo la figura di Jungkook che appoggiava la testa sul petto di Jimin, entrambi addormentati.

Taehyung entrò dopo di lui, per cercare di capire il motivo per il quale si fosse fermato improvvisamente, e sentì il mondo cadergli sulle spalle. Sospirò e tolse il computer dalla gambe di Jimin, rimanendo un po' a guardare i suoi lineamenti gentili. Prima era lui a dormire sul suo petto, non Jungkook. Lo osservava dormire gran parte della notte, passando le dita tra i suoi soffici capelli, poi, lentamente, con l'immagine di Jimin che dormiva beatamente, anche i suoi occhi si chiudevano.

Mise una coperta sopra il loro corpo, quando Yoongi gli fece una domanda che lo lasciò a bocca aperta, sia per il tono della sua voce che per la sorpresa: «Posso dormire con te?»

«Certo».

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