Anche il freddo può essere ca...

By Ymawari

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Sicuramente tutto questo non era tra i progetti di Yūto Kidō. Eppure da un giorno all'altro si era ritrovato... More

Buongiorno
Febbre del Sabato Sera
Collisione
Parenti Serpenti
Questione di Fisica
Castello di Carte
I Pinguini sanno Volare
La Neve è Bianca
Chiave di Volta
Pioggia di Sakura
Frammenti d'Orgoglio
Contatto
Freddo
Caldo
Alba
I Colori Delle Foglie
Tigre Contro Tigre
In Cima Alla Montagna
Quando Raggiungi Il Cielo
Ringraziamenti

Okay?

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By Ymawari

Kōijirō era sempre stato un ottimo portiere, con velocità e riflessi simili a quelli di un felino. Ed anche ora che lo guardava dal capezzale del consorte, aveva l'aria di qualcuno che non si sarebbe fatto alcuno scrupolo nel bloccarlo.
Jirō invece era disteso sul lettino, pallido ma sveglio. Era stato non poco doloroso entrare e vederlo in quello stato, ma non voleva nascondersi ancora dai suoi demoni, non di nuovo.

-Ciao. -

Jirō gli sorrise.

-Hey, ti vedo bene? -

- Quell' autoironia significherebbe un miglioramento? -

Si sedette al lato opposto di Kōijirō, che aveva abbassato lo sguardo, stanco e tormentato. Era evidente come non avesse per nulla dormito negli ultimi due giorni, ma rimaneva guardingo nei suoi confronti senza celare un particolare risentimento, che nemmeno lui sapeva a chi fosse indirizzato.
Disteso sul lettino Jirō li osservava, per quanto il suo occhio ormai non più tanto buono potesse permettergli. Ma era chiaro come i due si fossero calati nell'imbarazzo di non sapere nemmeno da dove iniziare per affrontarsi a parole, e questo non era certamente ciò che aveva immaginato una volta sveglio, anche se l'intrusione di quella mattina era stata assai piacevole.
Fece un piccolo sforzo ed afferrò le mani di entrambi.

-Questa tensione è fastidosamente insopportabile, non trovate? -

Il suo ragazzo, come risvegliatosi si riscosse ridendo.

-Già, disturba anche me. -

Osservó come gli occhi di Yūto si fossero posato su di lui e, privi da qualunque lente, si erano incurvati a sorridere come le sue labbra.
La verità era che quella era stata una litigata che non avrebbe mai voluto fare, si era imposto di proteggere il fidanzato dalla malattia ed il suo amico dal dolore della verità, finendo solo col peggiorare ulteriormente la situazione. Akio aveva ragione e lo sapeva, ed ora che ci pensava aveva fatto bene a non tirargli il pugno prima che finisse di parlare.

-Avrei dovuto dirtelo... -

A cominciare fu Jirō, anticipando le sue mosse.
Sapeva che tra loro era certamente quello che si tormentava di più, ma non voleva che si addossase completamente la colpa.
Fece per interromperlo ma il suo sguardo non glielo permise.

- È la mia malattia e sono io la causa di tutto questo casino, e ancora adesso non voglio che voi ne veniate coinvolti. Avete anche tutto il diritto di arrabbiarvi, lo so, ma se dovete litigare tra voi e soffrirne, preferisco rimanere cieco piuttosto che vedere le vostre cazzate. -

-Non ti puoi arrendere già, mi manca poco e potrò riuscire a pagare l'operazione. -

Non aveva la forza per avvicinarsi e baciarlo, ma gli accarezzo il viso che avrebbe certamente gradito una dormita.

-Non voglio i soldi di nessuno. Non voglio la pietà e la misericordia di nessuno. E sapere come ti stai distruggendo, Kōijirō, mi fa più male di qualsiasi malattia. Quindi va bene, rimarrò cieco, questo però non significa che sarò morto, potrò ancora stare con voi anche se brancoleró nel buio. -

Yūto non ne fu sorpreso. Si immaginava un discorso del genere, e una parte di lui voleva ancora imporsi e pagargli l'operazione, ma era una sua scelta e l'avrebbe rispettata; si sarebbe solo limitato a raggirarla.

-Tieni. -

Il biglietto che teneva in mano ai suoi occhi malati non era completamente visibile, così fu il suo ragazzo a prenderlo.

-Che cos'è? -

-Pensate davvero che io me ne rimanga in panchina... -

-Kidō, non vogliamo... -

-Lo so, ti ho sentito, questo è solo il medico della mia famiglia che non si farà di certo problemi ad operarti ad una cifra minore. -

-Cosa?-

Yūto strinse le mani ad entrambi.

-Non vi darò soldi, ma non potete chiedermi di stare a guardare, è già stato terribile non essermene accorto prima, ed ora che lo so perlomeno lasciate che vi aiuti; non insisteró se non volete. -

Vedere piangere Kōijirō è certamente una cosa rara, ma mai come vedere piangere Yūto, che ultimamente lo stava facendo decisamente spesso; ed in quel momento, mentre entrambi stavano versando calde lacrime liberatorie, l'ammalato non poté che sorridere ed unirsi a loro. Fu qualcosa di davvero profondo per tutti: avevano condiviso molti momenti insieme, ma quello era una novità.

-Perché fai sempre così...? -

-A quanto sembra è utile con dei testardi come voi due. -

-Non ti ringrazierò. -

-Chissà perché non sono stupito-

L'infermiera quando entro nella stanza mezz'ora dopo emise un sospiro di sollievo, era stata buona parte del tempo a guardare preoccupata quella porta, aspettandosi di sentire litigare e sbraitare come era successo quella mattina, quando un ragazzo alto e moro aveva fatto prepotentemente irruzione durante il suo turno entrando nella stanza ed alzando la voce dicendo cose che ad orecchie estranea erano incomprensibili. La capo infermiera, che era passata a controllare, si era premurata di far intendere che se ci fossero stati altri problemi sarebbe stata una sua responsabilità risolverli. La poverina, che non aveva di certo un forte carattere, sperava con tutto il cuore che non succedesse nulla di grave, e mentre guardava i tre discutere tranquillamente  poté ringraziare il cielo per aver ascoltato il suo desiderio.

-L'orario delle visite è quasi giunto al termine, avete ancora dieci minuti. -

Yūto si dispiaque nell' udire ciò, non aveva avuto abbastanza tempo da passare con i suoi amici, ma prima di andarsene avrebbe sfruttato quei minuti rimastigli per dire loro l'ultima verità.
Ma la lingua si fermò quando la voce calma di Jirō giunse melodica alle sue orecchie.

-Con Fudō come va? -

-Bene, è sotto pressione per gli ultimi esami, non so se avrà tempo per venire a trovarvi. In ogni caso per il momento ho deciso di rimanere a vivere con lui. -

I due si scambiarono uno sguardo abbastanza eloquente.

-Cosa c'è? -

-No, beh, pensavo te lo avesse già comunicato, Fudō è passato questa mattina. -

Si acciglió.

-Pensavamo te lo avesse detto... -

-Passare è una parola grossa, è entrato come un tornato, iniziando ad urlarci su come dobbiamo mettere da parte l'orgoglio e di non credere di essere gli unici a soffrire per questo perché ci sono tante altre persone che tengono a Sakuma. -

Jirō se lo ricordava bene, avendo ancora vivida la voce di Akio che gli gridava contro, per non parlare di quando aveva letteralmente lanciato addosso a Kōijirō la buccia di banana presa dal cesto di frutta portatogli da sua madre. Non lo avrebbe mai espresso ad alta voce, ma quella era la cosa più vicina ad un ammissione d'affetto che gli aveva mai fatto, e non poteva chiedere di più all'amico per essere felice.

-... Ha anche detto qualcosa a proposito di come io voglio proteggere il mio ragazzo anche lui vuole proteggere il suo... -

Disse, concludendo le parole di Kōijirō.
Yūto non sapeva proprio che dire, gli occhi sgranati ritornarono al loro stato normale ed il sorriso gli fiorì alle labbra, insieme ad una piccola risata.

-Davvero ha detto così...quel cretino. -

-...Sono davvero felice per voi... -

Kōijirō sorrise, complice all'amico, mentre il suo ragazzo disteso sul lettino annuiva energico.

-Ok signori, tempo scaduto. -

~°~°~°~

In una parte non troppo distante di Tokyo, a Fudō Akio fischiavano terribilmente le orecchie.

-Oi tutto bene? -

Jōsuke di fianco a lui camminava per inerzia, trascinato solo dalla voglia di tornarsene a casa e raggiungere il suo materasso, dove avrebbe passato il tempo a dormire invece che studiare per l'ultimo esame.

-... Non so, ho uno strano presentimento. -

-Forse è il tuo ennesimo trenta e lode che sta arrivando...-

Aveva parlato con stizza e una punta di acidità, ma in verità era davvero felice per l'amico. Anche se ormai da quattro anni frequentavano gli stessi corsi, la loro amicizia era nata nel bar dove quest'ultimo lavorava, nel quale Jōsuke aveva trovato un impiego da Dj a tempo perso. Si sentiva ancora in colpa per quella sera in cui Akio aveva fatto a botte e lui si era limitato a tenere calma la gente nel locale, finendo col rimanere ferito dai resti della vetrata che andava in frantumi, e perdeva tanto di quel sangue che lui era dovuto andar via in ambulanza. Gli sarebbe rimasta la cicatrice con ogni probabilità.

-Se tu non studi, ti prenderai le conseguenze. Anche se capisco, non puoi sforzare più di tanto il tuo cervellino, finirebbe per esplodere altrimenti. -

-Hai ragione, ma devo, ne va della mia laur..-

Inciampó su una lattina rischiando di travolgere una signora che passava per strada.

-Mi scusi. -

-Dovresti stare più attento a dove metti i piedi, o uno di questi giorni finirai per far cadere anche me. Ed io voglio davvero prenderla la laurea. -

-Non preoccuparti amico, sono sicuro che la prenderai prima di quanto pensi. -

E mentre gli rispondeva gli aveva avvolto un braccio intorno alle spalle, trascinando Akio nel dondolio della sua camminata. Jōsuke era alto e magro, e non spiccava di certo di intelligenza, pensando solo a divertirsi ed a poltrire. In compenso era un ottimo sportivo e aveva un innato senso di giustizia ed altruismo, era una brava persona ed Akio segretamente lo ammirava per la sua spontaneità, ed il suo modo di prendere la vita in maniera così positiva. Tutto ciò non faceva altro che rendere la sua compagnia piacevole.

-Se ti va posso aiutarti in matematica, ma non ti garantisco che riuscirò a fare miracoli con la testa che ti ritrovi. -

-Ahhh grazie Fudō, ho sempre saputo che sotto quella scorza di limone si nascondesse una dolcissima fragola. -

-Mollami cretino, siamo in mezzo alla strada. -

La gente guardava di scorcio questa strana coppia mentre prendevano il percorso che li avrebbe condotti fuori dall'università.

-Vi disturbo? -

Appoggiato alla sua macchina Yūto sorrideva. Akio si fermò così all'improvviso che Jōsuke rischiò di cadere sul serio.

-Oii Kidō. -

-Ciao Tsunami. Vedo che ti sei ripreso. -

Prima di proporlo a Yūto aveva pensato a Jōsuke per la questione del coinquilino, ed in effetti ne avevano anche parlato, ma Akio non aveva remore alcuno ad ammettere che era stato ben felice di rimpiazzarlo con il suo attuale compagno.
Non si era aspettato una risposta affermativa, ma quando questa  giunse lieta al suo timpano, chiamò Jōsuke il giorno stesso per avvisarlo che aveva già trovato una soluzione.
Non se l'era presa nonostante Akio si fosse comportato male nei suoi confronti, ma proprio per questo fatto capi che la risoluzione del problema aveva una tale importanza da far cadere per un attimo la maschera di sarcasmo del moro.

-Hey sono una roccia, lo so io ed anche i miei globuli rossi. -

-Vedo che nessun danno ha crepato il tuo entusiasmo, mi fa piacere. -

Era convinto che conosciuto Kidō, Akio avrebbe visto per la prima volta il suo amico oscurarsi di antipatia e rancore, invece si era presentato piacevolmente e con un bel sorriso.
Una sera, dove aveva alzato un po' il gomito, non aveva resistito nel chiedergli perché si era comportato in quella maniera.
Jōsuke si era limitato a fare spallucce e giocherellando con il ghiaccio nel drik gli aveva detto:

-Perché non avrei dovuto? -

Non aveva risposto, aveva abbasto gli occhi a contemplare quelle parole che dicevano più di quello che aveva sentito. E capì che lui sapeva. Aveva capito i suoi sentimenti.

-Senti Tsunami, è un problema se ti porto via questo individuo? -

Akio riuscì finalmente a sgusciare fuori dal braccio del più alto.

-Che vuoi? Non hai Kazemaru da importunare a quest'ora? -

-Mi sono permesso una piccola pausa, gli ho detto che venivo a darti un passaggio dopo l'esame. -

Fu segretamente lusingato da quel gesto di premura, ma non lo diede a vedere.

-Che gentile, a cosa devo tutto questo? Non è che in realtà vuoi uccidermi e sbarazzarti del cadavere?-

-Per quanto questa proposta sia allettante, in verità volevo solo vedere il mio ragazzo che tanto si è impegnato per l'esame da dimenticarsi di cambiarsi l'intimo nelle due settimane precedenti. -

Trovó divertente guardare Akio che metteva in moto i meccanismi nella sua testa per metabolizzare la frase, la quale aveva percepito solo il pezzo "mio ragazzo" finendo con l' andare in tilt.
Lo stesso non si poteva dire di Jōusuke.

-Sul serio non ti sei cambiato le mutande per due settimane? -

-È incredibile che tu sappia il significato di intimo. -

Jōusuke gli mise le mani nei capelli iniziando a spettinarli; sapeva quanto gli dava fastidio, eppure non mancava mai di arrufarglieli più del dovuto.
Akio si dibatteva per liberarsi dalla sua presa ma venne spinto in direzione di Yūto, che se la rideva di gusto.

-Vai pure, intanto noi ci vediamo per le lezioni extra, Sensei. -

-Tu cerca almeno di studiarti qualcosa, non faccio miracoli altrimenti. -

Gli fece un cenno affermativo, salutando entrambi mentre la sua figura scompariva tra i palazi di Tokyo.
Lui e Yūto, rimasti soli, si guardarono, e come tacito accordo andarono a rinchiudersi dentro la macchina di quest'ultimo.

-Dovevi proprio dirlo? -

-Come tu lo hai detto a Sakuma e Genda io l'ho detto a Tsunami. -

Abbassó gli occhi verdi guardandosi la punta delle dita, sporche di inchiostro. Aveva stretto la penna così forte dopo essere uscito dall'ospedale che si era spezzata.

-Comunque ora sanno, ti ho risparmiato una fatica, non prendertela. -

Yūto, contrariamente a quello che pensava Akio, era tutto fuorché arrabbiato. Il sapere come l'altro lo avesse definito a Kōijirō gli aveva fatto completamente dissolvere il risentimento per aver perso l'opportunità di dar lui la notizia.
Era stato così felice che voleva vederlo subito, ed era accorso a prenderlo all'università conscio del faticoso esame che era andato a dare.
Quando Akio lo aveva visto era stato felice allo stesso modo.

-Hanno accettato. -

Non poteva distogliere gli occhi dalla strada ma poteva quasi giurare che Akio stesse sorridendo.

-Allora non sono stupidi come danno a vedere, hanno anche loro un po' di buon senso. -

-...A quanto pare... -

L'auto trovò rifugio ai piedi del loro condominio, ma Yūto non aspettó che l'altro scendesse e lo baciò. Nulla di troppo spinto, stringeva ancora le mani sul volante ed Akio gli era andato incontro, come se entrambi avessero avuto la medesima idea nello stesso istante.

-Grazie per il passaggio. -

Disse Akio una volta staccatosi.
Scese ma prima di superare la porta si fermò. Voltandosi per guardare l'altro che stava rimettendo in moto la macchina.

- Oggi faccio i muffin al cioccolato. Se non torni a casa prima di mezzanotte, li trasformeró tutti in cibo per il mio stomaco, io ti ho avvisato. -

Più che un augurio a tornare presto, lo vide anche come ammonimento a non sovraccaricarsi. Akio aveva un modo tutto suo di esprimere i  sentimenti: come quella frecciatina che sembrava solo amara e acida ma che in realtà all'interno era morbida e dolce. Proprio come i suoi muffin.

-Porto le birre allora. -

Gli fece un gesto di assenso e sorpassó la porta di ingresso.
Da dietro i vetri scuri, vide Yūto fare manovra ed uscire dal parcheggio.
Salì le scale fino a giungere al loro appartamento, e quando si assicurò che fosse completamente solo, si buttó sul divano ed inizió a ridere.
Era una risata quasi isterica: sembrava quasi che una persona invisibile gli stesse facendo il solletico, ma in realtà non c'era nulla di strano.
Lo poteva confermare il rossore sulle sue guance ed il cuscino, unico testimone di questa scenata da ragazzina, che aveva il solo scopo di far sfogare tutta quella felicità che a contenerla faceva quasi male. E si dimenticò delle giornate passate a studiare, delle precedenti notti insonni e del dolore che ogni tanto sentiva ancora alla gamba. Sì, era decisamente tutto ok.

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