Disobey.

By Freckles_22

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Ridley non aveva mai disobbedito alle regole, ma quando le regole erano diventate quelle del ragazzo che le a... More

Introduzione.
Fifth rule: fall in love with me.
Closure.
Butterflies in the stomach.
Liquor Love.
I'll Be Your Prince Charming.
Are you happy?
You Make Me Feel Alive.
Under The Mistletoe.
The End Of Us.
Six Degrees Of Separation.
Sweet Sex.
Stuck On Stupid.
New Rules.
Love Bites.
Take Me To The Other Side.
Just In Case.
Trouble.
Look What You've Done To My Heart.
Prom?
Save The Last Dance.
What About Love?
Rapunzel, Please Lay Down Your Hair.
Red As Blood, Red As Love.
The Happy Ending.
New Life.
Avviso.

Connection.

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By Freckles_22

Buona Lettura :)

****

Michael era sdraiato sul suo letto da ore, probabilmente. Aveva persino perso il conto del tempo. Il soffitto, bianco e piatto, sembrava essere diventato il suo unico amico. Forse si era anche messo a parlare da solo, ad un certo punto, ma il muro non aveva dato una risposta alle sue domande. 

Si sentiva invecchiato di almeno quarant'anni in due giorni, non aveva nemmeno fatto la barba e non sapeva dire di preciso quando si fosse alzato l'ultima volta da lì. 

Sospirò, cambiando la canzone sull'mp3. Da quando conosceva Ridley il suo Ipod si era riempito di canzoncine pop che a lui non erano mai piaciute, aveva un'intera playlist composta unicamente di hit più o meno commerciali di Conor Maynard, Chris Brown e Jason Derulo. Le aveva odiate fino al punto di impararle, paradossalmente, tutte a memoria. Avrebbe potuto farlo, ma la verità era che non aveva alcuna intenzione di cancellarle. 

Prese un respiro e si alzò di scatto, deciso ad andarsi a fare un giro, per recuperare contatto con quel paese. Magari sarebbe andato da Alice, per vedere come stava e per parlare un po' con lei. 

Aprì l'armadio e prese dei vestiti puliti, poi fece una doccia veloce e si diede di nuovo un aspetto più o meno decente. 

Dopo la rottura con Ridley non aveva neanche più voluto ritingersi i capelli, così ora avevano uno strano colore biondiccio e slavato. Tuttavia riflettevano in pieno il suo stato d'animo: sembrava morto dentro, stufo di tutto e di tutti, non aveva voglia di fare nulla e i capelli spettinati e color pagliericcio erano sintomo di questa nera noia che aveva addosso. 

Salutò sua madre, che da due giorni tentava invano di scoprire cosa lo tormentasse, poi si sistemò le cuffie nelle orecchie ed uscì. 

Come se qualcuno, lassù, lo stesse prendendo in giro, la riproduzione casuale gli regalò "Breathing" di Jason Derulo, niente meno che la canzone preferita di Ridley. Sbuffò e indugiò per qualche secondo sul pulsante per cambiare canzone. Ci pensò a lungo, ma poi qualcosa gli suggerì di rimetterla da capo e ascoltarla di nuovo per bene. 

Ci mise poco a rendersene conto: Ridley era in tutto quello che faceva, in ogni persona che vedeva, in ogni parola di quella dannatissima canzone che sembrava parlare di loro. 

Perché a Michael lei mancava ogni volta che respirava, a Michael mancava ad ogni battito del suo cuore. A Michael mancava e basta. Ma non aveva cominciato a mancargli da quando l'aveva lasciata, da quando era tornato a casa senza salutarla, Ridley gli mancava da quando aveva infranto la loro promessa, da quel pomeriggio in cui aveva rovinato ogni cosa picchiando Luke. Ridley gli mancava da quando lui aveva distrutto tutto quello che aveva faticosamente costruito. 

All'improvviso si rese conto che in quel preciso istante, lui aveva cominciato a svuotarsi, a perdere tutto, perché nella vita, probabilmente, non aveva fatto altro che cercare qualcuno che lo completasse e lo aiutasse a tirare fuori la parte migliore di lui e, quando aveva trovato il pezzo mancante, lo aveva buttato via come un idiota. 

«Ehi, ragazzi... guardate un po' chi si rivede! Clifford è tornato in paese!» La voce che lo richiamò fu così forte e cattiva che Michael la sentì persino col volume alto. E una voce così non se la poteva certo scordare. 

«Christopher» replicò senza emozioni, voltandosi e levando le cuffie dalle orecchie, solo per cortesia. Avrebbe preferito correre via senza doverlo ascoltare, ma erano in mezzo ad una strada, era pomeriggio e c'era gente, non avrebbero finito col fare a botte di nuovo probabilmente. Inoltre Chris era col suo nutrito gruppo di seguaci idioti e sbavanti ochette. 

Tra queste, la riconobbe subito, c'era anche la rossa, quella che si era portato a letto una volta forse più per indispettire Christopher che non per piacere personale. Anche se, ricordava, di piacere poi ne aveva tratto parecchio. Tuttavia il nome della ragazza proprio non gli tornava in mente, forse era Julia o Jasmine, l'iniziale doveva essere giusta, almeno. 

Fu lei a sorridergli per prima e l'espressione maliziosa gli lasciò intendere che si ricordava di lui e della loro avventura. 

«Che ci fai qui?» chiese di nuovo Chris, riportandolo alla realtà. Michael sollevò le spalle, noncurante.

«Sono tornato a casa, no?» 

«Ti mancavo, vero Clifford?» domandò sarcastico, facendolo sbuffare. Scosse la testa e mosse appena un piede, deciso ad andarsene, quando il suo rivale continuò a parlare:

«No aspetta... dimmi solo come sta Alice! Sai... le voci girano fin troppo in fretta, qui. Dicono che qualcuno l'abbia messa incinta. Sei stato per caso tu, Michael? Ricordo com'eri geloso quando usciva con me.» Istintivamente, Michael strinse i pugni, guardandolo a denti stretti. Christopher Evans era nato apposta per tormentarlo e lui era stanco di quella situazione, di lui, di se stesso perché stava ancora ad ascoltare le provocazioni di un idiota. 

«Smettila di parlare di Alice!» sibilò, scandendo bene ogni parola. Christopher rise, sarcastico. 

«Ti dà fastidio, vero? Beh... a me ha dato fastidio il mio naso dopo che tu lo hai quasi rotto! Perciò ora... voglio la mia rivincita, Clifford! Ho aspettato fino a questo momento il tuo ritorno.» Michael sospirò esasperato, ascoltando le minacce di quel cretino che si sentiva tanto forte. Chris era uno sbruffone, ma non era mai stato in grado di fare a botte. Tuttavia, quella volta Michael non gli avrebbe dato la soddisfazione di reagire ancora male alle sue provocazioni. Aveva voltato pagina perché una rissa lo aveva allontanato da Alice la prima volta e un'altra rissa lo aveva diviso da Ridley. Non poteva permettersi che qualcosa andasse di nuovo storto a causa della sua impulsività. 

Christopher si avvicinò a lui, mostrandogli i pugni e Michael non sapeva come avrebbe risolto quella situazione, ma aveva solo tanta voglia di scappare da lì. 

«E dai, Chris! Non fare il bambino! Lascialo perdere! Non vedi com'è conciato? Sicuramente qualcuno una lezione gliel'ha data prima di te!» A parlare, per salvarlo o per metterlo ancora più in ridicolo, era stata proprio la rossa di cui Mike non riusciva a ricordare il nome. 

«Non difenderlo, Jasmine! Quel coglione si merita una punizione, dal sottoscritto.» Jasmine, almeno ora Michael sapeva il nome, rise sarcastica e superò Christopher con aria di superiorità. 

Michael, osservandola, ricordò perfettamente tutti i loro trascorsi e si rese conto di essere una vera calamita per le ragazze come Brianna, perché Jasmine le somigliava, aveva la stessa aria da ragazza matura e opportunista, una di quelle che sapevano come sfruttare al meglio le loro doti e le loro qualità per ottenere ciò che volevano. Se ne rese conto mentre si avvicinava a lui, muovendo il fondoschiena come se dovessero vederlo persino dalla luna. E a Michael, anche se probabilmente una volta lo avrebbe trovato sexy e gradito, ora per un attimo venne quasi da ridere, perché Jasmine non era Ridley. Non aveva quella camminata a tratti un po' goffa, che diventava subito elegante e altezzosa quando indossava un paio di tacchi; Jasmine non portava gli occhiali e Michael, anche se poi lei aveva spesso usato le lenti a contatto, aveva conosciuto Ridley quando li indossava; Jasmine era più alta di Ridley, almeno due spanne, e aveva i capelli mossi, non lisci come quelli della sua ormai ex ragazza. 

Quando fu a pochi passi da lui, Michael si rese conto che avevano qualcosa in comune: avevano entrambe gli occhi azzurri. Eppure, se ci pensava, quelli di Jasmine non erano comunque uguali a quelli di Ridley. 

«Non preoccuparti, Christopher, a Clifford ci penso io» annunciò la ragazza, prendendolo sotto braccio come se nulla fosse. Christopher li fissò basito, ma non ebbe il coraggio di fare domande quando Jasmine si allontanò con lui. Non avrebbe mosso un dito se c'era una ragazza attaccata al suo braccio, ma con Michael non si sarebbe arreso. 

«Beh, grazie per avermi salvato, allora...» esordì Michael, un po' a disagio. Jasmine rise, aggrappandosi a lui.

«Avanti! Sappiamo entrambi che lo avresti di nuovo gonfiato di botte!» esclamò, guardandolo in modo ammiccante. Michael alzò le spalle consapevole di quanto avesse ragione, ma preferì evitare i commenti sarcastici. 

«Allora perché mi hai trascinato via?» domandò cauto. Jasmine lo fermò in mezzo alla strada e lo guardò con un'ombra di malizia nello sguardo, si morse il labbro, prendendo la mano di Michael, fingendo improvvisamente un'innocenza che non le apparteneva. 

«Perché sono felice di rivederti, Michael. Non abbiamo avuto modo di parlare dopo... dopo quella notte» mormorò. Michael storse le labbra in una strana smorfia e preferì ritrarre la mano per sottrarsi al suo contatto. 

«Sì, beh... nemmeno questo è il momento giusto per parlarne» osservò, passandosi stancamente una mano tra i capelli. 

«Oh. Allora... hai una fidanzata?» chiese lei, cauta. Michael espirò, guardando un punto indefinito di fronte a lui. 

«Non più» riuscì solo a dire, mentre l'immagine di Ridley riempiva di nuovo la sua mente. Ora la ricordava in uno dei loro tanti pomeriggi, quando fingevano di studiare. Ridley gli preparava sempre i biscotti, quelli al cocco che gli piacevano tanto, poi gliene dava uno come premio per ogni esercizio che Michael svolgeva correttamente o per ogni volta che ripeteva bene qualche materia. Lui, però, per quanto amasse i biscotti, preferiva ricevere baci in cambio. Così finivano sempre col farsi i dispetti e poi a baciarsi o a fare l'amore quando ne avevano voglia. 

Sorrise impercettibilmente, ma forse Jasmine se ne accorse. 

«Ne eri innamorato?» domandò e quella conversazione, per Michael, cominciò a diventare un po' invadente e personale. 

«Non lo so» rispose vago, lasciando la questione in sospeso. D'altro canto l'aveva lasciata in sospeso anche con Ridley. Jasmine sospirò e si strinse a lui come se fossero amici da una vita, cosa che non erano affatto e che non sarebbero mai stati, per quanto lo riguardava. 

«Senti... se ti va... potremmo mangiarci una pizza per festeggiare il tuo ritorno» propose Jasmine, cambiando argomento. Michael sospirò, consapevole di come lei voleva che andasse a finire. Era ovvio che desiderava accoglierlo nel migliore dei modi, ma Michael, per una volta nella sua vita, non aveva la minima voglia di fare sesso. Non era dell'umore e lei non era esattamente la ragazza che voleva nel suo letto. 

«D'accordo... solo una pizza» mormorò, forse più a se stesso che a lei, cercando di autoconvincersi che sarebbe stato davvero così, mentre Ridley era ancora tutto quello a cui riusciva a pensare. 

"E la sai una cosa, Clifford? Tu mi ami e rimpiangerai questo momento per il resto della tua miserabile vita da solo!" Le parole di Ridley risuonarono di nuovo nella sua mente, prepotenti e vere. Nonostante la compagnia di una ragazza obiettivamente bellissima, Michael non si era mai sentito più solo e miserabile di così. 

*** 

«Scusa... è solo che ora mi viene davvero da ridere se penso che per il nostro primo appuntamento ti ho portata da McDonald's. Oddio... ti sarò sembrato davvero stupido» osservò Ashton, per giustificare la sua risata di poco prima. 

Ridley sorrise, perché le stava sempre bene quando Ashton rideva, anche se non ne sapeva il motivo. Almeno faceva ridere anche lei. 

«In realtà mi sono molto divertita quella volta. Sto... sempre bene quando sono con te.» E quella era la verità, anche se forse dirlo così l'avrebbe fatta sembrare una disperata in cerca d'amore. 

«E tuo fratello come l'ha presa quando gli hai detto che uscivi con me questa volta?» domandò lui, cambiando argomento: per quanto quella confessione gli avesse fatto piacere aveva notato il suo disagio. Ridley sospirò divertita, proprio mentre il cameriere arrivava a prendere le loro ordinazioni. 

«Vino?» chiese cortesemente, guardando in particolare Ashton. Quest'ultimo annuì e schioccò un occhiolino a Ridley. 

«Devo farmi perdonare per la nostra squallida prima uscita.» Ridley scosse la testa rassegnata, mentre il cameriere si dilettava nel ripetere un lungo elenco di vini pregiati che Ashton non aveva mai sentito nominare, ma a cui annuiva con fare consapevole. Ne scelse uno a caso, quello consigliato dal cameriere, giusto per non sbagliare del tutto. 

«Okay... questa comincia a non sembrare più un'uscita da amici» osservò Ridley, quando furono di nuovo soli. Ashton rise. 

«Ho detto che ti avrei portato fuori, non che ti avrei portata a mangiare la pizza! Tu non preoccuparti e... attualmente siamo ancora amici.» Ridley annuì poco convinta, tentando di rilassarsi. Decise di ritornare alla domanda di prima, giusto per cambiare argomento. 

«Comunque non devi più preoccuparti di Calum. Lui... è, come dire... perso per sempre nel magico mondo di Helena. Sai... si preoccupa ancora per me da buon fratellone esageratamente geloso, ma ora... il suo cervello è sintonizzato quasi ventiquattro ore su ventiquattro su di lei. Se già prima aveva la testa sulle nuvole... ora... beh, è impossibile riportarlo a terra.» Ashton scoppiò in una contagiosa risata che mise di nuovo in mostra quelle deliziose fossette. 

«È proprio innamorato perso! Mi domando come abbia fatto a non rendersi conto di questo sentimento molto prima.» Ridley alzò le spalle. 

«Te l'ho detto... Calum ha la testa tra le nuvole.» Il cameriere portò in tavola una bottiglia di vino rosso italiano che Ridley squadrò subito con diffidenza. Probabilmente doveva costare parecchio e lei non poteva permetterselo. Ashton se ne accorse ed aspettò pazientemente che il cameriere finesse di riempire i loro bicchieri prima di parlare. 

«Non devi preoccuparti per il prezzo. Ci penso io» la rassicurò. Tuttavia la sua esclamazione sortì solo l'effetto di agitarla di più. Sapeva che Ashton non aveva problemi economici e poteva benissimo permetterselo, tuttavia la sua offerta stava facendo sembrare ancora di più la loro uscita molto al di sopra di una semplice cena da amici. E lei avrebbe dovuto capirlo subito. Ma Michael glielo ripeteva sempre che era troppo ingenua. 

Il pensiero di Michael si fece di nuovo strada nella sua mente e lei sospirò, tentando per l'ennesima volta di cacciarlo. 

Ashton era un bravo ragazzo, sapeva che non avrebbe approfittato della situazione, perciò lei doveva solo concentrarsi sulla loro cena e dimenticare il suo... ex ragazzo. 

Mangiarono primo e secondo, parlando di altro, perché Ash in fondo sapeva fin troppo bene come distrarla, anche se spesso il pensiero di Mikey tornava a tormentarla. Per esempio, pensava al fatto che lui non l'aveva mai portata a fare una cena come quella. Certo, Michael non aveva le disponibilità economiche di Ashton, ma a parte una volta le loro uscite erano state tutte meno formali. E a Ridley questo era sempre piaciuto, non aveva mai avuto troppe pretese e a lei stava bene andare ovunque pur di stare con lui. Sorrise al pensiero, cercando di non farsi notare da Ashton. 

«Dolce?» propose lui, alla fine della cena. Ridley si toccò la pancia, perché era piena a sufficienza. 

«Non so se ce la faccio... mi hai fatto mangiare come un porco, Ash!» Lui rise di gusto per la finezza inesistente della ragazza. Ridley era davvero semplice, in tutto quello che faceva. Era se stessa e non si preoccupava mai di cambiare per gli altri. Questo, probabilmente, gliela aveva fatta piacere ancora di più. 

Il cellulare di Ashton, che vibrava l'arrivo di un messaggio, interruppe il silenzio che era improvvisamente calato tra loro. 

"Come sta andando, rubacuori? xx Barbie <3"

Ashton sorrise leggendo il testo del messaggio e Ridley probabilmente se ne accorse.

«È Brianna?» chiese, curiosa. 

«Oh... ehm... sì, vuole sapere come sta andando. Sai... c'è sempre lei dietro a tutto questo. Se non me lo avesse consigliato Bree probabilmente ti avrei portata di nuovo da McDonald's o in trattoria» spiegò, ringraziando mentalmente la sua migliore amica che gli aveva strategicamente suggerito quel posto. Ridley scosse la testa sospirando. Probabilmente avrebbe visto molto meglio Brianna in un posto del genere che non lei, ma fu comunque grata alla ragazza per averci messo del suo. 

Era incredibile come tra quei due ci fosse una strana connessione, qualcosa di invisibile che li legava. Era certa che Ash sarebbe riuscito a capire come si sentisse Brianna anche senza vederla e lo stesso valeva per lei. E Ashton, in effetti, nel momento in cui Brianna gli aveva scritto, stava proprio pensando a lei. 

Ridley si sentiva un po' di troppo, come se stesse rovinando quel rapporto tra di loro, ma Ash e Bree continuavano a ripetere di essere solo amici e arrivavano anche ad irritarsi se qualcuno insinuava che tra loro ci fosse di più. 

«Beh, ringraziala da parte mia, allora. Questo è proprio un bel posto e ho mangiato benissimo.» Ashton annuì. 

«Io sarei ancora più felice se potessi offrirti un dolce.» Ridley alzò gli occhi al cielo e si rassegnò a prendere la panna cotta. D'altronde era il suo dolce preferito e non avrebbe saputo dire di no. 

Dopo cena Ashton la portò al mare, dove l'aveva portata Michael per il loro terzo mese insieme. 

Un brivido le corse lungo la schiena quando ricordò come era finita quella giornata. L'immagine di Michael che la toccava e che l'amava si fece di nuovo nitida tra i suoi mille pensieri che, inevitabilmente, conducevano tutti a lui. 

Quel pomeriggio Michael le aveva sussurrato all'orecchio che lei era stata l'evento più bello della sua vita. E lei aveva custodito gelosamente quella frase per sé, non lo aveva detto nemmeno ad Helena, perché voleva che Michael, quello dolce, passionale... innamorato, forse, restasse solo suo, un segreto per lei. 

Si sedettero sulla sabbia e Ridley si ritrovò inevitabilmente a chiedersi che cosa stesse facendo Michael in quel momento, se la stesse pensando come faceva lei, se anche lui ricordasse quello che avevano fatto insieme, se anche Michael si sentisse così maledettamente vuoto e solo nonostante le persone che gli stavano intorno. Oppure... se l'avesse già dimenticata. 

*** 

Michael si accomodò al tavolo in pizzeria e, inevitabilmente, si ritrovò a chiedersi cosa stesse facendo Ridley in quel momento. 

Non voleva pensarci, ma, da quando era tornato a casa, lei era praticamente diventata un'ossessione, una specie di tormento, come se con quella sua ultima frase lo avesse maledetto e costretto a pensare a lei per il resto dei suoi giorni. 

«Allora... raccontami un po' cosa hai fatto in questo periodo in cui sei stato lontano da casa» esordì Jasmine, attirando la sua attenzione. Michael alzò le spalle con noncuranza. 

«Solite cose. Sono stato dai miei zii, ho fatto l'ultimo anno in un'altra scuola, ho recuperato tutte le materie e... ho rischiato di nuovo l'espulsione.» Jasmine ridacchiò, sembrando a Michael una gallina. 

«Ti piacciono le risse, Clifford?» domandò, divertita. Le era sempre piaciuto Michael, lo trovava affascinante nel suo essere misterioso. E le era anche piaciuto particolarmente finire a letto con lui. Michael era decisamente bravo, avrebbe ripetuto volentieri l'esperienza se solo lui non fosse stato così freddo e scostante. 

«Solo quando mi costringono a picchiare qualcuno.» 

«Allora lo hai rifatto davvero!» Michael rise di gusto, dando un'occhiata all'elenco delle pizze. 

«Così pare.» 

«Per... quella storia di Alice?» chiese. Michael si sentiva sempre più a disagio con lei, perché Jasmine era troppo curiosa e pressante. 

«Sì, ho pestato quello che l'ha messa incinta» spiegò asciutto, poi sospirò e si sentì in dovere di aggiungere qualcosa: «Comunque io e lui siamo amici e ora lui ha risolto con Alice. Credo che si amino.» Jasmine annuì. 

«Tu e lei siete sempre stati molto amici...» Michael sbuffò sonoramente, alzandosi e appoggiando le mani al tavolo, contrariato.

«Ascoltami bene, Jasmine. Sono stufo di parlare di questa storia, perciò se Christopher ti ha mandato qui a farmi domande perché vuole riprendersi lei e vendicarsi di me... beh, se lo può anche scordare! Non ho intenzione di stare qui a farmi prendere in giro.» Jasmine alzò gli occhi al cielo e lo afferrò per il braccio, in modo che si calmasse. 

«Dai, Mike, calmati. Sul serio... era solo una domanda. Volevo solo passare del tempo con te, per parlare...» Michael sospirò, tornando a sedersi. Capiva fin troppo bene dove volesse arrivare Jasmine. 

«Senti... non ho intenzione di fare sesso con te» mise subito le cose in chiaro, perché non aveva alcuna voglia di stare con nessuna ragazza. 

Jasmine sospirò, lasciandogli un'occhiata come a dirgli che aveva capito tutto. 

«Sul serio... volevo solo parlare, Clifford. Mi piacevi, sai? Ma è chiaro che tu, ora, hai in testa solo la tua ex.» Il cameriere arrivò a prendere le ordinazioni e Michael provò a rilassarsi, anche se Jasmine stava tentando di entrare un po' troppo nella sua vita. Tuttavia... era proprio vero che le donne avevano una capacità incredibile nel capire se un ragazzo pensava ad un'altra. E lui pensava sempre a Ridley. 

«Non è un problema tuo, in ogni caso.» Lei alzò le spalle. 

«Se vuoi parlarne io sono qui» gli fece sapere, come se gli interessasse davvero quello che provava lui. A dir la verità, poi, quello che provava non avrebbe saputo dirlo nemmeno lui. L'aveva lasciata lui, l'aveva lasciata proprio per evitare che, una volta tornato a casa, un'oca qualsiasi come Jasmine saltasse subito all'attacco aggrappandosi al fatto che, una volta, avevano fatto sesso o semplicemente si erano parlati. L'aveva lasciata per evitare inutili sensi di colpa nel caso in cui avesse ceduto. Eppure ora qualcosa non gli tornava, perché Jasmine lo guardava ammiccante, continuava a sfiorarlo con le gambe sotto il tavolo, nel patetico tentativo di finire di nuovo nel suo letto, ma lui non aveva alcuna voglia di cogliere al volo questa opportunità, nonostante non avesse alcuna relazione ad impedirglielo, nessun senso di colpa a fermarlo. 

«Lei era... era... non lo so, d'accordo? Era perfetta, secondo me. E l'ho lasciata perché... perché io non ero perfetto per lei. Ridley si meritava di meglio di un casino come me! Quindi... penso di aver fatto la scelta giusta» osservò, aprendosi per la prima volta con qualcuno. Non lo aveva fatto con Alice, non lo aveva fatto con sua madre e lo stava facendo con una ragazzina che non aveva nulla di meglio da fare che riprovarci con lui appena aveva rimesso piede in quel paese. 

«Capisco...» replicò lei, asciutta, lasciando la frase sul vago in modo che fosse lui a parlare. 

Michael addentò una fetta della pizza che gli era appena arrivata. 

«Sai... a volte mi sento scemo, perché Ridley era bella ed intelligente, mentre io, pur essendo più grande, mi facevo aiutare da lei a fare i compiti. Quando andavamo in giro insieme... dio... lo vedevo come la guardavano i ragazzi! Cioè... penso che chiunque avrebbe voluto stare con lei, perché... perché lei è bella anche senza trucco, sa intrattenere una conversazione intelligente, ha tanti interessi, conosce un sacco di cose e... anche quando sta con la tuta da ginnastica sembra una bomba sexy!» All'improvviso si rese conto che stava parlando a raffica di lei, confessando per la prima volta a qualcuno quei pensieri che aveva sempre tenuto per sé. 

«Insomma, dicevo... lo vedevo come la guardavano i ragazzi. E io, beh... ero geloso, dio mio com'ero geloso! Non gliel'ho mai detto, sai? A lei non piaceva che facessi il geloso, quindi fingevo di non notare nulla. Sai qual è la cosa assurda, Jasmine? Che lei... lei non se ne accorgeva neppure! Pensava che io fossi l'unico a guardarla così! Invece c'erano fin troppi ragazzi! Giuro che avrei voluto spaccare la faccia ad ognuno di quelli che le mettevano gli occhi addosso. Solo che non potevo. E poi...» Si interruppe, come se avesse paura di continuare. Sospirò, azzannando la pizza, lasciando sfogare così un enorme quantitativo di aggressività trattenuta in quei momenti. 

«E poi cosa, Michael?» lo incoraggiò Jasmine. Ormai lo aveva scatenato, tanto valeva lasciarlo parlare e sfogarsi. Se avesse scoperto qual era il vero problema sarebbe stato più semplice fargliela dimenticare. 

«E poi... ho visto come quei ragazzi guardavano me. Prima vedevano lei, poi notavano le nostre mani unite e infine osservavano me e dentro secondo me se la ridevano, sai? Quegli illusi pensavano di avere una possibilità con lei perché... perché lei stava con me! Mi guardavano come se sapessero che sarebbe finita presto perché Ridley era perfetta e io non ero niente in confronto. Lo capisci? Lei era tutto e io... io ero uno schifo in confronto. Il problema è che... ho cominciato a pensare che quegli stupidi non fossero poi così tanto illusi. Forse una speranza ce l'avevano davvero. Beh, ora ce l'hanno di sicuro, soprattutto uno. Ma in fondo credo che lei stia meglio con lui che con me. L'ho sempre pensato. Non volevo che lei... che lei si innamorasse di me.» Jasmine sorrise comprensiva e prese la mano di Michael sopra il tavolo. Lui osservò il gesto, confuso, poi però lasciò che la ragazza lo toccasse. Era confortante, se ci pensava. 

«Allora era questo il problema, giusto?» chiese, accarezzando il dorso della sua mano col pollice. Michael sollevò le sopracciglia, perplesso. 

«Quale?» 

«Beh... è semplice: ti sentivi inferiore. Avevi paura di non essere abbastanza per lei. È per questo che l'hai lasciata, perché nessuno, tu prima di tutti, credeva in voi due.» Michael annuì, realizzando per la prima volta quella verità. 

«Già, ma... lei ci credeva. Lei credeva in noi due.» 

*** 

«Come stai?» domandò Ashton, fin troppo premuroso. Ridley sorrise, seduta a terra al suo fianco, la testa abbandonata sulla spalla di lui. 

«Bene, credo... cioè... è stata una serata bellissima, Ash. Michael non...» 

«Ehi, ehi... Ridley! Quando mi hai detto che saresti uscita con me... mi hai anche promesso che non avremmo parlato di Michael, ricordi?» Ridley annuì mortificata e prese la mano di Ashton sulla sabbia. 

«S-Sì, scusa... è solo che a volte... mi viene naturale dire il suo nome. Che stupida che sono... sto rovinando tutto. Scusa Ash, io... è meglio se mi riporti a casa ora» esclamò, alzandosi improvvisamente in piedi. Ashton sospirò e le prese il braccio, tirandola bruscamente perché tornasse a sedersi. Ridley barcollò e ricadde addosso ad Ashton che si sdraiò sulla sabbia, prendendola tra le braccia. 

Ridley deglutì, guardando preoccupata i suoi occhi così vicini, i loro nasi che quasi si sfioravano. 

«Sta calma, okay? Non importa... non hai rovinato niente.» Le accarezzò i capelli, scostandole una ciocca dietro l'orecchio. Ridley si sentì subito in imbarazzo, ricordando il periodo in cui Ashton le piaceva così tanto. Dopotutto Ashton era proprio bello, pensò. Ed era dolce, simpatico, era un cavaliere... e ora lei era di nuovo sola con lui. 

«Voglio solo che... che prima o poi la smetti di pensare a lui e... vai avanti con la tua vita. Nessuno può giustificarlo per quello che ha fatto, Rid, tanto meno tu. Perciò... perciò smettila di pensare a lui, solo per stasera. Fallo per me.» Ridley annuì, appoggiandosi a lui. 

«Grazie Ash, dico davvero. Io... ne avevo bisogno. Di questa serata, intendo. Sono davvero felice che tu abbia deciso di portarmi fuori.» Ashton le sorrise, poi le accarezzò la guancia, avvicinando ancora il viso al suo. 

«Come... amici, giusto?» sussurrò, senza nascondere una certa speranza nel tono. Ridley si morse il labbro e Ashton, per la prima volta dopo tanto tempo, provò di nuovo il desiderio di baciarla. 

«I-Io...» La interruppe subito, sfiorandole le labbra con le sue. Ridley sussultò, ricambiando il contatto riluttante, timidamente. Ashton non le fece pressione, si limitò solo a muovere la bocca sulla sua, per abituarla. 

Ma Ridley lo sentì subito che qualcosa non andava. Perché Ashton era bello, Ashton era dolce, Ashton sapeva di buono, il suo profumo era inebriante, lui era come una droga. Ashton era tutto questo, lo era sempre stato ai suoi occhi, ma... quelle labbra che stavano toccando le sue non erano quelle di Michael. 

Quel profumo che la stava invadendo non era quello di Michael. 

E Ashton... Ashton non era Michael. 

Senza pensarci due volte, Ridley spinse le mani sul suo petto, per fermarlo. Si separò bruscamente da lui, guardandolo risentita. Prese un profondo respiro e Ashton allora la spinse delicatamente perché si sdraiasse accanto a lui sulla sabbia. 

«Ashton io... non posso! Dannazione ho appena rotto con Michael e io...» 

«Mi dispiace, non avrei dovuto» mormorò, mortificato. 

«Che cosa?» domandò lei, sorpresa. Ashton sospirò e si voltò verso di lei. 

«Ho detto che mi dispiace. Ora sono io che ho rovinato tutto. Senti, piccola, io... non voglio metterti fretta, okay? Non nego che... che a volte penso ancora a te e che un po' spero che tu... cioè... spero di riuscire a farti dimenticare Michael, un giorno, ma... non voglio metterti fretta. So che...» si interruppe, sospirando, ma Ridley gli si avvicinò e si accoccolò tra le sue braccia, sorprendendolo. 

«Io lo amo ancora, Ash. Adesso non... non sono pronta per rimettermi in gioco con te, però... ti ringrazio e non smetterò mai di farlo. Ero sincera quando ti ho detto che sto bene con te. È sempre stato così.» Lui sorrise, lasciandole un bacio tra i capelli e abbracciandola forte. 

Con il tempo, con molta calma e con impegno, forse avrebbero costruito di nuovo qualcosa. 

*** 

«Grazie Jasmine... devo ammettere che tutto sommato mi sono divertito...» La ringraziò Michael, quando furono di nuovo di fronte a casa sua. Jasmine rise e, senza pensarci, lo abbracciò. 

«Non avresti dovuto sentirti inferiore, Michael... voglio dire... tu sei fantastico! Sei bello e carismatico... hai personalità, sei simpatico... e non so se lei l'abbia scoperto o meno, ma... sei una vera bomba a letto!» Quella volta fu Michael a ridere, mentre tentava di svincolarsi dalla sua presa e provava a prendere le chiavi nella tasca dei pantaloni. 

«Lo dici solo perché vuoi farti una scopata, vero?» chiese sarcastico, riuscendo finalmente a staccarsela di dosso. Jasmine però restò lì, a due centimetri dal suo viso, un ghigno malizioso ad incurvarle le labbra. 

«Uhm... può darsi, ma... sono stata sincera su tutto, Clifford. E tu... tu mi ecciti davvero tanto» sussurrò, avvicinando le labbra alle sue. 

Michael si domandò se quella ragazza avesse una dignità. A Ridley avrebbe dato fastidio, ma forse se l'avesse vista provarci così con lui si sarebbe fatta quattro risate. Scosse la testa, rendendosi conto che stava pensando di nuovo a Ridley. 

Stava per infilare le chiavi nella toppa, quando Jasmine premette le labbra sulle sue, circondandogli il collo con le braccia. 

Michael spalancò gli occhi, decisamente stupito dal gesto di lei. Jasmine sorrise sulle sue labbra, baciandolo piano, era lei che guidava quella… cosa assurda che stava succedendo tra loro. 

Non ci mise nemmeno due secondi a capire che quel bacio gli stava facendo letteralmente schifo. Forse era un commento un po' forte persino da pensare, ma... non aveva altri aggettivi per descriverlo. Jasmine era bella, sensuale, tutti l'avrebbero definita una mangiatrice di uomini, ma... non era Ridley. 

La spinse via, cercando di essere delicato, ma senza riuscirci. 

«Cazzo! Fermati. Non... non hai capito niente, Jasmine! Io... penso ancora alla mia ex, okay? E... non ho intenzione di baciarti e di venire a letto con te! Levatalo dalla testa!» Jasmine ridacchiò, senza lasciarsi intimorire dal tono severo e duro di lui. Si sollevò fino ad arrivare alla sua altezza. 

«Pensavo che non ti avrei più visto e invece tu sei tornato qui... è stato bello vederti e... dio, Clifford, rilassati! Non ti ho mica chiesto di sposarmi! Mi piacerebbe solo fare di nuovo sesso con te! Dopotutto... non sei mica fidanzato, no? Lasciati andare» concluse, schioccandogli un bacio sulla guancia prima di andarsene lasciandolo con l'intuizione che si sarebbero rivisti. 

Già, lui non era fidanzato dopotutto. 

Chissà se anche Ridley usciva senza di lui, chissà se anche lei provava a dimenticarlo. 

Nonostante tutto, nonostante gli strani avvenimenti di quella giornata, lui stava rientrando in casa dopo un intero pomeriggio e una sera passati fuori e, malgrado i suoi tentativi, stava ancora pensando a Ridley. 

****

Buon giorno ragazzuole. 

Come va? Mi hanno consegnato la verifica di fisica stamattina.. Stendiamo un piumone pietoso(?)

A voi come procede la scuola? Parlando della storia, sono contenta stia raggiungendo tante stelline e visualizzazioni e, che dire, io e Giada fangirliamo tanto tanto.

Qui, in questo capitolo si parla di Chris, vi ricordate chi è? Il tizio che ci provava con Alice :)

Al prossimo aggiornamento.

Sara.

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