Amici mai || MetaMoro

By lapacechenonho

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Fabrizio Moro era un noto cantautore italiano. Aveva 42 anni, una famiglia, incasinata, ma pur sempre una fam... More

Capitolo 1.
Capitolo 2.
Capitolo 3.
Capitolo 4.
Capitolo 5.
Capitolo 6.
Capitolo 7.
Capitolo 8.
Capitolo 9.
Capitolo 11.
Capitolo 12.
Capitolo 13.
Capitolo 14.
Capitolo 15.
Capitolo 16.
Capitolo 17.
Capitolo 18.
Capitolo 19.
Capitolo 20.
Capitolo 21.
Capitolo 22.
Capitolo 23.
Epilogo.

Capitolo 10.

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By lapacechenonho

Ermal correva veloce per le strade di Milano premendo convulsamente il piede sull'acceleratore. Perché aveva deciso di andare?
Perché era stato così ingenuo da sperare che le cose tra loro sarebbero migliorate?
Perché l'immagine di quel moro tatuato e muscoloso, che contrastava con quella del ragazzo dedito ai vizi, continuava ad inseguirlo anche quando meno se l'aspettava?
Cosa gli aveva fatto? Qual era il suo segreto?

Il cellulare sul sedile continuava a suonare ininterrottamente, lo prese di scatto senza manco guardare chi fosse. «Che c'è?» ringhiò.
«Ermal? Tutto bene?» dall'altro lato della cornetta c'era sua sorella Sabina. La voce dolce con cui si preoccupò di lui lo addolcì. Decise di accostare. «Ciao Sabina! Scusa, sono un po' stanco, domani parte il tour e sai come funzionano queste cose» si giustificò.
«Che c'è, con l'età che avanza non riesci a gestire più lo stress?» dall'altro lato Sabina rideva e rise pure Ermal, di gusto. «Allora, mi dici cos'hai?» Ermal esitò.

Nessuno sapeva di Fabrizio, o meglio, lo sapeva solo Rinald perché era la persona di cui si fidava di più al mondo. Non l'aveva presa con l'entusiasmo che Ermal aveva sperato, però aveva deciso di accettare la sua scelta. Quando Ermal era tornato a Roma e aveva scoperto che Fabrizio se n'era andato, Rinald aveva iniziato a chiamarlo quasi ogni giorno per assicurarsi che stesse bene. Era soprattutto grazie a lui che si era ripreso. «Ma niente, vedrai che è solo un poco di stanchezza. Passerà non appena avrò un momento di pausa».
«Ermal, ti conosco da troppo tempo per crederti. Tutto bene con Silvia?» Ermal sospirò perché non sapeva manco lui come andassero le cose con Silvia, negli ultimi giorni si erano visti praticamente il minimo indispensabile. «Non lo so» ammise. «È tutto così confuso».
«Ti manca il mare?» chiese all'improvviso. A me manca Fabrizio Mobrici, pensò. 

Ma sua sorella aveva centrato, in parte, il segno. Stare al mare e poter far ordine nella sua mente con in mano foglio e penna da un lato e la chitarra dall'altro, fare pace con i propri pensieri e la propria anima, essere cullati dal rumore delle onde e sentirsi più leggeri. Perché quando affidi il tuo dolore al mare e il mare lo accoglie nel suo moto tranquillo si ha la sensazione di avere un peso in meno sulle spalle. «Sì» sospirò.
«E scendi giù qualche giorno!» Ermal rise.
Poi cambiò argomento, le chiese di sua mamma, della bambina, di Dario. Parlarono quasi per un'ora, ed Ermal si sentì meglio, quasi risollevato. Per quel lasso di tempo si era lasciato Fabrizio alle spalle. Non aveva pensato alla litigata di qualche giorno prima, o al bacio interrotto nel camerino. Aveva riso come non faceva da giorni. «Meno male che ci sei tu, Sabina!»
«Mi hai insegnato tu ad essere così» rispose lei.
Quelle parole ribaltarono il cuore di Ermal. Sembrava ieri che sua madre tornava a casa con quella pallina bionda e adesso era madre e stava per diventare moglie. «Ti voglio bene», disse semplicemente. «Anche io. E buon compleanno, anche se ormai è il 21 aprile».
«Cazzo, domani mattina presto devo partire!» esclamò passandosi una mano sul volto. Si scambiarono una veloce buonanotte ed Ermal ripartì per tornare a casa.

Fabrizio, steso sull'ennesimo letto d'hotel, non riusciva a prendere sonno. Si girava e rigirava e pensava a tutto ciò che era successo quella sera, a quanto gli fossero mancate quelle labbra che erano diventate una dipendenza più forte della droga.
Quel corpo magro che aveva accarezzato fin troppe volte e che se avesse continuato a farlo avrebbe sicuramente rovinato. Perché lui era così, rovinava tutto quello che toccava.

Aveva rovinato la sua storia con Giada.
Aveva rovinato la sua carriera dopo il festival del 2007.
Aveva troncato i rapporti con la sua famiglia che non aveva visto per anni.
Era riuscito perfino a rovinare il rapporto con suo figlio Libero che odiava la musica ed in parte lui.

Ai tempi aveva fatto la scelta più giusta scegliendo di abbandonare Ermal, forse nel modo sbagliato, ma per un motivo valido.
Per mettere pace al suo cervello iniziò a strimpellare un verso di qualche sua vecchia canzone:

È pazza, pazza, pazza, questa testa,

Va in contraddizione,

Ma è solo amore

Che passa

Passa l'amore? Si trovò a chiedersi. Un grande amore, di quello che ti stravolge letteralmente la vita, quello per cui saresti capace di compiere scelte opposte rispetto alla tua vita, si spegne oppure, come diceva Venditti, certi amori non finiscono fanno dei giri immensi e poi ritornano?

Sospirò continuando a pizzicare le corde della chitarra senza cantare niente di specifico. Avrebbe voluto chiamare Giada ma erano le quattro di notte e non gli pareva il caso, l'avrebbe fatta solo preoccupare.
Si recò verso il balcone e si accese una sigaretta continuando a suonare:

Liberarsi dal passato e non sbagliare niente.

[...] Un'altra vita per migliorare, ricominciare,
Un'altra vita, però dov'è?

Un'altra vita, insieme a te.

Niente lo salvava dall'autodistruzione come la musica.
Come la musica e come Claudio che bussò in quel momento. «A voi fini'? So' e quattro de notte!» esclamò con la faccia assonnata. «Scusame Claudio, non riesco a prende' sonno e nun me va de guarda' Netflix».
«Ahia, allora è grave» sentenziò il musicista accomodandosi nella stanza. «Voi dirme che c'hai o dobbiamo fa' il gioco delle domande?» Fabrizio rise anche se non sapeva se aveva voglia di condividere con Claudio un tale segreto. Lo conosceva da tantissimo tempo, sapeva di potersi fidare di lui. Ma forse era proprio quel fatto di non averlo detto a nessuno ad aver reso il rapporto con Ermal ancora più bello (o complicato, dipendeva dai punti di vista).
«Davvero sei innamorato, come ho detto l'altro giorno?».
Silenzio.
Si mosse solo per sedersi sulla sedia della scrivania. «Eddai Fabrì so' e quattro de notte e so' venuto da te! O me rispondi o ti perculo per tutto il tour». Fabrizio rise e decise di aprirsi con lui, non per il simpatico ricatto che Claudio gli aveva fatto ma perché forse avere un punto di vista diverso l'avrebbe aiutato a comprendere meglio la situazione. «Sì sono innamorato» disse.
«Oh finalmente!» esclamò Claudio spalancando le braccia. «E di chi?» aggiunse poi curioso.
«Di un ragazzo che è dopo tanto tempo nella mia vita» rispose semplicemente.

Pettegolo come solo il genere maschile sa essere, Claudio si accomodò sul letto invitando l'amico a continuare il discorso.
Fabrizio gli raccontò di come aveva conosciuto Ermal al locale, di come fosse stata strana la loro prima conversazione e di come lui avesse creduto subito in Fabrizio nonostante non lo avesse mai sentito cantare. Gli raccontò del loro primo bacio, com'era stato dolce e allo stesso tempo desiderato, che avevano scelto di fare tutto con calma perché era una situazione nuova in primis per loro e poi lo sarebbe stata anche per i loro amici. Proprio per questa ragione non avevano detto a nessuno di loro due, l'avrebbero fatto se avessero resistito abbastanza.
Gli raccontò dei lunghi pomeriggi passati con lui a parlare del più e del meno o anche semplicemente a suonare le loro canzoni a volte anche dedicandosi canzoni d'amore risultando diabetici e anche se Ermal si mostrava sprezzante, sapeva che, in fondo, desiderava anche lui queste attenzioni.
Gli disse che non gli aveva mai fatto conoscere la sua famiglia perché in quel momento per lui era fonte di disagio, non si sentiva a casa nonostante si trovasse nel luogo che sulla carta di identità era indicato come residenza, i suoi genitori credevano poco in lui e i suoi fratelli stavano iniziando a formarsi una vita lasciandolo indietro.
A Claudio non omise della minaccia in hotel, glielo raccontò e nell'ammettere dell'aver rinunciato a ciò che l'aveva reso realmente felice, gli scese una lacrima silenziosa che asciugò prontamente sperando che l'amico non l'avesse visto. Raccontò del loro ultimo saluto, del caloroso «Ci vediamo a settembre!» di Ermal mentre saliva sul treno e quel settembre era arrivato ma troppo silenzioso e senza Fabrizio.

Fabrizio fece una pausa prima di riprendere. «Adesso lui è di nuovo qui, nella mia vita, da circa un mese. E stasera era al mio concerto. È venuto nel camerino e mi ha baciato».
«E tu?» chiese Claudio. Fabrizio alzò la testa e se non fosse stato così male avrebbe riso vedendo l'amico con una faccia così curiosa che attendeva solo una confezione di popcorn.
«L'ho rifiutato, no? Sono solo un drogato di merda».
«No guarda, tu sei solo un coglione!» esclamò Claudio alzandosi. «Cioè, praticamente hai amato una persona talmente tanto da smettere di drogarti-»
«Ehi, non è vero! Ho smesso perché mi faceva paura la morte!», lo interruppe Fabrizio.
«Sì sì, questo è quello che dici tu». Chi sei tu? Che ne hai fatto del mio amico Claudio Junior Bielli? Pensò Fabrizio guardando la figura agitata del suo amico che faceva avanti e indietro per la stanza. «Fabrì sei un coglione».
«E questo credo di avercelo abbastanza chiaro» specificò Fabrizio leggermente infastidito da quella verità. «È perché lo sei due volte. La prima volta lo sei stato quando hai deciso di arrenderti a quelle minacce, la seconda volta è adesso perché insomma, pochi grandi amori ritornano nella propria vita una seconda volta!»
«Ma chi mi ha detto quelle cose quella maledetta sera di diciassette anni fa, aveva ragione! Io combino solo guai! Non vedi quante cose ho rovinato? Non sono manco riuscito a tenere insieme la mia band storica e ne ho dovuta formare una nuova!» era incazzato. Più con sé stesso che con Claudio.
«Fabrizio» disse Claudio ignorando la sua sfuriata e prendendolo per le spalle. «Trova 'sto ragazzo e scopatelo. Poi me lo presenti».
«Non posso» sospirò malinconico Fabrizio abbassando la testa.
«Perché? Cosa c'è adesso, la fame nel mondo è colpa tua?»
«Ha una compagna».

Se siamo come quelli lì, 
che si amano da farsi male.
Spietati come quelli lì,
che tornano per poi scappare.
(Nel silenzio di mille parole - Enrico Nigiotti) 

Angolo Autrice:

Innanzitutto io vi ringrazio con tutto il mio cuore e tutta la mia anima per tutti i risultati che sta raggiungendo la storia, io stessa non me l'aspettavo. 
Poi volevo dirvi che ho aggiornato stasera perché sono in partenza (non per vacanza, magari ahahah) e torno il 30. Dovrei riuscire a fare una capatina a casa venerdì prossimo e aggiornare ma non prometto niente. Anyway, dopo queste due settimane l'aggiornamento tornerà stabile al martedì.
Grazie ancora, veramente.
Chiara.

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