Anche il freddo può essere ca...

By Ymawari

21.6K 1.3K 616

Sicuramente tutto questo non era tra i progetti di Yūto Kidō. Eppure da un giorno all'altro si era ritrovato... More

Buongiorno
Febbre del Sabato Sera
Collisione
Parenti Serpenti
Questione di Fisica
Castello di Carte
I Pinguini sanno Volare
La Neve è Bianca
Chiave di Volta
Pioggia di Sakura
Frammenti d'Orgoglio
Contatto
Freddo
Caldo
Okay?
I Colori Delle Foglie
Tigre Contro Tigre
In Cima Alla Montagna
Quando Raggiungi Il Cielo
Ringraziamenti

Alba

972 53 52
By Ymawari

Quella mattina non fu il solito raggio di sole a destare il suo sonno, ma un ciuffo di capelli scuri che continuava a solleticargli il naso. Preso dal fastidio imminente non riuscì a far altro che mettersi seduto per starnutire, provando ad ignorare le fitte di dolore che gli dava il fondoschiena.
Era incredibile come Akio riuscisse ad infastidirlo anche mentre dormiva.
Spostò lo sguardo sul diretto interessato, che russava beatamente sopra il suo cuscino.
Forse, fastidio non era l'unica sensazione che gli trasmetteva. Per esempio, vederlo così accoccolato con i capelli un groviglio scuro e la pelle chiara imperlata di segni rossi gli fecero provare qualcosa che poteva identificare come serenità.
Nonostante avesse accettato i suoi sentimenti da poco, in realtà era da molto che aveva sviluppato una sorta di curiosità nel guardare l'altro dormire.
Di solito, quando tornava da lavoro, lo trovava stremato sul divano con ancora i libri di testo sparpagliati per il salotto. E se in un primo momento era intenzionato ad urlargli di sistemare quel disordine, bastava uno sguardo al suo volto stanco per bloccargli le parole sul nascere.
Così Yūto rimetteva tutto diligentemente a posto, per poi sedersi in silenzio su una delle sedie a leggere senza negarsi di tanto in tanto un' occhiata verso il divano dove il coinquilino schiacciava i suoi pisolini.

-...Lo sai, era da parecchio che non dormivo così... -

Gli occhi felini sfarfallarono alla vista della luce solare, aprendosi mano a mano che Akio si abituava al terpore mattutino, e per la prima volta anche a quello di Yūto.

-Ti ho svegliato? -

Akio si stiracchió, scostando le coperte e mostrando la sua nudità senza vergogna.

-Non importa, intanto dovevo andare in bagno. Che ora è? -

Dette una veloce occhiata all'orologio a parete.

-Le dieci... Devi andare all'università? -

Annuì distrattamente, ancora occupato a svegliare il suo corpo indolenzito dalla notte appena passata. Dentro di sé Yūto fremette, avere l'altro in quelle condizioni sul suo letto gli faceva venire l'impellente bisogno di toccarlo, anche sfiorarlo gli sarebbe bastato, ma qualcosa glielo impediva: una parte di lui che non faceva altro che ricordargli che non sarebbe mai stato in pace finché non avesse parlato di ciò con suo padre.
Prima di far trapelare qualcosa si alzò, rischiando di cadere non appena azzardó il primo passo, ma la presa ferrea di Akio, ancora semidisteso tra le lenzuola, lo ritrascinarono a sedersi.

-Stai bene? -

Gli occhi scuri del suo interlocutore formarono due mezze lune. E una risata gli scappò dalle labbra.

-Ah, in effetti non ricordavo che avessi un così buon gancio destro... -

Le sopracciglia gli si incurvarono in un muto punto interrogativo, per poi stendersi verso l'alto non appena gli venne in mente il forte pugno che gli aveva sganciato in quell' impulso d'ira.
In effetti la guancia del biondo risultava di un bel colore rosso, ed era sicuro di avergli causato non pochi tagli alle gengive.
Aprì la bocca un paio di volte finché non riuscì a trovare le parole.

-Tsk... quello te lo sei andato a cercare,... Io intendevo un' altra cosa... -

L'ultima parola portava con sé una nota di imbarazzo mista ad un accenno di quella che riconobbe essere la sua solita strafottenza.
La mano di Yūto andò a posarsi con decisione sulla sua.

-Del piacere che ho provato prima devo ammettere che c'è ben poco, al momento non avverto proprio una sensazione piacevole, ma se penso alle cose che l'hanno portata non riesco a pentirmene, anzi sono sicuro che lo rifarei. -

Akio alzò il viso solo per vedere come questa volta l'imbarazzo era dipinto sul viso dell'altro, che ora lo stava guardando dritto negli occhi.
Non resistette e rise rotolandosi a pancia in su.
Yūto giró la testa stizzito, schiacciando la lingua tra i denti.

-Non mi deludi mai, alla fine rimani il solito idiota. -

Smise di ridere tra le lacrime portandosi un braccio sopra gli occhi.

-Perché, avevi qualche dubbio? -

-No, suppongo di no, ormai non so più quello che devo fare con te. -

Lo disse mentre riprova a mettersi in piedi. Ma Akio lo afferrò di nuovo e quando si voltò a guardarlo l'espressione sul suo viso era ritornata seria e decisa.

-Non me ne pento nemmeno io. -

A quell' affermazione non rispose, si abbassò soltanto a baciarlo, ed entrambi si incontrarono nuovamente gustando appieno l'alito mattutino che impregnava le loro bocche.
Akio purtroppo dalla sua posizione a testa in giù, non riusciva a respirare al pieno delle sue capacità, e nonostante ciò non gli potesse importar di meno fu Yūto a preoccuparsene, staccandosi prima che avesse necessità di inspirare di nuovo.
Ritornò imperterrito al suo rigido portamento come se il dolore fosse una leggera botta passeggera, ed Akio non poteva fare altro se non guardargli quella schiena, bella e pulita in confronto alla sua, e ricordando quanto fosse piacevole al tatto, desideroso di toccare di nuovo quella pelle di seta.

-Oggi vai da qualche parte? -

Le dita affusolate si bloccarono mentre prendevano una maglietta dal cassetto. Ed il suo sguardo si perse, per un momento.

-Devo fare una cosa, se tutto va bene dovrei tornare subito dopo pranzo. E se tu ti sbrighi sarei disposto a darti uno strappo all'università. -

Akio rotolo, letteralmente, fuori dal letto.

-Sono in ritardo, per fare più infretta potremmo fare la doccia assieme? -

Ovviamente lo aveva detto in modo provocatorio, così per stuzzicarlo, nulla di nuovo. Si aspettava già di essere mandato a quel paese, ma Yūto si fermò sull'uscio lanciandogli un occhiata di scorcio, con il suo fare altezzoso.

-Allora? Ti muovi? -

~°~°~

A parte il risveglio fu una mattinata tranquilla, nessuno parlò eccessivamente, anche mentre si lavarono, ognuno perso a occuparsi del proprio corpo in un silenzio totale.
Feceró anche colazione con calma, immersi nei loro pensieri, non sapendo nemmeno come affrontare l'argomento. Un problema nuovo si era appena presentato, che andava ad accomularsi a quelli quotidiani ed al pensiero costante di Jirō, del quale non avevano notizie delle attuali condizioni.
In un certo senso era come essersi svegliati dopo una sbornia: lo stomaco ti è in subbuglio, vedi tutto sfuocato e devi ancora capire se ciò che hai fatto ieri te lo sei immaginato oppure è successo davvero.
Però tutto questo non era vissuto con ansia o preoccupazione, ma semplicemente con accettazione ed accondiscendenza.
Forse fu in auto che le cose iniziarono a diventare movimentate.

-Dove vai? -

Akio si era stancato di giocare con il pulsante del finestrino, avendo passato gli ultimi dieci minuti ad abbassarlo ed alzarlo, decidendo infine di smorzare quel silenzio con la prima domanda che gli era venuta in mente; non ricevendo però risposta alcuna, fece caso invece come la velocità a cui stavano viaggiando fosse leggermente aumentata.

-Siamo arrivati. -

Gli disse infine Yūto, limitandosi a liquidare così la faccenda. Però Akio non scese dalla macchina; affondò nel sedile, cominciando a giochicchiare con la cintura.

-Guarda che farai tardi a lezion... -

-Stai andando da tuo padre vero? -

Non era troppo difficile da intuire, almeno non per lui, e Yūto ne era ben consapevole; sperava solo di poterlo nascondere il tempo necessario che gli serviva per raggiungere l'università, ma era chiaro che lo aveva capito fin dall'inizio.
In un primo momento fu indeciso se cacciarlo o meno, o di urargli semplicemente che non erano affari suoi; ma se la seconda era una cazzata la prima era perfino peggio, perché non sarebbe mai riuscito a spingerlo fuori dall'auto nelle condizioni in cui si trovava.
Indeciso, preferì non parlare, dandogli così una muta risposta.

-Allora ci conviene sbrigarci. -

Labbra tirate, sopracciglia corruciate, ed ora a decorargli il volto anche una bella guancia pesta, ma quando si voltò non provò a negare quel lieve tremore causato dalla paura.
E Yūto odiava mostrarsi e sentirsi vulnerabile, ma in quel frangente non poté farne a meno.

-Pensi davvero che potrei mai lasciarti solo in un momento del genere? OGGI TI FARÒ DA SOSTEGNO MORALE. Preparati, perché sarò spietato finché non avrai raggiunto il tuo obiettivo. -

Ed avrebbe voluto baciarlo, avrebbe voluto toccarlo perché sapeva che era ciò di cui aveva più bisogno, ma se lo avesse fatto sarebbe sicuramente crollato, e se doveva proprio crollare lo avrebbe fatto dopo aver detto come stavano le cose a suo padre, togliendosi quel peso sullo stomaco che si portava apresso da ormai troppi anni.
La macchina rombò quando premette con forza il piede sull'acceleratore.

~°~°~

Quando era bambino, Akio aveva sempre desiderato vedere un altro pianeta. Sognava di viaggiare con la sua navicella spaziale e atterrare su nuovi mondi per poi fare amicizia con gli alieni abitanti.
Con il passare del tempo era cresciuto, e tutto ciò era rimasto un piccolo ricordo della sua infanzia;ma quando varco la soglia della tenuta Kidō gli venne da pensare che probabilmente atterrare su un altro pianeta dava la stessa sensazione.

-Bentornato a casa, signorino. -

Una serie di cameriere si inchinarono a dare il benvenuto al loro padroncino, mentre quello che presumeva essere il capo maggiordomo gli venne incontro per accoglierlo .

-Signorino Yūto, non lo aspettavamo. -

-Devo vedere mio padre. -

-Il padrone è nel suo studio, vuole che lo avvis... Aspetti-

-Non preoccuparti, mi annuceró da solo, occupati piuttosto del nostro ospite. -

Si vide ritornare con i piedi per terra dopo essere stato interpellato.

-Eh? -

-Aspettami, io torno subito. -

La figura di Yūto scomparve oltre le lunghe scale, lasciandolo lì a dover comunicare con gli alieni da solo.

~°~°~

Quella porta era sempre stata grande ai suoi occhi; la prima volta che aveva messo piede in quella casa dopo l'adozione gli era sembrata la porta più grande di tutto il maniero, e anche adesso che era in procinto di aprirla gli sembrava immensa, e lui così piccolo in confronto.
Si spalancò senza emettere un suono, ma l'uomo nella stanza si voltò comunque a guardare chi fosse appena entrato.

-Yūto? Non mi hai avvisato che saresti arrivato oggi, mi sarei tenuto libero altimetri, però come puoi vedere ho da fare. -

Prese un gran respiro, smettendo di mordersi con forza la guancia.

-Lo so, per quello che devo dirti non ci vorrà molto. -

L'uomo girò la poltrona per guardare suo figlio, incrociando le mani al petto in attesa che continuasse.

-Sono gay. -

La sorpresa distorse i tratti del signor Kidō, che scompose la sua figura austera per piegare in avanti il busto e appoggiarsi le mani sulla fronte.
Yūto davanti a quella scena poté sentire il suo cuore rompersi, sapendo già cosa stava andando incontro, però la sua coscienza si faceva sempre più leggera mano a mano che continuava a parlare.

-Credo di averlo sempre saputo. All'inizio ero restio ad accettarlo, ma ciò che provavo era troppo forte; così mi sono rassegnato a quello che sono, convinto di saperlo gestire quando sarebbe arrivato il momento di sposarmi e diventare l'uomo che hai sempre sperato che diventassi; però papà, oggi sono qui per dirti che mi sbagliavo, perché quell'uomo non posso e non potrò mai esserlo. -

Riprese fiato, prima di continuare.

-Se hai intenzione di disconoscermi o diseredarmi mi va bene. In ogni caso sarò sempre grato per tutto ciò che hai fatto per me. -

Trattenne il fiato.
Vide le mani scostarsi da quel volto stanco, mostrando il padre di cui aveva seguito le orme fin'ora come un semplice uomo troppo anziano per guidare un azienda grande come quella che era riuscito a costruire. Fu immensamente stranito da questa dimostrazione di debolezza, non avendolo mai visto così in sua presenza.

-Pa.. -

-Lo sapevo già. -

Un dolore troppo acuto per non essere sentito lo toccó sul petto, e quella che percepì quasi come rabbia si manifestò tra la sua incredulità.

-Cosa? Lo sapevi? Da quando? -

-Da un po'. Ad essere onesto penso che il dubbio mi perseguitasse gia' da tempo. La conferma l'ho avuta per il continuo stress emotivo che ti procurava ogni appuntamento che ti organizavo per cercare moglie. E quello che avevo visto solo come disinteresse giovanile è stato sostituto dall'evidente omosessualità di mio figlio. -

Yūto non riusciva a trovare le parole, scosso da quella rivelazione che risultava più shockante della sua.

-Perché non me ne hai parlato, perché non mi hai chiesto? -

-Per lo stesso motivo per cui tu non me lo hai detto. Almeno fin' ora... Ammetto che una parte di me non è ancora ben propensa ad accettare il tutto, ma quando ho visto come evitavi di affrontare l'argomento mi sono rattristato. So di non essere il tuo vero padre e so di non essere tagliato per questo ruolo, ma da quando sei entrato in questa casa ti ho voluto bene come se fossi davvero mio figlio, e mi ha ferito il fatto che tu pensassi che ti avrei ripudiato solo per il fatto che ti piacciano i ragazzi. L'affetto che provo per te tutt'ora rimane immutato. -

Pensava che le lacrime avrebbero iniziato a sgorgare, ma i suoi occhi scarlatti rimasero asciutti, e per la prima volta abbracciò suo padre.
L'uomo ne rimase spiazzato non poco, tanto che indugió prima di rispondere a quella dimostrazione d'affetto.

-La verità è che avevo paura. -

Ormai era un uomo adulto, ma le circostanze lo facevano sentire di nuovo un bambino, e non riusciva a vergognarsene mentre trovava conforto tra le braccia del genitore.

-L'hai affrontata, ed è questo ciò che importa. Sei ciò di cui sono più orgoglioso, e qualunque cosa deciderai di fare avrai sempre il mio appoggio. -

Si agrappó ancora per un po' a quelle spalle vecchie e stanche, così in contrasto con la sua figura giovane, eppure così forti da poter sostenere il suo peso, un peso di un figlio.

-Ti voglio bene. -

-Lo so. -

Fu bello sentire quel peso volare via.

~°~°~°

Una stanza enorme agli occhi suoi, troppo grande per una persona sola, e troppo vuota per sembrare vissuta. C'erano qualche poster, dei libri ed un computer, per il resto era perfettamente ordinata ed impersonale.
Akio aveva dovuto aspettare il momento più opportuno per sfuggire al maggiordomo. Lo aveva lasciato in quella che presumeva essere la sala da pranzo, ma non era passato neanche un minuto che si era stancato, finendo per sgattaiolare ed andare ad esplorare quella magione, perdendosi. Così era finito, ironicamente, nella stanza di Yūto.

-Stai cercando qualcosa? -

Il diretto interessato era sull'uscio, appoggiato allo stipite con le braccia incrociate.
Beccato sul fatto, immerse una mano nei capelli castani grattandisi la nuca con fare disinvolto.

-Ma no, stavo solo trovando un modo per passare il tempo. Il tuo pinguino è meno socievole di quanto mi aspettassi. -

Non gli rispose, entrò anche lui nella stanza fronteggiando Akio, che ritornò serio nel guardare la sua espressione.

-È andata così male?! -

Il sarcasmo era udibile nella sua risata, unica risposta che ricevette da quell'unica domanda.

-Kid.. -

-Se fosse stato più difficile, lo avrei affrontato con più facilità. Ma è andato tutto al di fuori delle mie aspettative, facendomi capire che in conclusione ero solo io la causa del mio problema. -

Sciolse le braccia dal loro rigido intreccio, per poi tirarsi indietro i capelli anche se non ce ne era alcun bisogno. E bastò quel semplice movimento per mostrare la sua rassegnazione e stanchezza.

-Perdonami. -

Credette di aver sentito male ma quella parola era troppo vivida nella sua mente per essere frutto di una sua fantasia.

-Sono stato un idiota accecato dalla paura, e quel che è peggio è che ci sono andate di mezzo le persone a cui tengo, ma tu sei stato quello che ho ferito di più e di questo non potrò mai far ammenda. -

L'immagine di Akio piangente era marchiata nei suoi ricordi a fuoco vivo . La disperazione, la delusione nel suo sguardo, erano state come una secchiata di acido muriatico. Ed ancora adesso bruciavano.

-Avevi ragione, sono stato un vero codardo. -

Aprì la bocca, ma non proferì parola. Preferì posare la sua mano sulla testa di Yūto e stringerlo a sé. Quello che successe dopo non solo fu improvviso, ma anche estremamente inaspettato.
Yūto gli si butto addosso, spingendolo sul letto e stringendolo così forte da fargli mancare il fiato mentre sentiva il viso di lui trovare rifugio nella sua spalla.

-Sì è vero, ed hai fatto cose per cui ancora vorrei picchiarti...-

Sentiva il suo respiro solleticargli la pelle, li dove le labbra di Yūto distavano a pochi centimetri da essa.

-Ma tutto questo non fa altro che provare la tua umanità no?! Per quanto tu provi ad essere impeccabile e perfetto rimani pur sempre un essere umano, e ci sono cose che non puoi controllare.... -

-...tu sei una di queste. -

Lo aveva detto chiaramente, e la vicinanza del suo orecchio con la sua bocca glielo aveva reso ben chiaro.
Akio aveva sentito e non poteva far a meno di sfociare in una risata spontanea ed isterica.

-Ahahaha, non posso credere che tu l'abbia ammesso davvero... -

Fece una pausa.

-Non abituartci troppo. -

-Tranquillo, questo mi può bastare per tutto l'anno-

Strinse Akio gentilmente, inspirando il suo profumo, venendo ricambiato subito dopo.

-Fudō? -

-Mmm? -

-Vorrei annullare il mio trasloco. -

Un ulteriore fremito scosse il petto di Akio, portato da un altra sua risata.

- Me lo stai chiedendo? -

Fu il turno di Yūto di ridere.

-No, voglio solo stare con te. -

-Fa' quello che credi. -

-Lo farò. -

E rimasero così, immobili e stretti in quell'abbraccio, dove entrambi fingevano di ignorare le lacrime dell'altro.

Continue Reading

You'll Also Like

26.9K 1K 200
OK QUESTA È UNA RACCOLTA DI PILLS NOSENSE MOLTO DISAGIATE SULLA MARVEL QUINDI STATE ATTENTI PERCHÉ NON VOGLIO AVERE RESPONSABILITÀ SE SARETE TRAUMATI...
1.3K 58 8
T/n, è una ragazza italiana, costretta a trasferirsi in Thailandia perché sua madre ha una azienda di cosmetici lì. Lei è furba come una volpe, inte...
5.9K 275 17
Questo è il secondo libro nella mia serie di fanfictions. Se avete letto la prima, I Cacciatori di Apollo, allora capirete di più; se non l'avete let...
14.6K 436 6
HARIUS|+18| Dieci anni. Sono passati dieci anni dalla morte di Sirius, ma Harry ancora non se ne capacita. Molti avevano detto che per Harry, Sirius...