The Hero's Secret

By Kitta_Angel

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Dedicato a chiunque non abbia un buon rapporto col padre. Se non avete mai visto i film della Marvel, ATTENTI... More

Iron Dad - Proverbio
Prologo
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Epilogo
You Know Who We Are
Spider Son - Proverbio
Prologo
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Epilogo
Magissa - Proverbio
Prologo
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By Kitta_Angel

-Fine del gioco.- dichiarò Tony, liberando i polsi del figlio dalla fascia e posandogli davanti un piatto pieno. -Puoi mangiare da solo.-
Peter non rispose, si limitò a giocare col cibo senza metterlo in bocca. Gli amici dell' uomo lo guardarono tra il confuso e l' arrabbiato, come a dire "che cosa gli hai fatto?".
Stark si limitò ad alzare le spalle. Da quando aveva detto al ragazzo che gli voleva bene non aveva più parlato. -Ragnetto, ti va dopo di andare a farci un giro? Al supermercato, al parco... una sala giochi?-
Ottenne solo un cenno di diniego. Ok, ora iniziava a spaventarsi. Perché era così spento?
-Peter, dolcezza, mangia un po'.- Natasha, seduta alla sinistra del più piccolo di casa, gli accarezzò la schiena e lo guardò con aria preoccupata. Di nuovo, solo un "no" non detto.
-Va bene, quando ci vuole, ci vuole; Pete, vieni con me.- senza troppi convenevoli si diresse nel proprio laboratorio, sapendo che l' avrebbe seguito. Una volta dentro e insonorizzata la porta, lo guardò con una lieve agitazione. -Vuoi spiegarmi cosa c'è adesso? Posso capire che il fatto di trovare l' orologio di tuo padre ti abbia scombussolato, ma non è comunque una buona scusa per restare a digiuno.-
Peter si infastidì: -Non le devo alcuna spiegazione. È il mio corpo, se non ho fame allora non mangio.-
-Devo rifarti tutto il discorso sul perché mi appartieni? Perché, in tutta sincerità, non ho voglia di farmi venire un' emicrania a quest' ora della giornata.-
-Non sono un oggetto!- si alterò.
-Da quando soffri di Alzheimer? Neanche quattro ore fa ti confessavo quanto tengo a te!-
-La smetta!- gridò, gli occhi divennero lucidi. -Non sono nessuno per lei, voi non siete la mia famiglia e io sono un cazzo di orfano! Non dica che tiene a me, non è possibile, non mi conosce. Non sono il fottuto rimpiazzo di suo figlio, si dimentichi di me e mi abbandoni come fanno sempre tutti! Non voglio soffrire più!- si scaricò, prorompendo in urla spaventose e stanche, non potendone più di quel tipo di vita.
I suoi genitori erano morti. Ben era morto. May era morta.
Tutti quelli intorno a lui morivano.
Tutti lo lasciavano.
Mi lascerai anche tu.
Tony sbattè le ciglia parecchie volte prima di potersi riprendere sul serio. -Devi veramente piantarla con questa storia del "sostituto". Nessuno sta prendendo il posto di nessuno qui, ok? Seconda cosa; non mettere in discussione ciò che provo per te, Peter. Non farlo mai. Terzo; io non ti conoscerei?! Oh, certo, infatti non so che sei allergico alla pesca, non so che il rosso e il blu sono i tuoi colori preferiti, non so che vai matto per il rock e odi il country e non so assolutamente che la tua colazione preferita è composta da uova, bacons e pancakes. Di certo non sono a conoscenza del fatto che preferisci i film d' azione a quelli gialli, per Dio! Non so che hai l' abitudine di grattarti il braccio, proprio come stai facendo adesso, quando ti senti a disagio. E soprattutto non so che hai paura dell' acqua in qualsiasi sua forma, per via di un evento traumatico dove sono finito in mezzo anch'io.- l'intonazione di voce si era calmata alla fine, volendo far comprendere al giovane quanto in verità lo capisse.
Peter si strinse il braccio che stava tormentando con le unghie, temeva l'inconveniente di un attacco di panico talmente respirava male. Era allo stremo, perché gli veniva così difficile accettare il fatto che qualcuno lo volesse?
Perché tanto, prima o poi, torno alle origini. Torno solo.
-Questa non è la mia vita. Non è quella che ero destinato a vivere.- mormorò, fissando il pavimento. -Come posso valere qualcosa per qualcuno?-
E lì Tony capì: non avendo avuto un affetto e un amore di base, i suoi genitori, Peter era cresciuto sicuro del fatto che nessuno lo amava e che nessuno lo avrebbe amato mai.
Devo ficcarglielo in testa, a questo ragazzino cocciuto.
-Voglio mostrarti una cosa.- annunciò, andando verso un armadio e aprendolo. Ne tirò fuori un piccolo dischetto.
-Che cosa?-
L' uomo lo azionò e lo mise al centro della stanza, sul pavimento. -Il mio universo.- fece qualche passo indietro e spense la luce. In un nanosecondo, il vuoto tra loro venne occupato dall'ologramma del sistema solare e dalle stelle.
-Wow...- sospirò Peter, incantato e ammirato. Era stupendo, gli sembrava di vedere tutto il cosmo da una lontana navicella spaziale. Si sedette sul piano di un tavolo e osservò interessato i gli astri, delle meteore gli passarono vicino.
Tony si avvicinò e ingrandì con le dita le immagini del sistema. -Questa è la nostra attuale realtà. I satelliti, le stelle, i pianeti... Partiamo dal suo centro: il sole. Tu lo sai cos' è nel mio universo?-
-Gli Avengers?-
-No. Le persone comuni.- aumentò la grandezza del sole, luminoso e splendente. Al sedicenne parve quasi di sentirne addirittura il calore. -Le persone indifese, quelle per bene e che vogliono solo proteggere i loro cari, sono al centro di tutto. Sono ciò che vale la pena di proteggere. Ed è a questo che noi Avengers, i pianeti, serviamo.- sorrise e fece scorrere l'immagine, arrivando fino a tutti i pianeti.
-I nostri movimenti rotatori intorno ad esso, con i nostri tempi, ci permettono di proteggerlo dall' in fuori. Anche se siamo più piccoli e più al buio. C'è Mercurio, il nostro Steve.- e indicò il pianeta nominato, facendo poi lo stesso con gli altri: -Il primo pianeta davanti al sole come scudo, il soldato in prima linea; il primo Avengers. A seguire Venere, cioè io. Sono il "gemello" roccioso della Terra, ma non la eguaglierò mai. C'è Giove, il nostro Hulk aka Bruce, il pianeta più grande di tutti. Natasha è Marte, Clint è Saturno e Thor è Urano. Nettuno sono gli eroi che si trovano fuori dalla nostra galassia, quelli che non conosciamo e che sono chissà dove, a combattere battaglie sconosciute. Plutone, invece, il quale non è più considerato un pianeta, sono gli eroi caduti.- prese nel palmo della mano quella piccola sfera che continuava a girare e la fece uscire con dolcezza dal sistema. -Coloro che sono stati qui prima di noi e ai quali dobbiamo tanto. Erano dei nostri, ora non più. Le stelle sono tutte le anime che non siamo riusciti a salvare.-
Peter, interessato da quella storia, assottigliò gli occhi. -E la Terra?-
Tony lo guardò in silenzio per poco, contemplandolo. -Sei tu.-
Spider-Man sussultò. -Io?-
Stark resettò l' ologramma e prese il loro mondo, ingrandendolo e cogliendo vari luoghi di esso. Li sparse in giro e il figlio vide foto di animali, di terre selvagge, di bambini, matrimoni, tempeste... tutte cose appartenenti alla loro vita di tutti i giorni.
Tony manovrò il mondo a suo piacimento nello spiegare: -Sei come il nostro pianeta: da una parte può sembrare che tutto sia dritto, dall' altra tutto sottosopra. Hai un lato sempre immerso nell'oscurità e una sempre illuminata. Col sole diventa bellezza e allegria, con la luna i tuoi fiori si chiudono fino al giorno dopo. Puoi essere caldo e arido come il deserto, ma puoi essere anche freddo e soffice come la neve del Nord. Lanci tuoni e fulmini con le tue nuvole quando litighiamo, piove quando piangi, spunta il sole quando sorridi. L' arcobelano è raro, perché quelli sono i momenti in cui te la senti di essere totalmente te stesso. Sei pace, sei guerra, sei mille lingue e mille etnie. Hai tutti i colori esistenti, dentro di te, compreso l' ignoto grigio. Sei l' unico posto dove può esserci e può crearsi una forma di vita, l' unico degno di farsi chiamare "casa".- fece il giro dell' immagine e stette al fianco di essa, la schiena dritta e le mani nelle tasche dei pantaloni.
-Sai, non sono un tipo religioso e non credo molto nell' esistenza di Adamo ed Eva, sul fatto che siano stati cacciati dal giardino dell' Eden e che come punizione siano finiti in quello che adesso è il nostro mondo. Ma analizzando la storia, io non vedo castigo; vedo un' occasione. Una nuova opportunità. A parer mio, Dio li ha condannati qui per redimersi. Perché nonostante il loro peccato, voleva bene a quei suoi figli. Li ha salvati, pure se non lo meritavano. Ecco che cosa sei.- gli si avvicinò, muovendosi tra le stelle che si schiantarono contro di lui. -Sei una nuova creazione, il cibo e l'ossigeno che mi servono per sopravvivere. Tu mi permetti di respirare, di vivere, andare avanti. Sei la seconda chance che mi è stata donata, anche se non la meritavo. Sei la mia aria, sei la mia acqua, sei il terreno su cui cammino e sei fuoco che riscalda il mio cuore di ghiaccio.- comunicò ogni battito che aveva fatto il suo cuore da quando era nato in quelle frasi e si fermò di fronte a lui, le pupille brillavano d'amore. -Tu sei la mia Terra, Peter.-
Sei mio figlio. E io ti amo.

Col cappuccio sulla testa, Anya camminò inosservata tra le strade del Bronx. La gente le passava accanto, nessuno faceva caso a lei, quella che appariva essere una normale adolescente qualsiasi.
Si fermò solo quando percepì un richiamo, proveniente da una casa abbandonata. Voltò per le strade più buie e isolate, scavalcò il cancello e ruppe una finestra. Amaranta era lì, se lo sentiva.
Calpestò il vetro e si guardò attorno; pareva una casa qualsiasi. Era grande, poteva abitarci tranquillamente una grande famiglia.
-Amaranta?- sussurrò, temendo di non essere sola. La strega rivale poteva anche essersi portata dietro i rinforzi. Cercò in salone, nella cucina e nel bagno, poi salì le scale di legno. Non osò andare avanti nel lungo corridoio con altre porte. Era buio, troppo buio. -Amaranta?-
-Ciao, sorella.-
Il tempo di seguire la voce che un ondata di energia, paragonabile a un esplosione, la colpì. Volò oltre il corrimano e cadde di schiena al primo piano. Il dolore le fece fischiare le orecchie e tossì per tornare a respirare, sentiva male ovunque.
Amaranta balzò e atterrò ai suoi piedi, agilmente. Le sorrise con malignità. -Quanto sei cresciuta! Mi sei mancata. Ti trovo così... umana.- gli occhi viola brillarono, i capelli corvini le ricaddero sul seno.
Anya tentò di rimettersi in piedi, senza successo. Finì a quattro zampe e si allungò verso la porta.
-Vai da qualche parte?- domandò scioccamente la Magissa, stringendo il pugno verso l' alto. Anya si portò una mano alla gola, sentendo una catena tirarla e strozzarla. -Occhi marroni, che originalità! Ti preferisco nella tua vera forma.- ringhiò, orripilata e furiosa, lasciandola andare.
La ragazza cadde a terra, indebolita e senza fiato. -Se mi facessi... vedere in giro nella mia... nella mia vera forma... scapperebbero tutti...-
-E quindi? Non è divertente?- rise la sorella, incrociando le braccia al petto.
-Da quando sei... così forte?-
-Ho semplicemente capito come fare per stare bene con me stessa. Ho trovato il mio posto. Quanto a te...- il tono divenne più oscuro e serrò la mascella, deridendola. -... cos' hai trovato?-
Anya prese dei respiri profondi, si girò su un fianco e si sostenne con le mani per rialzarsi. Con coraggio, la sfidò: -Ho trovato nostro fratello.-
Amaranta pestò un piede con forza e Anya urlò, sentendo un peso degno di un macigno colpirla nello stomaco. -Lui non è nostro fratello, Anyesse, io sono tua sorella! Dovresti stare dalla mia parte.-
-È figlio di Mary...-
-Noi siamo figlie di Mary! Quel ragazzo, quell' abominio, l' ha uccisa! Non doveva nascere!-
Anya la guardò con timore e confusione, tornando finalmente seduta. -Ma di che stai parlando? Non è stato il parto a uccidere Mary, chi te l' ha detto?-
La strega la fulminò con lo sguardo. -Non prendermi in giro.-
-Non sto mentendo, te lo giuro. Da sorella a sorella!-
Amaranta lottò contro sé stessa, non sapeva se crederle. -Mostramelo. Hai letto nella mente di Tony Stark, vero? So che era presente al parto, fammi vedere.-
Anya ebbe paura, terrore di dover obbedire. Mossa sbagliata, veramente. Amaranta non doveva vedere quello che aveva visto lei. -Come sai che non ti mostrerò un' illusione?- provò a dissuaderla.
-Siamo sorelle. Non riusciamo a mentirci, lo sai quali effetti collaterali provocherebbe. Fammi vedere il parto. Fammi vedere il giorno in cui Mary Fitzpatrick-Parker è morta.-
Anya si poggiò all' indietro con entrambe le mani e scosse la testa, il petto le andava su e giù. -No... non posso.-
-Come "non posso"? Perché?-
La ragazza deglutì e si leccò le labbra, la testa girava da quanto era spaventata. Doveva proteggere Tony, era l' unico che poteva davvero salvare Peter.
Amaranta piegò il capo lateralmente e le venne un' illuminazione. -Stark c'entra qualcosa? Ha fatto qualcosa a Mary e Richard? Parla, Anyesse!-
-Non ti dirò niente!-
-Come vuoi.- le andò incontro, facendola strisciare alle sue spalle e andò spalle al muro. Amaranta fu veloce: si inginocchiò alla sua altezza, la prese per le braccia e le lesse la mente guardandola negli occhi. Entrambe le paia si illuminarono, creando una luce accecante. Pochi secondi e Amaranta urlò, allontanandosi. Si piegò in due, cadendo in ginocchio e piangendo, come la sorella. -Mostro! Mostro! Giuro su Dio che lo uccido!-
Anya singhiozzò e serrò gli occhi, gridando il suo lutto. Aveva rivissuto quel momento tutto da capo, come la prima volta che aveva letto la mente del miliardario.
Amaranta si tirò su con gambe tremanti e le puntò un dito contro. -Adesso sono davvero, davvero incazzata, Anyesse. Ti sei alleata con lui?!-
-Ama Peter!- proruppe in mezzo alle lacrime, -Lo ama... e tanto mi basta.-
-No, fanculo, non può amarlo dopo quello che gli ha fatto! Mi deludi profondamente. Ucciderò Stark, fosse l' ultima cosa che faccio. Se ci andrà di mezzo il ragazzo, non mi cambierà niente. Ora è Tony il mio obbiettivo.-
Anya negò, -No, ti prego... non farlo. Pensaci bene, Amaranta. Peter è tutto quello che ci resta di Mary, non puoi essere così spregevole. Tony è forte, può reggere un confronto con te, ma Pete... Ti scongiuro.- la supplicò e tornò alla carica: -Se ci tieni almeno un po' a me, lascia stare Peter e libera lui. So che ce l' hai tu.-
Ad Amaranta venne un lampo di genio: -Oh, sorella, posso offrirti di meglio. Posso liberarlo... posso evitare di uccidere il tuo tanto amato fratellino... e posso anche lasciare in vita Stark.- l' ultima frase la disse con un grosso sforzo, -In cambio, però, voglio tre delle tue illusioni, una deve essere duratura. Semplice, no?-
Anya non ci cascò: com' era passata dal "Tony merita solo di morire" al "Posso accettare che respiri il mio stesso ossigeno" in meno di tre secondi? -C'è qualche tuo trucchetto, sotto?-
-Nessun trucchetto, trabocchetto o trappola.- mentì spudoratamente, si capiva.
-Ti conosco, Amaranta. Non so a che ti servano, ma non ne farai nulla di buono.-
-Buon per te che sai chi sono. D' altra parte, hai qualche altra scelta?-
Riluttante e all' angolo, Anya strinse il pugno luminoso e quando lo aprì vi apparirono tre piccole sfere chiare, colme di nubi.

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Commentate, grazie! :)

-Kitta♡

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