Disobey.

By Freckles_22

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Ridley non aveva mai disobbedito alle regole, ma quando le regole erano diventate quelle del ragazzo che le a... More

Introduzione.
Fifth rule: fall in love with me.
Closure.
Butterflies in the stomach.
Liquor Love.
I'll Be Your Prince Charming.
Are you happy?
You Make Me Feel Alive.
Under The Mistletoe.
The End Of Us.
Six Degrees Of Separation.
Sweet Sex.
Stuck On Stupid.
New Rules.
Love Bites.
Just In Case.
Trouble.
Look What You've Done To My Heart.
Prom?
Save The Last Dance.
Connection.
What About Love?
Rapunzel, Please Lay Down Your Hair.
Red As Blood, Red As Love.
The Happy Ending.
New Life.
Avviso.

Take Me To The Other Side.

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By Freckles_22

Buona lettura :)

****

«Rid... quella è una maglietta di Michael per caso? E tu che ci fai già a casa sua? No spiegamelo perché... devo picchiarlo? Subito? O...»

«Calum dannazione ne abbiamo già parlato! Lasciala stare, okay?» Helena prese Calum per il braccio, interrompendolo dal suo discorso noioso non appena Ridley gli ebbe aperto la porta a casa di Michael.

Certo, Ridley e Michael non ci stavano nemmeno provando a non farsi scoprire da Calum, ma d'altro canto, dopo il cinema, Calum l'aveva chiamata tutti i giorni per parlare con lei, era persino andato a trovarla perché gli serviva stare con lei ed Helena, così, aveva capito di essere l'unica persona in grado di calmarlo. Perciò se coprire Ridley era l'unico modo per stare con Calum, allora non avrebbe nemmeno provato a consigliarle di stare più attenta.

«Calum... tua sorella è venuta per aiutarmi a cucinare e si è sporcata con... ehm... con la panna... la panna della torta, sì. E quindi le ho dato una mia maglietta.» Calum sollevò le sopracciglia in direzione di Michael, indeciso se sospirare e lasciar morire la questione o saltargli direttamente addosso e strozzarlo senza pietà.

Non era così stupido come pensavano, ma Helena attaccata al suo braccio che lo guardava con quegli occhi dolci lo tratteneva da qualsiasi impulso violento.

«E dove sarebbe questa torta?» chiese quindi, giusto per vedere quello stupido arrampicarsi ancora un po' sugli specchi.

«Beh... ehm... è venuto fuori che io e Michael non siamo bravi in cucina e quindi... abbiamo ordinato una pizza e rinunciato alla torta» spiegò Ridley, sorridendo. Sperava che Calum non notasse il rossore sulle sue guance mentre Helena le schioccava occhiate assassine e stringeva il braccio di suo fratello così forte da bloccargli la circolazione, probabilmente.

Calum brontolò qualcosa e si allontanò in sala da pranzo dove Ridley aveva già preparato il tavolo.

«Panna della torta? No dico, ma... sei pazzo? Pensa prima di parlare, Mikey!» lo rimproverò Ridley, approfittando della confusione che si era creata con l'arrivo degli altri ospiti. Michael rise e, dopo essersi accertato che nessuno li guardasse, le diede un bacio a fior di labbra.

«Sarà divertente fingere per tutta la sera che tra noi non c'è niente. Ti torturerò un po' finché non deciderai che è ora di dire a tuo fratello che io e te andiamo a letto insieme.» La ragazza sgranò gli occhi e si allontanò da lui sperando che nessuno li vedesse. Sapeva che sarebbe stata una serata d'inferno, ma lei non avrebbe detto una parola a suo fratello. Non finché Mike avesse continuato a sostenere la sua teoria del "solo sesso". Non poteva certo dire a suo fratello che "scopava" con Clifford. Sarebbe già stato abbastanza difficile confessargli di essere innamorata di lui, figurarsi dirgli questo!

L'arrivo della pizza tranquillizzò Ridley, anche se sedersi di fronte a Michael non fu una grande idea. Lui, infatti, mangiò tutta la pizza avendo cura di morderla come se stesse girando un film porno e Ridley moriva dell'imbarazzo pensando che tutti potevano vederlo, compresi suo fratello e soprattutto Ashton, che continuava a fissare lei.

Ridley dal canto suo provava a stare concentrata sulle conversazioni in atto a tavola, ma non era un'impresa per niente semplice se Michael continuava a leccarsi le labbra e ad allungare il piede verso di lei.

Stava tentando di mangiare qualcosa e di tagliare la pizza, anche se Michael continuava a importunare tutti i suoi pensieri, quando qualcuno la interruppe.

«Tu che ne pensi Ridley?» domandò ad un tratto Alice, interrompendo i suoi pensieri decisamente ben poco casti di quel momento. Sobbalzò sulla sedia, colta alla sprovvista dato che aveva solo finto di seguire la discussione e leggermente spaventata.

«Cazzo!» l'esclamazione che fece voltare suo fratello le uscì di bocca quando si accorse che si era riaperta la ferita di prima, quella su cui Michael non aveva messo un cerotto. E ora usciva ancora più sangue.

«Oddio Rid... tutto bene? Ti porto un cerotto se vuoi o...» Alice, seduta accanto a lei, le prese la mano ferita, ma Ridley la ritrasse immediatamente, per non farsi toccare. Lo detestava. Alice la guardò perplessa per la sua brusca reazione e solo allora intervenne Calum.

«Tranquilla Ali, non morde! È normale... è inutile che provi ad aiutarla non si farà mai toccare da te. Ridley odia quando qualcuno prova a curarle le ferite. È così da quando è piccola... non ha mai permesso a nessuno di avvicinarsi, nemmeno a me, a papà o addirittura a mamma. Nessuno la può toccare quando si fa male.» Ridley sentì a malapena quell'"Oh" sussurrato da Alice, perché la sua attenzione fu immediatamente catturata da Michael. Il ragazzo alzò il viso verso di lei, l'ombra di uno strano sorriso sulle labbra e quello sguardo che diceva più delle parole: Michael aveva capito. Aveva capito di essere l'unico a poterla toccare in quelle circostanze.

«Scusami Ali... io... è una specie di... di vizio, non so...» mormorò ancora scossa.

«Secondo me se le dai un bacino sul dito è più contenta e le passa la bua!» esclamò Michael, sarcastico. Ridley lo aveva sorpreso di nuovo... lei si faceva toccare solo da lui. E questo rafforzava la sua posizione nei confronti di Ridley. Lui era... speciale, era considerabile come la sua eccezione, giusto? Per questo, ancora una volta, aveva reagito da idiota. Ridley sospirò esasperata e si alzò per andarsene in bagno, perché non sopportava più Michael. Era infantile. E lei si era innamorata di un cretino.

«Mi dispiace... devo andare a parlarle?» esordì Alice, dato il silenzio che si era creato a tavola.

«Tranquilla Ali, è colpa mia. Sono io lo stupido... come sempre» la rassicurò Michael. Non che Alice non lo sapesse, aveva capito fin troppo bene che Michael era stupido con Ridley. Alzò gli occhi al cielo e Michael le sorrise. Non aveva intenzione di parlare con Ridley, non dopo quello che aveva scoperto. Non sarebbe riuscito a stare solo con lei.

«Allora, Ali... parlarci un po' di te e Michael. Come vi siete conosciuti? Siete mai stati insieme?» Luke si intromise nella conversazione per salvare Alice, anche se quella domanda circa il suo rapporto con Michael cominciava ad infastidirla, soprattutto se fatta da Luke.

«Mike è il mio migliore amico, non siamo mai stati insieme» specificò per l'ennesima volta, rendendosi conto che, benché tutti i presenti stessero ascoltando, la sua attenzione era solo per Luke. Da quando si erano seduti a tavola i suoi occhi erano stati fissi solo su Luke e questo la spaventava, perché mai nella sua vita era stata così attratta da un ragazzo.

«E ora, Alice? C'è qualcuno? C'è qualche ragazzo che ti piace?» domandò ancora Luke, beffardo. Sapeva bene che ad Alice qualcuno piaceva. Lo sapeva perché anche lui aveva guardato solo lei per tutta la sera.

«I-Io... io non... vado a fare il caffè. In quanti lo volete?» esclamò Alice cambiando argomento: aveva bisogno di alzarsi immediatamente da quel tavolo.

Luke sollevò il viso e, tentando di non farsi vedere, ammiccò in modo complice nella direzione della ragazza. Alice contò i caffè che doveva preparare e corse velocemente in cucina, lasciandosi Luke alle spalle, pur sapendo che l'avrebbe raggiunta. Una volta socchiusa la porta tirò un lungo sospiro di sollievo e si sedette su una sedia accanto al tavolo.

Si accorse che era rimasta ancora qualche ciliegia nel cesto della frutta e le parve una vera fortuna dato che lei amava le ciliegie e quando le aveva portate in sala da pranzo gliene avevano lasciate davvero poche.

Stava per gustarsi la sua meritata ultima ciliegia quando la porta della cucina si aprì, facendola sussultare.

Luke fece capolino nella stanza, sorridendo come sempre.

«Inizialmente pensavo che avessi bisogno di una mano, poi invece ho cominciato a pensare che fossi scomparsa a Narnia, dato che non tornavi più, e quindi sono venuto a cercarti» spiegò, avvicinandosi al tavolo. Alice scoppiò a ridere, ma Luke la interruppe subito, notando il motivo che l'aveva trattenuta così a lungo in cucina.

«Ciliegie... ora capisco perché sei ancora qui...» mormorò, guardando con gusto l'ultima ciliegia rimasta.

«Oh no Hemmings... non ci provare! Quella è la mia ciliegia, l'ultima ciliegia! Non azzardarti!» sbottò, alzandosi in piedi e allungando la mano su quell'ultimo frutto che era appena diventato l'oggetto della loro contesa.

Fino a poco prima flirtavano e ora stavano litigando per una ciliegia. Alice pensava che la situazione fosse alquanto curiosa, ma non l'avrebbe lasciato vincere.

Luke sollevò le sopracciglia, ammiccando. Girò intorno al tavolo e raggiunse Alice.

«Che strano, Ali, pensavo ti piacesse sfidarmi» osservò il ragazzo, avvicinandosi a lei. Alice finì con la schiena contro il tavolo e sobbalzò. Luke le cinse i fianchi, per rimetterla in equilibrio. Quando però le sorrise, Alice sentì che la stabilità le stava di nuovo venendo meno.

«Ma questa non è una sfida. Quella è la mia ciliegia e io non la condivido con nessuno!» Luke sollevò un angolo delle labbra in un sorriso che ad Alice parve decisamente malizioso. Voleva aggrapparsi alle sue braccia, giusto per toccarlo, ma, nonostante sotto il suo sguardo le mancasse persino la terra sotto i piedi, riuscì a far prevalere il suo buonsenso e a tenere le mani a posto.

Luke si morse il labbro ed Alice si ritrovò inevitabilmente a pensare come sarebbe stato morderlo al posto suo, giocare con quel piercing e sentirne il sapore metallico, magari tirarlo e fargli anche un po' male giusto per punirlo di averle rubato l'ultima ciliegia. Che poi, se ci pensava, la ciliegia era davvero l'ultimo dei suoi problemi.

Non sapeva come si fosse ritrovata ad annegare negli occhi azzurri di uno che probabilmente nella vita aveva avuto tutte le donne che desiderava schioccando semplicemente le dita, eppure era successo, ci era letteralmente affogata sin dalla prima volta che li aveva visti.

E, per quanto quel pensiero fosse moralmente basso, forse anche lei avrebbe ceduto a Luke se avesse schioccato le dita.

Tuttavia concedergli quella ciliegia proprio la imbestialiva. Lei era Alice Reed, non era una da schiocco di dita! L'ego spropositato di Luke Hemmings non sarebbe mai stato spropositato quanto il suo. Perciò ora si stavano scontrando, facevano a gara di egocentrismo pur sapendo che, se si fossero lasciati andare, avrebbero risolto tutti i loro stupidi problemi. Ma quella ciliegia proprio non gliela voleva lasciare.

«Peccato, pensavo che tu volessi darmi qualcosa prima della fine della serata!» la provocò lui, senza distogliere gli occhi dai suoi. Alice non si lasciò intimorire e, come da propositi, ritrovò subito il suo spirito di superiorità. Se Luke voleva fare quel gioco, lei di certo non si sarebbe tirata indietro.

«Magari sì, ma comunque non sarebbe stata una ciliegia!» Luke sollevò le sopracciglia, decisamente sorpreso. Sorrise e si sporse verso di lei, finché Alice non sentì il suo respiro sulle labbra, pochi centimetri a separarli.

«Non dovresti giocare con un ragazzo fidanzato» sussurrò, facendo scivolare la mano sulla guancia di Alice. Lei sorrise maliziosa, mordendosi il labbro.

«E tu non dovresti giocare con una ragazza che sa troppe cose rispetto a te» replicò, trovando il coraggio di spingerlo un po'. Luke però non si mosse di un millimetro e, anzi, allungò le braccia sul tavolo, proprio verso la famosa ciliegia, intrappolando Alice tra questo e il suo corpo. Avvicinò di più le labbra alle sue, senza smettere di guardarla.

«Uhm... allora potrei cominciare a prendere in considerazione la proposta» ammiccò. Aveva intuito che Ridley e Michael, probabilmente, le avevano raccontato tutto circa la sua finta relazione con Helena, prima che potesse farlo lui. Meglio così, pensò Luke, almeno poteva divertirsi, perché aveva già capito che Alice era un osso duro per il suo ego smisurato.

«Davvero, Hemmings?» Luke annuì e avanzò ancora, annullando a poco a poco la distanza tra di loro.

«Sì, ma prima...» Alice chiuse gli occhi, ma superata l'ultima frazione di secondo che li separava, non sentì le labbra di Luke sulle sue, bensì qualcosa di dolce, qualcosa che riconobbe immediatamente. Spalancò gli occhi, ritrovandosi di fronte quella ciliegia, proprio la sua ultima agognata ciliegia a separare le loro labbra. Luke scoppiò a ridere e si allontanò, prendendosi quel frutto premio della loro sfida a colpi di provocazioni. Mangiò con gusto la ciliegia, sotto lo sguardo basito di Alice.

«Ma prima mi mangio una ciliegia. La tua ultima ciliegia! Andiamo con calma tesoro» annunciò, uscendo poi dalla cucina. Alice fissò la porta chiusa, confusa e sconvolta. Luke Hemmings l'aveva appena fregata!

«Vado a fumare una sigaretta. Helena vieni con me?» Calum si alzò da tavola senza nemmeno chiedere e costringendola praticamente a seguirlo. Helena sapeva che se le aveva chiesto di andare con lui sicuramente c'era un motivo, perciò lo seguì docilmente.

«Ma cosa ci sta succedendo, Helena?» domandò, appena fuori. Si accese la sigaretta e la guardò negli occhi, avvicinandosi a lei.

«Che intendi, Cal? Abbiamo già parlato di Rid e...» Il ragazzo sospirò, poi guardò il fumo che usciva dalle sue labbra. Scosse la testa e buttò la sigaretta ancora intera. Ad Helena non piaceva che fumasse e l'unica cosa che poteva farlo calmare in quel momento era proprio lei, benché fosse anche l'origine del problema.

«Non sto parlando di Ridley! Sto parlando di noi, Helena! Di me e di te. Sto parlando del fatto che... che Luke ha avuto occhi solo per Alice per tutta la sera e sto parlando del fatto che io ti ho tenuta per mano durante la cena, nascondendo le nostre mani sotto il tavolo come se fosse un reato. E sto parlando del fatto che io stavo bene così, perché mentre guardavo quell'idiota di Luke provarci con un'altra... non facevo altro che pensare a te, Helena. Ormai sono settimane che non faccio altro che pensare a te! Persino quando sono in pensiero per Ridley e per tutto quello che le succede... poi ci sei tu e io sto bene.» Helena spalancò gli occhi, mentre sentiva il cuore cominciare ad accelerare il battito. Calum... le aveva detto che lei lo faceva stare bene. Calum l'aveva tenuta per mano e solo ora realizzava che, per quanto lei fosse stata felice, era stato lui a prenderla e a fare la prima mossa. Allora Calum...

«Helena... so che è assurdo... tu... tu sei la migliore amica di mia sorella, sei sempre stata anche come la mia migliore amica, un'altra piccola sorellina. So che... che mi odierai per questo e che probabilmente ti farò scappare o... o non lo so, accidenti! So semplicemente che per te sono solo un amico, ma io... io non riesco più a sopportare che tu stia con Luke. Non riesco più a vivere tranquillo sapendo che lui potrebbe farti soffrire da un momento all'altro. Non riesco più ad essere felice sapendo che tu, probabilmente, sei felice con qualcuno che non sono io. E io non sono perfetto, Hel, ma... tu ti meriti solo il meglio e io posso essere il meglio per te. Farei qualsiasi cosa per dimostrartelo.» Helena lo guardò in silenzio, cercando di metabolizzare le sue parole.

Calum le aveva detto che lui poteva essere il ragazzo perfetto per lei e lei sapeva che non c'era nulla di più vero.

«Calum... i-io non... oh ecco... io...» Calum la interruppe, prendendole il viso.

«Okay... basta prenderci in giro, Helena. Se vorrai odiarmi ti capirò, ma ora...» Calum non terminò la frase, non era necessario. Quello che contava, in quel momento, erano le loro labbra premute con dolcezza, gli occhi chiusi di lei, le mani di Calum sul suo viso. E i loro respiri che si mischiavano.

Come poteva Calum pensare che lei lo avrebbe odiato quando stava realizzando il sogno più bello della sua vita?

Gli prese il viso, tenendolo stretto, per paura che quel sogno potesse sfuggirle dalle mani da un momento all'altro.

Appena Calum tentò di approfondire il bacio, Helena non se lo fece ripetere e si lasciò andare tra le sue braccia, mentre lui le circondava la vita.

Era Calum a sostenerla, come sempre. Senza di lui Helena sarebbe caduta. Aveva provato tante volte a dimenticarlo, ma non ce l'aveva mai fatta e ora, dopo tanto tempo, aveva la conferma una volta di più che il suo amore per Calum era vero e sincero.

«Hel... io...» Calum interruppe quel memento magico, appoggiando la fronte alla sua. Respiravano ancora piano, presi dalla foga di quel bacio che entrambi, probabilmente, avevano aspettato per troppo tempo.

«Io credo... di essermi innamorato di te, Helena. Non lo dico perché ora sei la ragazza di Luke e... oh, beh, non lo so. Io so solo che vorrei farti vivere la vita che meriti e che vorrei vederti sempre felice come quando giocavamo da bambini e ti regalavo le tue caramelle preferite.» Helena sorrise, circondandogli il collo con le braccia. Dubitava di essere mai stata più felice di quel momento.

«Ti ricordi ancora?»

«Certo Hel, mi ricordo ogni cosa di te.» La ragazza annuì e gli sfiorò la guancia con le labbra.

«Allora quali erano le mie caramelle preferite?» Calum la osservò perplesso per la domanda, ma non esitò nemmeno un secondo a rispondere.

«Gli orsetti gommosi. Quelli rossi. Ma... perché?» Helena scosse la testa divertita e, ancora una volta, trovò la sicurezza negli occhi scuri e dolci di Calum.

«Perché erano anche le tue preferite.» Calum la abbracciò stretta, appoggiando la testa alla sua spalla. Voleva sapere se Helena provava lo stesso per lui. Se così fosse stato, avrebbe anche fatto a botte con Luke per lei. In effetti era da tempo che pensava di farlo, ma poi si rendeva conto che Luke era praticamente il suo migliore amico.

«Ehi... piccioncini... noi vorremo andare a casa!» La voce irritante di Brianna che usciva dalla casa di Michael, fece separare bruscamente Calum ed Helena, che si nascose dietro il ragazzo per non dare a vedere il suo rossore.

«I-Io... ehm... saluto gli altri, ringrazio Michael e vi riporto a casa, allora» bofonchiò Calum, passandosi una mano tra i capelli in modo imbarazzato.

Rientrò di corsa in casa, seguito da Helena che non aveva voglia di dare spiegazioni a sua cugina.

Helena si risparmiò anche di salutare Luke, limitandosi ad un bacio sulla guancia e ad un incoraggiamento a provarci con Alice.

In fin dei conti quella serata non era andata affatto male per lei. E nemmeno per Alice. L'unica a voler scappare, come al solito, fu Ridley, che approfittò del passaggio di Calum per fuggire da quella casa e soprattutto da Michael.

***

«Rid, amore, stai bene? Mi dispiace tanto ma il temporale ci ha costretti a restare qui più del previsto. Io e papà torneremo domani per l'ora di pranzo. Mi dispiace tanto...» Ridley sospirò, sentendo la voce sconsolata di sua mamma.

«Okay... non preoccupatevi, davvero. Starò bene. Voi godetevi il vostro week end e basta.» In realtà non era molto felice di quella decisione dei suoi, ma sapeva che stava per alzarsi un bel temporale, era già tardi e loro erano lontani per il fine settimana appena trascorso, perciò preferiva che tornassero in ritardo piuttosto che rischiare.

«Mi dispiace davvero. Ma se hai paura puoi chiamare Calum, d'accordo? Se vuoi ora lo avvis-»

«No mamma, ti prego! Non sono più una bambina, so gestire certe cose. Se dovessi avere paura lo chiamerò, okay? È stato un imprevisto, non sentitevi in colpa, va bene? Davvero. Vi voglio bene. Ci vediamo domani.»

«D'accordo, buonanotte piccola.» Ridley staccò la chiamata sospirando e si rimise a letto, provando a dormire. Erano già le undici e lei non aveva sonno.

Erano passate settimane dalla cena a casa di Michael e lei non riusciva a smettere di pensarlo. Per tutto quel tempo era sempre stata disponibile ad ogni chiamata di Mike. Si vedevano appena uno dei due aveva la casa libera e a sorprendere maggiormente Ridley era il fatto che, a volte, Michael non pretendeva di fare sesso. La voleva semplicemente intorno, come diceva lui. La teneva abbracciata per ore sul letto a parlare o a fare i compiti insieme. Le aveva persino insegnato a giocare a Fifa con la play station e spesso si ritrovavano a passare i pomeriggi così. Ma lei lo aveva cercato poche volte, a dirla tutta. Non l'aveva mai chiamato per dirgli che voleva qualcosa se non per dirgli che aveva la casa libera. E sapeva fin troppo bene che per Mike si trattava ancora e solo di un gioco.

Erano le due di notte quando un tuono più forte degli altri la fece saltare nel letto. Una porta al piano di sotto cigolò in un modo che, in quel silenzio inquietante, trovò maledettamente sinistro. Tentò di regolarizzare il battito accelerato del cuore e si voltò dall'altra parte. Non le ci volle molto per capire che la situazione stava peggiorando. Era una follia stare a casa da soli. I rumori al piano di sotto e nelle stanze adiacenti erano sempre più forti, e anche se sapeva che erano dovuti al vento e al temporale, Ridley non riusciva a smettere di tremare.

Si mise seduta sul letto quando un fulmine illuminò la sua stanza. Prese al volo il cellulare e compose a memoria il numero. Non aveva mai avuto paura dei temporali o di stare a casa da sola, ma quella sera non poteva proprio farlo. Era troppo ansiosa e ogni minimo rumore le metteva paura. Così quando si accorse delle prime involontarie lacrime, decise che aveva bisogno di qualcuno accanto.

«Pronto? Ridley ma lo sai che diavolo di ore sono?» esclamò Michael svegliatosi di soprassalto, guardando immediatamente l'orologio sul comodino. Voleva chiederle perché avesse chiamato, ma le lacrime di Ridley richiamarono subito la sua attenzione.

«Mikey... io... scusa, davvero, ma...»

«Ehi... ehi piccola calmati. Respira piano e dimmi cosa è successo.» Ridley annuì anche se non poteva vederla.

«I miei sono rimasti fuori per un imprevisto e... c'è il temporale e io... avrei dovuto chiamare Calum, ma... ho paura.» Michael si alzò immediatamente dal letto. Avrebbe dovuto mandarla a quel paese e tornare a dormire, ma proprio non ci riusciva.

Davvero non capiva quando di preciso era diventato così arrendevole nei confronti di Ridley, ma si sentiva in dovere di andare da lei.

«Okay... mi infilo qualcosa al volo e sono da te. Stai calma nel frattempo. Arrivo, te lo prometto.» Appena ebbe guardato fuori dalla finestra, capì che stava per fare una follia. Ma almeno ora gli era chiaro che era completamente pazzo di Ridley.

E così, dopo una fuga improvvisata e dieci minuti di terrore per strada, arrivò da lei che le aprì la porta di casa con la faccia più stravolta che le avesse mai visto e gli saltò letteralmente tra le braccia.

«Mikey... sei venuto davvero... io...»

«Vieni, andiamo in camera tua» la interruppe lui, prendendole la mano e trascinandola nella stanza che ormai conosceva a memoria. Si tolse i vestiti fradici, restando praticamente solo in boxer, Ridley lo lasciò fare senza chiedere nulla e quando lui si sdraiò sul suo letto, non poté far altro che assecondarlo. Michael la tirò contro di sé e Ridley si stese sul suo petto, cercando la protezione delle sue braccia. Si sentiva incredibilmente al sicuro lì.

«Mi dispiace...» mormorò, sentendo il cuore di Michael battere veloce come il suo.

«Non devi Ridley... se non mi fosse importato non sarei uscito sotto il diluvio solo per accertarmi che tu stessi bene. Ora sono qui. Tu devi solo stare calma e addormentarti, okay?» Ridley annuì mentre Michael copriva entrambi con lenzuola e piumone. Dopo dieci minuti, quella volta fu Ridley a trovare il coraggio di baciarlo per prima, ma Michael interruppe subito il bacio, ribaltando le posizioni e finendo sopra di lei. Non voleva fare sesso, perché lei non lo desiderava davvero, lo aveva chiamato per un altro motivo e lui era lì per quello.

«Scusa... è solo che... tu mi dai sicurezza e...»

«Rid... sei con me ora, va tutto bene. Non ti succederà niente finché ci sono io. Guardami» la rassicurò, sollevandole il viso.

Ridley annuì e alzò gli occhi verso di lui. Non aveva più paura.

«Mikey...?» lo richiamò, mentre le mani scivolavano sulla schiena di Michael, accarezzandolo.

«Dimmi, piccola.» Ridley chiuse gli occhi, per costringersi a non guardarlo. Non avrebbe resistito un solo secondo di più.

«Resta con me stanotte, ti prego.» Michael sorrise per l'innocenza nel suo tono. Avvicinò il viso al suo, finché non furono a contatto, fino a poterle sfiorare il naso con il suo.

«Resterei con te per tutte le notti della mia vita.» Forse non era vero, forse sarebbe scappato prima di vederla svegliare, ma in quel momento, mentre la stringeva tra le braccia, sapeva che non c'era niente di più giusto di loro due insieme, del sorriso di Ridley, delle unghie di Ridley sulla schiena quando entrava dentro di lei e facevano l'amore. Perché quello per lui non era più fare sesso. Avere Ridley non era come stare con qualsiasi altra ragazza. E qualsiasi altra ragazza non gli sarebbe mai più bastata se non avesse visto quel sorriso, se non avesse più sentito il suo nome ansimato da lei. Se queste erano le condizioni, avrebbe passato con Ridley ogni singola notte per il resto dei suoi giorni.

«Allora... vuoi fare l'amore con me?» domandò ancora, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Ma sapeva bene che non lo era. Non gli aveva chiesto di fare sesso, ma di fare l'amore, quando la prima volta lo aveva convinto con il pretesto del "solo sesso". Erano settimane che si vedevano solo per il sesso. Ed erano settimane che Ridley sapeva di prenderlo in giro. Ogni giorno che passava si innamorava di nuovo di lui, solo che ogni singola volta si innamorava un po' di più, un po' più forte. Ogni volta che Michael la toccava lei ci ricadeva. Ogni volta che Michael la abbracciava e le parlava della sua giornata tenendola stretta, Ridley sentiva il cuore battere così forte da temere che lui lo sentisse. Ogni volta che lui la baciava per poi chiederle di parlargli di lei e di quello che le era successo mentre non erano insieme, Ridley perdeva il respiro e si sentiva così felice da temere di star sognando.

«Non devi nemmeno chiederlo, scema» la prese in giro Michael, stampandole un bacio sulla fronte. Ridley provò a ricambiare, ma lui non gliene diede il tempo, perché la voltò sul materasso, facendola finire con il viso sul cuscino.

Era sempre difficile capire cosa volesse fare Michael, ma lei si fidava ciecamente di lui, per questo ogni volta lo lasciava fare. Per questo esaudiva tutti i suoi desideri.

«Ora... respira, calmati. Pensa a me. A me soltanto. Pensa che io sono qui e che non me ne andrò. Pensa che sto per baciarti, pensa che sto per farti mia. Pensa che io sono tutto ciò che stasera importa. E tu sei tutto quello che importa a me. Stai in silenzio. Respira piano, calmati e lasciati andare.» Ridley sentiva il suo respiro caldo sulla pelle e moriva dalla voglia di amarlo di nuovo, come la prima volta. Annuì in silenzio, mentre Michael accendeva la luce. L'aveva accontentata fino a quel momento, ma ora voleva fare come diceva lui e lui voleva vederla, perché Ridley era bellissima e il suo unico dispiacere era di non riuscire a farglielo capire. Ridley non protestò nemmeno quella volta, si limitò a rilassarsi come lui le aveva detto. Pensava solo a Michael e il temporale e la paura che aveva avuto erano solo un brutto ricordo. Lui l'aveva protetta, come sempre.

«Michael... io... fai in fretta, ti prego» lo implorò, mentre sentiva le labbra di lui sulla schiena. Michael sorrise sulla sua pelle, ma non l'ascoltò molto, come sempre, e si prese tutto il tempo necessario per baciarla. La baciò sul collo come piaceva a lei, poi le accarezzò tutta la schiena, senza tralasciare nemmeno un punto. Ormai aveva imparato perfettamente quello che piaceva a Ridley e i punti che la facevano godere di più. Aveva imparato a conoscere ogni singolo millimetro del suo corpo.

Michael amava amare Ridley. Ogni volta che lo faceva gli sembrava di essere nato solo per quello. Ed era immensamente felice. Perché amare Ridley lo rendeva felice.

Dopo averla baciata, si mise in ginocchio e la prese per i fianchi, in modo che Ridley si sollevasse.

«Sei pronta?» domandò, come se avesse paura di farle male, anche se non era la sua prima volta. Ma Michael aveva sempre paura di farle qualcosa.

Ridley annuì e si aggrappò al letto con tutta la forza che aveva anche se ormai quando faceva l'amore con Michael non provava più dolore. Mike con lei era dolcissimo, la trattava sempre come se per lei fosse la prima volta, come se fosse ancora vergine.

«Michael... avanti... tu...»

«Sì, lo so, io non posso farti male» completò lui, come una cantilena, mentre le baciava la spalla.

Ridley glielo ripeteva tutte le volte. Gli diceva che lui era il suo bene e che mai le avrebbe fatto male e lui, anche se non lo dava a vedere, sentiva il cuore stringersi in una morsa, mentre pensava al momento in cui, invece, le avrebbe fatto male davvero. Poi però sospirava e si rassegnava ad averla come voleva, sentendosi egoista.

Ridley era sempre felice. Non si lamentava mai dei suoi desideri, ma lui stava sempre attento a quello che faceva e a come si sentiva. Se capiva che Ridley non aveva voglia, allora si accontentava di farsi coccolare da lei e di coccolarla. Insomma, per quanto lo riguardava si sentiva un buon... fidanzato.

Proprio questa sensazione era diventata il suo incubo peggiore, ma ogni volta che il suo ruolo nella vita di Ridley gli balenava in testa sospirava e tentava di pensare ad altro, cambiava argomento e preferiva non darci peso.

Le diede un ultimo bacio sul collo, poi, senza nemmeno avvisarla, entrò dentro di lei, sempre piano, sempre dolcemente. E sapeva che mai con nessuna ragazza era stato così delicato come con lei. Ma sentiva di non poter fare altrimenti.

«Ehi, amore... stai bene?» domandò Michael, decisamente preoccupato. Si sentiva stupido per questo, ma era inevitabile, non avrebbe sopportato di farle male. Ridley sussultò, felice che lui non potesse vederla negli occhi: era la prima volta che la chiamava così. E non sapeva nemmeno se Michael se ne fosse accorto. Decise di non dire nulla e di godersi quel nome che lui aveva usato.

«S-Sì... sto bene... continua ti prego» lo implorò, spingendosi contro di lui. Michael sospirò e la accontentò, rendendosi conto che, alla fine, era sempre lui a fare quello che Ridley chiedeva.

«Mike... Mike sto per...» Ridley tentò di avvisarlo che stava per raggiungere il limite, ma Michael si bloccò improvvisamente. Voleva guardarla negli occhi mentre raggiungevano il loro mondo perfetto, insieme.

«No, Rid... piccola...» Si separò da lei, facendola sentire improvvisamente vuota, poi la voltò bruscamente, senza lasciarle modo di capire. Ridley lo guardò confusa, finché Michael non ricominciò tutto da capo, quella volta affondando un po' più deciso, ma senza farle male. Restò solo senza respiro per qualche secondo finché lui la baciò con forza sulle labbra. Le sollevò il viso, per guardarla negli occhi.

«A-Aspetta Ridley... vieni... vieni con me» ansimò, prendendole le gambe. Ridley annuì e mise in pratica tutto quello che aveva imparato in quelle settimane per ritardare il momento. Prese il viso di Michael e lo guardò negli occhi, come voleva lui. Michael annuì, per farle capire che non poteva più aspettare. Ridley si sentì scossa da un lungo brivido, il piacere migliore della sua vita. Michael poteva continuare a negarlo, ma lei sapeva che lui la amava, lo sentiva in ogni momento. Lo capiva dal mondo in cui la guardava quando raggiungeva il limite, lo capiva dal modo in cui lui ansimava il suo nome in quel momento. E lo capiva da come la stringeva dopo. Lo sentiva in ogni parola di Michael per lei.

Vennero insieme, come voleva lui, e Ridley quasi gridò il suo nome, senza potersi trattenere. Lo guardò negli occhi, tentando di regolarizzare il respiro. Gli prese il viso e sorrise. Aveva voglia di dirgli quello che provava, anche se non era il momento giusto forse. Sapeva di non poter più resistere.

«Michael... Michael... io ti... ti amo» ansimò, senza distogliere lo sguardo dal suo.

Michael sgranò gli occhi, fissi in quelli lucidi di lei. Era la prima volta che una ragazza glielo diceva. Era la prima volta che lui lo sentiva veramente. Era la prima volta nella sua vita che non sapeva come gestire una situazione.

Il cuore prese a battergli all'impazzata, temeva che Ridley lo avrebbe sentito nel silenzio che si era creato. Lei lo amava. Lo amava davvero. O almeno così credeva. Ridley aveva solo diciassette anni... che ne sapeva lei dell'amore? Come poteva capire di amarlo quando lui era stato la sua prima e unica esperienza?

Si stese su di lei, abbandonando il viso sul suo collo. La baciò piano, respirando lentamente sulla sua pelle, provocandole quei brividi che tanto la facevano impazzire.

«Rid... non... non puoi dire queste cose durante un orgasmo. È la regola. È una cosa che non si fa.» Fu tutto quello che riuscì a dirle, perché una notte non gli sarebbe bastata per capire cosa fare e cosa dire. Tutto quello che sapeva, finalmente, era che non se ne sarebbe mai andato, non dopo quello. L'avrebbe tenuta stretta per tutta la notte.

Ridley non disse una parola. Restò in silenzio perché sapeva fin troppo bene che lui aveva ragione. Però lei lo amava davvero e in un modo o nell'altro gliel'avrebbe fatto capire.

Intrecciò le mani tra i suoi capelli, sospirando.

«Ehi... ora dormi. Io starò qui con te. Per tutto il tempo che vorrai.»

Ridley voleva che restasse per sempre ma non glielo disse, perché sapeva che così si sarebbe comportata di nuovo da bambina.

Sapeva cosa stava pensando Michael. Pensava che lei era solo una bambina e che non poteva saperne nulla dell'amore. Forse aveva ragione, lei era piccola, ma lui? Lui che diceva di non essersi mai innamorato... cosa ne sapeva dell'amore?

Ridley trovava ingiusto che pensasse questo di lei perché, tra loro due, lei era la più matura. Lei almeno aveva il coraggio di ammettere i suoi sentimenti.

Michael tentò di spostarsi, per non pesarle, ma Ridley lo spinse su di lei. Non le importava nulla della posizione scomoda. Voleva tenerlo così.

«No, ti prego... resta così» mormorò, tenendolo stretto. Michael sospirò e annuì. Sapeva che quello sarebbe stato uno dei suoi sonni migliori e, tra le braccia di Ridley, il risveglio sarebbe stato perfetto.

***

Quello del giorno dopo fu uno dei risvegli migliori della vita di Ridley, abbracciata a Michael. Sorrise e lo scostò piano per scendere dal letto. Lo lasciò dormire fino a quando Michael non comparve in cucina, ancora assonnato, con i vestiti presi a caso la sera precedente e la barba ancora sfatta che stava ricrescendo. Ridley gli avrebbe scattato una foto così, perché non c'era nulla di più bello.

«Buongiorno bello addormentato! Ti ho fatto la colazione!» lo salutò, invitandolo a sedersi. Michael le sorrise per poi darle un bacio a fior di labbra e mettersi a mangiare la tazza di latte e cereali che lei aveva preparato.

«Che ore sono?» chiese titubante.

«Le undici. Non vorrei mai cacciarti, ma... ho sentito i miei e arriveranno fra poco.» Michael annuì e scattò in piedi.

«Tutto chiaro! Mi basta Calum, non voglio anche tuo padre pronto a picchiarirmi da un momento all'altro!» Ridley rise e lo accompagnò alla porta. Lo salutò con un bacio così dolce che per qualche strano motivo lo fece sorridere.

«Michael?» lo richiamò, prima che potesse andarsene.

«Dimmi.»

«Sono le undici del mattino, ho dormito tutta la notte con te e l'orgasmo mi è passato... ma io ti amo ancora.» Ridley abbassò lo sguardo, poi chiuse la porta, mentre Michael annuiva semplicemente.

E lui? Lui l'amava?

Probabilmente voleva solo non pensarci.

Probabilmente aveva solo paura di quelle parole.

Probabilmente voleva fuggire.

Probabilmente sì, la amava.

****

HALLOOOO

Dunque... Ridley si è dichiarata! E Michael è il solito idiota... MA svolta a fine capitolo! Ditemi ditemi! Poi Luke e Alice sono ahdiabdksbs e infine... Calum ed Helena! La coppia dei sogni. Ora vedrete cosa succederà.

HAHAHAHA.

Corro a riassumere e studiare filosofia. Ditemi che domani iniziano le vacanze di natale.

Sara

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