Helen†- Anche il Diavolo, una...

By winteriscoming_

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Helen, non ha mai conosciuto i suoi genitori. Ha sempre vissuto in un orfanotrofio, ma non un orfanotrofio qu... More

Helen†- Anche il Diavolo, una volta, era un angelo.
II-Nathan.
III-Helen.
IV- Nathan.
V- Helen.
VI- Helen.
VII- Nathan.
VIII-Helen.
IX-Leila.
X- Helen.
XI-Nathan.
XII- Helen.
XIII- Nathan.
XIV- Helen.
XV-Helen.
XVI-Helen.
XVII-Helen.
XVIII-Helen.
XIX- Nathan.
xx-Leila.

I-Helen

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By winteriscoming_

PARTE PRIMA.

I- Helen.

Helen non era mai stata in un ospedale terreno, ma immaginava che dovevano essere fatti in quel modo. La stanza in cui si ritrovava, assieme ai suoi compagni di collegio, era completamente bianca: il pavimento era così lucido che la ragazza riusciva a vedere la propria immagine riflessa. E non era un bello spettacolo. Helen era sempre stata una ragazza pallida e scarna, ma in quel momento si rese conto di essere davvero impresentabile. I capelli  legati in una lunga treccia scomposta, erano crespi e pieni di nodi. Gli occhi azzurri, cerchiati da scure occhiaie, avevano un' espressione alquanto cupa. In più aveva le guance scavate e le labbra screpolate.

<< Qualcosa non va, Helen? >>. La giovane voltò la testa bionda, distogliendo lo sguardo dal triste riflesso che le restituiva il pavimento.

Accanto a lei, vi era una ragazza dai riccioli rossi. Si chiamava Felicia. Aveva degli splendidi occhi verdi ed una leggera spruzzata di lentiggini le solcava le guance rosee. Nonostante i lineamenti da bambina, sembrava molto più matura di tutti gli altri, anche se aveva la stessa età di Helen.

<< Sto bene Felicia, non preoccuparti >> rispose la ragazza, forzando un sorriso. L'altra si morse il labbro inferiore e alzò lo sguardo verso il soffitto bianco, che sembrava fatto di nuvole.

<< Io sono preoccupata, invece. Siamo qui in piedi da ore, ormai. Vorrei capire quando comincerà il test, l'ansia mi uccide! >>. Helen si lasciò sfuggire un sorriso di tenerezza: << Andrai benissimo. Sei la migliore Felicia, e questo lo sai anche tu. Sicuramente non sei uno Scarto del Diavolo >>. 

Già, proprio così. Felicia era l'esatto opposto di tutto ciò che potesse rappresentare il male. In collegio, forse, era l'unica ad essere sul serio amata da tutti. Il test sarebbe stato una passeggiata per lei, Helen lo sapeva. E poi, non si vedeva uno Scarto del Diavolo da millenni. Era una creatura estremamente rara.

Gli angeli che venivano chiamati a quel modo non erano altro che demoni nati nel posto sbagliato. Servi di Satana cresciuti in Paradiso. In pratica era questo lo scopo principale del test: capire se nel cuore di alcuni angeli vi fossero annidati oscuri pensieri in forma di corvi dalle ali nere. 

La rossa aspettò qualche secondo, prima di annuire leggermente col capo. 

Attesero ancora una volta in silenzio. In effetti ci stavano mettendo troppo tempo, anche se la cosa non le dava particolarmente pensiero. Si stava bene nell'ignoranza.

Helen, Felicia e tutti gli altri compagni di collegio erano allineati lungo la parete. Per la stanza vi erano tanti altri giovani che chiacchieravano allegramente, tutti dell'età prestabilita per eseguire il test. I 17 anni. Helen riusciva a vedere nei loro occhi l'ansia e la paura di non essere in grado di svolgere la prova. Nessuno sapeva di cosa si trattasse. Helen conosceva solo le conseguenze: sia quelle positive, che quelle negative.

 Tutti erano in attesa di essere chiamati per svolgere il test. Il test decisivo, quello che decretava in tutto e per tutto l'appartenenza al Paradiso, quello che li avrebbe fatti diventare angeli in piena regola, con la conseguente consegna delle ali. Helen non riusciva a non immaginare le ali bianche fatte di piume degli angeli sulle proprie spalle. Era sempre stato il suo sogno poter volare libera per il Paradiso...e la Terra. Era questo che la ragazza voleva: scendere sulla Terra. 

Il loro istruttore, Finn, un angelo che ne aveva viste di cose nel mondo umano, dai capelli biondi schiariti dal tempo e gli occhi piccoli e azzurri che svettavano sopra il lungo naso a forma di becco, aveva sempre raccontato di fiumi dalle acque limpide e cristalline, di prati dall'erba verde e rigogliosa, fiori colorati, montagne ricoperte dalla neve e animali di ogni tipo. Aveva descritto il mondo come un luogo di pace, dove tutti vivevano in sintonia tra di loro: nessuno moriva di fame o di sete. Nessuno provava sofferenza. Il posto perfetto in cui vivere, dopo il Paradiso; non molto spesso parlava degli esseri umani e questo non faceva altro che aumentare la sua curiosità.  

<< Io spero di diventare un angelo custode >> esclamò Felicia, con voce eccitata, interrompendo i pensieri della ragazza. Aveva lo sguardo dritto davanti a sé, ma Helen riuscì comunque a scorgere un bagliore di gioia nei suoi occhi color smeraldo. La osservò per qualche secondo: << Credo che saresti perfetta per quel ruolo >>

<< Dici sul serio? >> sulle labbra di Felicia cominciò a fiorire un sorriso raggiante. Aveva dei denti perfetti, bianchissimi, quasi quanto la stanza in cui si trovavano.

<< Ovviamente >> rispose Helen, convinta. 

Ecco un'altra cosa che veniva definita dal test: i ruoli dei neo-angeli. Una volta superata la prova, in base a come veniva svolta, si veniva divisi in gruppi: questi avrebbero cominciato il tirocinio per diventare seguaci del Signore in piena regola, una volta raggiunti i vent'anni.

C'erano gli angeli custodi, gli angeli protettori, gli angeli della luce, gli angeli esploratori, gli angeli messaggeri...gli angeli guerrieri. I più rari, i più forti. Gli angeli guerrieri erano quelli che scendevano sulla terra per proteggere gli uomini dalle tentazioni dei demoni di Satana. E spesso combattevano, anche per millenni. 

Helen aveva letto, nei libri della biblioteca del collegio, di epiche battaglie tra Bene e Male, così devastanti che spesso gli esseri umani e la Terra ne subivano le conseguenze. Ad esempio, poteva capitare che un demone, con l'utilizzo della propria forza, riuscisse a far scuotere la terra, a far crollare massi, a far inalzare le onde del mare fino a renderle gigantesche...mentre invece, quando un angelo utilizzava i propri poteri, si scatenavano i peggiori temporali, le peggiori bufere che la storia avesse mai potuto descrivere. Ma era rara una cosa del genere. Di solito entrambe le parti cercavano di mantenere un certo equilibrio.

Questo ruolo era, quindi, forse il più ambito da tutti, Helen compresa. Ma già si sapeva che era impossibile diventare uno di loro, anche perchè erano in pochi i prescelti e quasi tutti raccomandati. 

Un moto di rabbia e invidia le serrò la gola. I figli dei sette Arcangeli, ecco chi erano i raccomandati. 

Ora che ci pensava, nessuno di loro era presente in quel momento. Scosse la testa e tirò un lugo sospiro. Le scoppiava la testa, tutto quel bianco le dava la nausea. Voleva solo uscire di lì, tornare in collegio e dormire. Chiuse gli occhi e per un attimo il vociare indistinto degli altri scemò, fino a sparire. 

C'erano solo lei e l'oscurità. Tutta quella solitudine riuscì a calmarla, anche se per poco. 

Fu Felicia a destarla da quei pochi secondi di libertà: << Ehi, Helen. Ci sono I Sette >> sussurrò. La giovane aprì piano gli occhi. 

Come se fossero abiutati ad essere costantemente osservati, i figli dei Sette Arcangeli cominciarono a sfilare davanti a loro. I suoi compagni e le sue compagne esplosero in cori di ammirazione, mentre tutti battevano le mani e gridavano i nomi dei loro beniamini.

Helen rimase zitta, ma dovette ammetterlo: erano veramente bellissimi; così fieri, decisi, ordinati...

L'invidia tornò a serrarle la gola. L'istruttore Finn li aveva sempre lodati, incitando gli altri a prenderli come esempio di vita. Ma Helen non voleva essere come loro. Lei voleva essere più brava di loro.

Fu felice di notare che indossavano come tutti delle semplici tuniche di lino bianche.

L'unica differenza era che alla vita avevano annodata una corda dorata, mentre lei e i suoi compagni avevano delle normalissime corde di paglia intrecciata. 

La prima persona che le saltò all'occhio fu l'ultima ragazza della fila: i capelli rossi, di una tonalità più scura di quelli di Felicia, erano sciolti e le ricadevano sulla spalla destra. Aveva gli occhi color verde acqua, ornati da lunghe ciglia scure. La forma del suo viso pareva gentile, ma l'espressione che aveva dipinta sul volto era severa, dura. Helen ricordò il suo nome: Elisabetta, figlia dell'arcangelo Michele. Chi è come Dio.

Davanti a lei, c'era un giovane dai capelli dorati, pettinati a spazzola. Aveva gli occhi verde scuro ed appena un accenno di barba sulle guance. Si guardava attorno, sorridendo ogni volta che sentiva pronunciare il suo nome da qualcuno. Elia, si chiamava, ed era il figlio di Barachiele. Benedizione di Dio.

Subito prima di lui, vi era un'altra ragazza. Portava anche lei i capelli - che erano biondi - sciolti. I suoi occhi erano grandi, da cerbiatta, di colore verde: un verde chiarissimo, che Helen aveva visto solo in pochissime persone. Le sue labbra erano carnose, color pesca ed avevano perennemente gli angoli rivolti all'insù. Il suo nome era Giuditta, figlia dell'arcangelo Geudiele. Lode a Dio.

Ancora avanti camminava Andrea, il più grande dei Sette, figlio dell'arcangelo Uriele. Fuoco di Dio.

Andrea era uno dei pochi angeli ad avere i capelli scuri: infatti lui li aveva lunghi fino alle spalle, mossi, castani. I suoi occhi erano color nocciola. Una lunga cicatrice gli partiva dal sopracciglio sinistro, fino a sotto l'occhio. Incuteva quasi paura, quel ragazzo. Ed infatti era temuto da molti.

Stringeva sottobraccio, con fare protettivo, un'esile ragazza dai capelli biondi raccolti in una coda alta, che le metteva in risalto la fronte abbastanza ampia. Gli occhi erano di una sfumatura azzurra che ricordava il cielo di prima mattina, d'estate. Si chiamava Lia ed era la figlia di Sealtiele. Preghiera a Dio.

Jacopo, figlio dell'arcangelo Raffaele, camminava con le braccia incrociate dietro la schiena. Medicina di Dio. Il giovane, che aveva i capelli biondo scuro e gli occhi color nocciola, camminava al fianco di Nathan,

il figlio dell'arcangelo Gabriele. Potenza di Dio.

Nathan non aveva un' aria particolarmente felice. Sembrava turbato da qualcosa o da qualcuno e scrutava la folla nervosamente, come se percepisse qualcosa di strano. Biondo, come la maggior parte degli angeli, dalla carnagione chiara. I suoi occhi, di un blu intenso, le sembravano un oceano mai esplorato. 

Improvvisamente, lo sguardo di Nathan incrociò il suo. Helen si sentì rabbrividire e qualcosa di sconosciuto parve attraversarle da parte a parte le membra. Era una stranissima sensazione, mai provata prima. Convinta di essere sfidata dal giovane, Helen sostenne lo sguardo. Le sudavano le mani, perciò strinse i pugni.

<< Ehi, tu, cosa stai facendo?! >>. Nathan smise di guardarla, per poi puntare nuovamente gli occhi su Lia, che si era liberata dalla stretta di Andrea, e si era avvicinata ad Helen.

Helen sbattè le palpebre: << Come scusa...? >>

<< Ma sei stupida?! Ti ho chiesto cosa stavi facendo! >>. Helen sentì i propri compagni ridacchiare. Con la coda dell'occhio osservò Felicia chinare il capo.

<< Io non stavo facendo nulla... >> tentò di giustificarsi Helen. Lia mise le mani sui fianchi: 

<< Io ti ho vista, cara, non fare la finta tonta! Sai che non è permesso pensare a qualcuno in quel modo! >>.

Pensare in quel modo?

<< Deve esserci un errore: io non... >>

<< La stavo guardando io, Lia >> intervenne Nathan, tornando a guardare Helen. Lei, questa volta, non osò avere nessun contatto visivo con lui. 

<< Non dire sciocchezze! Tu non sei un tipo qualunq... >>

<< Non la stavo guardando come pensi tu >> la interruppe il figlio dell'arcangelo Gabriele << mi sono solo preoccupato per lei, la vedo molto stanca >>. Andrea posò una mano sulla spalla di Lia: 

<< Nathan ha ragione, Lia. Dovresti provare compassione per lei. Guarda com'è scarna, con i capelli tutti arruffati...questi orfani! Dovrebbero lasciarli all'Inferno, scarti del genere >>. 

Helen strinse ancora di più i pugni e fece per tirarne uno al ragazzo, ma Felicia la trattenne per il polso, prima che lei potesse muovere un solo dito. Lia annuì, ascoltando le parole del moro: << Hai ragione. Scusami....cara, se ti ho accusata ingiustamente! >>. Le rivolse un sorriso di scherno ed Helen si vide costretta a sorridere anche lei.

<< Figurati >> sibilò, tra i denti. 

Quando i Sette ebbero oltrepassato la porta in fondo alla stanza, probabilmente per essere sottoposti al test per primi, Helen tirò un lungo sospiro.

<< Tu devi essere pazza >> la rimproverò Felicia << tu devi essere veramente impazzita! Ma cosa ti salta per la testa? Perchè ti sei messa a fissare il figlio dell'arcangelo Gabriele? Proprio lui! >>

<< E' lui che ha fissato me >> si lamentò la ragazza. Felicia scosse la testa, in segno di disappunto.

La discussione finì lì. 

Helen era troppo arrabbiata per provare a parlare con l'amica. L'avevano definita uno scarto. Qualcosa di inutile. E non solo lei, ma tutti gli orfani presenti. I suoi compagni di collegio.

Eppure venivano ancora ammirati, amati. Ma in realtà non meritavano nulla. Neanche metà della loro fama, della loro ricchezza, della loro bellezza. 

Erano loro gli scarti.

Tutti e Sette, nessuno escluso. Dovevano essere loro quelli spediti all'Inferno. Andrea e Lia i primi e quel Nathan dopo di loro. Affondò le unghie nei palmi delle mani, fino a ferirsi. 

Aprì la mano ed osservò le quattro mezzelune sanguinanti che si erano formate sui palmi. Una gocciolina di sangue le scivolò via, finendo a terra, nel bel mezzo della sua fronte specchiata.

Helen la osservò espandersi piano piano sul pavimento. Aveva una forma strana. Ricordava quasi...una croce, una croce capovolta. Battè più volte le palpebre e guardò di nuovo. La macchiolina non aveva nessuna forma particolare.

Era solo un puntino rosso in un mare di bianco.

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