Our Own Struggle - ((Larry St...

By jensonbutton

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Due ragazzi. Due passati difficili. Un presente complicato. Una malattia. Una battaglia. La LORO battaglia. E... More

Our Own Struggle
Capitolo: uno
Capitolo: due
Capitolo: tre
Capitolo: quattro
Capitolo: cinque
Capitolo: sei
Capitolo: sette
Capitolo: nove
Capitolo: dieci
Capitolo: undici
Capitolo: dodici
Capitolo: tredici
Capitolo: quattordici
Capitolo: quindici
Capitolo: sedici
Capitolo: diciassette
Capitolo: diciotto
Capitolo: diciannove
Capitolo: venti
Nuova fan fiction!
Capitolo: ventuno
Epilogo

Capitolo: otto

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By jensonbutton

Our Own Struggle - OTTAVO CAPITOLO

Quando tornò nella sua camera, Louis trovò Harry rannicchiato sul piccolo divano che dormiva profondamente, con la testa nascosta nel bracciolo. A quella vista il più grande sorrise, sperando di aver trovato le parole giuste per spingerlo a lottare ancora, qualche decina di minuti prima, in bagno.

Decise di sedersi sul letto a sfogliare una rivista di musica aspettando sua madre, ma non riusciva veramente a concentrarsi su di essa, perché attratto da quella figura indifesa addormentata sul suo divano. Era così perfetto. L’espressione rilassata, le mani giunte appoggiate sotto, tra la guancia e il bracciolo, il respiro regolare e le labbra socchiuse. Quelle labbra, non troppo sottili, ma neanche carnose: perfette. Poi Louis venne distratto dallo squillare del suo iPhone.

- Pronto? – bisbigliò una volta acchiappato il cellulare. – Sì, ciao Eleanor. - . Il ragazzo uscì dalla camera, chiudendosi la porta alle spalle e restando in corridoio per non svegliare il più piccolo con la sua voce.

– Ma… Me lo dici così, adesso? E da quanto? - . Una piccola pausa in cui Louis ascoltò la voce dall’altra parte e: - Ma fottiti! - . Louis chiuse la chiamata e spense il telefono arrabbiato come mai. ‘Troia.’ fu il suo unico pensiero, ma poi decise che non doveva pensare a Eleanor il giorno di Natale, aveva passato diversi anni a sprecare tempo ad autoconvincersi che fosse etero ed essere tristi per il tradimento di Eleanor era una cosa davvero stupida; così tornò in camera e si sedette per terra, accanto al divano, ritrovando subito la pace interiore.

Sentiva il respiro di Harry solleticargli regolarmente la guancia e stranamente gli piaceva.

- Tesoro, ho portato il tè. – sussurrò Jay entrando con una tazza in mano. Era la tazza preferita di Louis: quella con un orsacchiotto che dormiva nella notte.

- Grazie mamma. – sorrise dolcemente Louis. Jay appoggiò la tazza di tè sulla scrivania del figlio e si sedette accanto a lui.

- Hai la faccia distrutta, amore. – notò lei spostandogli il ciuffo di capelli dall’occhio.

- Mi ha distrutto vederlo così, in più Eleanor mi ha lasciato. Mi tradiva. - . Louis scosse la testa tristemente e la madre lo abbracciò. Non amava vedere i suoi occhi sempre così pieni di euforia e speranza, così tristi e malinconici. Louis affondò il viso nella sua spalla sentendosi meglio, riconoscendo il profumo di casa.

- Non ti meritava, amore. Non starci troppo male, dai. - . In quel momento furono interrotti da dei versi che provenivano da Harry. Entrambi girarono la testa di scatto verso il più piccolo, preoccupati stesse male, ma lui stava semplicemente dormendo e sognando.

- Sai, mamma. Io… Non so… Ho paura. Insomma, sono attratto da Harry, credo. Non avevo mai pensato a un ragazzo nel modo in cui penso a lui. Mi era capitato di pensare ai ragazzi in quel modo, ma Harry mi manda letteralmente in palla. – sussurrò con voce tremante mentre teneva lo sguardo basso e si torturava le mani.

- Oh amore non devi aver paura. È una cosa meravigliosa. Io sono così fiera di te. Stai dimostrando una grande maturità, Lou. Il modo in cui ti prendi cura di un ragazzo malato che fino a una settimana fa era uno sconosciuto e adesso confessandomi questa cosa così personale… Forse in vita tua non te l’ho ripetuto molto, ma sono davvero fiera di te. – disse lei accarezzandogli la guancia.

- Ma non ne sono sicuro… Sono così confuso. - . Louis voltò lo sguardo verso l’amico.

- Amore, ricordati una cosa: non importa il sesso di chi ami. Importa come ti tratta quella persona, cosa provi, come ti fa sentire. Sappi che noi ti saremo sempre accanto. Te lo prometto, tesoro. - . Lei lo circondò in un abbraccio rassicurante. Louis voleva davvero tanto bene a sua mamma, al contrario di quel che provava per il padre. Era contento che le sue sorelle avessero un padre come Mark e non come il suo.

- Grazie mamma. - . In quel momento Harry si mosse svegliandosi.

- Harry! – sorrise Johannah staccatasi dall’abbraccio, alzandosi per avvicinarsi al ragazzo che li guardava con la faccia ancora totalmente addormentata e gli occhi ancora rossi e gonfi per le lacrime versate. Jay gli mise una mano sulla fronte. – Sei un po’ caldo, forse hai qualche tacca di febbre. Ti ho fatto del tè. – disse lei mettendogli in mano la tazza che aveva raccolto dalla scrivania. Louis sorrise. Ormai era la terza volta che lo vedeva svegliarsi e ogni volta gli scatenava qualcosa nello stomaco.

- Grazie. – mormorò lui con la voce impastata, prendendo cingendo le sue mani alla tazza per scaldarsi, ma notò con delusione che era mezza fredda. Aveva i brividi di freddo e stava leggermente tremando.

- Vado a vedere se ho qualcosa per farti stare meglio. – disse Jay uscendo dalla camera. Louis e Harry la guardarono scomparire dietro alla porta marrone della camera. Poi il più piccolo rivolse tutte le attenzioni alla tazza di tè, mentre il più grande le rivolgeva solo al più piccolo.

– Come ti senti? – gli chiese.

- Ho un po’ freddo…- rispose Harry con i brividi che gli percorrevano la schiena.

Louis scattò velocemente in piedi e iniziò a girare per la camera come una trottola, aprendo armadi e cassetti.

- Che fai Boo? – chiese curioso Harry accennando una risata mentre guardava l’amico piegato sotto al letto con il sedere in fuori.

- Ti cerco una coperta. - . Harry gli tirò scherzosamente un cuscino.

– Ma smettila! A me non serve. – disse ridendo. Louis si girò di scatto beandosi della bellissima risata di Harry che ancora non aveva sentito. Probabilmente Louis lo stava fissando perchè il minore aveva smesso di ridere e ora lo guardava in modo strano. – Tutto bene, Lou? - . Il maggiore annuì con veemenza.

- Non ti avevo mai sentito ridere. Hai una bellissima risata. – sorrise a un Harry che stava abbassando lo sguardo. Poi il più grande gli porse la coperta con cui dormiva solitamente. - Tieni questa piccolo. – disse porgendogli la coperta grigia che poco prima era stesa sul letto. Harry sentiva con sua grande felicità l’odore di Louis intriso nella stoffa e ci si coprì dopo aver appoggiato il tè per terra.

Poi Louis gli si avvicinò pericolosamente. – Piccolo, non ci provare più ad aggredirmi con un cuscino o ne pagherai le conseguenze! – disse Louis con tono scherzoso di sfida.

- Tipo? – lo provocò Harry. Louis a quelle parole iniziò a fargli il solletico ritrovandosi sopra al più piccolo, ma senza schiacciarlo, ci stava attento. Harry rideva di gusto. – Smettila ti prego! - . Harry afferrò con decisione i polsi di Louis facendolo smettere di torturarlo.

Smisero di ridere e si scambiarono uno sguardo profondo, pochi centimetri staccavano i loro visi sbarbati. Louis si liberò dalla presa e intrecciò le dita con quelle di Harry. Entrambi sentivano lo stomaco sobbalzare e i brividi percorrer loro le schiene, erano più simili di quanto potesse sembrare.

Harry si morse il labbro inferiore per il nervosismo, ingenuamente desiderava succedesse qualcosa, ma Louis lo liquidò con un sorriso sornione mentre allontanava il suo viso. Harry spostò le gambe rannicchiandosele al petto per far spazio sul divanetto a Louis che si sedette ai piedi del ragazzo. Harry stese, poi, le gambe sottili sulle ginocchia del moro e bevve un sorso di tè. Louis lo fissava divertito.

- Allora, ho trovato solo queste pasticche. - . Jay entrò nella camera inondandola con la sua voce squillante, mentre porgeva a Harry una scatoletta.

– Non so a cosa sei allergico, però. In più non so come sono messi il tuo fegato e i reni perciò credo sia meglio se non ti dò nulla. – concluse Jay avvolgendosi il cardigan al ventre mentre guardava Harry, in piedi accanto a lui. Il ragazzo non sapeva cosa dire, in ospedale prendeva quel che gli davano. - Finisci il tè che ti dà energia, Harry. – aggiunse Jay con fare sbrigativo che Harry male interpretò.

Pensava che si stesse spazientendo di prendersi cura di lui il giorno di Natale, invece era Jay ad essere sempre un po’ scorbutica, ma comunque molto buona.

- Adesso io vado. Si è fatto tardi ed è stata una giornata lunga. – disse Harry togliendosi di dosso la coperta per poi alzarsi. – Grazie di tutto. Sono stato un peso, scusate. Non avrei dovuto neanche prenderla in considerazione questa ipotesi. – finì Harry che si trovava adesso in piedi accanto alla signora. Louis lo prese stretto per un polso per non farlo scappare.

– No tu rimani. – . Sembrava quasi una minaccia, pensò Harry immediatamente.

- Io non ti lascio mica tornare in ospedale senza che tu abbia provato il nostro nuovo robot da cucina, ragazzo. – disse Jay alludendo a uno scatolone esageratamente ingombrante nella cucina Tomlinson mentre puntava il dito sul petto del ragazzo che si mise a ridere imbarazzato insieme a Louis che li guardava da seduto. – Dai risiediti. Ci fa solo piacere averti qua. – concluse poi con un sorriso dolce sulla faccia mentre Louis aveva attirato a sé il ragazzo, tirandolo dal polso e facendolo così sedere su di sé. Harry capì allora di avere interpretato male la donna, infatti quella famiglia aveva il magico potere di far sentire le persone a proprio agio in qualsiasi situazione.

- Vado giù a vedere che combinano. Se avete bisogno, non esitate a chiamare. - . Jay uscì sorridendo dalla stanza, lasciando i due ragazzi da soli.

- Io ho sonno. – bisbigliò Louis all’orecchio di Harry che era pericolosamente vicino.

- Anche io un po’. – replicò lui sorridendo.

- Dormiamo? - . Harry si alzò e gli prese la mano per poi trascinarlo sul letto con lui. Si stesero uno accanto all’altro guardando il soffitto.

- Cosa vorresti fare come lavoro, Lou? – gli chiese il più piccolo rompendo il silenzio.

- Amo cantare. – rispose timidamente iniziando a giocare nervosamente con un braccialetto del ragazzo accanto a lui.

- Anche io. - si confidò Harry osservando le dita affusolate che torturavano il suo braccialetto. - E stai studiando per diventarlo? – chiese Harry con gli occhi che gli si chiudevano.

- No, vado solo a scuola per ora. – rispose Louis accennando una risata un po’ delusa. Avrebbe preferito partecipare a qualche provino o a una scuola di canto invece che doversi studiare filosofia.

Sentiva il respiro regolare di Harry che lentamente gli era sceso sulla sua spalla.

Si alzò leggermente con il busto e lanciò uno sguardo al ragazzo. Sorrise. Stava dormendo, così anche Louis decise di abbandonarsi al sonno.

A/N

Eccomi tornata yeee

VORREI METTERE IN CHIARO CHE NON PENSO IN ALCUN MODO CHE ELEANOR SIA UNA TROIA. Può non starmi simpatica o come volete, ma non penso sia una troia e non voglio rovinarle l'immagine. Questa FF è solo a scopo di svago, non prendete tutto alla lettera.

Allora.. questo capitolo non mi piace, come tutta la mia storia, in realtà, però non avevo voglia di tenerla nel mio computer e volevo dei pareri, così qualche tempo fa ho deciso di pubblicarla, sebbene non ne sia convinta.

Ancora una volta ringrazio chi legge OOS e chi commenta (mi piace un sacco leggerli vnjfkv).

Se siete arrivati a leggere fin qua, complimenti! Chiedetemi con una recensione un biscotto come premietto e lo avrete lol

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