Elements

By WinterSBlack

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(1) Primo capitolo della trilogia di Elements. Terzo posto nel contest Libriamoci2 Migliori Libri Sophie Hun... More

Avviso
1. Andava tutto bene
2. Brain Limitless Company
3. Spiegazioni
4. I Ribelli
5. Attacco
6. Il Luogotenente
7. Popolana
8. Telefono
9. Il nonno
10. Imperium
11. Spiacevoli incontri
12. Lettere false
13. Per l'Alaska
14. Base 1
15. Intrappolati
16. Allenamento
17. Inspiegabili dubbi
18. Interferenze
19. Attacco alla scuola
20. Gocce di pioggia
21. Il lupo nel gregge
22. Colpe e scelte
23. Skyler la rossa
24. Beccate
25. Aria di guai
26. La scatola di metallo
27. Sbaglio
28. Inizio del conto alla rovescia
29. Lettera della verità
30. La verità del nemico
31. Appuntamento con sorpresa
32. Una piccola piromane
33. Base 8 di Boston
34. Parole scioccanti
35. Guardare ma non agire
37. Fuori dall'acqua
38. Incubo nero
39. Sentirsi a terra
40. Fascicoli misteriosi
41. A scuola col Geminus
42. Non c'è due senza tre
43. Attraverso i sogni
44. Domande senza risposta
45. La quiete prima della tempesta
46. Fuoco e fiamme
47. Il quadro
48. Attimi decisivi
Epilogo
LinkS

36. Acqua in bocca

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By WinterSBlack

Okay, Jo mi aveva detto di rimanere su quel dannato furgone blindato qualunque cosa fosse successa.

Io le avevo detto che se fosse successo qualcosa avrei semplicemente richiamato la Base attraverso la radio incorporata.

Però, non avevo pensato ad una cosa: non sapevo come funzionasse la radio.

Era completamente diversa da un telefono e c'erano troppi pulsanti distinti per colori.

Inoltre, non sapevo se i ragazzi avessero ricevuto o meno il messaggio dal Consigliere Moose. Potevano semplicemente aver spento il collegamento con il furgone per non farmi sentire niente, ma i ragazzi non avevano risposto alla chiamata.

Dubitavo fortemente che il Consigliere Moose avesse mandato il messaggio solo al furgone. Non avrebbe avuto alcun senso!

Oppure ai ragazzi era successo qualcosa o stava per succedere e io ero l'unica che poteva avvertirli.

Più ci pensavo, più l'ultima ipotesi mi sembrava la più veritiera e prima di perdere troppo tempo mi ritrovai già fuori dal furgone.

Che sto facendo? Finirò uccisa? Che mi salta in mente? Sono stupida? Sì, sono stupida. Ma almeno sono altruista?

Cercai di sembrare il più normale possibile mentre mi dirigevo verso il ponte. Poi ci ripensai.

Io sono normale.

A metà strada mi accorsi di non avere le chiavi per chiudere il furgone super tecnologico della B.L.C. e che se qualcuno l'avesse rubato non avremmo avuto una via di fuga e avrei fornito inavvertitamente un mezzo futuristico ad un disadattato ladruncolo.

Accidenti, Sophie Hunter. Sii positiva!

Le mie paranoie mi accompagnarono fin sulla strada della casa contrassegnata.

Una volta sul portico mi guardai attorno e feci per suonare il campanello quando la mia mano si bloccò a mezzo centimetro dal pulsante.

Sarei stata una demente a suonare in una casa abitata da presunti prestigiatori del fuoco assassini. Avevo pure addosso la divisa dei loro nemici! Anche se effettivamente con quei pochi lampioni che illuminavano il buio di quella strada era difficile notarmi.

Oppure ero un genio. Così i nemici sarebbero stati distratti da me e i ragazzi avrebbero capito che c'era qualcosa che non andava.

Quel che si vuol dire, distraente.

Pensandoci bene sarei potuta finire uccisa o avrei potuto distrarre anche i ragazzi... Ma pensare troppo faceva male.

Agire d'istinto e pagarne dopo le conseguenze aveva un che di affascinante, anche se era sicuramente molto più comodo avere tutto sotto controllo. Ma non avevo basi su cui... beh, basarmi.

Così suonai.

Ovviamente, o fortunatamente, nessuno mi venne ad aprire.

Portai una mano alla maniglia della porta ed essa si aprì senza che la sfiorassi, proprio come nei peggiori film horror.

Una persona sana di mente e con un minimo buon senso sarebbe tornata indietro e avrebbe pensato ad una soluzione migliore per avvertire i suoi compagni. Ma sembrava non fosse il mio caso perché entrai.

Anni di letture sui libri di Stephen King mi avrebbero dovuto insegnare qualcosa. E invece niente.

A prima vista la casa era deserta.

Proprio come avevano detto quelli della squadra Martin sembrava abbandonata da anni.

In aria fluttuava la polvere e i mobili presenti erano ricoperti da uno spesso strato grigio/bianco. Tirai fuori il telefono da una delle tante tasche e accesi la torcia. Probabilmente era destinata a qualche tipo di arma, ma il mio telefono aveva la precedenza.

Iniziai a dubitare fosse la casa giusta quando notai che il pavimento era troppo pulito per essere abbandonato.

Fosse stato più sporco avrebbe lasciato le impronta di piedi, invece sembrava essere stato appena pulito. Nemmeno l'ombra di un'orma. Proseguii il mio percorso verso le scale, saltando le porte del soggiorno alla mia sinistra e la cucina alla mia destra.

Feci avanti e indietro dal bagno al portone d'ingresso, indecisa se salire le scale o meno, sempre stringendo il telefono tra le mie mani. Mi sentivo leggermente scema.

«Aiden?» sussurrai, ma nessuno rispose.

Provai così a salire le scale che disponevano di un tappeto rosso per attutire il suono dei passi.

Mi avviai senza tenere la mano sul corrimano. Arrivata al piano sopra ispezionai le camere senza trovare nulla.

A mano a mano l'ansia e la preoccupazione svanivano mentre mi abituavo al silenzio.

Continuai a cercare ma, non sapendo nemmeno cosa fare di preciso, vagai un po' alla cieca.

Sconsolata scesi nuovamente al piano di sotto e quella volta lo percepii.

Ripercorsi le scale per sicurezza e notai il suono differente delle ultime scale che producevano.

Era solo un lieve scricchiolio, ma una volta accortasi era senza dubbio inconfondibile.

Scesi velocemente le scale e cercai di togliere il tappeto dal cardine quando questo si sollevò da solo completamente, costringendomi a balzare indietro.

Si aprì come una botola. In realtà la stoffa era solo un inganno.

Uuuuh! Passaggi segreti! Che figata!

Indugiai per un solo secondo e poi entrai nel buio senza paura e senza timore, solamente pervasa da una strana energia alimentata perlopiù dalla curiosità.

Non avrei mai immaginato di poter essere tanto spericolata. Forse lo ero perché una parte di me pensava che Aiden e la sua squadra sarebbero sbucati all'improvviso e mi avrebbero tratta in salvo a qualunque costo.

Le scale di ferro non lasciavano pietà al mio tentativo di essere furtiva e silenziosa, facendo riecheggiare i miei passi nel buio.

Iniziavo ad andare sempre più in profondità e i suoni come le gocce d'acqua che cadevano e le correnti d'aria che facevano vibrare i tubi iniziavano a risuonare. L'eco di tali suoni entrava fin sottopelle, poi a queste si aggiunsero voci.

Grida di dolore e tonfi.

Mi affrettai a scendere avvicinandomi sempre di più alla luce bluastra che filtrava tra le fessure delle scale.

Fu un miracolo che non scivolai.

A pochi passi dall'ultimo scalino alzai lo sguardo e mi si parò davanti una scena surreale.

I ragazzi Imperium avevano già messo al tappeto i Ribelli che si trovavano lì, senza accorgersi minimamente di me.

«Sophie! Che ci fai qui?» esclamò Jo guardandomi sconvolta quando mi scorse.

Ma il mio sguardo era su Aiden che alzò il suo dalla sua vittima.

Teneva un piede premuto sul petto di un ragazzo, forse poco più grande di lui. L'acqua scorreva attorno al suo collo e Aiden teneva stretta l'estremità del cappio del suo elemento.

Ad un occhio più attento, il ragazzo non era semplicemente svenuto. Quell'angolazione impossibile del collo e gli occhi vitrei significavano chiaramente che era morto.

Guardai sgomenta anche le altre persone a terra. Di molti non vedevo il volto, ma ero certa che fossero deceduti pure loro.

Ormai tutti gli occhi dei ragazzi erano posati su di me.

Come la prima volta che avevo visto Aiden uccidere una persona, anche in quel momento ero spaventata.

Jo mi raggiunse, ma non osai guardarla negli occhi e nemmeno le sue mani. Temevo che fossero rosse di sangue altrui.

Ero totalmente paralizzata e la mia gola si era seccata.

Non riuscivo a sentire ciò che Jo mi stesse dicendo.

«Lasciala stare Annie. Ormai è qui.» disse Aiden.

«Ritornando alla missione...» Stephen fece scivolare a terra a peso morto un altro cadavere.

«Abbiamo fatto un buco nell'acqua. Questa è senza dubbio una tana dello Yeti. Guardate qui.» E con ciò indicò le varie prigioni in metallo che avevo già visto in precedenza.

«Dentro ognuna di queste c'è qualcuno, giusto Kym?» chiese conferma il capo dell'altra squadra. La ragazza mora si limitò ad annuire.

«E sappiamo bene quali siano le tendenze di quello schifoso gorilla.» commentò Heron.

«Che aspettiamo? Apriamole!» esclamò Skyler prendendo un piede di porco.

«Siamo sotto il fiume, non posso usare la terra, altrimenti veniamo inondati.» commentò.

«Lasciate fare a me.» intervenne Jo lasciandomi il braccio.

Corse a posizionarsi al centro della cantina.

Gli altri le lasciarono spazio mentre la ragazza iniziava a girare su sé stessa e quasi vidi la lama di vento che tagliò in due le porte di metallo.

I pezzi di metallo caddero con tonfi sordi rivelando all'interno di ciascuna scatola una figura minuta e femminile. Erano prive di sensi, sei in totale.

«Sono tutte vive.» annunciò Lynette dopo averle esaminate assieme a Sky e Heron.

«Perché non l'hai fatto quando eravamo rinchiuse in quella stanza grigia, quella volta?» mi ritrovai a dire con la voce atona.

Sapevo che anche il mio volto non traspariva emozioni.

«Come?» chiese Jo stupita.

«Sei forte. Avresti potuto tagliare le pareti anche quando sei stata rinchiusa da quegli Ignis.» commentai.

Jo boccheggiò sconvolta.

Non sapevo se perché fosse offesa o altro. Rimasi comunque impassibile, come in realtà non ero.

«Eravamo esausti e privati delle energie. Anche l'atleta migliore non riesce più a segnare se è stanco o ferito.» intervenne Seth con altrettanto gelo.

«Traiamo in salvo queste ragazze prima che vadano nelle grinfie dello Yeti.» commentò Heron prendendo in braccio una ragazza.

Era veramente minuta e malnutrita.

Era come una bambola di pezza e non mi sembrava nemmeno umana.

Chissà cosa le voleva fare lo Yeti.

Cavia da laboratorio?

Però, la loro semplice esistenza mi sembrava surreale. Almeno, meno reale dei miei amici che avevano appena ucciso un mucchio di persone.

Non riuscivo a vederle con chiarezza e sentimento.

I miei pensieri erano tutti molto distanti dallo sconvolgimento che erano le mie emozioni.

Prima che potessi formulare altre ipotesi qualcuno mi bloccò le braccia e il collo, immobilizzandomi totalmente.

«Non troppo in fretta, ragazzi» sussurrò una voce accanto al mio orecchio.

Per un breve istante pensai fosse James Sharp. Ma poi compresi che non si trattava di lui.

Quella voce e quel fiato facevano accapponare la pelle e non avevano alcuna traccia dell'ilarità che possedeva il fratello di Jo.

Quella voce non la conoscevo.

«Lasciala subito andare.» ordinò Aiden corrugando la fronte.

«Aiden, Aiden, Aiden... Anni che non ci vediamo ed è così che saluti una vecchia conoscenza? A quanto pare assomigli a James molto più di quanto vorresti. Peccato che anche questa volta sei secondo.» commentò con crudele piacere la persona che mi teneva bloccata.

Il mio corpo tremava. Non feci nessun tentativo di ribellarmi.

«Kade Foster, non pensi di esserti dimenticato di qualcuno?» intervenne Stephen.

«Oh, sì, tu. Non ti avevo riconosciuto con quella pessima tinta, Martin. Ma poco importa, io ho Sophie Hunter e con lei posso diventare Luogotenente.» ridacchiò divertito.

«Lasciala andare Kade o te ne pentirai» sibilò Jo avanzando di un passo.

«Ehi! Fermati, dolce Joanne. Non posso ucciderla ma ferirla sì. E tu non vuoi che venga ferita.» tuonò entusiasta.

«Ho diretto e controllato questi stupidi Ignis dello Yeti per ordine della mia signora.» disse fissando uno ad uno i ragazzi posandolo infine su Seth. Ritornai a guardare Aiden, troppo schifata per continuare ad osservare da vicino il profilo di quel tizio.

«La cara Vedova di Ghiaccio non si è mai fidata del suo collega e si fida di me a tal punto da assegnarmi questo compito. Ma chi l'avrebbe detto che avrei avuto voi come sorpresa?» continuò.

Quel monologo egocentrico che continuava a fluire dalla bocca del ragazzo era così fastidioso che riuscì ad attenuare le mie paure.

Era come se un interruttore avesse spento quella nebbia viola che aveva serrato il petto fino a poco prima.

Una fiamma rossa stava facendo largo tra essa.

«Nessuno di voi potrà fermarmi.»

Studiai la sua presa.

Era stretta e si sapeva che aveva studiato per imparare ad immobilizzare in quel modo. Ma anche io avevo studiato arti marziali.

«Avete troppa paura e vi farò vedere quanto sono migliorato sotto le direttive della Vedova di Ghiaccio! Non mi deriderete mai più come facevate da Iniziati. Mai scelta fu più giusta quella di aver seguito Su...»

Esercitai pressione sul braccio che mi serrava il collo.

Per la sorpresa, lui allentò la presa.

Ne approfittai per dargli una gomitata e buttarlo a terra facendo leva sul suo stesso peso. E dato che non mi bastava, gli tirai anche un calcio sul naso. Il fiotto di sangue che invase il suo volto confermò che glielo avevo rotto.

«Tu parli troppo.» sibilai mentre gli altri mi guardavano stupiti.

«Però! E chi se lo sarebbe aspettato!» esclamò Heron con un ampio sorriso.

Il tizio di nome Kade si portò una mano sul naso e cercò di alzarsi.

Quel che accadde dopo fu difficile da registrare.

Kade sembrò sul punto di fiondarsi su di me, così come Aiden e Jo su di lui. Ma fu solo un diversivo, perché il Ribelle mi superò. Chiuse gli occhi e tirò un pugno al muro.

Sentii il rompersi delle sue ossa, ma lui trattenne la morsa di dolore.

Un attimo dopo il soffitto crollò e venni immersa e travolta da una quantità d'acqua indefinibile.

La pressione del liquido mi trascinò a fondo e urtai qualcosa con la schiena.

Il dolore lancinante e acuto mi scombussolò tanto da far entrare l'acqua nei miei polmoni.

Probabilmente mi stavo agitando all'impazzata e la paura era tornata a serrarmi il petto e la gola.

I polmoni bruciavano all'impazzata e il buio si stava per impadronire di me quando una mano mi prese per il braccio e mi tirò verso l'alto.

L'acqua venne estratta a forza dai miei polmoni, lasciandomi un enorme bruciore su per la gola.

«Ehi, resta sveglia.» sentii sussurrarmi Aiden a pochi centimetri da me.

Mi scostò i capelli bagnati dal volto.

Sentii il gelo dell'acqua penetrarmi fin nelle ossa e i denti battere dal freddo.

«Sì, okay.» balbettai.

«Dannazione la porta è stata chiusa!» esclamò la voce di Lynette. «Kym!» la sentii chiamare.

Vidi la ragazza nuotare verso le scale e correre sopra più veloce che poteva, ancora grondante d'acqua.

Aveva risposto alla sua chiamata immediatamente, quasi nello stesso istante. Come se non aspettasse altro. Come se avesse previsto che Lynette avesse avuto bisogno di lei.

Sparì dalla mia visuale, ma intanto il livello dell'acqua continuava ad alzarsi.

«Non possiamo uscire da lì!» esclamò Stephen urlando dietro alle ragazze.

«Che diavolo stai farneticando? Qui stiamo per affogare!» gridò Skyler da qualche parte.

Sentii Aiden stringermi ancora di più a sé.

«Stephen ha ragione, Sky. Non possiamo uscire da lì. Entreremo sicuramente in contatto con i Popolani se usciamo dalla casa. Vi ricordo che pensano sia disabitata.» disse serio Aiden.

«E anche se potessimo, non riesco ad aprire la porta. Non è metallo.» ci informò Kym sulle scale assieme a Lynette, la quale le appoggiava delicatamente le mani sulle spalle.

«Allora usciamo di qui con la forza.» concluse Seth come se fosse ovvio e facile.

«Seth ha ragione, ragazzi.» proruppe Aiden.

«Ascoltatemi. Siamo sotto il fiume, questi muri sono spessi come avevano già constatato Skyler e Kym prima, ma se uniamo le forze possiamo farcela.»

Gli altri nuotarono più vicino a noi, accerchiandoci.

«Kym, Seth e Skyler si occuperanno di spaccare il muro per crearci un'uscita.

Sarà difficile, me ne rendo conto, ma io credo nelle vostre capacità.

Insieme riuscirete a liberarci tutti da questa trappola mortale.

Annie e Heron, occupatevi degli ostaggi dello Yeti. Quelle ragazze hanno bisogno di protezione.» iniziò Aiden. Non mi ero nemmeno accorta che gli altri avevano salvato quelle povere ragazze, ancora prive di sensi.

«Sophie, aiutali.» si rivolse direttamente a me.

Mi limitai ad annuire, ancora infreddolita e intontita.

Cercai di nuotare verso Stephen che teneva stretto una delle ragazze.

«Io e Stephen ci occuperemo di proteggerci. Tranne che per Kym, Sky e Seth, immergiamoci al mio segnale.» ordinò Aiden.

Guardò uno ad uno per gli occhi, mentre ondeggiava nell'acqua ed essa saliva vertiginosamente. Il soffitto mezzo crollato si avvicinava sempre di più.

Aiden alzò il braccio e fece un segno con la mano e immediatamente mi immersi, trattenendo il fiato e appoggiando la mano sulla bocca della ragazza.

Ma non ce ne fu bisogno perché mi ritrovai dentro una bolla d'aria.

«Tenetevi pronti per il recupero.» affermò Aiden con le mani tese.

L'acqua era nera. Non riuscivo a vedere nulla, tantomeno gli Imperium della terra.

L'unico indizio sulla loro presenza era il tremore e il rombo attutito delle loro attività.

Seppi che il muro cedette ancor prima che accadesse. In un attimo, Skyler e Seth furono attirati dentro la bolla e la ragazza quasi mi finì addosso.

La corrente ci trascinò con lei e io, perdendo attrito, rotolai nella bolla, dando per sbaglio una gomitata sul naso alla rossa.

Prima che continuassi a rotolare senza tregua, la bolla venne stabilizzata da Aiden e infine tutto terminò.

Galleggiavamo sul fondo del fiume e in alto vedevo le luci riflesse della città.

Piano piano riemergemmo tutti.

Non ero l'unica senza fiato e fradicia.

«Bleah, acqua inquinata.» commentò Jo.

«Le vittime ci sono tutte?» si informò Aiden ignorando il commento dell'amica.

«Affermativo.» replicò Heron.

Spostai lo sguardo verso la casa dalla quale eravamo appena usciti.

I pochi lampioni illuminavano la facciata. Una facciata completamente normale.

Nessuno avrebbe mai saputo cosa ci fosse nascosta all'interno.

Le luci della città riflettevano la superficie dell'acqua e in quel momento mi sentii immersa tra mille stelle. Anche se avevo freddo e non caldo.

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