Anche il freddo può essere ca...

By Ymawari

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Sicuramente tutto questo non era tra i progetti di Yūto Kidō. Eppure da un giorno all'altro si era ritrovato... More

Buongiorno
Febbre del Sabato Sera
Collisione
Parenti Serpenti
Questione di Fisica
Castello di Carte
I Pinguini sanno Volare
Chiave di Volta
Pioggia di Sakura
Frammenti d'Orgoglio
Contatto
Freddo
Caldo
Alba
Okay?
I Colori Delle Foglie
Tigre Contro Tigre
In Cima Alla Montagna
Quando Raggiungi Il Cielo
Ringraziamenti

La Neve è Bianca

982 69 27
By Ymawari

Le festività se ne erano andate e con quelle era arrivato Febbraio e le sue interminabili giornate fredde.
Yūto adorava quel tempo, lo considerava il modo più piacevole per crogiolarsi nel calore della coperta.

Ed era esattamente quello che voleva fare non appena tornato a casa da lavoro.
L'ambiente a lui familiare gli provocò un piacevole brivido che gli stese subito i nervi. Nessuna traccia di Fudō, questo significava avere il campo libero su divano e TV, perfetto. Ma la luce della segreteria telefonica lo bloccò a metà strada.
Premette il bottone in attesa che la voce meccanica  gli annunciasse un nuovo messaggio.

-Hey Kidō sono io, senti ti volevo dire che sta sera non riesco a cucinare, tornerò a casa tardi, quindi ordina pure qualcosa, e, se posso, ti consiglierei di passare per il Kebbabaro qui sotto, che ogni volta che ti vede dice quanto sei bel-

Non finì di ascoltare che mise giù. Fudō e le sue idiozie lo perseguitavano anche quando il suddetto non c'era.
Provó a raggiungere di nuovo il divano ma questa volta fu l'imminente squillare del telefono a fermarlo. Maledisse mentalmente chiunque fosse prima di alzare la cornetta.

-Pronto? -

-Oi Ciao Kidō, sono Tsunami, Fudō è in casa? -

-No, e francamente non so dove diavolo sia, mi ha detto solo che tornerà tardi. Prova a chiamarlo al cellulare. -

-Eh ci ho provato, ma me lo dà sempre spento. Speravo di beccarlo prima che andasse da sua madre, vabbè. Senti, io dopo vado a lavoro, non è che potresti fargli tu gli auguri da parte mia? -

Come un fulmine a ciel sereno, Yūto cadde dalle nubi.

-Come? Auguri? -

-Sì, oggi è il suo compleanno. Ora devo andare, mi raccomando festeggiate anche per me, ciao Kidō. -

La chiamata era terminata, ma nonostante tutto lui teneva ancora la cornetta in mano, imbambolato a guardare un punto fisso oltre la finestra che aveva di fronte.
Si ridestó chiedendosi come una notizia del genere lo avesse lasciato così di sasso e, cercando di non pensarci,  raggiunse finalmente l'agognato sofà.
Prese la famosa coperta coi pinguini e accese la Tv sul programma sportivo.
Ecco, ora aveva tutti gli elementi per non pensare ad altro, eppure la sua mente continuava a rimuginare su quel compleanno di cui, fino ad ora, aveva completamente ignorato l'esistenza. Non avrebbe dovuto neanche interessargli, era un dettaglio futile dopotutto, che se ne sarebbe fatto di un informazione del genere?

Scostò le coperte dirigendosi in cucina.

-Cosa diavolo sto facendo?-

E nel mentre, indossó il grembiule.

~°~°~°~°~

Fumo, era questo che aveva completamente invaso la sua visuale non appena varcata la porta di casa.

-Coff coff MA COSA DIAVOLO.. Coff coff. -

Ora che ci pensava bene, l'estintore mancante di fianco all'ingresso doveva essere già di per sé un segnale d'allarme.
P

er fortuna, poté constatare che ad andare a fuoco non era stato altro che una pentola ed alcuni stracci, presi probabilmente per spegnere l'incendio prima che Yūto decidesse di usare l'estintore e riempisse i fornelli di schiuma.

Akio guardò scrupolosamente tutto quel disastro prima di soffermarsi sul coinquilino.
Questo era seduto per terra, ricoperto di residui dello schiumogeno e cenere, il viso stravolto ed i capelli mezzi bruciacchiati. Teneva una mano sollevata ed avvolta in quello che ormai era il ricordo del suo grembiule.

-Ah, posso spiegare. -

Il moro non rispose, continuando a guardarlo a bocca aperta come se gli fosse uscita un' altra testa; non era molto incoraggiante, ma Yūto doveva approfittarsi di quel momento di stupore prima che un altro tipo di fuoco si scatenasse contro di lui.

-Insomma, io... -

Non era bravo a sviare l'argomento come Akio o a fregarsene come Hiroto. Lui era Kidō Yūto, sempre perfetto ed impeccabile, non era di certo mai stato nella posizione di dover dare spiegazioni. Proprio per questo risultava così impacciato nel trovare un modo concreto per raccontare i fatti.

-V-volevo cucinare qualcosa, insomma tu cucini sempre per entrambi e l'altro mese mi hai assistito per tutto il tempo che avevo la febbre... I-insomma ci tenevo a ringraziarti visto che non ho avuto occasione per farlo e dato che oggi è il tuo compleanno ho pensato, sì insomma... -

Nel vedere che l'altro non aveva mosso un muscolo, un incipit di panico si impossessó di lui.

-Guarda, pago io i danni, non preoccuparti, anzi chiamo subito per... -

Un flash lo interruppe e, voltandosi, poté osservare come il telefono del moro avesse catturato senza chiedergli il permesso una sua immagine.
L'ansia lasciò il posto all'imbarazzo, ed il silenzio alla risata sguainata di Akio.

-SMETTILA, è stato un incidente. -

-AHAHAHA. -

-Cancellala. -

Cercò di afferrare il dispositivo con la mano sinistra, ma Akio continuó a toglierlo dalla sua portata, avvantaggiato dalla situazione scottante da cui era appena uscito.

-Stai scherzando? Questa foto è troppo bella, potrei farci una gigantografia ed attaccarla alla parete. -

Il tempo di finire la frase che una valanga di schiuma lo colpì in piena faccia. Impossibilitato ad usare la sua mano dominante, troppo ustionata solo per tirarla fuori dal tessuto, Yūto, era ricorso alle armi pesanti, ed ora impugnava lo schiumogeno minacciosamente nella sua direzione.

-Provaci e giuro che la cucina non sarà l'unica cosa a cui avrò dato fuoco.-

Di tutta risposta, Akio prese un pezzo di spuma che gli pendeva dal viso e gliela spiaccicó in faccia. A Yūto non serví altro per ripremere il grilletto dell'estintore.
A fine lotta la cucina era completamente un disastro: quasi tutta la superficie della stanza era ricoperta di bianco, e loro non ne erano di certo esclusi, schiena contro schiena seduti sul pavimento a respirare e ridere contemporaneamente.

-Là dentro secondo me c'era gas esilarante, ecco cosa ti ha dato alla testa. -

Percepì i dread dell'altro muoversi sulla sua schiena mentre guardava il punto dove giaceva, oramai finita, la bomboletta rossa.

-Ti sbagli, sei tu che mi dai alla testa.-

Al sentire le parole di Yūto, rise serafico.

-Lieto di occupare in tal modo i tuoi pensieri. -

Stettero un attimo in silenzio prima di ricominciare a parlare.

-Abbiamo fatto un bel casino eh? -

-Abbiamo? -

Il biondo si mordicchió il labbro inferiore.

-Ok, Ho fatto un bel casino, mi spiace.-

-Suvvia, non essere troppo duro con te stesso, io combino casini tutti i giorni e ti sembra me ne freghi qualcosa?-

La reazione di Yūto lo sorprese, reagendo in modo diverso da quello che era abituato a vedere.

- Non capisco perché ti ostini a comportarti sempre in maniera così scontrosa, quando in realtà vuoi solo aiutare gli altri. Sarebbe molto più semplice se glielo dicessi direttamente. Ma sei fatto così, è nonostante i tuoi metodi poco ortodossi riesci sempre a far sentire meglio le persone. -

Akio dovette rielaborare per un po' quello che aveva sentito, aspettandosi che da un momento all'altro  si sarebbe rimangiato quello che aveva appena detto. Ma non lo fece.

-Ti invidio per questo, e per una volta avrei voluto io prendermi cura di te. -

Ci provò a stare fermo, ci provó davvero ma i sentimenti che Akio provava in quel momento non glielo avrebbero permesso: gioia, timore, paura o pura e semplice felicità, non sarebbe riuscito trattenersi neanche se lo avesse voluto.
Tiró Yūto, per i dread facendolo girare nella sua direzione, si suffermó appena a guardare la sua espressione confusa, e senza alcun indugio gli scoccó un sonoro bacio sulla fronte.

-Ah, caro il mio Yū, perché devi essere così maledettamente affascinante anche quando combini disastri? Tu ti prendi cura di me già abbastanza essendo te stesso. Credimi, è decisamente il regalo migliore che potessi farmi. -

Gli teneva una mano dietro la nuca spingendgli la testa in modo tale che le due fronti coincidessero ed i loro occhi si incatenassero. Un lieve ricordo della testata di qualche tempo prima gli riaffioró alla mente, ma adesso era diverso: ora, senza il delirio della febbre, e tolto l'imbarazzo della situazione, poteva percepirlo.
Fuori aveva iniziato a nevicare, ed entrambi  non potevano chiedere tempo migliore per far da testimone a quella reciproca ammissione d'affetto, che sprigionava dal loro sguardo, e gli attraversava come una scarica tutto il corpo, spiccando nei loro sorrisi e scaldandoli in quella gelida notte invernale. Una conclusione perfetta sul venticinquesimo compleanno di Fudō Akio.

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