Anche il freddo può essere ca...

By Ymawari

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Sicuramente tutto questo non era tra i progetti di Yūto Kidō. Eppure da un giorno all'altro si era ritrovato... More

Buongiorno
Febbre del Sabato Sera
Collisione
Parenti Serpenti
Questione di Fisica
Castello di Carte
La Neve è Bianca
Chiave di Volta
Pioggia di Sakura
Frammenti d'Orgoglio
Contatto
Freddo
Caldo
Alba
Okay?
I Colori Delle Foglie
Tigre Contro Tigre
In Cima Alla Montagna
Quando Raggiungi Il Cielo
Ringraziamenti

I Pinguini sanno Volare

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By Ymawari

La prima cosa che notó non appena aprì gli occhi fu la sua stanza. Non ricordava di essersi addormentato lì la scorsa sera... Sfregó i piedi nudi tra di loro, chiedendosi dove fossero le sue scarpe; anche la giacca e la cravatta non c'erano più, in compenso però poté constatare che i vestiti erano gli stessi di ieri, e puzzavano terribilmente.
Se li tolse uscendo per buttarli a lavare, ma si bloccò non appena scorse un ciuffo castano di sua conoscenza sbucare dalla cucina.

-Hey, ma tu non dovresti essere all'università? -

L'interpellato distolse l'attenzione dal libro ricambiando l'occhiata confusa che Yūto gli stava riservando.

-Oggi ho solo mezza giornata, perché? Volevi avere casa tutta per te fino alle sette? -

-Fino alle sette? ma che ora.... -

Forse dietro gli spessi occhiali che era solito a portare aveva già fatto prima quell'espressione , fatto sta che per Fudō Akio invece era la prima volta che vedeva l'altro sgranare gli occhi in quella maniera.

-MERDA. -

Iniziò a correre verso camera sua, imprecando ed inciampando un po' ovunque mentre saltellava per infilarsi i pantaloni.
Akio aveva entrambe le sopracciglia aggrottate, troppo confuso per capire cosa effettivamente fosse successo a Yūto non appena si era accorto che erano le tre del pomeriggio.

-Tutto bene? -

- Non sono cose che ti riguardano. -

-Sarà, ma se è per la roba della riunione è inutile, hanno già finito. -

Non perse tempo nemmeno ad abbottonarsi la camicia, andò dal suo coinquilino direttamente com'era: ancora mezzo nudo, scomposto e, soprattutto, arrabbiato.

-Come sarebbe a dire che è finita?! -

-Quello che ho detto. Kazemaru ha chiamato mentre dormivi. -

Anche se una parte di lui lo trovava divertente, non era del tutto certo che fosse un bene vedere il rasta agitato in quel modo. Non si sarebbe mai aspettato una reazione così sprezzante su qualcosa dove lui c'entrava poco o niente.

-E per l'esattezza quando avrebbe chiamato? -

-Ma che ne so, mica ho guardato l'ora .-

-AKIO! -

-Senti, quando gli ho detto che dormivi ha risposto che se ne sarebbe occupato lui, e poi ha riattaccato. Quindi, visto che a quanto pare hai tutta questa rabbia repressa, PERCHÉ NON TI SFOGHI CON LUI INVECE CHE CON ME?! -

Nell'impeto della conversazione anche Akio si era alzato, arrivando ad incrociare sulla stessa linea d'orizzonte lo sguardo iracondo del coinquilino .
I capelli sciolti di Yūto seguirono il brusco movimento della sua testa quando si buttó di getto sul divano.
Anche lui si riaccomodó sulla sedia non distogliendo lo sguardo dal biondo, timoroso di vederlo implodere da un momento all'altro. Invece, al contrario delle sue aspettative, Yūto fece un lungo sospiro cercando di far uscire da sé tutta la rabbia che aveva in corpo. Non poteva assolutamente permettere ai suoi problemi di influenzarlo così tanto.

-......... hai ragione .... -

-L'ho sempre detto che sei un idiota, mi fa piacere che te ne renda conto da solo. -

- Devi sempre essere così stronzo? -

Alzò le spalle sorridendo.

-Che ci posso fare, è la mia natura. -

Akio non rideva spesso; ghignava la maggior parte delle volte, con quella sua solita espressione maligna da cui non sapevi mai cosa aspettarti. Ma quando lo faceva davvero, Yūto si soffermava sempre ad osservarlo. Notava come le sue labbra sottili si curvassero verso l'alto e sulle guance si formassero delle piccole fossette, di come gli occhi grigi si socchiudevano a formare delle mezzelune e del leggero rossore che gli tingeva le orecchie.
Era sempre rimasto incuriosito da come uno pseudo teppista come lui potesse fare delle espressioni così innocenti, e la cosa che ultimamente lo stava spaventando era che ne voleva vedere sempre di più.

-È la tua natura anche rimettermi a letto e rimboccarmi le coperte? -

Preso in contropiede, distolse gli occhi da quelli dai suoi ritonando a postarli distrattamente sul libro.

-Non farti strane idee, l'ho fatto per me, non per te. Russavi ed io dovevo studiare, non facevi altro che disturbarmi. -

Sapeva che era una balla, come sapeva che non gli avrebbe mai detto la verità, eppure gli andava bene così. Stava decisamente meglio rispetto a prima, e questo solo grazie ad Akio che, in un modo o nell'altro, era riuscito a farlo ritornare con i piedi per terra.

-Senti, hai intenzione di startene lì a fissarmi? O intendi vestirti prima di prenderti di nuovo la febbre? E stai pur certo che questa volta puoi scordatelo che ti faccio da infermiere. Ti arrangi. -

Aveva detto così anche se in realtà gli risultava difficile distogliere l'attenzione da Yūto, che se ne stava ancora seduto a gambe aperte con i pantaloni malamente slacciati, il petto tonico che si intravedeva dalla camicia ed i capelli sciolti tirati indietro . C'era qualcosa di magnetico nella sua figura, qualcosa che gli risultava difficile da ignorare.

- Adesso mi cambio. Tu invece non strafare con lo studio. -

-Chi è che non dovrebbe strafare? in ogni caso ho finito per il momento.-

-Quindi sei libero adesso? -

-Perché? -

-Ti va di fare un giro? -

Akio non nascose neanche di essere piacevolmente colpito dalla proposta.

- E dov'è che vorresti andare? -

-Porta dei vestiti comodi e seguimi, se ti interessa davvero scoprirlo. -

~°~°~°~°~°~°~°~

Nonostante il freddo di quell'inverno cercasse di penetirargli a forza nelle ossa, lui aveva troppo caldo per sentirlo, anche se portava solo una maglietta, una felpa e dei pantaloncini leggeri. Tutta colpa dei dieci giri di campo che Yūto gli aveva costretto a fare come riscaldamento, prima dello stretching ovviamente, perché sia mai che si facesse uno strappo.

-Quando mi avevi detto che volevi svagarti un po' immaginavo che saremmo andati a bere. -

Erano seduti sull'immenso stadio della Royal a contemplare il cielo ormai bruno.

-Non credo che abbiamo la stessa idea di svago. -

-Mi preoccuperei se.... gnnn... non fosse così. -

Il moro finì la sua serie di addominali accasciandosi sull'erba umida.

-Non dirmi che sei già stanco, Fudō. Abbiamo appena iniziato. -

No, non era stanco, era solo fuori allenamento, ma questo non gli avrebbe di certo impedito di fronteggiare il biondo uno contro uno, anzi all'idea si sentiva stranamente euforico .
Si alzò con un colpo di reni, tirando fuori un'agilita che non si aspettava di avere più, e si voltò verso Yūto mentre si apprestava a mettere la palla a centro campo.

-Ok, allora il primo che arriva a dieci goal vince. Pronto? -

-Non hai bisogno di chiederlo. -

E fu così che la loro perpetua battaglia mentale prese vita nel mondo reale, manifestandosi nei movimenti dei loro corpi per la contesa del pallone. Entrambi davano sfogo a qualcosa che non sapevano nemmeno di possedere, e Jirō guardava tutto questo dagli spalti, per quanto il suo occhio buono potesse permetterglielo.
Era sempre stato uno strazio trovarsi tra Akio e Yūto, ed anche se la maggior parte delle volte prendeva le parti di quest'ultimo, in un modo o nell'altro sapeva che per quei due non c'era niente da fare, avrebbero sempre trovato occasioni per scontrarsi, ed era iniziato tutto anche abbastanza violentemente ora che ci pensava. Il loro primo incontro era finito in una vera e propria rissa, ancor prima che il moro entrasse nella squadra di calcio. Era successo così tanto tempo fa che non si ricordava nemmeno il motivo che aveva scatenato quel litigio, però aveva ben impresso nella memoria i lividi che alla fine avevano entrambi, in quanto, quel giorno non c'erano stati ne vincitori ne vinti, solo feriti.
Sorrise, constatando quanto fosse caustico il loro rapporto. C'era sempre stata una sorta di complicità che li contraddistingueva e si percepiva perfino ogni volta che discutevano, come se non facessero mai sul serio, ma che fosse solo una scusa per avere un contatto. Dettaglio complicato da capire alla prima impressione e che gli era costato mesi di invidia verso Akio e verso il legame tra lui ed il suo migliore amico.
Se l'era messa via dopo aver compreso in seguito che solo il moro aveva quel potere su Yūto. In compenso aveva scoperto una cosa molto più importante che li legava, e sarebbe passato del tempo prima che lo capissero anche i diretti interessati.
Nel frattempo, Yūto si era portato in vantaggio di uno, ma neanche il tempo di cantare vittoria che l'altro l'aveva già raggiunto. Jirō si era stupito non poco quando l'amico lo aveva chiamato per chiedergli qualche ora per usare il campo da calcio, e quando lo aveva visto arrivare con un Akio scocciato era stato avvolto da un senso di malinconia, che tutt'ora gli faceva rivangare il passato, e gli si era spezzato il cuore quando era stato costretto a declinare l'offerta di giocare con loro. Ormai era già tanto che potesse allenare, ma tra qualche mese non sarebbe stato più in grado di fare neanche quello; anche se per lui era un' estrema sofferenza, sapeva che per Kōjirō era assai peggio.

-Ragazzi tempo scaduto, io devo chiudere. -

-Aspetta un attimo che batto questo idiota. -

Yūto approfittó di quel momento di distrazione per soffiargli il pallone.
Akio non perse tempo e cercò di riprenderlo, ma assistete impotente al coinquilino che tirava in porta il goal della vittoria.

-Chi era l'idiota? -

-Vaffanculo. -

In fondo non era poi così tanto diverso da quando avevano sedici anni.

-Dai, fatevi una doccia ed uscite che ho fretta, oggi tocca a me preparare la cena. -

-Genda ti ha segregato in cucina, che fidanzato orribile, mi rivolgerò all'associazione donnine maltrattate...Ouch-

La palla era piombata dritta sulla testa del moro prima di finire tra le sue braccia.

-Kidō vacci piano, altrimenti dovrò chiamare l'associazione anche per lui.-

-... Stronzo..... -

Lo sentì imprecare finché non scomparve nel corridoio.

-Vedo che ti diverti a vivere con Fudō. -

-Sicuramente è meno peggio di quanto pensassi. Tu stai bene? -

Sapeva che l'amico non era uno sprovveduto, ma non sopportava vedere ancora qualcuno soffrire per la sua malattia proprio come il suo ragazzo. Non voleva metterlo nelle stesse condizioni e peggiorare maggiormente i problemi che, da quello che aveva visto nell'ultimo periodo, sembravano affliggerlo più di quello che diceva.

-Sì, tiro avanti. Il prossimo mese devo allenare i ragazzi per la finale... Non sarà di certo una passeggiata. -

-Hai bisogno di aiuto?-

-Yūto, sappiamo entrambi che saresti troppo stanco per darmi una mano. -

-E chi ha parlato di me? -

Jirō seguì lo sguardo dell'amico verso gli spogliatoi.

-Fudō?! Stai scherzando? -

-Gli serve una distrazione, lo vedo sempre più stremato dagli esami, tant'è che ha smesso perfino di infastidire gli altri. -

-Sì, Genda mi ha accennato qualcosa. Ma almeno sai se ci sa fare con i bambini? -

-Credo che stare con quelli della sua età gli possa fare bene. -

Al pensiero di Akio come babysitter di dodici marmocchi gli venne da ridere.

-Ah ah ah, glielo chiederò solo per vedere la sua reazione, anche se non credo che accetterà. -

-Chi lo sa, sappiamo entrambi che è estremamente imprevedibile. -

Non aveva bisogno di vedere per sapere che il sorriso sul volto di Yūto si era allargato.

-A proposito di imprevedibilità, farò meglio a raggiungerlo prima che gli venga in mente qualche strana idea. -

Sapeva che il rasta era saturo di frasi del genere, e si era morso perfino le labbra nel cercare di trattenersi, ma il suo buonsenso non lo avrebbe fatto andar via senza dire una parola.

-Hey Kidō, mi raccomando, cerca di riposare anche tu. -

Senza voltarsi gli fece un semplice gesto con la mano in segno di consenso. Ed anche se non ne era troppo convinto, quello bastó a tranquillizzarlo. Almeno sapeva che poteva lasciarlo in buone mani, per quanto le mani di Akio potessero essere sicure.

~°~°~°~°~°~

Il rumore della spiaggia di Odaiba gli riempiva le orecchie. Non sapeva neanche lui perché avesse scelto quel posto, eppure era il primo che gli era venuto in mente quando Jirō gli aveva consigliato di riposarsi.

-Kidō! Ci sei? -

-Sì, ero un attimo sovrappensiero. -

Akio lo guardó in silenzio dalla riva, con quell'espressione indecifrabile che molto probabilmente aveva anche lui in quel momento. Appena arrivati, nonostante la bassa temperatura, il moro si era subito fiondato sulla spiaggia togliendosi le scarpe ed i calzini, immergendo i piedi in acqua.

-Allora, ti muovi? E la smetti di fare il depresso? -

-Non eri tu che non volevi che prendessi la febbre? Così ce la prenderemo entrambi. -

-Devi sempre fare il guastafeste? Vabbè, fai come ti pare. -

Si voltò sciogliendosi i lunghi capelli scuri che, liberi dalla restrizione dell'elastico, si muovevano indomabili nel vento, una caratteristica che rispecchiava molto la persona che li possedeva, la quale guardava il punto dove ormai il sole era sparito con un aria assai più pacifica di quando se ne stava sui libri.
Forse fù per quella visione, oppure per il fastidio di sentire i granelli di sabbia dentro le scarpe, che alla fine lo raggiunse.
Alla percezione dell'acqua gelata un brivido di freddo gli attraversó tutto il corpo, ma fu solo un attimo prima che un sospiro di sollievo gli fuoriuscì dalle labbra.

-Meglio? -

Nell'istante i cui i loro occhi si incrociarono sapeva che l'altro doveva aver capito tutto.

-Sì, decisamente. -

-Allora, cosa ci può essere di tanto grave da turbare il genio delle strategie? -

Rise, nessuno lo chiamava così dai tempi delle superiori.

-Domani dovrò ritornare a casa. -

-Ehh? -

-Non ho voglia di rivedere mio padre.-

-Capirai, io è da una vita che non voglio vedere mio padre, e per fortuna ciò non è ancora avvenuto. -

Lo guardó mentre con nonchalance si sedeva sulla sabbia umida.

-Non ne hai mai parlato. -

-E cosa avrei dovuto dire? Quel pezzo di merda ci ha abbandonato, l'unica cosa che ha fatto per essere considerato mio padre é stato schizzare. -

-Te lo ricordi? -

-Avevo dodici anni quando se ne è andato, mia madre piangeva quasi ogni sera ed io ancora adesso spero di non aver preso niente da quell' uomo. -

Non era certamente nello stile di Akio fare una confessione del genere, eppure ciò lo fece estraniare dai pensieri che lo assillavano.
Si era sempre chiesto il perché si comportasse così dopotutto, ed ora che ce l'aveva servito su un piatto d'argento non si sentiva affatto sollevato, ma solo frustrato per l'impotenza che aveva su quella situazione, estranea ai suoi occhi.

-Per quel che vale, penso che in quello schizzo abbia messo tutta la sua parte migliore. -

Questa volta fu Akio a sgranare gli occhi.

-Guarda che se lo dici per pietà... -.

-Credimi, se lo avessi detto in quel senso lo avresti capito. -

Lo sguardo era ancora dubbioso, ma un sorriso gli si dipinse sul volto.

-Tu te lo ricordi invece? -

Sapeva che si stava riferendo al suo vero padre, un ricordo doloroso da riportare a galla, di cui aveva poco o niente.
Scosse la testa .

-È tutto abbastanza sfocato, nemmeno di mia madre ricordo molto. Ma il sapere che mi hanno voluto bene, a me e Haruna, mi basta per avere una piacevole memoria di loro. Penso che a Natale andrò a trovarli. -

-Mmm.. -

Stettero un po' in silenzio prima che questo venne interrotto dalla voce del moro.

-Sarebbero orgogliosi di sapere che uomo sei diventato. -

Yūto venne pervaso da un senso di conforto che in quel periodo gli era mancato terribilmente. Guardó il coinquilino che si grattava la nuca con fare imbarazzato, e pensò quanto ironica dovesse essere quella situazione. Eppure non gli dispiaceva. Non gli dispiaceva per niente.

- Ahahahahah. -

-Cosa c'è da ridere? Guarda che se lo dici a qualcuno ti prometto che renderò la tua faccia un ammasso informe. -

-Ah ah ah, a proposito di promesse, se non ricordo male tu mi devi ancora una birra. -

L'aggressività sparì come un soffio di vento dai suoi occhi.

-Non so di cosa stai parlando. -

-Dai, qua su c'è un bar, dovrebbero essere ancora aperti. Andiamo? -

Senza alcun indugio, Yūto allungó una mano nella sua direzione per aiutarlo ad alzarsi ed Akio di slancio l'afferró, in quel che era un tacito accordo di segretezza sulle parole dette in quella spiaggia.

-Ma se bevi, dopo non puoi guidare. -

-Non ho intenzione di ubriacarmi, se è questo che intendi. -

-Beh, posso sempre guidare io. -

-Scordatelo. -

-Eddai, dovresti conoscermi ormai. -

-Proprio perché ti conosco non ti affideró mai la mia auto. -

Questo è in assoluto il capitolo più lungo. Onestamente ho lavorato parecchio e spero aprezziate il lavoro svolto. Ho avuto dei conflitti interiori per quanto riguarda la partita, non sapendo chi far vincere. Ho optato per Kidō perché così dopo sarebbe venuto un seguito più sensato, ma inizialmente avrei fatto finire in parità. Sono curiosa, voi chi avreste fatto vincere?
A titolo informativo vi dico che Odaiba è una località marittima nei pressi di Tokyo, non me la sono inventata, se volete dateci un' occhiata.
Comunque sono qui anche per consigliare a futuri scrittori di leggere il manuale che ho pubblicato recentemente, spero che vi sia utile! In tal caso fatemi sapere. Buon Natale a tutti!!

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