THE SLEEPLESS KING (Libro 1)...

Por SilviaVancini

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[Il cartaceo di THE SLEEPLESS KING è già disponibile su Amazon!] Taehyung non vuole diventare Re. Ha scoperto... Más

PRIMA DI COMINCIARE LA LETTURA:
Prologo
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epilogo
SPAZIO AUTORE:

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Por SilviaVancini


“Ma io non posso farlo. Non sono mai neanche salito su un cavallo."

"Farà lui tutto il lavoro, voi limitatevi a stargli in groppa."

“Mio padre mi ha ordinato di seguire gli allenamenti, nessuno ha menzionato il torneo.”

“Non sarete davvero in gara, dovete solo fingere di provarci. E poi la corsa di oggi non è ufficiale, stiamo solo testando l’arena.”

"La fate facile, voi."

Taehyung sbuffò. Non gliene fregava niente se era un gesto infantile, lui era infantile.

Il generale Adrian roteò gli occhi, ma il suo sorriso era divertito. Si chinò appena sul nipote e abbassò il volume della voce. "Quale è il problema? Un vostro fallimento al torneo gioverebbe solo ai nostri piani."

Aveva ragione, ma a Taehyung la cosa non andava comunque.

I due si trovavano all’interno della nuova arena. Era un edificio enorme, con le gradinate di legno già montate e il campo da combattimento ancora da pavimentare. Ci si erano raccolti decine e decine di soldati con il rispettivo cavallo ed erano tutti impegnati a imbrigliare, nutrire, spazzolare. Come aveva detto Adrian la gara non era ufficiale, ma nessuno la stava prendendo sottogamba.

Taehyung non capiva perché dovesse partecipare anche lui. A che pro? Mostrare l'orgoglio e le capacità che non aveva? Fare comunella con i Dodici? Bah.

Adrian gli rifilò un paio di pacche sulla schiena, poi si allontanò. A Taehyung non rimase che aspettare Domenico con il suo cavallo mentre cercava di imparare qualcosa. A guardare gli altri, cavalcare era tutto un lavoro di cosce. E di mantello. Quello sì che faceva effetto mentre svolazzava all’indietro. Le cosce per vincere, il mantello per la gloria.

“Vostra Altezza, il cavallo.”

Una mano afferrò quella di Taehyung e lui schizzò fuori dai suoi pensieri. Ci aveva messo zero secondi a riconoscere quella voce, ma aveva i riflessi lenti.

In una parodia del baciamano, un gesto di rispetto che si riservava al Re, Jungkook si portò le nocche di Taehyung alla bocca. Non ci fu contatto fisico, ma fece schioccare le labbra lo stesso.

Jungkook gli era arrivato da dietro le spalle, per cui Taehyung gli diede una bella mantellata quando si voltò, tutto furioso. Si aspettava di vedergli stampato in faccia un bel sorrisetto sardonico, invece l’altro sembrava più arrabbiato di lui. Era da quando era successa quella cosa dei capelli che Taehyung aveva l’impressione che l’odio dell’altro si fosse trasformato in qualcosa di più viscerale.

“Perché hai il mio cavallo?”

“Perché i vostri servitori sono così ingenui?”

Taehyung prese le briglie dalle mani dell’altro. Non degnò neanche di un’occhiata l’animale, più stupendo e maestoso di tutti quelli che avesse mai visto.

“Ehi, Jungkook, tieniti il tuo cavallo. Noi andiamo a sederci sugli spalti.”

Il ragazzo chiamato in causa si voltò e Taehyung notò solo in quel momento i due ragazzoni alle sue spalle, secondo cavallo compreso. Non li conosceva, ma era abbastanza sicuro di averli già visti bazzicare da quelle parti.

“Va bene, tieni solo d’occhio Matt. Non voglio che sfasci l’arena prima del torneo.”

“Molto divertente.” fece uno dei due.

Il secondo cavallo venne affidato a Jungkook e i due ragazzi si allontanarono. Andarono a sedersi nelle prime file, casualmente vicini a un trio di ragazze intente a sventolare fazzoletti e lanciare gridolini, tutte frizzanti. Si erano levati di mezzo giusto in tempo: il generale Adrian era ai posti di partenza, pronto a dare il via.

Jungkook tornò a guardare Taehyung e gli fece una piccola riverenza. “Sono sicuro farà furore, Altezza.”

L’altro non perse tempo a insultarlo, ma corse subito a cercare Domenico. Il cavallo gli trottava dietro contento mentre lui si agitava e cercava di farsi spiegare tutto quello che potesse essergli utile in tempo record. Quando lui e l’inserviente arrivarono ai posti di partenza e Taehyung dovette montare sulla sella ci mancava poco che tremasse.

I cavalli si misero in riga, i soldati si concentrarono tutti. Adrian diede il via e nell’aria si alzò un nuvolone di polvere pazzesco.

Taehyung si strinse fortissimo al corno della sella, occhi e denti serrati. Sentiva lo stallone sotto di lui galoppare alla velocità della luce, ma non osava guardare. Non sapeva come stessero andando le sue cosce e non aveva idea di quanto andasse forte il cavallo, ma almeno era sicuro che il suo mantello stesse facendo un figurone.

Mezzo minuto dopo, il principe si decise a dare una sbirciatina. Non era neanche tra gli ultimissimi del gruppo, ma la cosa non gli importava minimante quando tutto quello che voleva lui era arrivare al traguardo sano e salvo.  

I cavalli dovevano solo curvare, poi sarebbe tutto finito. Una curva sola. Una robina semplice, insomma, era fatta. Era fatta. Era fat-

Taehyung e la sella scivolarono giù dal cavallo.

Il ragazzo si raggomitolò all’istante e si prese la testa fra le braccia così forte che si stirò il collo. I cavalli degli altri partecipanti lo schivarono tutti, ma il terreno sotto di lui tremò tutto e la sabbia lo avvolse completamente.

Quando tutto si immobilizzò, solo allora Taehyung osò espirare il boccone d’aria che aveva in bocca.

Jungkook e i suoi amichetti. Era opera loro, non c’era dubbio. Dovevano avergli portato il cavallo con la sella già slacciata dal dorso.

“Altezza!” chiamò una voce femminile. “Altezza!”

Taehyung aprì gli occhi, indeciso. C’era ancora troppa polvere nell’aria, ma lui non si sentiva più addosso la corona. Per sua fortuna la vide qualche metro più in là, il serpente così vivo che da un momento all'altro sarebbe strisciato via. Vedeva anche la sella, stramazzata al suolo.

“Altezza!”

La voce era sopra di lui.

Una delle ragazze degli spalti era accorsa e lo guardava preoccupatissima. Lo aiutò a mettersi seduto e a spazzarsi i vestiti, ma le sue mani erano così frettolose e agitate che diede solo sui nervi a Taehyung. Il ragazzo le chiese di andargli a prendere la corona e approfittò del momento di distrazione per lanciarsi un’occhiata sotto i vestiti: il suo crisantemo aveva ancora nove petali.

Dal traguardò si alzò un ruggito di vittoria. Taehyung vide in lontananza un uomo ritto sul cavallo, le braccia alzate al cielo. Aveva delle spalle mostruose, un vitino da vespa e la testa pelata ricoperta di cicatrici bianche.

La visuale di Taehyung venne impallata dalla ragazza. Lui la scansò per poter guardare e allora si voltò anche lei. Tornò poi a girarsi verso il principe, disgustata.

“Perché quella faccia? Lo conosci?”

“State alla larga da quell’uomo, Altezza. Dicono sia stato esiliato dal regno in cui viveva per un crimine terribile.”

Gli occhi di Taehyung si accesero.

“Che crimine?”

“Non me lo hanno mai detto. Se è curioso può provare a chiedere alla principessa Charlotte, lei sa sempre tutto di tutti.”

Taehyung si alzò in piedi, rinvigorito. Si riprese la corona dalle mani della ragazza e questa non fece neanche in tempo a inchinarsi che era già partito.

“Intendete Ridge? Basso? Pelato? Cicatrici fin qua?"

Al responso positivo di Taehyung, Charlotte si ringalluzzì tutta.

I due fratellastri passeggiavano per la cappella del castello ed erano soli. Nonostante fosse giorno e quella stanza avesse anche un paio di vetrate, c’era una sorta di penombra, un’atmosfera tiepida che andava da una parete di pietra all’altra. Charlotte indossava il solito rosario e un vestito scuro, ma per quanto fosse accollata continuava ad apparire fuori luogo. Quel singolo neo che aveva sotto l’occhio sprigionava tutta la sua malizia.

"Allora, cosa volete sapere?"

"Che crimine ha commesso questo Ridge? Ho saputo che è stato esiliato."

"Oh," fece lei. "Dritti al sodo."

Lo sguardo di Taehyung la pregò di mettere da parte la suspense e parlare. Lei obbedì, ma avrebbe preferito fare un po’ di scena.

"E' un sadico, un perverso. Se al tempo non fosse stato un nobile non se la sarebbe cavata con qualche frustata e l'esilio. Un popolano qualunque sarebbe stato impiccato per i suoi stessi crimini.”

“Che intendi con perverso? Ha ucciso per il gusto di farlo?”

Charlotte scoccò al fratello un’occhiata interessata. “Vuole sapere proprio i dettagli sconci, eh?”

“Eh?”

“Si è fatto il marito di sua figlia. Non erano amanti, lo aveva solo fatto arrabbiare.”

Ah. Non proprio quello che Taehyung aveva in mente, insomma.

Ma non poteva essere qualcosa di più semplice? Tipo riempire le cucine di escrementi di mucca? La Regina lui non se la sarebbe fatta, poco ma sicuro.  

Cavolo, però. Non poteva rinunciare così alla prima, buona idea che gli era venuta da quando era al castello. Se si fosse fatto esiliare non avrebbe più avuto bisogno di suo zio, non avrebbe più dovuto temere per l'incolumità del suo segreto, non avrebbe più dovuto aspettare per anni la morte del Re. Se si fosse fatto esiliare sarebbe potuto tornare da sua madre in settimana.

Doveva inventarsi qualcosa.

Taehyung salutò la sorellastra con fare sbrigativo, ma poi si fermò sulla porta della cappella. Vista da lontano Charlotte sembrava uno spirito.

“Posso chiederti perché stai qui?”

“Qui dove? A Chestnut?”

“In questa cappella.”  

“Accordi prematrimoniali. La madre dell’uomo che sposerò è convinta che stare a contatto con Dio mi restituirà la castità.”

Charlotte sorrise, Taehyung fece lo stesso.

Quella ragazza gli piaceva. C’era qualcosa di diverso in lei, qualcosa di terreno. Forse era l’unica della famiglia con cui aveva davvero del sangue in comune.

Taehyung se ne andò con una nuova idea che gli frullava per la testa.

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