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By CaffeinaJunkie17

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Selezionata da WattpadStorieDamoreIT - AfterRomance Emma, fan sfegatata di Star Wars, lavora nel locale di su... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 19
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 45
Epilogo
Playlist (e ringraziamenti)

Capitolo 44

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By CaffeinaJunkie17

Raggiungere l'anello Zeta di Urano non era stato semplice. Troppi frammenti vaganti per un pilota poco esperto come era Kelsey. Eppure lei non demorse: sapeva che quello era l'avamposto sicuro più vicino. Marcus l'aveva avvisata, gli anelli di Urano erano molto sottili, tranne quello, rinforzato con lo scopo di accogliere una base spaziale. 
Quando sentì un rantolo alle proprie spalle, non poté fare a meno di voltarsi verso il ragazzo che giaceva inerte incatenato al suo giaciglio. Jaxon non migliorava affatto: lei gli aveva procurato la ferita e non aveva nulla per curarlo completamente. L'unica speranza di Kelsey era che queste persone, amiche di Marcus, fossero pronte ad accoglierli e a prestare tutte le cure necessarie al giovane ferito. Prima di atterrare, lei si avvicinò al suo nemico e, noncurante degli insulti e delle proteste, gli legò i capelli sperando di renderlo meno riconoscibile. 

<<Te li dovrei tagliare>>, mormorò a bassa voce.
<<Non osare o giuro che appena mi libero ti uccido>>, rispose lui minaccioso. 
<<Mi uccideresti solo per il taglio di capelli? O mi uccideresti comunque?>>, gli domandò incuriosita. Non ottenne alcuna risposta, ma notò che l'angolo sinistro della bocca di Jaxon si era sollevato in modo impercettibile. Un sorriso. 
<<Ehi, intanto che sei legato e non puoi uccidermi, mi spieghi come ti sei procurato tutte quelle cicatrici che hai sul petto?>>, gli chiese ripensando a quando aveva tentato di curare la ferita di lui e si era soffermata ad osservare la sua pelle chiara. Kelsey arrossì e tentò di distogliere lo sguardo dalle labbra di lui. 
<<Non lo sai? E' stato quando voi terrestri avete tentato di sottomettere il mio popolo. La mia famiglia è stata torturata fino alla follia, per quegli stupidi test che fecero i tuoi amichetti>>. Jaxon provava rabbia a raccontare quella storia proprio a lei, lei che non era altro che feccia terrestre. Eppure qualcosa dentro di lui lo spinse a confidarsi. Pensò che l'unica spiegazione plausibile fosse la morte imminente; sentiva le energie abbandonarlo e, per quanto la ragazza lo curasse, a lui non sembrava di migliorare. La situazione assurda lo torturava mentalmente: era lì con la persona che più odiava, che l'aveva ferito, eppure...qualcosa dentro di lui era cambiato. Quando l'aveva vista piangere, aveva sentito una stretta al cuore. Senso di colpa. Oppure, come si ripeteva lui, la morte che si avvicinava lo stava rendendo debole. 

<<La tua famiglia è stata torturata? Non capisco, non ho mai sentito parlare di queste cose>>. 
Jaxon si lasciò andare in una risata glaciale, che la fece rabbrividire. 

<<Che c'è? Ti aspettavi che ne parlassero al vostro telegiornale?>>. 

<<Ma non capisco, Jaxon. Studiavamo insieme su Callisto. Insomma, sapevamo già di altri popoli, non è una scoperta poi così recente>>, borbottò dando voce ai suoi pensieri. 

<<Certo. Eppure, non era sufficiente. C'era ancora chi voleva capire in cosa siamo diversi. Hai mai sentito parlare degli studi di Richeim?>>. 

<<Ma è una leggenda. Non è mai stato provato>>. 

<<Stupida ragazzina. Hai visto le mie cicatrici. Quelle sono la prova>>. 
<<Quando hanno iniziato?>>, chiese terrorizzata. Ma in fondo sapeva già la risposta. 

<<Più o meno a 12 anni>>. Ovvero quando Jaxon aveva iniziato a cambiare e diventare sempre più tenebroso ed oscuro. Ora le sembrava tutto più chiaro. Jaxon era un ottimo studente e un ottimo atleta e spesso il preside lo convocava a colloquio. Lei credeva fosse per complimentarsi, ma ora le sembrava tutto più chiaro. Si ricordava del giorno in cui i genitori di lui avevano perso la ragione. Dicevano fossero impazziti per dolore, perché il ragazzo stava attraversando una fase ribella. Ma ora che ci pensava, Kelsey si ricordava di aver sentito il preside, nonché governatore di Callisto, confabulare con degli agenti solo pochi giorni prima; continuavano a ripetere che dovevano scoprire il loro segreto ad ogni costo. Ora riusciva a ricollegare il tutto. Il preside temeva Jaxon e, soprattutto, temeva sua madre: una donna potente e intelligente, una vera minaccia per la voglia di conquista del governatore. Una donna appoggiata da tutto il suo popolo, fisicamente simile ai terrestri, ma molto più intelligenti e forti, in grado di dominare gli elementi con la propria mente superiore. Il preside, un terrestre come lo era lei, era stato il primo ad essere ucciso per mano di Jaxon.
Kelsey sentì una stretta allo stomaco e gli occhi lucidi. 

<<Idiota>>, borbottò il ragazzo osservandola, <<I sentimenti rendono deboli. Ho avuto la mia vendetta. Il mio esercito ha sottomesso tutti i popoli coinvolti in questi esperimenti. E abbiamo distrutto la Terra e il popolo più stupido tra gli altri>>. 
Kelsey scoppiò a piangere: <<Jaxon, non sono tutti così. Non puoi uccidere tutti per vendetta>>. 
<<Posso. E l'ho fatto>>, rispose freddamente, <<Ma tu sei sopravvissuta>>. 

Lei non sapeva cosa rispondere. Capiva cosa aveva spinto il ragazzo a quel punto, ma non lo poteva giustificare. Lui era un assassino, eppure... C'era un'anima dietro a quegli occhi scuri. Lei la vedeva chiaramente e non poteva non sentirsi attratta dalla sua tortura interiore. 

<<E' la prima volta che parliamo senza che tu mi copra di insulti>>, gli disse sussurrando. 

Dalle labbra di Jaxon uscì solo un gemito di dolore. <<Tranquillo, sull'anello Zeta ci sono degli amici. Ti cureranno>>. 

Quando atterrarono, dopo le comunicazioni di controllo via radio, Kelsey non sapeva se sentirsi sollevata o terrorizzata.
<<Benvenuti amici, io sono Sherza. Marcus ci ha informati del tuo possibile arrivo. Credevamo fossi morta>>, le disse una donna avvicinandosi. Probabilmente era lei il capo.
<<E credevamo fosse sola>>, borbottó un uomo alto che indossava uno strano cappello.
Kelsey si schiarì al voce: <<Infatti, ma prima di fuggire dal nemico ho salvato quest'uomo. Purtroppo è ferito e...>>.
<<È perché è legato?>>, domandó l'uomo alto.
Kelsey si sentì una stupida: <<Ecco...lui si agitava... Per il dolore... e ho pensato di legarlo>>.
Nemmeno lei riusciva a crederci e sapeva che, se Jaxon fosse stato in forma, l'avrebbe derisa.
Sherza richiamó delle donne, probabilmente dei medici, che si avvicinarono a lui. Non appena gli sfiorarono il braccio, il ragazzo urlò: <<Non osate toccarmi>>. Le donne arretrarono spaventate e Kelsey si ritrovò a pregare mentalmente sperando che il giovane non li smascherasse.
<<Un tipo difficile il suo amico>>, le disse il signore alto, <<gli spalmi questa medicina. È in grado di curare ogni ferita in poche ore>>.
<<Mi dispiace avervi infast->>, iniziò a rispondere la ragazza prendendo tra le mani l'ampolla, ma fu anticipata dalla voce fredda e roca di Jaxon: <<Non mi farò curare da voi>>.
Un uomo basso si fece avanti nella folla, puntò un dito contro Kelsey e gridò: <<La ragazza ha mentito. Catturate quel giovane>>.
In un istante uomini armati si avvicinarono a lui.
<<No, vi prego>>, disse Kelsey mettendosi davanti al ragazzo. Passò la mani dietro alla schiena e incontrò quelle di Jaxon. Gli mise tra le mani forti l'unguento e, come un'esperta scassinatrice, lo liberò. Stava dando le spalle al suo nemico e lo stava proteggendo. E oltretutto gli aveva anche dato l'unguento per guarire rapidamente. 
<<Si sposti da lì o non esiteremo a uccidere anche lei, traditrice>>, tuonò l'uomo.
<<E allora dovrete farlo>>, gli rispose con ogni briciola di coraggio che aveva in corpo. Doveva salvare Jaxon, aveva capito la sua sofferenza e le sue motivazioni e sapeva che, per porre fine a quella guerra, doveva salvare la sua anima corrotta. Quell'anima era ancora lì.
<<Sparate>>, urlò il vecchio a colore che impugnavano le armi. E loro ubbidirono. Kelsey non ebbe il tempo di pensare e sfoderó la sua arma ad onde elettromagnetiche. Le due forze opposte generarono un'onda d'urto che la fece arretrare incontrando il petto del suo nemico.
Gli uomini spararono di nuovo e, inaspettatamente, Jaxon la circondò con le sue braccia facendola spostare. La stava proteggendo.
Il giovane, cadendo in ginocchio tra le braccia di lei, disse debolmente: <<Stupida terrestre>>. Era stato colpito alla schiena. 
<<Non sparate>>, esclamò Sherza osservando i due ragazzi abbracciati. Possibile che quell'uomo avesse appena protetto quella giovane? Possibile che lui fosse il nemico giurato dell'universo e che, nonostante il suo odio per i terrestri, l'avesse salvata anche a costo di perdere la propria vita? Se era così, non potevano ucciderlo. Sarebbero stati come lui.
<<Jaxon>>, sussurró Kelsey mentre la folla rabbrividiva a causa di quel nome, <<Ti prego. Non morire>>.
<<Stupida>>, le rispose ancora più debolmente, <<temo che tu mi abbia salvato>>.
Kelsey gli accarezzó il viso e lo bació. Era lui che aveva salvato lei e lei lo aveva ucciso, era colpa sua. Doveva esserne felice per aver eliminato il nemico ma non era così.
<<Vi prego, aiutatemi>>, urlò disperata alle persone che li circondavano in attesa di altri ordini.
Un uomo arrivò correndo e si avvicinò ai due giovani.
<<Kelsey! Ma che cos'hai fatto?>>, sussurró Marcus.
Lei non riusciva a smettere di piangere, provava sollievo e terrore. Il ragazzo tra le sue braccia era sempre più debole e aveva appena ritrovato il suo amico. 
<<Curate il ragazzo>>, ordinò Sherza, <<Non uccidetelo, ma sedatelo. Dobbiamo chiarire questa situazione>>. 

Chiudo il computer scocciata. Qualcosa non mi convince in questa mia storia. Forse dovrei semplicemente uccidere Jaxon, ora  che ha ritrovato la sua anima. D'altra parte è solo una storiella che scrivo per rilassarmi. Sospiro per l'ennesima volta, esasperata, e quando il mio telefono squilla mi rendo conto che è effettivamente ora di sbrigarmi.  

Arrivo, sono pronta. 

Scrivo velocemente e corro fuori di casa.

<<Mai una volta che tu sia puntuale!>>, esclama ridendo. 

<<Non sono in ritardo, sono solo cinque minuti. Sei tu che sei sempre in anticipo>>, ribatto fingendomi offesa. 

<<Il coreano ti metterà in riga prima o poi. E forse so anche come>>. Il sorriso che le spunta è talmente malizioso che mi pare quasi che anche i miei capelli stiano arrossendo. 

<<Scema, non so di cosa stai parlando>>, borbotto ripensando a quando, poche sere fa, mi sono fermata a dormire da lui per la prima volta. Mi sono risvegliata accoccolata tra le sue braccia, appoggiata ai suoi pettorali nudi, mentre mi baciava teneramente il collo. Ho come la sensazione di essere a rischio di autocombustione. Insomma, da quando abbiamo iniziato ad uscire, mi pare sempre di andare a fuoco. 
<<E tu piuttosto?>>, le chiedo con un sorrisetto cercando di non entrare nel loop dei miei pensieri maliziosi, <<La tua uscita con Gabriele?>>. 

E questa volta è la mia serissima amica ad arrossire. 
<<Oh beh, è andata bene>>, dice provando a liquidarmi. 

<<Sì, bella! Non credere di non dovermi raccontare tutti i dettagli>>, urlo felice. 

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