Anche il freddo può essere ca...

By Ymawari

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Sicuramente tutto questo non era tra i progetti di Yūto Kidō. Eppure da un giorno all'altro si era ritrovato... More

Buongiorno
Febbre del Sabato Sera
Collisione
Questione di Fisica
Castello di Carte
I Pinguini sanno Volare
La Neve è Bianca
Chiave di Volta
Pioggia di Sakura
Frammenti d'Orgoglio
Contatto
Freddo
Caldo
Alba
Okay?
I Colori Delle Foglie
Tigre Contro Tigre
In Cima Alla Montagna
Quando Raggiungi Il Cielo
Ringraziamenti

Parenti Serpenti

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By Ymawari

-Yūto? Hey, scusa il ritardo. E’ da molto che aspetti? -

Una giovane donna dalla pelle chiara ed i capelli scuri si andò a sedere nel posto di fronte, sfoderando un sorriso smagliante. Yūto ricambiò, felice di rivedere la sorella. Anche se era passato solo qualche mese dall'ultima volta che si erano incontrati, gli sembrava fosse trascorso molto più tempo.

-No figurati, sono appena arrivato. Allora, a cosa devo questa piacevole uscita? -

La ragazza si sistemó gli occhiali rossi sul naso, tirando fuori dalla borsa a tracolla un’ enorme busta di carta.

-Cosa dovrebbe essere? -

-Aprila e scoprilo, oppure vuoi provare ad indovinare? -

Tastò la busta prima di estrarre le centinaia di foto ritraenti il matrimonio avvenuto mesi prima.

-Nooo! Sono bellissime, certo che Fuyuka ha fatto proprio un buon lavoro. Oddio, e questa quando me l'ha scattata?! -

Haruna soggignó compiaciuta. Aveva sperato in una reazione del genere, ora mancava solo che il fratello si accorgesse della parte migliore.
Yūto passò in rassegna tutte le immagini; non lo avrebbe mai dato a vedere, ma il ricordo del giorno in cui aveva affidato sua sorella ad un altro uomo lo rendeva particolarmente triste. Poi gli cadde l'occhio su una foto in particolare: mostrava un lui più giovane e sorridente, in piedi sulla scalinata della sua scuola superiore dopo la cerimonia del diploma; Jirō avvolgeva fiero la bandiera della Royal Academy attorno alle spalle di Kōijirō e di Akio, il resto dello squadra era sparso un po' ovunque davanti all'entrata e ognuno esprimeva a modo suo vera gioia ed entusiasmo in quell' unica fotografia che mostrava la Royal non come una squadra d'elite, ma come dei semplici ragazzi che, come tutti i loro coetanei, festeggiavano con rammarico la loro promozione al mondo degli adulti.
E se in quel momento era stato pervaso da un senso di tristezza e malinconia, le foto successive furono un vero colpo al cuore. Tutte ricorrenti a quel periodo dove non doveva preoccuparsi di regolare i conti in azienda e dover rispettare i tempi di consegne, ma solamente di passare gli esami e vincere le partite con i suoi amici.

-Le ho trovate nella memoria quando sono andata a sviluppare le fotografie del matrimonio, pensavo fosse giusto che queste le avessi tu…-

Il ragazzo rise, passandosi una mano sul viso nascondendo malamente gli occhi lucidi.

-... Aspetta… Ti stai commuovendo per caso? -

-No, sono solo disabituato ad andare in giro senza i miei occhiali. -

-A proposito, che fine hanno fatto? -

Alzò gli occhi al cielo, pensando a dove Akio glieli potesse aver nascosti; il perché era inutile saperlo.

-Dovresti chiederlo al mio coinquilino. -

La risata sguainata della sorella lo interruppe.

- Giuro che quando mi hai avvisata che saresti andato a vivere con lui, ero convinta che entro un mese vi sareste sbranati a vicenda.-

Non poté fare a meno di sorridere anche lui.

-Già, pure io. -

Erano passate quattro settimane dalla faccenda della febbre e tutto sembrava essere ritornato alla normalità, se non fosse stato per quella strana piega pacifica che aveva preso la loro relazione. Akio aveva cessato quasi completamente di provocarlo, smettendo anche di mettere la musica a tutto volume alle sei di mattina, ma non riusciva ancora ad evitare qualche frecciatina e la sua cleptomania per qualsivoglia suo oggetto personale; sperava solo avesse risparmiato lo spazzolino. D'altro canto doveva riconoscere che anche lui aveva iniziato a trattarlo differentemente: non sapeva esattamente come, ma dopo che l'altro si era preso cura di lui aveva abbassato abbastanza la guardia da non vederlo più come nemico.

-Allora se non è lui il problema, quale sarebbe? -

Haruna era sempre stata brava a capirlo, ed ora che non aveva i suoi occhiali a coprirgli il viso non poteva più sperare di nasconderle alcunchè.

-Il lavoro, ultimamente ho parecchio da fare. -

-E tu chiedi una pausa, no? Non devi sovraccaricarti. -

Non fu un gesto nettamente violento, ma quando appoggiò con forza la mano sul tavolo la ragazza sussultó.

-Come futuro capo della Kidō Financial Group non posso concedermi questo lusso. Sono benissimo in grado di gestire tutto. -

-Lo stai dicendo a me o a te stesso? -

Sempre più preoccupata, poggiò la mano su quella del fratello.

- Yūto ascolta, non devi ridurti così, so per certo che non hai bisogno di dimostrare niente a nessuno, soprattutto a tuo padre. Ormai dovrebbe sapere quanto sei intelligente e fantastico, non devi... -

-...Non è questo... -

Sospirò

-... Vuole che io trovi moglie. -

La risposta le arrivò chiara come un fulmine a ciel sereno.

-Non glielo hai ancora detto vero?...Devi dirglielo Yūto! È tuo padre! Ti vorrà bene in ogni caso. -

-No. Dopo tutto quello che ha fatto per me non posso permettermi di deluderlo così. -

La ragazza non demorse, stringendo maggiormente la sua mano.

-Metti sempre da parte te stesso per soddisfare le aspettative degli altri, non è arrivato il momento di pensare a quello che vuoi tu? -

Si alzò con un colpo secco; non avevano neanche ordinato, ma quella conversazione era completamente fuori discussione, e se Haruna aveva intenzione di parlarne lui non sarebbe di certo rimasto.

- Perdona la mia scortesia, ma ora dovrei andare. -

Le diede un leggero bacio sulla fronte, corrucciata dalla preoccupazione.

-Kidō... -

-Grazie per le foto. -

Il malumore lo seguì per tutta la giornata, anche in ufficio, dove aveva passato le ore a stringere convulsivamente la pallina antistress che Tatsuya gli aveva regalato per il compleanno; fino a quando non era tornato a casa con la speranza di poter godere un’ora in pace lontano da tutti, trovandoci invece una signora di mezza età impegnata a bere tè dalla sua tazza preferita.

-Mi scusi, lei chi sarebbe?-

La signora cercò di ricomporsi alla bell'e meglio. Non sembrava a disagio, anzi, gli sorrise benevola poggiando la tazza a forma di pinguino sul tavolo che, adesso che vedeva meglio, era ben apparecchiato e fornito di diverse leccornie.

-Tu devi essere Kidō. Ero davvero curiosa di conoscerti, Akio mi ha detto che sei un ragazzo molto sveglio e premuroso. -

Rimase parecchio spiazzato da quell’ affermazione.

- A-Akio ha detto questo?! -

Più si avvicinava alla donna e più le similitudini con Akio diventavano evidenti, soprattutto gli occhi grigio verdi che erano pari pari a quelli del moro.

-Lei deve essere la mamma di Fudō immagino. Non mi aveva detto che sarebbe passata. -

-Si beh, volevo fare una sorpresa a quello scapestrato, ma non trovando nessuno a casa ho pensato di entrare con la chiave dietro l'estintore. -

Anche se fu appena percettibile, il sopracciglio di Yūto ebbe uno spasmo verso l'alto.
Avevano una chiave dietro l'estintore?

-Fudō oggi ha il turno pomeridiano, per le sei dovrebbe tornare a casa. Credevo lo sapesse. -

Vide il suo sguardo rattristarsi. Forse non doveva impicciarsi in affari che non lo riguardavano.

- Quando mio figlio mi dirà effettivamente qualcosa di quello che fa, sta pur certo che nevicherà in pieno Agosto. Oh ma prego, accomodati. -

-Ma tutto questo non é per Fudō? -

La donna spense tutti i dubbi del ragazzo con un gesto della mano.

-Non preoccuparti, ho fatto cibo in abbondanza. Prego, serviti pure. -

Guardò quelli che sembravano a tutti gli effetti muffin al cioccolato; erano molto simili a quelli che Akio faceva quando era stressato, un piccolo particolare che era riuscito a catturare da quando viveva con lui.

-Forza, non fare complimenti.-

Diede un morso e sorrise nel constatare con piacere quanto fossero buoni.

-Allora, come sono? -

Finì di masticare prima di rispondere. Per quanto fosse stanco non si doveva dimenticare mai le buone maniere.

-Sono davvero ottimi signora. -

- Mi fa piacere che ti piacciano, Akio mi aveva riferito che avevi un debole per il cioccolato fondente. -

Si bloccò mentre era sul punto di prendere un altro morso.

-Certo che Akio le ha detto molte cose su di me. -

-Uhuhuhu, a modo suo. Il più delle volte si lamentava di quanto tu fossi irritante. -

Come c'era da aspettarsi dalla madre di Akio: per arrivare al punto non usava giri di parole.

-Non posso dire di esserne sorpreso. -

-Non vederla in maniera negativa. So che mio figlio non è una persona facile da capire, nemmeno per me, ma sono certa che tutto quell'astio servisse soltanto a nascondere l'ammirazione nei tuoi confronti.-

Pensandoci bene non erano mai stati effettivamente "nemici", ma sempre rivali, su qualunque cosa avesse lo stesso piano di interesse per entrambi. Nemmeno lui era in grado di disdegnare le qualità assai rilevanti dell'altro, ed in quell'ultimo periodo era stato in grado di ammirarle più spesso di quanto si sarebbe aspettato.

- Non si preoccupi, so per certo che l'atteggiamento da testa calda è solo una facciata, lui è molto più di quello che dà a vedere. -

-Sono contenta che abbia qualcuno che gli voglia bene come te. -

Smise di respirare. Non aveva mai contemplato quell’ opzione, ed ora che per la prima volta gli sfiorava la mente gli risultava impossibile da negare; ma ammetterlo ad alta voce era tutta un altra questione.

-Senta signora, oggi mi hanno consegnato alcune fotografie risalenti a quando io e suo figlio giocavamo a calcio. Le vorrebbe vedere? -

-Con molto piacere. -

~°~°~°

Fare le scale non gli era mai sembrato così faticoso. Quel pomeriggio c'era stato un pienone di turisti e nemmeno in cinque erano riusciti a stare dietro a tutti. In più, l'indomani avrebbe dovuto usufruire del suo giorno libero unicamente per studiare. Forse Kōijirō non aveva poi tutti i torti nel dire che lo avrebbero trovato morto per strada un giorno.
La scena che gli si presentò davanti non appena entró nell' appartamento gli fece gelare il sangue.

-M-mamma?! -

-Aki, sei tornato! -

Gli corse in contro per abbracciarlo, sotto gli occhi divertiti di Yūto.

-Cosa ci fai qui? Ti avevo detto che sarei venuto io la prossima settimana. -

-Non ce la facevo più, era da troppo tempo che non ti vedevo, e se  mi aggiornassi più spesso su quello che fai non sarei arrivata mentre non c'eri. Per fortuna Kidō mi ha tenuto compagnia. -

Lanció una veloce occhiata al coinquilino che ricambió con un certo divertimento. Chissà cosa gli aveva detto quella donna.

-Aki, non dovresti far preoccupare così tua madre.-

Appunto. Sconsolato guardò la tavola strabordare di piatti.

-Mi puoi spiegare perché hai cucinato tutta questa roba?! -

-Quante storie, era da tanto tempo che non cucinavo, volevo solo accertarmi che tu ti ricordassi di mangiare. -

L'occhio gli cadde su tutto quel cibo, molti dei quali erano i suoi piatti preferiti. Il cuore gli si scaldò: dopotutto gli mancava sua madre.
Prese posto di fianco a Yūto, l'uomo perfetto e senza imperfezione alcuna che ora se la stava beatamente ridendo sotto i baffi.
Gli tiró un calcio sotto il tavolo facendo spostare di poco il mobile .
Il biondo trattenne un lamento, coprendosi la bocca con la mano che faceva da appoggio alla testa.

-Cosa è stato? -

Akio non riuscì a rispondere, colpa del calcio ricevuto sullo stinco.

-Questi vicini... Dovremmo dirgli di fare meno rumore, che ne dici Aki? -

Appena sarebbero rimasti soli lo avrebbe preso a pugni.

-Kidō, posso tenere questa? -

Ci mise un secondo prima di rendersi conto cosa sua madre tenesse tra le mani.

-E quella dove l'hai presa? -

-Mia sorella le ha fatte sviluppare questa mattina, pensavo fosse carino farle vedere a tua madre mentre ti aspettavamo. Le vuoi vedere anche tu Aki? -

Non rispose, prendendogli solamente le fotografie che gli porgeva.

-Eravate così carini. Oh questa è la mia preferita. -

-Quella del diploma.... -

Non riuscì a nascondere un sorriso nel osservare una delle rare foto in cui si poteva vedere sul suo volto un espressione così spensierata.

-...Sì, è molto bella. -

A fianco a lui il biondo guardava di sottecchi la scena.

-Ti stai per caso commuovendo, Fudō? -

-Ma cosa diavolo stai... -

-Anche a me è successo. -

Non se la sentì di controbattere.

-Allora questa dovreste incorniciarla. -

Passarono tutto il tempo a rimuginare sulle foto e commentarle. Sua madre continuava a pregarlo di lasciargliene una dove, trionfante per il goal appena fatto, era corso di getto in braccio a Yūto che lo teneva sollevato.
Quella foto entrambi avrebbero voluto incenerirla, ma la donna se ne era uscita con discorsi che comprendevano il perchè lui era uscito dal suo utero, e come lei era la sua procreatrice, che lo fecero sentire più in imbarazzo di quella fotografia; così acconsentì, a patto che non l'avrebbe mostrata a nessuno.
Yūto, d'altro canto, era stato coinvolto in quella piacevole aura familiare e tutto lo stress accumulato in giornata era svanito, crogiolandosi in quel calore così poco conosciuto, ma avvolgente e felice.

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