Anche il freddo può essere ca...

By Ymawari

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Sicuramente tutto questo non era tra i progetti di Yūto Kidō. Eppure da un giorno all'altro si era ritrovato... More

Buongiorno
Febbre del Sabato Sera
Parenti Serpenti
Questione di Fisica
Castello di Carte
I Pinguini sanno Volare
La Neve è Bianca
Chiave di Volta
Pioggia di Sakura
Frammenti d'Orgoglio
Contatto
Freddo
Caldo
Alba
Okay?
I Colori Delle Foglie
Tigre Contro Tigre
In Cima Alla Montagna
Quando Raggiungi Il Cielo
Ringraziamenti

Collisione

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By Ymawari

Per quanto quella mattina avesse solo voluto dormire, la sveglia che si era dimenticato di disattivare non aveva le stesse idee. Ben venga, dato che si accorse solo grazie a questo che Yūto era sparito. Il panico lo attraversò all'improvviso, convinto che quell'idiota, nonostante la malattia, fosse andato a lavoro, ma il rumore di conati di vomito che veniva dal bagno lo fece calmare subito.

-Hey hey. Non ho dormito sulla poltrona per niente. Ti avevo detto che se stavi male potevi svegliarmi. -

-Non ho bisogno di te per.... BLEARG.. -

-Lo vedo.....-

Stava per dire qualcosa, ma un altro conato di vomito lo interruppe. Akio rimase un attimo interdetto, una persona normale in quella situazione sarebbe risultata goffa, trasandata e moribonda, ma non Yūto; lui risultava sempre elegante e fiero, anche mentre rimetteva l'anima nel water. Non disse più nulla, limitandosi a tirargli indietro i capelli e ad accarezzargli la schiena dolcemente.
Continuó così per un po' finché il biondo non crollò sul suo petto, esausto. Si pulì il viso in fretta con la poca carta igienica che ormai era rimasta e, con l'aiuto dell'altro che non lo aveva lasciato da solo un momento, si rimise in piedi.

-Passami il telefono, devo chiamare Kazemaru. -

-Non avrai intenzione di andare a lavorare vero? -

Non rispose, si limitò a guardarlo dal divano su cui si era appena seduto, distendendo la mano in una muta richiesta.
Akio prese il cordless senza staccare gli occhi da quelli dell'altro, ma invece di passargli il telefono compose il numero e si portò la cornetta all'orecchio, giusto in tempo per sentire Ichirota rispondere.
Yūto assunse un espressione esterrefatta, facendo sogghignare felicemente il suo coinquilino;
questo si dovette trattenere dal ridere non appena l'altro cadde rovinosamente sul parquet mentre cercava di riappropriarsi del telefono.

-Pronto Kazemaru, sono Fudō. Senti, ti chiamo perché il genietto si è preso la febbre. -

-Cosa?! Adesso come sta? -

Diede una veloce occhiata al diretto interessato che nel mentre gli tirava con forza la gamba, cercando di farlo cadere con lui.

-Diciamo che il peggio sembra essere passato. -

-Non è una bravata delle tue, vero? -

Riuscì ad alzarsi fino a raggiungere l'elastico dei pantaloni di
Akio che, non comprendendo quello che avesse in mente, esitò un minuto di troppo, dando all'altro il tempo per tirargli giù a forza l'indumento così improvvisamente che si trovò ad inciamparci sopra, raggiungendo anche lui il pavimento.

-Ahia, porca.... Ma cosa stai dicendo, ti posso assicurare che il testa di cazzo è completamente andato. -

Sentì un peso sullo stomaco, il ragazzo si stava arrampicando sopra di lui per prendergli il cordless e nel mentre aveva appoggiato il ginocchio sulla sua pancia.

-Hey Fudō, fammi parlare con lui, non mi fido di te. -

-Gnn... Mi spiace ma in questo momento ha altro da fare. -

Alzò il bacino avvolgendo il biondo tra le gambe in quella che poteva essere benissimo una stretta d'acciaio. Dopotutto, quegli anni di calcio avevano dato i loro frutti.
Ma Yūto non demorse; cercava di liberarsi sentendo le forze venir meno.

-Stiamo parlando di lavoro, Fudō, non posso stare dietro alle tue stronzate. -

Non fece in tempo a proferire parola che si senti prendere l'oggetto di mano.

-... NO. -

-Ichirota sono io, mi spiace ma oggi non mi sento molto bene non penso di riuscire a far molto in queste condizioni. -

-Non ti preoccupare lo sospettavo già da ieri, non avevi una bella cera, volevo solo assicurarmi che Fudō non ti avesse ucciso e nascosto il cadavere. Ti invierò i documenti al computer, ma oggi riposati pure, mi raccomando. Ciao, stammi bene. -

-Sì, ciao. -

Chiuse la telefonata guardando il coinquilino, che lo stringeva ancora tra le gambe.

-Chi è la testa di cazzo? -

Disse, prima di assestargli una bella gomitata sulle palle.
Di conseguenza Fudō lo lasciò andare, rannicchiandosi su sé stesso e massaggiando la zona dolorante.

- Non ti avevo mai detto che avevo intenzione di andarci. -

Il moro si girò appena, per quanto il dolore potesse permetterglielo.

-Non mentire......so che sei così stacanovista che ci saresti andato lo stesso . -

Non senti una risposta, limitandosi a rimanere nella sua posizione, senza pantaloni, e con le mani sui geniali che non smettevano di pulsare.

-Chi lo sa. Ora vieni ad aiutarmi, che sento che sto per svenire. -

-Non darmi ordini. -

Eppure lo aiutò ad alzarsi non appena anche lui ne fu in grado.

- Non è passato neanche un giorno da quando ti faccio da badante, e già vorrei dimettermi. -

-Nessuno ti ha chiesto di stare qui. -

Lo sapeva, ma non gli avrebbe mai detto che era troppo preoccupato per lasciarlo da solo a casa, e nemmeno che quel nuovo Yūto, più moribondo, lo faceva divertire più del dovuto. Soprattutto in quel momento, che sembrava essersi fumato un intero campo di erba.
Sorrise al pensiero. Forse, il vero motivo per cui voleva stare con lui era soltanto la mera curiosità di vedere nuove sfaccettature del ragazzo che non conosceva ancora.
Lo adagiò sul divano, distendendolo bene questa volta, ed avvolgendolo in in una calda coperta ricoperta di disegni di pinguini che facevano sci.

-Come potrei lasciare da solo un individuo che dorme ancora con questa cosa a venticinque anni? -

Yūto non accennò ad abbassare lo sguardo, rimanendo impassibile come suo solito.

-Come se a te non piacesse. -

-Beh, effettivamente è calda e morbida, però non toglie questa texture idiota . -

La mano che Yūto teneva in grembo si andò a posare sul collo dell'altro, cosa che lasciò Akio esterrefatto, tant'è che non si scostó.

-Anche tu, nonostante sei un idiota, a quanto pare sei caldo... -

La mano, ancora poggiata sul suo collo, fece una leggera pressione nel punto dove c'era la vena, mentre gli occhi invece, avevano deciso di distaccarsi da quelli del moro, andando lentamente, a posarsi sulle sue labbra.

-...... Mi chiedo se sei anche morbido... Akio... -

Non servì aspettare molto perché capisse l'allusione; l'altro lo intuì con l'aumentare dei battiti cardiaci , dal colorito paonazzo della pelle, e dal suo viso deformato in quello che sembrava stupore ed imbarazzo.
E solo quando poté ammirare tutto questo Yūto rise di gusto.

- Ahaha, non pensavo avrei mai visto un espressione così carina su quella faccia. -

Accadde tutto molto velocemente . Akio non perse tempo nemmeno a pensare; semplicemente avvicinò il suo viso a quello del rasta, che era ritornato a posare gli occhi, di quel colore quasi cremisi, nei suoi, con ancora quel sorriso che sembrava provocarlo.
Cosa stava facendo? Non era in sé? No, per niente.

La collisione delle due fronti provocò un sonoro schiocco in tutta la casa.

-Ahh, ma sei cretino? -

Yūto aveva perfino le lacrime agli occhi dal dolore.

-Lo sapevo, ti si è alzata la febbre. -

-E non potevi semplicemente misurarla col termometro? -

-E perdermi il tuo visino dolorante? Mai. -

Akio sentì il ginocchio dell'altro premere sul cavallo dei suoi pantaloni.

-Togliti se non vuoi che ti sterilizzi definitivamente. -

A questa minaccia, si alzò con uno scatto repentino.

-Ahahaha ok, ok, capito il messaggio, che ne dici di un bel riso in bianco questa mattina, Yū-chan?! -

Schivò di un pelo il cuscino diretto alla sua faccia.

-Sai dove puoi mettertelo lo Yū-chan?! -

Il moro si allontanò sghignazzando verso la cucina, uscendo definitivamente dal campo visivo di Yūto, il quale non era riuscito a non notare il rossore improvviso dell'altro. Non che il colore delle sue guance fosse molto diverso, ma dare la colpa alla febbre sembrava essere la scelta più facile.

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