Nebbia E Tenebre | MARVEL

By Nadja-Villain

21.6K 1.7K 534

Per ogni conquista c'è un prezzo da pagare. L'antidoto che doveva assicurare la vita ad Astrid l'ha fatta cro... More

𝗜𝗡𝗧𝗥𝗢𝗗𝗨𝗭𝗜𝗢𝗡𝗘
𝗣𝗔𝗥𝗧𝗘 𝟭 ✹ 1 . Fiume in piena
2 . Tonnellate
4 . Rinforzi
5 . Cantina
6 . Vissuti segreti
7 . Forzatura
8 . Fuliggine
9 . Lucciole
10 . Campanelle
11 . Etere
12 . Confini sottili
13 . Ostaggi
14 . In rete
15 . Piano ribelle
16 . Saluta i tuoi fan
17 . Manifesto
18 . Dieci per cento
19 . Olio e gas
20 . Infantile
21 . Profondi stati emotivi
22 . Central Park
23 . Presentazioni discutibili
24 . Idromele
25 . Sogni lucidi
26 . Seiðr
27 . Zucchero
28 . Opinione Pubblica
29 . Adulti
30 . Confronti
31 . Scambio di coppia
32 . La prestigiatrice
33 . Tornerò
34 . Cautela
35 . Scommesse
36 . Effetto Rosenthal
37 . Ubiquità
38 . Condizioni
39 . Confessioni rischiose
40 . Forbici
41 . Voragine
42 . Altitudine
43 . Dritto al cuore
𝗣𝗔𝗥𝗧𝗘 𝟮 ✹ 44 . Cambiamenti
45 . Vecchie amiche
46 . Un'arma su misura
47 . Creep
48 . Dress Code
49 . Sorridi
50 . Esposizione
51 . La Navicella
52 . Ore Piccole
53 . Eclissi
54 . Il Bimbo-geco
55 . Testimoni
56 . Gerbere gialle
57 . Domani
58 . Regole per uscire di casa
59 . Vittime
60 . Zheltyy Tsvetok
61 . Un gioco da ragazzi
62 . Pessime idee
63 . Acque calme e braci accese
64 . Disarmati
65 . Accoglienza
66 . Alta marea
67 . Deviazioni
68 . Ricadute
𝗣𝗔𝗥𝗧𝗘 𝟯 ✹ 69 . Azione Correttiva
70 . La regolata
71 . Pour deux, s'il vous plaît
72 . Do svidaniya
73 . Protocollo Palla di Neve
74 . Un ricordo comune
75 . Nascondino
76 . Blackout
77 . Fuggitivi
78 . Cercami

3 . Ventuno Dicembre

1K 72 22
By Nadja-Villain

La scopa raggruppò i pezzi di vetro assieme ad una rima d'acqua e una corolla annegata. Li spinse sul fondo della paletta come le briciole di una semplice giornata faticosa. Le coperte annerite finirono arrotolate nella pattumiera. Il cardiofrequenzimetro era stato risistemato nel suo angolino, spento. La tenda era stata riattaccata all'asta orizzontale. Le due guardie erano state accolte dalle cure degli infermieri al pronto soccorso. Tutto tornava velocemente alla normalità. L'unica cosa che avrebbe ricordato il passaggio di un tornado era il cratere di pietra del cortile, la siepe bruciata e la finestra frantumata nel corridoio.

Natasha entrò col fiato sospeso mentre il personale delle pulizie faceva il proprio lavoro, invasa da un'inaspettata sensazione di fallimento. Fece attenzione a non camminare nel bagnato con i suoi tronchetti in pelle, assorbì con sguardo sconsolato l'ultimo grosso coccio del vaso e i fiori che erano apparsi una notte qualsiasi mentre Astrid ancora dormiva senza aver ancora mostrato particolari sintomi di ripresa, ora definitivamente morti e gocciolanti di una linfa che non li avrebbe assetati. Erano rimasti a vegliarla appassendo lentamente come un omaggio rifiutato. Non avevano nemmeno avuto il tempo di mostrarsi alla destinataria che erano finiti nel cestino.

Natasha abbassò le ciglia curve e piegò le ginocchia rimanendo in equilibrio sui tacchi. Con due dita afferrò della carta grezza, ruvida, un piccolo cartoncino della grandezza di quelli che si legano ai confetti. Era semplice, decorato giusto dalle venature sottili delle fibre di cellulosa. Era inumidito e poteva leggersi solo la firma perché la breve linea di inchiostro che la precedeva si era diluita macchiando tutto il cartoncino di gocce blu sbiadite. Una sola S arricciata e frettolosa rimaneva perfettamente delineata nell'angolo in basso a destra come a voler rimarcare la caparbia presenza del mittente.

-Ci sei?

Natasha intascò il biglietto presa dall'istinto di nasconderlo. Si voltò verso Steve che stava infilando il braccio nel giacchetto trattenendo una smorfia di fastidio.

-Che hai trovato?

-Niente... Un pezzo di carta insignificante. Ti hanno rilasciato?

-Diciamo così.

-Dove stai andando?

-A cercarla.

Natasha sospirò.

-Steve, non puoi andartene in giro a correre per la città come un forsennato. Non risolverai nulla.

-È quello che gli ho detto io. - fece Sam braccia incrociate e scuotendo la testa alle spalle del Capitano.

-Se non volete venire con me ci andrò da solo.

-Non sai nemmeno da dove partire.

-Chiederò in giro. Di sicuro qualcuno avrà visto una ragazza in camice da ospedale aggirarsi per la strada.

-Non sembra molto affidabile come piano. - commentò Sam scettico.

-Avete altre idee?

-No.

-Perfetto. Io vado.

Natasha guardò Sam staccarsi dal muro e fare per andargli dietro, rimproverandolo con lo sguardo di non essere d'aiuto. Steve s'incamminò verso l'uscita con decisione, leggermente irritato dalla situazione e dall'iperprotezione incoerente della Romanoff. Una mezz'ora prima l'aveva chiamata per ricevere informazioni. Ora la sua presenza lo innervosiva.

Si spinse oltre le porte dell'ospedale ignorando totalmente la voce di Natasha che lo chiamava. Si odiava e aveva solo voglia di stare da solo, ma doveva trovare Astrid perchè capiva fin troppo bene cosa significasse svegliarsi in un mondo sconosciuto. Gliel'aveva visto negli occhi quanta paura stesse provando, ma non aveva fatto niente. Avrebbe dovuto rincorrerla subito, invece si era lasciato sopraffare dalla sorpresa. Prima Bucky che rifiutava di riconoscerlo, adesso lei. Dannazione, avrebbe dovuto buttarsi da quella maledetta finestra e afferrarla dalla vestaglia, farsi ustionare, ma trattenerla! Ancora una volta l'aveva lasciata andare. Ancora una volta l'aveva persa.

Fuori, la temperatura si era abbassata drasticamente rispetto a quanto ricordava. Il cielo era ancora troppo scuro per nevicare, ma poco ci mancava. Il sole pisolava tra le nubi di smog e umidità verso cui il vapore dei fiati tendeva a sparire.

Steve richiuse il giubbotto e infilò le mani nelle tasche dei jeans, tuffatosi nell'andirivieni della gente sul marciapiede, verso una direzione presa a caso, scervellandosi le meningi per capire dove poteva essersi cacciata quella scapestrata senza memoria, immaginando il solo tessuto blando che la proteggeva dal freddo e dagli sguardi altrui, pensando ai suoi piedi nudi che avevano spaccato la pietra, fingendo di non accorgersi di quel senso di colpa che continuava a fare capriole scoordinate nel suo stomaco. Ricordava come le sue spalle si stringevano sotto la pioggia, gli abiti bagnati che le si appiccicavano sul ventre e sulle gambe deboli e a come avrebbe mangiato volentieri una pizza farcita, un hot-dog fumante con tanta salsa o uno di quei panini extra large di cui lui non ricordava mai il nome.

Era Tony che le portava sempre qualcosa da mangiare o in qualche modo ogni volta che erano insieme finivano per fermarsi davanti a un camioncino messicano o per infilarsi in una pasticceria o in un take-away veloce. E Steve lo sapeva perché se a dirglielo non era il bicchiere di carta di un fast-food con cannuccia abbandonato da qualche parte per la Torre, era il vassoio di pasticcini sul tavolo in soggiorno o la macchia di cioccolato sull'angolo della bocca di Astrid che sorrideva entrando in sala pesi, succhiandosi le dita. A volte bastava solo l'espressione soddisfatta che aveva lei nell'accasciarsi sul divano massaggiandosi il ventre, tipica di una persona che ha mangiato per un regimento o gli sbadigli d'abbiocco di Tony che lo aiutavano, assieme alla sbronza, a farsi quel pisolino pomeridiano che per Steve non c'entrava niente con il programma della giornata, ma che anche Astrid si sarebbe fatta volentieri se non avesse avuto un coach tormentoso come la Romanoff.

In quel momento si stava chiedendo se non fosse solo l'alcool ciò che li accomunava. Avrebbe dovuto portarla a mangiare più spesso, pensò, ma poi gli venne in mente che le uniche due volte in cui ci erano riusciti era stato faticoso e non così divertente come doveva esserlo con Tony.

Steve Rogers stava ancora cercando di ambientarsi al nuovo mondo e la sezione alimentare era ancora piena di misteri per lui. Un po' come la musica e i modi di dire.
La fame viene in un modo diverso in questa epoca, si disse. Non viene più dalla pancia: viene dal cuore. Forse non serve più avere lo stomaco che brontola. Qui il cibo è un pretesto, un passatempo, la risposta ad un benessere psicologico.

Ora che ci pensava, non aveva mai chiesto ad Astrid che tipo di musica le piacesse ascoltare. Forse Tony ne sapeva di più. Anzi, era ovvio che Tony ne sapesse di più. Era piuttosto probabile che si intendessero anche in generi musicali. E l'idea gli diede una nuova strizzata all'interno delle costole. Si sentì ancora più inutile, ancora più lontano da lei. Non conosceva nulla di Astrid e non aveva mai provato davvero a conoscerla. Il peggio era che si stava accorgendo di quanto gli mancasse quel tassello, di quanto fosse importante quando ormai di lei rimaneva solo una particella vagante, sperduta e instabile.

Una mano lo afferrò dal bicipite. Trattenne il fiato per calmare i nervi. Natasha lo cercò avidamente con lo sguardo, ma lui guardava altrove, imbronciato, scocciato.

-Senti, lo so che ti senti in colpa di non essere stato presente...

-Perché dobbiamo tornare sul discorso?

-Mi dispiace che tu abbia dovuto scoprirlo così. Avrei dovuto dirtelo prima.

-Non ne voglio parlare, Natasha.

-Sei arrabbiato perché credi che poteva esserci un'altra soluzione?

-C'è sempre un'altra soluzione.

-No, non c'era Steve! Non questa volta. Non c'era tempo per portarla in ospedale. Hoffmann le aveva sparato, il siero che girava nel suo sangue le stava portando via tutte le forze. L'unica soluzione era in quell'antidoto. Astrid lo sapeva.

-Dov'è Stark? È rintracciabile?

Natasha rimase a guardarlo con compassione e colpevolezza ancora per qualche istante. Poi, mesta, accettò di lasciar perdere l'argomento.

-Non risponde al telefono.

-Ti ho chiesto se sai dov'è. Lo so anch'io che non risponde.

-Bè, io il suo indirizzo ce l'avrei...

Steve si fermò di nuovo, guardò Natasha in attesa. L'altra portò le mani alle anche.

-Cos'hai intenzione di fare? Sfondargli la porta di casa, trascinarlo fuori e fargli una lavanda gastrica costringendolo a collaborare?

-Se serve.

Un treno di bambini infagottati in cappottini e cuffie di lana si intromisero tra loro correndo e urlando, stringendo tra i guanti buste di dolci bianchi e rossi, infiocchettati. Due di loro spingevano con un piede il terreno slittando sulle tavole da skate, gli altri li rincorrevano agitando in aria robot luminosi, una grossa macchina giocattolo rumorosa e il pupazzo di un super eroe in tuta rossa, parlante.

Steve si fermò ad osservarli, rapito. Si sentì come vomitato in una dimensione sbagliata. Si voltò forsennatamente cercando simboli che confermassero la sua paura. Il suo sguardo si imbattè repentinamente nei Babbi Natale sui cigli della strada che vendevano dolci ai passanti e così si accorse tutt'a un tratto dell'odore caramellato che aleggiava, delle decorazioni che brillavano pendendo da un palazzo all'altro e incorniciavano ogni vetrina o l'entrata dei ristoranti, dei campanelli e il Jingle Bell che si sentiva in lontananza tra i clacson. Alzò gli occhi ancora più in alto e si perse tra o cartelloni pubblicitari con il petto tamburellato dalla realizzazione improvvisa. Sotto il suo sguardo passarono i prezzi per gli abeti, per le ghirlande, per le palle colorate, per le calze, per i maglioni con le renne, per un enorme tacchino arrosto poggiato su un vassoio al centro di una tavola imbandita a festa e una famiglia allargata che cantava un Gospel in coro.

Natasha aveva parlato, ma era passata in secondo piano. Quando Steve prestò attenzione, la sua voce taceva e lui ringraziò Dio perchè ciò gli recò enorme sollievo.

-Che giorno è? - domandò paralizzato, gli occhi ancora piantati sullo schermo luminoso.

-È il 21 dicembre. - rispose Sam che era rimasto in silenzio fino a quel momento, finalmente sentendosi utile.

-Tra tre giorni è la Vigilia. - constatò Steve con tono incredulo.

Steve puntò gli occhi verdi e lo sguardo addolcito di Natasha sperando che almeno il significato prezioso di quel periodo dell'anno fosse rimasto invariato nel corso dei decenni. 

-Anche se Astrid non dovesse mai più ricordarsi del tempo che abbiamo trascorso insieme, le faremo capire che noi non la abbandoniamo.

-New York è grande.

-Per questo ci vogliono rinforzi.

-Quindi prima andiamo da Stark?

-Prima andiamo da Stark.

Continue Reading

You'll Also Like

1.7K 160 22
In un tempo lontano in cui regnano i draghi, il reame dei Lindorm è all'apice del potere, e Milicent è l'erede al trono di fuoco di Roccia Rossa. La...
39.1K 2.7K 30
☞︎ COMPLETA ☜︎ •In revisione. Revisionata fino al capitolo 2. ⚠️QUESTA STORIA È PROTETTA DA COPYRIGHT, QUALSIASI RIPRODUZIONE / STAMPA, TOTALE O PA...
32.2K 940 26
E se Scott avesse una gemella? E se questa gemella fosse l'unica persona al mondo a cui non piace Stiles? Anche se questa questa la si conosce da cos...
62.2K 2.2K 14
[COMPLETATA] Maya arriva a Beacon Hills sotto la tutela del dottor Deaton, perché il dotto Deaton? Perché è esattamente come lui: ne conosce quasi qu...