Victorian Boy || Italian tran...

By AnchoredtoLou

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Harry, il vergine Duca di Somerset, sa poco dell'amore, mentre Louis, l'astuto Duca di Warwick ne sa anche tr... More

Capitolo I
Capitolo II
Capitolo III
Capitolo IV
Capitolo V
Capitolo VI
Capitolo VII
Capitolo VIII
Capitolo IX
Capitolo X
Capitolo XII
Capitolo XIII
Capitolo XIV
Capitolo XV
Capitolo XVI
Capitolo XVII
Capitolo XVIII
Capitolo XIX
Capitolo XX
Capitolo XXI
Capitolo XXII
Capitolo XXIII
Capitolo XXIV
Capitolo XXV
Capitolo XXVI
Capitolo XXVII
Epilogo
BONUS: FREDERICK & ROY
BONUS: HARRY & LOUIS
BONUS: H&L F&R
BONUS: WILLIAM & TCHAIKOVSKY

Capitolo XI

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By AnchoredtoLou

"L'amore, sebbene si dica sia affetto da cecità, è un guardiano vigile."
Charles Dickens, Our Mutual Friend

Louis fu dispiaciuto di trovare un Harry sfuggente dopo la loro notte nei boschi. Il Duca disse di essersi ammalato, sebbene Louis lo avesse sentito starnutire solo una volta. Aveva passato tutto il giorno in biblioteca con Sir Clarence, rifiutandosi di dare la caccia al fagiano e unirsi agli uomini nel salotto con la musica e le carte quella sera .

Questo mise Louis di cattivo umore. E quando Louis era di cattivo umore beveva. E beveva. E beveva.

Si svegliò la mattina dopo con una bottiglia di brandy tra le braccia e lo stivale di Roy
in faccia. Si erano addormentati sul divano nella sala giochi. Gli venne in mente il tempo trascorso a Eton quando i prefetti li avevano chiusi fuori dal dormitorio per aver mancato
il coprifuoco e si erano addormentati nel cortile sotto la statua della scuola di Enrico IV.

William era rannicchiato sul pavimento accanto a lui. Devoto com'era, il valletto
si era rifiutato di lasciare il suo padrone finché il suo umore non fosse migliorato.

Dall'altro lato della stanza si sentiva un rumore metallico che gli procurava un mal di testa sconvolgente.

"Basta con questo fracasso infernale!"

Erano Frederick e Lady Calder che giocavano a biliardo.

"Buongiorno, vostra grazia." Eleanor svolazzò lì intorno in un abito grigio da giorno e gli scompigliò i capelli.

"Giorno! Donna, lo sapete che non mi alzo un minuto prima di mezzogiorno!"

Frederick teneva la stecca da biliardo sulla spalla. "Pensavamo che avresti gradito una partita."

"Quello che mi piacerebbe fare, sarebbe prendere il tè con il Duca di Somerset. Dov'è?"

Il Visconte si chinò sul tavolo e mise a segno un colpo . "Dove pensi che sia? È andato in chiesa con il tuo terribile cugino."

"Di mercoledì? A fare cosa?"

"È giovedì. E sai come sono i cattolici. Probabilmente si starà flagellando davanti alla croce."

Louis gemette e barcollò in piedi, la sua mente fangosa come una palude a causa del brandy. William fu veloce nell'afferrarlo. Mise un braccio attorno alla spalla del valletto per stabilizzarsi.

"Nessuno romanticizza la miseria umana come i cattolici," Frederick annunciò con il suo
dito bianco e ossuto in aria. "Sono spettacolarmente morbosi."

Eleanor infilò una ciocca di capelli sciolti nello chignon e imbucò la palla rossa per tre punti.

"Affondato!" Imprecò Frederick.

Roy sbadigliò con un grugnito e allungò le sue gambe lunghe, diventando grande come un orso. "Sono io il prossimo?"

Afferrò una stecca, ma nel momento in cui tentò di giocare, Frederick si gettò sul tavolo da biliardo, alzando un ginocchio in alto in modo infantile, le sue vistose trecce bionde sparse sul feltro verde.

"Lascio giocare voi, ragazzi," disse Lady Calder con un sorriso ironico.

Eleanor era la promessa sposa di Louis sin dalla nascita. Le loro madri avevano combinato
la cosa. La coppia aveva fatto amicizia quando erano ancora bambini e non si erano mai opposti a quel progetto. Eleanor era una ragazza maliziosa e l'unica compagna di giochi che riusciva a tenergli testa. Comprendeva e accettava la natura di Louis.
La maggior parte degli uomini pensava che le donne desiderassero l'amore, ma Louis sapeva che ciò che le donne desideravano veramente era la libertà. Una vita con Louis significava che Eleanor avrebbe avuto sicurezza, ricchezza e una posizione in società con nessuno dei vincoli che il matrimonio imponeva a una donna.
Era libera di assecondare i suoi hobby, viaggiare a suo piacimento e farsi quanti più amanti voleva.

Louis afferrò la sua ampia manica a pagoda. "Aspettate, ho bisogno di un favore. Cambiate posto con Harry a cena questa sera."

Lei incrociò le braccia. "Non ci sono abbastanza voci su di voi? Dovete continuare a dare spettacolo di voi stesso?"

"Per favore."

"Lady Silcox vorrà la mia testa! È infatuata del Duca. Ha parlato della sistemazione dei posti a sedere per giorni!"

"Lui non passerà del tempo con me altrimenti!"

Lei socchiuse gli occhi. "Perché siete così ossessionato dal Duca?"

"Sono ossessionato da tutte le belle creature," disse, indicando il tavolo da biliardo dove Frederick si trovava in una posa che chiedeva di essere stuprato.

"No," disse lei. "Questo è diverso."

Vide l'espressione mortificata della faccia di Louis e cedette con un sospiro. "Oh d'accordo, ma comportatevi bene."

Lui le baciò la mano.

Lady Calder si congedò da Frederick e lasciò la stanza dei giochi, le pieghe del vestito frusciarono al suo passaggio.

Il sole del tardo mattino sorse sugli alberi della foresta e si aprì un varco nelle tende
di velluto. Louis camminava per la stanza con le mani dietro la schiena, i postumi
della sbornia e il Duca di Somerset che gli pesavano sulla testa come un'incudine.

Crollò sul divano e osservò Roy mentre teneva stretti i pallidi polsi di Frederick al tavolo da biliardo, slegando la cravatta di pizzo del visconte con i denti.

William si inginocchiò e appoggiò la testa sulle ginocchia del suo padrone. Louis accarezzò i capelli scuri del valletto, perso nei suoi pensieri.

"Il vostro umore non è migliorato, vostra grazia?"

"No."

William alzò lo sguardo timidamente e cominciò a sbottonare le brache di Louis. Il Duca lanciò al ragazzo grazioso un'occhiata annoiata. Aveva molte cose per la testa e non si sentiva particolarmente eccitato.

Tuttavia, una leccata e un colpo ben assestato portarono il suo membro in vita tutto in una volta.

"Dove avete imparato a farlo?" Ansimò.

William arrossì. "Ho chiesto ai vecchi servi di mostrarmi come vi piace, vostra grazia.
Mi sono allenato per procurarvi piacere." Leccò di nuovo Louis e inclinò la testa.
"Questo vi piace?"

Per Dio il ragazzo era ambizioso! Louis si meravigliò. Se non era ricco, certamente
non era per mancanza di tentativi.

Si appoggiò allo schienale e attirò la faccia di William tra le sue gambe. "Mi piace."

Il valletto fece scivolare le sue labbra sulla lunghezza del Duca, somministrando
il piacere con la stessa devozione servile che mostrava al suo padrone in tutte le
faccende quotidiane.

Louis gemette e chiuse gli occhi, Roy si trovava in un simile stato di beatitudine con Frederick steso sotto di lui. Stavano dondolando insieme sul tavolo da biliardo con
le camicie aperte e le brache attorno alle caviglie. Il petto pallido di Frederick arrossì
di lussuria quando Roy gli afferrò i fianchi e lo penetrò con profondi languidi colpi.
I due sembravano così deliziosamente peccaminosi che a Louis non importava
nemmeno che stessero rovinando il suo tavolo!

Il Duca inarcò la schiena e intrecciò le dita tra i capelli scuri del valletto, pronto a girarlo
e prendere molto più della sua bocca, quando sentì una moneta rotolare fuori dalla tasca.

Il volto dorato del Cristo bizantino lo fissava.

Si fermò.

I grandi occhi marroni di William scrutarono il suo padrone con curiosità.

Louis si rivolse a Roy e Frederick. "Signori, vestitevi, andiamo al villaggio."

***

Di tutte le creazioni di Dio, le foglie erano le uniche che sembravano più belle quando erano morte.

I tre uomini presero una carrozza per arrivare al villaggio. Le foglie arancioni,
rosse e dorate cadevano dall'alto come coriandoli che celebravano il loro arrivo.

Louis picchiò gli interni di pelle trapuntata con il suo bastone da passeggio. "Fermatevi qui," ordinò al cocchiere.

Il rumore degli zoccoli del cavallo sulle strade acciottolate si fermò bruscamente.

Frederick tirò indietro la tenda con le nappe e si schermò gli occhi dal forte sole di ottobre. "Sta scherzando, vero?" Sussurrò a Roy.

Al di fuori della carrozza si trovava la chiesa cattolica romana di Saint Edward King detto il Confessore.

"Non possiamo entrare lì," disse Roy.

"Non avevo intenzione di farlo."

Louis li guidò lungo il lato dell'edificio in pietra calcarea. Si fecero strada lungo il muro, schiacciando sotto gli stivali le primule piantate con cura.

Le finestre erano vetrate colorate raffiguranti le quattordici stazioni della Via Crucis ma trovarono una piccola breccia nel velo della Veronica.

Roy sbirciò all'interno.

"Lo vedi?"

Il Conte si tolse il cappello e si avvicinò. "Sì."

"Cosa sta facendo?"

"Prega."

Frederick esaminò le sue unghie. "Ma non mi dire."

Louis spinse via Roy. Harry era nel primo banco, in ginocchio con le mani premute insieme
e la testa china. I suoi capelli scuri si arricciavano attorno al suo piccolo orecchio a forma di conchiglia mentre le sue labbra, rosee come boccioli, si muovevano in una recita silenziosa.

Quale bellezza! Quale grazia!

Harry era l'immagine della purezza, anche se, ammettiamolo, i pensieri di Louis erano tutt'altro che puri.

Frederick lo spinse da parte e guardò egli stesso mentre il prete compiva il miracolo della transustanziazione. "Fede oscena! È come se la vita offendesse i morti. Sono praticamente
dei pagani!"

Avevano iniziato a cantare. Louis sbirciò dentro. Le labbra rosa di Harry formarono
una piccola "o" mentre cantava l'inno della Adorazione eucaristica. C'erano almeno
un centinaio di parrocchiani, ma avrebbe riconosciuto la maledetta voce dolce di Harry
in mezzo a migliaia di persone. Si librava come una freccia e trafiggeva il suo cuore.

Dato che Harry era un membro della nobiltà, ricevette la comunione separatamente mentre il resto della congregazione guardava. Sembravano incantati dal ragazzo tanto quanto lo era Louis, anche se Harry era completamente all'oscuro del suo fascino. Teneva il cappello tra le mani mentre
si avvicinava all'altare. Il prete sollevò l'ostia e il Duca aprì la bocca per riceverla.

Louis stava fissando con così tanta attenzione che accidentalmente colpì la testa
contro il vetro. Dopo il rito conclusivo, i parrocchiani iniziarono a trascinarsi lungo
il corridoio verso la porta.

Louis, Frederick e Roy si precipitarono di nuovo verso la facciata della chiesa proprio
mentre Harry stava uscendo, come fossero lì per caso.

Si fermò sui gradini di pietra in una fitta conversazione con Sir Clarence.
Individuarono Louis e smisero subito di parlare.

"Un piacere incontrarvi qui!" Esclamò Louis, inclinando il cappello.

Harry inclinò il cappello a sua volta. "Buongiorno, Duca."

Stringendo i guanti, Sir Clarence ribatté "Cosa vi porta al villaggio, cugino, sapete che
le botteghe dell'oppio non aprono così presto."

"Ho abbastanza oppio a casa", scherzò. "No, sono qui per salutare i cittadini delle mie proprietà terriere," disse, mentre Frederick colpiva un contadino con il suo bastone da passeggio. "Dove state andando?"

Harry guardò Sir Clarence prima di rispondere. "C'è un bazar nella piazza del paese.
I commercianti di tutto lo Yorkshire sono venuti per vendere i loro prodotti."

"Che terrificante classe media! Possiamo unirci a voi?"

Acconsentire faceva soffrire visibilmente Sir Clarence, ma dire di no sarebbe stato uno scandalo. Clarence era il primogenito e il più caro dei nipoti di suo padre. Dopo che i suoi genitori erano morti, era diventato come un figlio per il Duca, trascorrendo le sue estati
e il Natale a Warwick ogni anno. Per quanto odiasse Louis, rispettava la memoria del
suo defunto zio.

Camminarono insieme lungo le strade acciottolate, Harry nel suo completo nero e Louis
in rosso, come due carte da gioco di semi diversi.

I negozi erano impilati uno sull'altro come chiavi di un pianoforte rotto e il fumo
si avviluppava dai camini dei loro tetti di tegole di ardesia.

La piazza era piena di gente. Un uomo suonava la fisarmonica e c'era uno spettacolo
di marionette, mimi e venditori di cibo che vendevano birra allo zenzero e pasticci di
carne ad ogni angolo.

Per Harry che non aveva mai lasciato casa, questo era un mondo di meraviglie,
per Frederick, le viscere dell'inferno.

"Dovrei comprare questo per te, Frederick?" Roy stava tenendo una sciarpa viola che metteva in risalto la carnagione del Visconte. "Quanto costa?" Chiese al mercante di seta.

"Egh!" Gridò Frederick. "Non chiedere il costo! È così volgare."

"Come diavolo dobbiamo comprare le cose senza saperne il costo?"

"Lascia che Sir Clarence gestisca tali indelicatezze. È un avvocato della cancelleria. Essere volgare è la sua professione. "

Il cugino di Louis si accigliò e parlò al mercante a loro nome.

Harry stava esaminando un servizio di fine porcellana quando il prete di Saint Edward si avvicinò.

Si complimentò con lui per la cerimonia.

Il corpulento e anziano sacerdote piegò la testa timidamente. "Sì, è stato un onore avervi con noi, vostra grazia. Vostro padre è sempre stato così buono con noi."

"Sir Clarence mi ha detto che ha sovvenzionato il restauro della chiesa."

"Non solo quello! Ospitiamo i malati e gli infermi nella cantina della chiesa. Vostro
padre ha fondato il primo sanatorio della regione: nostra Signora del perpetuo soccorso."

Frederick fece un sorrisetto a Louis.

"Noi a Somerset non siamo altro se non scrupolosi riguardo alle malattie!" Disse Harry vivacemente. "Oh, mi piacerebbe molto visitarlo, ma mi sto riprendendo da una piccola malattia respiratoria."

"Questo è molto saggio, vostra grazia. Magari un'altra volta."

"Sì, farò sicuramente una visita prima di tornare nel Somerset."

Mentre Sir Clarence discuteva del cibo in chiesa con padre Michael, Louis seguì Harry
nel bazar, sbirciando da sopra la spalla per vedere quali cose lo interessavano. Si fermò
in un negozio di libri per un tempo terribilmente lungo.

Louis lanciò un'occhiata a Roy, che stava avvolgendo la sciarpa viola che aveva comprato intorno alle spalle magre del Visconte. Frederick ammirò la sua immagine riflessa in una vetrina.

Forse dovrei comprare qualcosa per Harry? Pensò Louis. Ispezionò le pile di libri finché non individuò un libro di inni ben rilegato. Si voltò e vide che conteneva lo stesso inno che Harry aveva cantato quella mattina. Louis fece scivolare al mercante alcuni scellini e fece avvolgere il libro con carta e spago.

Portò il pacco sotto il braccio finché non incontrò di nuovo Harry presso il rivenditore di tè.

"Ti ho comprato qualcosa." Tese il pacco. "È un libro di inni. Hai cantato la Pange Lingua Gloriosi con notevole sentimento stamattina."

"Mi hai ascoltato?"

"Riconoscerei la tua voce ovunque."

Le guance color giglio di Harry diventarono rosse. Allungò la mano per prendere il pacco
e le loro mani si toccarono. Per un breve momento, avrebbe giurato che la mano di Harry avesse indugiato. Stava tentando di ... flirtare?

Ma prima che Louis potesse scoprirlo, una voce sibilò dietro di lui.

Assassino.
E un altra.
Omicida.
E poi ancora.

È il mostro di Warwick House!

Sangue sulle sue mani!

Si voltò di scatto. Si era formata una folla. I loro scherni e schiamazzi divennero sempre più forti.

Ha bruciato la sua famiglia nel letto, l'ha fatto!

Questo, lo sapeva, era ciò che tutti pensavano di lui, ma a differenza della nobiltà,
alle classi inferiori mancava il velo di civiltà che nascondeva i sospetti.

Vergogna!

Vergogna!

La folla era talmente grande che aveva perso di vista Harry e il resto del gruppo. Aveva le spalle contro un muro di mattoni.

Un ragazzo dalla faccia crudele raccolse una grossa roccia e la alzò sopra la testa quando Roy improvvisamente irruppe nella folla.

Afferrò il ragazzo per il bavero. "Lascia cadere quella pietra o ti ci picchierò a morte."

Il ragazzo sbiancò.

Roy avvolse un braccio attorno a Louis e lo guidò attraverso la folla. "Alla carrozza! Presto!"

Louis barcollava accanto a lui, guardando oltre la spalla Harry che stringeva il pacco contro il petto.

***

Nella privacy della sua camera da letto, Louis si spruzzò la faccia con dell'acqua fredda. Goccioline pendevano dalle ciglia ingrandendo i suoi occhi azzurri. Strinse i lati del catino
e fissò il suo riflesso nello specchio.

Assassino.

Omicida

Vergogna.

Vergogna.

Era scosso ma permise a Teddy di vestirlo per cena. Il mondo era contro di lui,
ma l'unica opinione che gli interessava in quel momento era quella di Harry.
Se Eleanor avesse mantenuto la sua parola, si sarebbero seduti insieme a cena
e avrebbe potuto riscattarsi.

Gli uomini indossavano cravatta bianca e completi neri, mentre le donne indossavano un caleidoscopio di colori autunnali. Eleanor era bellissima con un abito da sera bordeaux
e Louis glielo disse mentre le teneva la sedia.

Frederick sospirò. "Ecco perché non troverò mai una moglie, sapete. Esiste una donna più carina di me?"

Le signore scoppiarono a ridere. La vanità di Frederick era seconda solo alla sua intelligenza.

Harry fissò il suo piatto mentre parlava con Lady Silcox, che indossava un abito color zucca
e i capelli acconciati in boccoli stretti. Era una ragazza di quindici anni, e come Harry era senza speranza nel corteggiamento. Non sapeva come tirarlo fuori dalla sua timidezza
e quindi gli parlava incessantemente di tutto, dal tempo alla sua educazione nell'Essex. Doveva ancora imparare che sono le parole non dette che fanno la più grande impressione
su un uomo.

Louis picchiettò il gomito di Eleanor.

Si schiarì la voce. "Mio Dio, c'è uno spiffero qui dentro? Mi sembra di essere intrappolata
in una corrente d'aria!"

"Io ho caldo," disse Roy tagliando il montone.

Louis lo fissò finché il Conte non afferrò il concetto.

Eleanor si rivolse a Harry. "Duca, vi dispiacerebbe molto se cambiassimo posto?"

"Affatto."

Lady Silcox afferrò la forchetta d'ostrica come se stesse perdendo sangue.

Poi, proprio mentre Eleanor e Harry si alzavano dai loro posti, William fece un passo avanti. "Ho portato lo scialle di mylady dal salotto. Ora non è necessario cambiare posto con il Duca."

Tutti gli occhi erano puntati su Eleanor.

Prese lo scialle e si sedette di nuovo accanto a Louis.

Cosa stava facendo William! Pensò Louis. Non era a conoscenza della loro conversazione
di quella mattina nella sala giochi?

A peggiorare le cose, tutti avevano sentito parlare del fatto che Louis fosse stato assalito nel villaggio e non parlavano d'altro.

"Non mi interessa cosa ha detto Rousseau riguardo al fatto che gli uomini nascono buoni!" Dichiarò Frederick al di sopra del tintinnio di cristallo e dell'argenteria. "I poveri sono tutti malvagi!"

Naturalmente, questo irritò Sir Clarence che si lanciò in una triste lezione sul socialismo britannico.

Louis sospirò.

Durante la seconda portata, cercò di sostenere una conversazione con Eleanor e Lord Graves sul commercio britannico di legname, ma era distratto, quindi non parlò molto. Mylady era molto ben informata sull'argomento. Si era informata di tutte le proprietà terriere e delle imprese commerciali di Warwick.

Nel frattempo, Harry annuiva alle descrizioni di Lady Silcox dei suoi numerosi corgi. Quando cambiò improvvisamente argomento parlando di matrimonio, Harry quasi
soffocò con il cavolo.

Il dessert fu servito e Harry si infilò velocemente il budino in bocca.

Avrebbero dovuto ritirarsi in salotto per prendere un caffè e un tè, ma Harry si scusò.
Disse che il villaggio lo aveva stancato e andò direttamente nella sua camera da letto.

Un altro giorno sprecato, Louis pensò tra sé amaramente.

Prese una torta da tè dal vassoio a più piani e uscì di corsa dal salotto. Quando raggiunse la porta, si scontrò con William.

"Vostra grazia? Dove state andando? Devo venire con voi?"

"No, non dovete" disse seccamente. "Non desidero vedervi affatto. Cosa pensavate
di fare prendendo lo scialle di Lady Calder a cena?" Lo rimproverò. "Avete sentito
la nostra conversazione nella sala giochi stamattina! Non sapevate che volevo sedere
accanto al Duca?"

Gli occhi marroni del valletto si riempirono di lacrime. "Lo sapevo."

A Louis era chiaro ora che William non era solo un servitore ambizioso. Si era legato a lui.

"Mi odio per avervi arrecato un dispiacere, vostra grazia." Piegò la testa con vergogna.
"Per favore, non siate arrabbiato con me. Non posso sopportarlo!"

La voce di Louis si addolcì. "Va tutto bene, William, davvero," disse accarezzando
la spalla del ragazzo. "Vado alle stalle. Finite il vostro lavoro. Ne parleremo domani mattina."

Annuì tirando su col naso.

Louis prese la strada attraverso i giardini. Era il crepuscolo, il cielo arancione come le azalee arrugginite non ancora appassite.

Aprì la porta scricchiolante della stalla. Lo stalliere aveva finito per quella sera. Louis era completamente solo con i cavalli. Albertine era giù in fondo. Spinse il capo niveo oltre la porta della stalla.

Le grattò dietro l'orecchio e lei batté i suoi occhi neri con soddisfazione. Le sue grandi narici rosa si allargarono quando gli annusò il panciotto.

"Sì, sì, ti ho portato il tuo dolcetto." Si infilò la mano in tasca e aprì il tovagliolo per rivelare il pezzo di torta alla vaniglia che aveva sottratto dal salotto. La giumenta quasi lo fece cadere mentre lo trangugiava. Lui rise.

Poi il suo occhio catturò la sagoma di qualcuno che si muoveva all'esterno.

In lontananza, scorse le code di un frac.

Harry stava andando nella foresta da solo. Cosa stava facendo nel bosco a quell'ora?

Louis sollevò la pesante sella di Albertine da un gancio sul muro della scuderia e la mise sopra la sua groppa, chinandosi per allacciare le cinghie sotto di lei. Mise le briglie sul suo muso bianco. Lei chinò la testa, entusiasta di andare a fare un giro.

Galopparono sulle zolle erbose e rallentarono su un lato mentre entravano nel bosco.
Non riusciva a vedere Harry ma seguiva il suono dei suoi passi.

Trovò il Duca che fissava il terreno, sollevando un mucchio di foglie.

"Pensavo fossi stanco," disse Louis, allentando le redini.

Fu sorpreso. "Lo ero, ma io-io non riuscivo a dormire così ho deciso di andare a fare una passeggiata."

Il cielo si era sfumato da un arancione ad un viola intenso.

"È pericoloso qui fuori di notte se non conosci la strada."

Harry deglutì imbarazzato. "Stavo giusto tornando indietro."

Mentre cominciava ad allontanarsi, Albertine gli leccò la guancia.

Lui sorrise. "Ti dispiace?" Le chiese, mentre le accarezzava il collo.

"Puoi farlo."

Harry tubò e coprì il muso della giumenta con dei baci. Forse si doveva essere un cavallo per ottenere l'affetto del Duca, rifletté gelosamente Louis.

Harry si fermò e sbatté le palpebre verso di lui. "Ha delle briciole di torta sul muso."

"No, non le ha."

"Si, le ha. Pensavo che non dessi da mangiare dolci ai tuoi animali?"

"Non lo faccio!" Disse Louis sulla difensiva.

Harry gettò le braccia attorno al collo della giumenta. "Oh Bertie! Persino il crudele Duca di Warwick non può resistere al tuo fascino!"

Louis si sarebbe sentito offeso se il Duca non fosse stato così terribilmente adorabile.

Poi ebbe un'idea . "Ti piacerebbe cavalcarla?"

Harry esplose interamente di felicità. "Lo adorerei! Grazie! Grazie! Grazie!"

Louis sorrise e tese la mano. Harry non si era reso conto che intendeva che cavalcassero insieme, ma a quel punto era troppo tardi, aveva già accettato.

Louis tirò su Harry e fece scivolare la gamba oltre la sella. Le cosce del giovane Duca si strinsero perfettamente contro le sue e sorrise tra sé.

Le braccia di Harry penzolavano ai suoi fianchi mentre Louis conduceva Albertine al trotto. Aumentò la velocità e svoltò bruscamente per evitare un albero. Harry afferrò il bordo della sella, quasi cadendo.

"Hai mai cavalcato nella foresta?" Chiese a Harry con noncuranza.

"No, ci sono solo campi e prati nel Somerset."

"Tieniti forte!"

Louis scivolava tra gli alberi ad una velocità inaudita. Harry strinse le braccia intorno alla vita del Duca e si aggrappò a lui come se ne dipendesse la sua vita. Lui sorrise e andò più veloce.

Rallentò mentre si avvicinavano alla sponda del fiume, lasciando che Albertine si abbassasse per bere un po'.

Si aspettava che Harry lo lasciasse andare, ma invece posò il mento sulla spalla di Louis.

"Stare con te è ... eccitante," sussurrò.

Il cuore di Louis stava martellando. "Ed è una cosa buona?"

"Non lo so ancora."

Era notte adesso. Una stella luminosa perforava il cielo scuro come il foro di una camera oscura. Ascoltarono in silenzio mentre Albertine lappava l'acqua. Mentre aspettavano, Louis estrasse la moneta bizantina d'oro e la rigirò. Questa volta fu il volto dell'Imperatore a fissarlo

"Questo gioco a cui stiamo giocando," chiese Harry, "chi sta vincendo?"

"Se dovessi indovinare, direi che siamo pari."

Non era un pareggio. Harry aveva vinto. Aveva vinto mille volte, con ogni gesto, ogni parola e l'impossibilità della sua innocenza. Harry non aveva idea del potere che aveva su Louis, ma se avesse osato alzare le mani di un pollice lo avrebbe capito dal battito del cuore di Louis, che cantava ripetutamente: sono tuo, sono tuo, sono tuo.

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