Ai confini del vuoto 1 - Prog...

Por smallcactusstories

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La guerra tra Alleanza di Mu e Federazione di Lemuria si protende ormai da quasi dodici anni, dato che nessun... Más

Premessa
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30 (Aesta)
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35 (Nayla)
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Note
Extra 2: Personaggi
Extra 3: Playlist
Extra 4: Cose varie ed eventuali
Extra 5: disegno
Ringraziamenti

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Por smallcactusstories

Mi passo le mani sul volto non appena zittisco la sveglia: la guerra è finita da un quarto di waken ormai, però la situazione ancora è difficile da considerare tranquilla. Il passaggio da monarchia a repubblica sta prendendo più tempo di quel che pensavo, ma le elezioni si sono svolte senza problemi – non credevo che Erix potesse avere la maggioranza assoluta, ma a quanto pare mi sono sbagliata di grosso.

Quanto alla flotta, la parte burocratica si sta avviando alla conclusione: abbiamo riunito tutte le astronavi superstiti sotto il nome Astrea; gli equipaggi reclutati per l'ultima battaglia stanno completando l'addestramento e ben presto saranno tutti operativi. Sia l'Alleanza che la Federazione sono state sciolte e la creazione di una nuova coalizione è sul tavolo di governo in questi ol: l'idea di Erix è di riunire tutti i pianeti coinvolti nella guerra in una lega che davvero ci permetta di far ritornare la galassia in una situazione di tranquillità, di pace.

Ripartire da zero è stato... bello. Ancora non riesco a sentire l'Atlantis come un luogo a cui tengo, ma essere di nuovo all'interno della casa in cui ho sempre vissuto, è già un passo avanti. Abbiamo passato ol a ripulire, ma apprezzo che Reesha l'abbia comprata per noi – un regalo anticipato di nozze, a suo dire.

«Non hai idea di quanto abbia voglia di avere un letto decente» sussurra Erix all'improvviso stringendomi a sé da sotto le coperte. «Non vedo l'ora di sposarti, Vivi».

«Non lo faremo mai se non mi lasci alzarmi».

«Che devi fare oggi? Credevo potessimo stare un po' insieme a non fare niente... perché devi lavorare anche negli ol in cui di solito la gente si riposa?» mi dice mettendosi a sedere e accarezzandomi una guancia.

«Aesta vuole accompagnarmi a comprare l'abito, spero solo che la nausea non mi dia fastidio come gli ol scorsi non appena mi alzo».

«Sicura di stare bene? Axel è venuto a lamentarsi l'altro giorno e a dirmi di fare qualcosa perché eri sul punto di bandire il caffè dalla Starfall l'altro giorno».

«Gli ho solo detto di allontanare la caraffa dal tavolo su cui stavo lavorando, mi dava noia l'odore, quanto esagera!» borbotto alzandomi. «In ogni caso, devo passare anche a ritirare i risultati delle analisi che Axel mi ha costretto a fare».

«Allora ci vediamo dopo» mi dice baciandomi la fronte.

Finisco di abbottonarmi la giacca in strada: Aesta mi ha praticamente trascinato via non appena ho messo piede fuori dalla porta e ha subito iniziato a parlare di come stia venendo bene l'idea, ma non si lascia sfuggire nemmeno per sbaglio una sola parola di troppo, qualcosa che possa farmi capire perché lo sai che io preferisco avere tutto sistemato e sotto mano e non sapere quasi niente mi manda quasi in paranoia. E la cosa è frustante: sapere che tutti i preparativi sono in mano al mio equipaggio mi fa stare peggio della nausea.

«Stai tranquilla, abbiamo tutto sotto mano!»

«Mi preoccupa quando si dice che l'equipaggio della Starfall abbia tutto sotto mano» le sibilo camminandole al fianco, mentre siamo dirette verso il centro città.

«Questa volta lo abbiamo sul serio. Non stiamo tralasciando nulla, qualsiasi minimo dettaglio è preso in considerazione... ma tanto non saprai niente fino al grande giorno».

«Nemmeno una parola?» le chiedo implorante.

«Neanche una. E tanto non riuscirai a corrompermi, quindi puoi anche evitare».

«Tu non soffri il solletico, l'alcol lo reggi fin troppo bene e io non te lo pago che sono quasi in bancarotta – a proposito, con quali soldi pagate?»

«Erix non ha messo un limite a quello».

«Ci ritroveremo seriamente in bancarotta».

«Ma come? Tu hai il comando della nuova flotta e lui, be', fa parte della famiglia reale, non venirmi a dire che avete problemi di soldi!»

Scuoto la testa. «Peccato che la Starfall sia anche un covo di sanguisughe desiderose di aumenti dopo la vittoria».

Alza le spalle. «Io non ho mai chiesto aumenti».

«Axel ne vuole un altro. Sai com'è, deve portare a cena quel tipo – che ancora non ci ha fatto conoscere... probabilmente è qualcuno degli ufficiali, non terrebbe così nascosto il nome e dettagli importanti».

«Vero, dobbiamo obbligarlo a parlare. Non va bene come cosa, dopo ci penso io, lo convincerò a raccontare la verità».

«Hai coinvolto anche lui?»

«Che male c'è? È nostro amico da tanto e il primo ufficiale, credevo ne avesse diritto di sistemare gli alcolici del ricevimento».

Mi massaggio le tempie. «Spero proprio di sopravvivere allora» mormoro mentre lei scoppia a ridere.

***

Non posso crederci di aver passato l'intera giornata a provare vestiti – non avevo idea che potesse richiedere così tanto tempo, ma erano wakin che non indossavo qualcosa di diverso dalla divisa o di quel vestito che tenevo di scorta.

Aesta ha detto che è l'abito perfetto, io lo voglio sperare con quel che ho pagato. Intanto lo tiene lei, al riparo da sguardi indiscreti: mi ha strappato di mano la scatola prima di scappare via a continuare a organizzare il tutto.

«Ah, comandante Davith! È da stamani che la stavo cercando».

È uno dei medici a chiamarmi non appena metto piede nella struttura riservata all'unità medica: la prima volta mi sono anche persa, è un groviglio di corridoi tutti uguali e tutti dipinti di bianco. C'è un gran via vai, molti non si sono ancora ripresi dalle ferite ricevute in battaglia. Non c'è alcuna distinzione bellica, Alleanza e Federazione non hanno quasi senso di esistere ora come ora ed è anche inutile negare cure a chi si è trovato nella parte che ha perso.

«Ho avuto da fare, ma ditemi» gli rispondo fermandomi sul posto. Quello si avvicina, mi passa una cartellina verde. «Questi sono i risultati». Sorride appena. «E congratulazioni! Scusate i modi bruschi, ma ho da visitare molti pazienti, è stata una fortuna avervi trovata... credevo vi foste dimenticata». Saluta, allontanandosi di fretta.

Mi gratto la testa, sedendomi su una panchina nel piccolo giardino vicino all'ingresso. È stato criptico, ma almeno queste mi toglieranno i dubbi. La maggior parte dei valori corrisponde alla norma, ma rimango a fissare un foglio per qualche istante, prima di passarmi una mano sul volto. Appoggio la testa contro l'albero alle mie spalle, tenendo i fogli sulle gambe: è l'unica cosa a cui non avevo minimamente pensato, ma forse la più ovvia.

Possibile che a nessuno fosse venuto in mente?

Per tutto il percorso verso casa sento le braccia tremare mentre stringono quei fogli.

«Hai un'aria stravolta... che è successo? I vestiti non andavano bene?» chiede Erix non appena chiudo la porta alle mie spalle.

«No, no, Aesta è sicura di aver trovato quello perfetto, ma... hai un minuto?»

«Per te anche una vita intera, c'è qualcosa che non va?» chiede appoggiando il suo tablet sul tavolino in salotto. «Ti stavo aspettando per cucinare».

«Cerca di non bruciare il cibo come ieri sera» gli dico sedendomi sul divano accanto a lui.

«Sto ancora imparando» borbotta lui. «Ma che hai lì?»

«I risultati delle analisi».

«Sei in fin di vita?» mi chiede sbiancando.

«Eh? No! Tieni, leggi, cretino».

Gli passo l'unico foglio che gli interessa, appoggiando il resto sul tavolo. Mi porto le mani intrecciate davanti alla bocca, aspettando la sua reazione. Non stacca gli occhi dal foglio, ma le mani gli tremano.

«Ma sei sicura?» chiede con un fil di voce alzando lo sguardo.

Annuisco piano con la testa e lui appoggia il foglio insieme agli altri, continuando a guardarmi con la bocca aperta.

«Sei rimasto senza parole?» gli chiedo accarezzandogli una guancia..

«Io... io non so cosa dire...»

Gli accarezzo una guancia. «Sembri preoccupato».

«Lo sono, cioè, non ho idea di cosa mi possa aspettare».

«Erix, abbiamo messo fine a una guerra, credi che non possiamo crescere un bambino?»

«Immagino tu abbia ragione un'altra volta». Si passa una mano sul volto, poi mi guarda sorridendo e con gli occhi lucidi. «Non fraintendermi, ne sono felice. Non potrei chiedere di meglio... è solo che mi hai spiazzato, non me l'aspettavo proprio».

«Avrei dovuto capirlo che mi sentivo male non per colpa delle tue scarse abilità in cucina» gli dico sorridendo

Scuote la testa, trascinandomi sulle sue gambe. Sorrido, mentre lui mi abbraccia. «Mia madre urlerà di gioia non appena lo verrà a sapere» sussurra prima di baciarmi. «Mi hai reso una persona migliore, non vedo l'ora di sposarti».

«Me lo ripeti ogni giorno, riesci ad aspettare poco più di un'altra settimana?»

«No, assolutamente no. Ma l'attesa è una tortura, il fatto che non ci dicano niente mi mette ancora più ansia addosso. Voglio sapere».

Intreccio le braccia dietro al suo collo, continuando a sorridere. «Non sei il solo, ma non vogliono dirmi nulla. Sanno essere dei gran bastardi quando vogliono».

«Sarà stato un bene fidarsi?»

«Lo possiamo scoprire solo tra qualche giorno... ma immagino di sì. Non credo che avremmo potuto reggere sia i preparativi che questa notizia».

«Però adesso hai un motivo per non far scoppiare cose a caso».

Lo guardo alzando entrambi i sopraccigli. «Seriamente, tu credi di togliermi l'unico sano passatempo che ho?»

«Vivi, far esplodere cose non è un sano passatempo».

«Non iniziare con le tue preoccupazioni. È rilassante».

«Dovremmo... dovremmo pensare ad altro invece che agli esplosivi...» Si passa una mano fra i capelli. «Mi sembra così assurdo...»

Inclino appena la testa. «Be', non del tutto: durante la guerra, l'unità medica forniva medicinali che inibivano il regolare ciclo, ma per motivi di salute, ogni tanto la cura doveva essere interrotta ed è diventata inutile dopo la guerra».

Annuisce piano con la testa, spostandomi di lato. «Tu non stressarti troppo, io vado a preparare il pranzo» mi dice prima di darmi un altro bacio. «Speravo di poter godere un po' di te dopo il matrimonio, ma a quanto pare devo sperare di non ritrovarmi con una tua copia in miniatura» ridacchia allontanandosi verso la cucina.
Scuoto la testa. «Tu sei un cretino». Mi alzo, raggiungendolo vicino ai fornelli. «Avevamo detto di ripartire da zero, credo che questa sia la cosa migliore» gli dico appoggiando una mano sulla pancia.

«Avrei dovuto aspettare a far cadere la monarchia... avrei potuto avere un erede».

«La minaccia di lasciarti nello spazio è ancora valida» gli dico scoccandogli un'occhiataccia.

«Ti lascio senza mangiare».

«Tanto cucini da schifo».

«Mai quanto te... sei riuscita a far esplodere pure una pentola piena solo di acqua!»

«Era complicata da usare» mormoro guardando in basso e grattandomi la nuca.

«Ringrazia mia madre che ha pensato bene di darmi delle lezioni».

«A me ha fatto vedere le tue foto da piccolo... eri... un po' meno cretino».

«Quali foto?»

«Tutte quelle che aveva, ma soprattutto quelle imbarazzanti» gli dico ridendo.

Erix sospira, tornando a controllare la cottura. «Lasciamo perdere... puoi iniziare ad apparecchiare?» mi chiede scuotendo la testa.

Appoggia una mano sulla pancia non appena ci sediamo sul divano dopo pranzo. «Dovrò davvero abituarmi all'idea di fare il padre».

«Non devi preoccuparti troppo da ora. Pensiamo al matrimonio per adesso, avremmo tempo di occuparci... del tuo erede».

«Sarei davvero felice se fosse un maschio».

«A me va bene tutto... mi basta solo che non sia cretino quanto te».

Erix scoppia a ridere; appoggio la testa sulla sua spalla. «Non l'avrei mai detto, però... davvero, sono felice di come stia andando il nostro ricominciare da zero».

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