Somewhere in Southern Italy.

By sabloueh

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Harry è un cantautore inglese che decide di passare le sue vacanze in Italia per ritrovare quell'ispirazione... More

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1. The one with the blue bandana.
2. The one where Harry gets inspired.
3. The one with the cave.
4. The one with the freckles.
5. The one with the gift.
6. The one with the confessions.
7. The one where Harry feels strong.
8. The one with the prophetical rain.
9. The one with the sun and the moon.
10. The one with the date.
11. The one with the comet.
12. The one with the diary.
13. The one where Louis finds out.
14. The one with the anchor and rope.
15. The one where it's time to say goodbye.
16. The one where they hurt each other.
17. The one where he sings of them.
18. The one where they try to fix themselves.
AVVERTENZE.

19. The one and only.

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By sabloueh



«Sei pronto?» Harry respirò profondamente e annuì, stringendo forte la mano di Louis.

«Credo di sì.»

Louis sorrise teneramente e gli accarezzò il palmo della mano col pollice. «Cosa ti preoccupa, amore?»

Harry si morse il labbro inferiore e scrollò le spalle. «Non lo so. E se adesso scopro che non mi piace? Non posso più tornare indietro e magari non piacerà nemmeno alla gente. E io non voglio deluderli, non voglio deludere te, non vogl-»

Louis lo zittì premendo le labbra sulle sue e rubandogli il respiro per qualche secondo. «Smettila di farneticare e di dire queste cose assurde. Non potrai mai deludermi, così come non potrai mai deludere la tua gente, quella che ti vuole davvero bene. Se non te la senti di ascoltarlo, torniamo indietro.»

Harry sospirò e guardò il suo ragazzo negli occhi, ringraziando mentalmente la donna che lo aveva messo al mondo, perché senza di lui non si sarebbe trovato lì, non starebbe vivendo il periodo migliore della sua vita. «No, no, ascoltiamolo. Che ore sono?»

Louis controllò l'ora dal suo cellulare. «In Inghilterra le ventitré, qui è mezzanotte. Quindi manca circa un'ora.»

Harry annuì e deglutì. Un'ora dopo sarebbe uscito il suo album scritto interamente da lui, ma con un paio di canzoni scritte anche insieme a Louis. Si sentiva pronto, l'ansia c'era ed era giusto che ci fosse, ma la voglia di sapere che cosa le persone avrebbero pensato di quel disco era nettamente superiore. Sapeva che sarebbero potuti arrivare commenti negativi, non sarebbe stata la prima volta. Ma quell'album era il più importante della sua carriera, non solo perché ritornava con canzoni scritte dalla sua stessa mano, ma perché parlava della sua relazione con Louis. Ogni canzone raccontava ciò che avevano vissuto, nel bene e nel male, e la cosa bella era che ciò potevano saperlo soltanto loro due. Ed Harry avrebbe fatto di tutto per tenere solo per loro due il reale significato di quell'album.

«Tra l'altro» Louis lo distolse dai suoi pensieri, guardandolo con un enorme sorriso in volto. «Qui è già due» aggiunse. Harry, a sua volta, sorrise ampiamente e annuì.

Due luglio.
Esattamente un anno prima Harry era sbarcato su quell'isola per la prima volta in vita sua e aveva conosciuto Louis, la persona adesso più importante della sua vita. Non era un caso che il suo album uscisse esattamente in quel giorno e non era un caso che in quel momento si trovassero proprio a Capri e nel posto in cui tutto aveva avuto inizio: alla Grotta Azzurra, seduti l'uno di fronte all'altro su una piccola barca a remi, con un cellulare tra le mani di Harry e un play da schiacciare per ascoltare quelle canzoni. E anche se non era affatto la prima volta che ascoltavano l'album, Harry aveva deciso di farlo un'ultima volta, voleva ascoltare con Louis, proprio in quel posto per loro tanto importante, ciò che un'ora dopo non sarebbe stato più soltanto loro ma del mondo intero.

«Cosa si dice in questi casi? Auguri a noi? Buon primo anno?» continuò Louis, corrugando la fronte.

Harry scoppiò a ridere e si avvicinò maggiormente a lui, poggiando la fronte contro la sua. «Io dico semplicemente grazie» grazie per avermi dato tutto te stesso, grazie per essere tornato da me, grazie per essere la meravigliosa persona che sei, grazie per dimostrarmi ogni giorno di amarmi, grazie per tenermi sempre la mano e farmi sentire al sicuro. Grazie, perché anche oggi sei qui accanto a me. Avrebbe voluto dirgli tanto altro ancora, ma se lo tenne per sé, anche se pensava che Louis fosse a conoscenza di tutto ciò.

«Grazie a te, amore mio» sussurrò il più grande, baciandolo.

E fu in quel momento, con le loro labbra unite, che Harry premette play e le note della prima canzone dell'album risuonarono nel silenzio di quella notte, con solo il rumore del mare a farle da sottofondo. E i ricordi presero il sopravvento.

1. Right now.

Harry l'aveva scritta la sera in cui Louis l'aveva portato al Belvedere di Punta Cannone, la prima delle tante tappe che avrebbe visto e la prima delle tante leggende che avrebbe ascoltato. Ricordò la voglia che aveva avuto quella notte di non separarsi da Louis, ricordò la voglia di baciarlo e di ascoltarlo parlare per tutta la notte, di qualsiasi cosa volesse. Ricordò anche di aver sentito le sue stesse mani prudere dalla voglia di scrivere parole, una volta rientrato nella camera d'albergo. E ricordò che era solo grazie a Louis se aveva ritrovato l'ispirazione.

"I'm feeling like right now I wish you were here with me, cause right now everything is new to me."

Harry rimase fermo a guardare quegli occhi blu che illuminati dalla luce lunare erano, se possibile, ancor più belli. Si domandò se il ragazzo di fronte a sé stesse pensando le sue stesse cose. Si domandò se lo ritenesse interessante così come lo riteneva lui, si domandò se il tempo appena trascorso insieme lo avesse reso felice, si domandò se gli fosse piaciuto ogni minuto passato fino a quel momento, si domandò se anche lui avesse voglia di baciarlo per tutta la notte. Probabilmente Harry l'avrebbe fatto, avrebbe stretto delicatamente il suo polso con la mano per allontanare le dita dalla sua bocca, si sarebbe avvicinato al suo volto e avrebbe poggiato le labbra sulle sue, baciandolo piano e dolcemente, prendendosi tutto il tempo per assaporare il suo sapore e per scoprire in quale modo preferiva baciare una persona. Harry lo avrebbe fatto se solo Louis non avesse allontanato le dita dalle sue labbra di sua spontanea volontà e se solo non si fosse allontanato da lui di qualche passo, controllando l'orario sull'orologio che portava al polso. «Direi che è giunta l'ora di andare a dormire.»

2 Little things.

Entrambi sorrisero non appena partì quella canzone, con le labbra che si sfioravano, perché un paio di mesi prima, mentre gliela faceva ascoltare, Harry aveva spiegato a Louis come quelle parole gli erano venute in mente, durante quel giorno sullo yacht con i loro amici, durante quel momento in cui pensavano di essere in una piccola bolla, perché tutto ciò che li circondava non aveva importanza. Esistevano solo loro due.

"Your hand fits in mine like it's made just for me, but bear this in mind it was meant to be, and i'm joining up the dots with the freckles on your cheeks, and it all makes sense to me."

La mano del più grande scese sulla sua guancia e poi sempre più giù al suo petto. Harry deglutì e riaprì gli occhi, poggiando la mano sul polso di Louis per fermare i suoi movimenti ma tenendola ferma sulla sua. I due si guardarono, si scrutarono in silenzio rimanendo in quella posizione per qualche minuto, fino a quando Harry spostò la mano di Louis dal suo petto per intrecciarla alla sua e avvicinarsi ancor di più a lui per poggiare le labbra sulle sue in un bacio delicato e quasi impercettibile. Il riccio si allontanò di poco per osservare il volto di Louis da quella distanza e sorrise debolmente a labbra chiuse, sollevando la mano libera e toccando con le dita i suoi zigomi e il naso. «Hai le lentiggini» sussurrò sorpreso di non essersene accorto prima. Louis sorrise e annuì, senza però muoversi troppo così da non far allontanare le dita di Harry dal suo volto, perché era fin troppo piacevole. Il riccio avvicinò a quel punto le labbra al suo naso e vi lasciò un piccolo bacio, spostandosi poi sugli zigomi per fare la stessa cosa, mentre Louis gli accarezzava il dorso della mano col pollice e chiudeva gli occhi, rilassandosi sotto il tocco delle dita e delle labbra del più piccolo che non smetteva di lasciare piccoli baci per tutto il suo viso.

3 Home.

"Ti stavo aspettando" fu la frase da cui era nata quella canzone. La frase che Harry aveva detto a Louis quella notte in spiaggia, in maniera così spontanea e vera che anche in quel momento, riascoltandola e ripensando a quell'attimo, gli vennero i brividi. A Louis, invece, i brividi vennero quando pensò al fatto che Harry, dopo il suo ritorno, gli aveva rivelato che proprio in quel momento aveva iniziato ad amarlo e lui stesso se ne era accorto soltanto successivamente, perché in quell'attimo non era riuscito a dare un nome a ciò che aveva provato.

"So long I've been waiting to let go of myself and feel alive."

Il liscio si voltò verso Harry e sorrise nel trovarlo vestito dalla testa ai piedi, ma fermo ad occhi chiusi e col viso rivolto verso l'alto. Le gocce di pioggia cadevano sul suo viso e sul suo corpo, facendo appiattire ancor di più al suo petto la maglia nera che indossava. Louis quindi si avvicinò, le mani strinsero entrambi i suoi fianchi, la fronte la poggiò contro il suo petto e sospirò. «Che diavolo stai facendo?» gli chiese poi, ridacchiando.

«Ti stavo aspettando» rispose Harry, abbassando il volto per guardarlo con le labbra aperte in un enorme sorriso. Louis respirò profondamente e si alzò in punta di piedi per prendergli di nuovo il volto tra le mani e baciarlo piano, senza alcuna fretta dato che ormai entrambi erano bagnati dalla testa ai piedi e continuare a rimanere sotto la pioggia non era un problema se ciò significava continuare ad avere le labbra dell'altro sulle proprie.

«È valsa la pena aspettare?» chiese Louis col respiro affannoso quando si staccò dalle sue labbra, per far prendere fiato ad entrambi.

Harry lo guardò in silenzio per una serie di minuti, pensando attentamente alla risposta da dare, cercando di non badare al cuore che batteva frettolosamente. «Si, decisamente» disse poi, deciso, strofinando il naso contro il suo, ad occhi chiusi, sorridendo quando sentì l'altro ridacchiare silenziosamente. Quando Harry riaprì gli occhi, deglutì nel notare che quelli di Louis fossero già fissi nei suoi e lo guardavano in una maniera che Harry non seppe descrivere. Seppe solo che rabbrividì, ma non fu per il freddo, non fu per la folata di vento che si era abbattuta contro di loro qualche secondo prima. Fu per un motivo ben diverso, che ancora faceva fatica ad ammettere.

4. Through the dark.

Louis respirò profondamente quando arrivò quella canzone, stringendo più forte la mano di Harry e chiudendo gli occhi, perché il più piccolo gli aveva detto di averla scritta quando gli aveva raccontato la sua storia, nella vasca della sua camera d'albergo. Dal canto suo, Harry stringeva a sua volta quella mano e poggiò le labbra sulla sua tempia, lasciandoci piccoli baci, per rilassarlo e confortarlo, ma anche per distrarlo e per far sì che quei tristi ricordi non prendessero il sopravvento. Harry fece anche per passare alla canzone successiva, ma Louis glielo impedì, stringendo anche l'altra sua mano non appena la vide avvicinarsi al cellulare, capendo il suo intento.

"And I will hold you closer, hope your heart is strong enough, when the night is coming down on you, we will find a way through the dark."

Harry lo aspettò a letto, disteso su un fianco e con lo sguardo perso, le parole del più grande che ancora rimbombavano nella sua mente. E quando Louis spense la luce della camera e si sdraiò sulla parte libera del letto, Harry non fece domande quando lo vide dargli le spalle e sospirare profondamente perché capì di che cosa avesse bisogno. Quindi si avvicinò e quella volta i ruoli si invertirono, fu Harry ad abbracciare da dietro Louis e a lasciargli piccoli baci sulla nuca, sul collo e sulla spalla per rilassarlo. «Buonanotte, Harry» sospirò Louis, unendo una mano alla sua e chiudendo gli occhi.

«Buonanotte, Lou» Harry sussurrò a sua volta sul suo collo, prima di avvicinare le labbra al suo orecchio. «Grazie» disse, stringendolo più forte e poggiando la testa sullo stesso cuscino di Louis, che sorrise debolmente senza dire altro. Harry lo aveva ringraziato perché quella notte Louis gli aveva fatto capire che si fidava di lui tanto da raccontargli quella parte della sua vita, la più dolorosa. E Louis non aveva provato alcuna vergogna a piangere di fronte a lui, perché sapeva che non lo avrebbe mai giudicato.

Harry guardava il corpo rilassato di Louis stretto tra le sue braccia e ripensava alla sua storia, potendo soltanto immaginare il dolore che aveva provato nello scoprire della malattia della madre, a soli sedici anni, il dolore che aveva provato nel perdere colei che lo aveva messo al mondo e colei che era stata con lui e lo aveva amato per venti anni. Harry era certo che lui stesso non ce l'avrebbe mai fatta a rialzarsi da una cosa del genere, ecco perché era tanto orgoglioso di Louis e lo ammirava ancor di più. Ma vederlo in quello stato, così triste, col dolore che traspariva dai suoi occhi, gli aveva fatto tremendamente male e avrebbe fatto in modo di non farlo più soffrire, lo avrebbe stretto forte a sé proprio come stava facendo in quel momento e lo avrebbe protetto da ogni male. Ma sapeva di non poterlo fare per sempre, sapeva che prima o poi anche lui se ne sarebbe andato.

Voleva che Louis non soffrisse più, ma sapeva che sarebbe stato proprio lui a causargli altro dolore.

5. Strong.

Quella canzone fu un sollievo, in quel momento. L'avevano ascoltata tante volte, e tutte le volte lo avevano fatto con un sorriso sulle labbra al ricordo di come era venuta fuori. Fu una delle prime cose che Harry gli aveva fatto ascoltare, quando Louis era andato a Londra. E quando beccava il più grande ascoltarla con un enorme sorriso sul volto, non poteva non amarlo un po' di più.

"So baby hold on to my heart,  need you to keep me from falling apart."

Louis la rilesse e scrollò le spalle, facendo una smorfia. «Non è granché e se vuoi puoi cancel-» dovette bloccarsi perché Harry gli rubò la penna e il diario dalle mani, aggiungendo qualcosa subito dopo la frase che Louis aveva appena scritto.

"I'll always hold on, cause you make me strong."

I due si sorrisero ed Harry porse nuovamente il diario e la penna a Louis, che tornò a scrivere, senza più alcuna esitazione. E passarono un paio d'ore in quel modo, scrivendo e riscrivendo frasi, cancellando alcune e sostituendole con quelle che ritenevano più adatte. E quando terminarono, Louis scrisse una parola in alto, a carattere cubitali. «Strong» lesse Harry a voce alta, mordendosi poi il labbro inferiore per trattenere un sorriso.

«Puoi cambiarlo» disse Louis immediatamente. «Se non ti piace puoi trovarne un altro mig-» Harry bloccò la parlantina di Louis con un bacio, sorridendo sulle sue labbra.

«È perfetto, Lou, esattamente come ciò che hai scritto.»

6. I want to write you a song.

Louis sorrise non appena partirono le prime note di quella canzone, così dolce e così bella che ogni aggettivo gli sembrava superfluo per descriverla. Ricordava quando Harry gliel'aveva fatta ascoltare e tutte le volte che quel ricordo tornava alla mente, rischiava di scoppiare a ridere perché pensava all'espressione completamente impanicata del suo ragazzo, perché dopo averla ascoltata, aveva preso a balbettare, non riuscendo a trovare le parole adatte. E il cuore gli tremò quando ricordò anche il modo in cui Harry gli era saltato addosso e lo aveva baciato non appena gli aveva spiegato il motivo e gli aveva detto che gli piaceva davvero tanto e la trovava splendida.

"I want to build you a boat. One that's strong as you are free, so any time you think that your heart is gonna sink, you know it won't."

«Liam, per l'ennesima volta, non ho voglia di parlare. Va' via» la voce ovattata di Louis proveniente dall'altro lato della porta fece sospirare profondamente Harry.

«Sono Harry» disse. «Posso ent-» si bloccò, non terminando la frase perché sentì la serratura scattare e la porta aprirsi subito dopo. «Ehi» Harry sussurrò, rimanendo a bocca socchiusa nel vedere gli occhi gonfi e rossi di Louis. «Lou, cos-»

«Harry, scusami» Louis sospirò e si passò una mano tra i capelli, che erano completamente un disastro. «Non ho voglia di parlare con nessuno, né di fare nulla. Ti dispiacerebbe andartene? Vorrei rimanere da solo» disse freddamente, senza neppure guardarlo negli occhi.

Harry chiuse la bocca e deglutì, con le mani che iniziavano a tremargli. «Ho fatto qualcosa di sbagliato?» gli chiese. «O detto?» aggiunse, sottovoce.

Louis spostò immediatamente lo sguardo sui suoi occhi e scosse la testa, corrugando la fronte. «No, no, Harry. Tutto questo non ha a che vedere con te o con noi» gli spiegò e solo allora Harry sospirò di sollievo, annuendo. Ma continuava ad essere preoccupato perché non sapeva che cosa gli era successo e voleva capire, voleva aiutarlo, ma non se Louis non voleva parlargliene. Quindi non avrebbe insistito.

«Okay, allora ti lascio solo» Harry annuì e indietreggiò di un piccolo passo con titubanza, perché non voleva lasciare Louis da solo in quello stato. Voleva stringerlo e dirgli che lui era lì per lui, che potevano sistemare qualsiasi cosa. Ma non era ciò che voleva Louis. Harry voleva che Louis avesse qualcosa di forte a cui aggrapparsi, qualcosa che lo tirasse su in momenti come quelli, nei momenti in cui prevaleva il dolore. Voleva che Louis si aggrappasse a lui.

7 Sweet creature.

Senza dubbio, quella era la canzone preferita di Louis ed Harry lo prendeva in giro, dicendogli sempre che la ascoltava con i cosiddetti "occhi a cuoricino." Louis gli diceva di non credere alle sue parole, anche se di nascosto da lui sorrideva perché sapeva che era vero ed era plausibile che avesse uno sguardo innamorato quando la ascoltava, dato che gli era entrata nel cuore sin da quando l'aveva ascoltata la prima volta, quando Harry aveva scritto soltanto poche frasi. E ricordava ancora vividamente quel momento.

«Bella la canzone» commentò Louis, dopo qualche minuto di silenzio.

Harry poggiò il mento sulla sua spalla e scrollò le spalle. «Non è nulla di che.»

«Era bella, Harold» ribatté il più grande, serio. Il riccio allora ridacchiò e annuì, senza dire nulla. «Me la canti?» chiese Louis, mordendosi poi il labbro inferiore.

«Ti è davvero piaciuta così tanto?» Louis annuì, poggiando le mani su quelle di Harry unite sulla sua pancia. «Okay» il più piccolo lasciò un bacio sul collo bagnato di Louis, prima di schiarirsi la voce e cantare di nuovo quelle parole. «Sweet creature, sweet creature, wherever I go, you bring me home» non si limitò, però, a cantare quelle parole che Louis aveva ascoltato poco prima. Aggiunse, infatti, un'altra frase, cantandola proprio nell'orecchio di Louis, come se volesse fargli capire che quelle parole erano solo e soltanto per lui, che quella canzone parlava proprio di lui. «Sweet creature, sweet creature, when I run out of road, you bring me home» continuò, sfiorando con le labbra l'orecchio di Louis. «You bring me home» concluse.

Louis respirò profondamente. Aveva ascoltato quelle parole con gli occhi chiusi per tutto il tempo e quando Harry terminò, si avvicinò ancor di più a lui e voltò il capo nella sua direzione per dargli un piccolo bacio sulle labbra. «È davvero bellissima»

8 Don't let me go.

Harry sollevò lo sguardo per incontrare gli occhi di Louis ed entrambi sorrisero tristemente al ricordo che istintivamente affiorò nelle loro menti. Louis aveva confessato ad Harry che quella notte a Capri, nella sua stanza d'albergo, tre giorni prima della sua partenza, era sveglio. Aveva ascoltato tutto il suo discorso, ma non voleva rovinargli quel momento, non voleva intromettersi perché sapeva che Harry aveva bisogno di farlo quando era certo che lui non potesse ascoltarlo. E quando Louis aveva letto le parole di quella canzone, non aveva potuto fare a meno di piangere, così come era accaduto quando l'aveva ascoltata per la prima volta, così come accadde anche quel due Giugno.

"Now you were standing there right in front of me. I hold on, it's getting harder to breathe."

Harry intrecciò lentamente le dita a quelle di Louis e sospirò silenziosamente per non svegliarlo. «Ti amo così tanto, Louis» ammise sottovoce, col labbro tremante. «Ti amo così tanto che mi fa male» continuò. «Mi fa male pensare che tra tre giorni non sarai più con me, mi fa male pensare che non ti vedrò più dormire al mio fianco, che non ti vedrò più sorridermi, che non vedrò più i tuoi occhi» tirò su col naso e respirò profondamente. «Mi fa male pensare che tu non mi voglia qui con te» sussurrò, mordendosi ancor più forte il labbro a quel pensiero. «Mi fa male pensare che tu non abbia nemmeno provato a farmi rimanere, che non mi abbia nemmeno fatto capire che mi vuoi qui con te» sollevò la mano libera per asciugarsi le guance ormai bagnate dalle lacrime. «Mi fa tremendamente male ma lo accetto, Lou. Lo accetto perché ti amo da morire» sorrise debolmente tra le lacrime. «E non importa se non me l'hai detto anche tu, non importa se non ricambi perché mi hai fatto comunque sentire importante e questo mi è bastato e mi basta tuttora» gli accarezzò lentamente il palmo della mano col pollice, senza premere troppo sulla sua pelle per evitare di svegliarlo.

«Te lo chiedo ancora una volta. Non ti dimenticare di me, ti prego» sussurrò a voce così tanto bassa che persino a lui stesso fu difficile sentirla. «Se ti dovesse capitare di andare nei posti che abbiamo visitato, ricordati di quando ci eravamo andati insieme. Ricordati di noi, Louis» sorrise debolmente e lasciò un bacio impercettibile sul naso del più grande. «Io ricorderò tutto. Porterò ogni singolo ricordo, dal più bello al più triste, nel mio cuore» si toccò il petto con la mano libera e sorrise tra le lacrime. «Soprattutto porterò te, nel mio cuore. E ti amerò ogni singolo giorno della mia vita. Ti sembrerà assurdo e magari potrai anche non crederci, ma lo farò davvero» annuì piano alle sue stesse parole.

«Grazie per avermi reso più sicuro di me stesso e più forte, tanto da lasciarmi finalmente alle spalle il mio passato. Grazie perché è solo e soltanto per te se ho di nuovo voglia di scrivere, e continuerò a farlo. Continuerò a scrivere di te, di noi, di questo posto, di questa casa» a quell'ultima parola, Harry sciolse la presa con la mano di Louis per poggiarla sul suo petto, proprio dove batteva il cuore, che in quel momento sembrava andare più veloce del normale. «E con casa non intendo questo posto ma tu, Louis. Sei tu la mia casa» chiuse gli occhi e lasciò che le lacrime continuassero a scorrere fino a bagnare anche il cuscino. «E si ritorna sempre a casa, no?»

«Non ti lascio più andare» sussurrò Louis non appena la canzone terminò. Harry sorrise, tra le lacrime che erano scese anche dai suoi occhi, e poggiò sulla sua guancia la mano non unita alla sua, per accarezzargli il volto e asciugarglielo dalle lacrime. E aveva ragione, si ritornava sempre a casa.

9 If I could fly.

Harry sospirò profondamente non appena partirono le note di quella canzone, non appena il suono del pianoforte riecheggiò nell'aria, e si avvicinò un po' di più a Louis, che strinse più forte la sua mano. Perché Harry stava pensando a ciò che aveva provato mentre scriveva quelle parole, alla voglia di volare letteralmente da Louis, stava pensando a quanto gli mancava, a quanto sperava che un giorno si sarebbero ritrovati, così da tornare a mostrare soltanto agli occhi di Louis, il suo cuore.

"If I could fly, I'd be coming right back home to you. I think I might give up everything, just ask me to."

Se solo Louis lo avesse cercato e gli avesse chiesto di tornare, Harry lo avrebbe fatto, mollando tutto ciò che aveva lì a Londra senza pensarci su due volte. Gli mancava sempre di più, giorno dopo giorno. E proprio come aveva appena scritto, se solo avesse saputo volare, Harry sarebbe tornato da Louis nel minor tempo possibile, sarebbe tornato a casa.

"For your eyes only, I'll show you my heart."

L'aveva fatto davvero. Harry aveva mostrato a Louis la parte più vera di sé stesso, e l'aveva fatto spontaneamente, senza neppure pensarci su due volte perché con Louis in quei due mesi era sempre stato così. Non c'era bisogno di rimuginare particolarmente sulle cose da fare o da dire, non c'era bisogno di pensare se era giusto farlo o meno perché per entrambi era stato naturale dire e fare tutto ciò che volevano, sapendo di non poter mai essere giudicati dall'altro. Harry aveva mostrato il suo cuore soltanto a Louis, soltanto ai suoi occhi. Nonostante la sua famiglia, i suoi amici più cari lo conoscessero meglio di chiunque altro, non era la stessa cosa, anzi, era totalmente diverso. Non poteva paragonare le due cose perché a loro non poteva mostrarsi al cento percento, non poteva amarli e lasciarsi amare proprio come aveva fatto con Louis.

"I could feel your heart inside of mine."

Da quando era andato via da Capri, era come se si fosse portato con sé un pezzo del cuore di Louis, e a sua volta era come se a lui avesse lasciato un pezzo del proprio. Era dunque come se il suo cuore fosse per metà suo e per metà di Louis, entrambi battevano all'unisono ed entrambi soffrivano quella lontananza, quell'assenza. O meglio, Harry non sapeva se Louis continuava a pensarlo ma ci sperava. Sperava di non essere stato già dimenticato.

Al termine di quella canzone, Louis lasciò un piccolo bacio sulle labbra si Harry, che avevano iniziato a tremare, come se volesse ricordargli che adesso erano insieme, che si amavano e non si sarebbero fatti mai più tutto quel male.

10 Something great.

Entrambi sapevano che quelle ultime canzoni erano tanto, troppo, dolorose. Ma le ascoltarono stando vicini, stringendosi le mani e tenendo gli occhi uniti, così come i cuori che battevano allo stesso tempo e dolevano allo stesso modo, soprattutto quando sentirono le parole di quella canzone, quando entrambi sentirono la voglia di Harry di averlo con lui, quando sentirono di come aveva immaginato di vivere la sua quotidianità con Louis, che adesso invece aveva. E tutte le piccole cose a cui aveva pensato mentre scriveva quella canzone, adesso accadevano davvero.

"I want you here with me like how I picture it, so I don't have to keep imagining."

Erano tante le volte in cui Harry, entrando dalla porta di casa sua, si era guardato intorno e aveva immaginato di veder arrivare Louis da una parte della casa per stringerlo in un forte abbraccio e per dargli il "bentornato a casa" che meritava dopo un'intensa giornata di lavoro. Erano tante le volte che aveva immaginato, di notte, sdraiato sul letto della sua camera, che Louis lo raggiungesse dopo essersi lavato i denti, che si mettesse sotto le coperte al suo fianco e gli desse il bacio della buonanotte, prima di addormentarsi stringendolo forte le sue braccia. Invece, ogni notte si addormentava con la felpa che aveva preso poco prima di andare via da casa di Louis. Ne inalava il profumo poco prima di chiudere gli occhi, cosicché potesse fingere di averlo lì accanto a lui. Ma tutto ciò non era abbastanza.

"Is it too much to ask for something great?"

Era troppo chiedere per qualcosa di grandioso? Qualcosa di bello, che non aveva mai avuto?

"You're all I want, so much, it's hurting."

Se avesse potuto, Harry avrebbe fatto di tutto per far capire a Louis che lo voleva dannatamente, che lo desiderava da morire e che voleva stare con lui, soltanto con lui. Voleva fargli capire che lo voleva così tanto che faceva dannatamente male. Faceva talmente tanto male che preferiva non dire nulla per non peggiorare le cose, preferiva lasciare che fosse il destino a scegliere per loro, a mostrargli che cosa aveva in serbo per entrambi, senza che loro avessero una qualche possibilità per decidere se volevano o meno ciò che aveva deciso per loro. Harry si domandò se, un giorno, uno dei due avrebbe agito d'istinto e di cuore e avrebbe lasciato tutto ciò che avevano per gettarsi finalmente tra le braccia dell'altro e amarsi, senza più allontanarsi l'uno dall'altro. Ma sarebbe mai successo?

11 Love you goodbye.

Ad Harry quella canzone ricordò la loro prima discussione. Ricordò la delusione, la paura di essersi sbagliato su di Louis. Ricordò la voglia di chiarire ma anche la voglia di stargli lontano. Ricordò il modo in cui lo aveva trattato al pontile, gli occhi tristi di Louis quando gli aveva ridato la sua bandana. Bandana che adesso portava nuovamente al collo, perché a detta di Louis quello era il suo unico posto. E ricordò il male che si erano fatti a vicenda.

"It's inevitable everything that's good comes to an end, it's impossible to know if after this we could still be friends."

«Dì ciò che vuoi dire, se ne hai voglia, altrimenti vado via.»

E il fatto che, dopo le sue parole, Harry continuasse a non guardarlo negli occhi nemmeno per sbaglio, proprio come qualche minuto prima, fece provare a Louis un dolore al petto, simile a quello che aveva sempre provato in quei giorni lontano da lui. Louis respirò profondamente, cercando di mettere da parte quel dolore, almeno per quel momento. «Voglio tornare a ribadirti che non l'ho fatto di proposito» iniziò, dopo aver deglutito il groppo in gola. «Non ho preso volutamente quel diario dalla scrivania e non l'ho aperto per leggerlo. Era caduto, l'h-»

«Me l'hai già detto questo» lo interruppe il più piccolo, freddamente.

«E non smetterò di dirtelo!» sbottò, in risposta. A differenza di Harry, Louis non smetteva di guardare il suo profilo e la sua mascella, notando quest'ultima irrigidirsi proprio dopo quelle sue parole, come se si stesse trattenendo dal fare o dal dire qualcosa. «Era caduto per terra, aperto, e l'ho raccolto. Il mio sguardo è poi andato spontaneamente su quelle parole e non ho potuto fare a meno di leggere. Lo avrei fatto anche se fosse stato un semplice elenco della spesa perché è stato del tutto naturale, okay?! Non sapevo che fosse un diario, non sapevo che cosa ci scrivessi e non lo so neppure tutt'ora. Non so se sono frasi scritte a caso o se hanno un significato e non voglio saperlo, non ne ho alcun diritto. Hai ragione quando dici che ho invaso la tua privacy, perché non dovevo permettermi di leggere tutte le altre. Mi dispiace tremendamente per questo, ma ormai non posso cambiare le cose» si prese una pausa per deglutire e respirare profondamente, ancora una volta. «Io vorrei che tu mi perdonassi, Harry. Lo vorrei con tutto il cuore» ammise sottovoce, chiudendo gli occhi per trattenere le lacrime. «Ma non voglio insistere. Non posso farlo» aggiunse poi, dopo essersi schiarito la voce. «Devi essere tu a decidere se sei in grado di farlo o meno. Io non posso fare altro che scusarmi ancora una volta e lasciarti tutti gli spazi e il tempo di cui hai bisogno per capirlo» concluse, senza aggiungere che gli mancava da morire; che in quel momento voleva allungare una mano per stringere forte la sua; che voleva lasciargli una carezza tra i capelli, quel giorno più scompigliati del solito; che voleva lasciargli un piccolo bacio sulla guancia e poi sulla mascella, dove i segni che aveva lasciato qualche giorno prima erano ormai andati via.

Harry in risposta a quelle parole annuì e si alzò, andando via senza dire una parola. Louis si limitò quindi ad osservarlo allontanarsi, con la vista che si faceva sempre più appannata e il cuore che doleva sempre di più.

Ma quella canzone non fu scritta solamente da Harry. Alle sue parole, si aggiunsero quelle che Louis aveva scritto mesi prima, quando erano già lontani l'uno dall'altro, quando Harry era appena andato via da casa sua dopo aver discusso, quando tutto sembrava essere definitamente chiuso tra di loro. Anche quelle parole Louis le aveva fatte leggere ad Harry una volta a Londra e, quando il più piccolo gli fece ascoltare quella canzone registrata in studio qualche settimana dopo, non si aspettava minimamente di sentire anche le sue parole.

"If tomorrow you won't be mine, won't you give it to me one last time."

Louis avrebbe voluto abbracciarlo un'ultima volta; avrebbe voluto avere tra le dita i suoi morbidi capelli, la sua pelle liscia un'ultima volta; avrebbe voluto baciare delicatamente tutto il suo corpo un'ultima volta; avrebbe voluto che Harry lo amasse e si lasciasse amare un'ultima volta; avrebbe voluto diventare un tutt'uno con lui un'ultima volta; avrebbe voluto sentire il profumo della sua pelle un'ultima volta; avrebbe voluto lasciare segni del suo passaggio su quel corpo un'ultima volta; avrebbe voluto guardare i suoi occhi e parlargli solo con lo sguardo un'ultima volta, perché loro si dicevano e capivano tutto in quel modo.

"One more taste of your lips just to bring me back to the places we've been and the nights we've had."

Quelle labbra. Quelle labbra che in quei due mesi passati assieme aveva baciato, distrutto, curato, tanto, troppo. Quelle labbra il cui sapore indimenticabile poteva ancora sentirlo nella sua bocca, anche se non era la stessa cosa. Proprio per quel motivo, come se volesse ricordarlo per imprimerlo ancor di più in lui, voleva baciarlo ancora, voleva navigare in quella bocca un'ultima volta cosicché ciò potesse riportarlo indietro a quei giorni in cui non c'era alcun problema tra loro ed era tutto perfetto. Voleva assaporare quella bocca un'ultima volta per ritornare indietro ai posti che avevano visitato, ai profumi che avevano odorato, alle emozioni che avevano scoperto e provato insieme.

"Because if this is it then at least we could end it right."

Avrebbero sicuramente potuto chiuderla meglio, se proprio dovevano far finire la loro relazione. Potevano amarsi e stringersi un'ultima volta e non urlarsi contro e guardare l'altro con tristezza, con parole non dette ma che se avessero potuto, le avrebbero urlate per rimanere con l'altro.

12 Walking in the wind.

Così come Louis aveva scritto delle parole, non appena si erano detti addio, anche Harry lo aveva fatto. E quando gli aveva fatto ascoltare quella canzone, Louis non poteva che essere d'accordo con ogni singola frase. Avevano avuto bei momenti, si erano detto addio, ma quella non era davvero la fine.

"We had some good times, didn't we? We had some good tricks up our sleeve."

Scrivendo quelle frasi, Harry ripensava ai momenti passati assieme a Louis col cuore in gola perché avevano avuto molti bei momenti, molti buoni assi nella manica e gli mancava tutto quello, gli mancava poter averlo accanto a sé e stringerlo e baciarlo ogni volta che voleva.

"Goodbyes are bittersweet but it's not the end, I'll see your face again."

Si erano detti addio, era stato doloroso ma nonostante ciò, Harry era sicuro che quella non era la fine per loro. Era sicuro che un giorno si sarebbero rincontrati di nuovo, che avrebbero rivisto l'uno il volto dell'altro ancora una volta, perché nessuno dei due avrebbe potuto farne a meno. Nessuno dei due voleva metterci definitivamente una pietra sopra.

"You will find me in places that we've never been."

Forse Louis lo avrebbe trovato in posti in cui forse non erano mai stati assieme, posti ad entrambi sconosciuti, nuovi. In qualsiasi posto gli sarebbe andato bene perché gli bastava soltanto rivederlo.

"I'll be by your side anytime you'll need me."

Sperava che, nonostante il loro addio, Louis sapesse che lui sarebbe stato al suo fianco sempre, ogni volta che ne aveva bisogno. Doveva soltanto trovarlo e sarebbero stati insieme, forse quella volta per sempre. O forse tutto ciò era soltanto un suo sogno e la realtà era che non avrebbe mai più rivisto l'altro.

13 Meet me in the hallway.

Quella era la canzone che spezzava un po' di più il cuore di Louis, perché faceva male anche solo immaginare Harry seduto mentre scriveva quelle parole, col cuore rotto e magari con le lacrime agli occhi. Louis non poteva sopportare il fatto che fosse stato lui a ridurlo in quel modo, a farlo soffrire così tanto. Ma, in un certo senso, Louis doveva anche ringraziare l'esistenza di quella canzone, perché era stata lei a fargli aprire gli occhi e tentare di riallacciare un rapporto con Harry.

"Just let me know I'll be at the door, at the door, hoping you'll come around."

Harry si chiedeva se anche Louis voleva lasciare tutto e correre da lui perché gli mancava. La cosa certa era che Harry ci sperava ogni giorno. Sperava che Louis bussasse alla sua porta, che lo baciasse non appena lui gli avrebbe aperto e che lo abbracciasse forte, senza più lasciarlo andare. Un'altra cosa certa, anzi, la più certa tra tutte, era che Harry lo avrebbe sempre aspettato, dietro quella porta.

"Just let me know I'll be on the floor, on the floor, maybe we'll work it out."

Privo di forze, avrebbe anche potuto aspettarlo mettendosi seduto sul pavimento di fronte la porta di casa, sicuro che, se solo Louis si fosse fatto vivo, avrebbero potuto risolvere tutto, avrebbero potuto riaggiustare tutto ciò che loro stessi avevano rotto.

Non era un caso che proprio quella fosse l'ultima canzone dell'album. Poteva segnare una fine, ma per loro era solo un nuovo inizio. Harry aveva sul serio aspettato Louis dietro quella porta, lo aveva sul serio perdonato e le cose si erano davvero riaggiustate.

Non era la fine, non per loro che adesso si stavano stringendo in un forte abbraccio, entrambi con le lacrime agli occhi e i cuori che facevano più male per le mille emozioni che avevano appena rivissuto. Ma erano felici, perché la loro storia era stata difficile, senza dubbio, ma era ugualmente bellissima. Erano stati felici, avevano vissuto momenti belli, i più belli delle loro vite, avevano discusso, poi subito fatto pace, avevano vissuto la loro storia con spensieratezza, si erano fatti del bene, ma anche del male. Ma quel male non era mai stato fatto con cattiveria, anzi. Pensavano di fare la cosa giusta, avevano preso decisioni convinti che in quel modo entrambi sarebbero stati meglio. Non era stato così perché non avevano dato la giusta importanza al loro rapporto, non avevano capito quanto fosse grande ciò che provavano. E lo fecero solo una volta distanti l'uno dall'altro.

Adesso però quel tempo era passato, superato, ma nei loro cuori quel dolore sarebbe stato sempre presente, perché era giusto così. Era giusto che ci fosse, perché era anche grazie ad esso che capivano quanto il loro amore fosse forte, così tanto forte da aver superato qualsiasi controversia.

«Ti amo così tanto» sussurrò Louis nel suo orecchio, stringendolo più forte possibile a sé e sentendo in risposta il sorriso di Harry, le labbra che sfioravano la sua guancia. «E sono così tanto fiero, orgoglioso di te» si allontanò per poter prendergli il volto tra le mani e guardarlo negli occhi, per fargli capire che ciò che stava dicendo era la verità. «Davvero tanto.»

Harry ridacchiò. «Quante altre volte dirai "tanto"?» scherzò, poggiando la fronte contro la sua.

«Tante.»

Scoppiarono entrambi e ridere ma ben presto Harry si fece di nuovo serio, respirando profondamente. «Ti amo anche io, Lou» rispose, con gli occhi incastrati in quelli dell'altro. E Louis ci lesse tutto l'amore e la sincerità del mondo, ci lesse la voglia di stare con lui per sempre, esattamente come l'aveva lui. «Davvero tanto» a quell'aggiunta, non poterono fare a meno di ridere di nuovo e baciarsi, sempre con i cuori a mille, come la prima volta in quella Grotta Azzurra, mentre in Inghilterra la mezzanotte scattò e, senza saperlo, tutto il mondo venne a conoscenza della loro storia.













Due anni dopo.

Louis recuperò in fretta il cellulare e sorrise quando osservò il nome della persona che lo stava chiamando. Rispose, senza perdere altro tempo. «Ehi.»

Subito uno sbuffo arrivò nelle sue orecchie. «Sul serio, Louis? Non ci siamo sentiti tutti il giorno e mi rispondi con un "ehi"» si lamentò, fintamente offeso.

Louis ridacchiò, andando in camera da letto e gettandosi sul letto con un profondo sospiro. «Ciao, amore mio» si corresse, prima di sbadigliare.

«Ciao, amore» Louis capì che Harry stesse sorridendo ampiamente solo dal modo in cui parlò, e ciò fece sorridere anche lui. «Stanco?»

«Molto» disse, stropicciandosi un occhio. «Mia sorella mi sta sfinendo» sospirò ancora.

Harry ridacchiò. «Come procedono i preparativi?»

«Alla grande» mentì. «"Louis puoi mettere questi fiori lì?" "Oh Louis, quel tavolo deve essere spostato un po' più a destra" "Louis, Louis, dove diavolo è Louis?!"» imitò la voce della sorellastra, Chiara, che in quelle settimane le dava ordini dalla mattina alla sera. C'era però un lato positivo in quel racconto, perché Louis poté bearsi della risata fragorosa di Harry, ilarità dovuta alla sua imitazione. Di lati negativi, invece, ce n'erano troppi. Non vedeva Harry da circa due settimane e mezzo, perché in vista del matrimonio di sua sorella, Louis era andato a Capri per dare una mano mentre Harry doveva rimanere a Londra per registrare alcune canzoni del nuovo album. Ma mancava poco perché il matrimonio di sua sorella si sarebbe tenuto due giorni dopo, ed Harry sarebbe sbarcato sull'isola l'indomani. «Ricordami a che ora arrivi domani» infatti gli chiese, chiudendo gli occhi.

«Alle nove di sera.»

Louis aprì gli occhi e allontanò il cellulare dall'orecchio per controllare l'ora. «Tra ventiquattro ore esatte» disse, sospirando.

«Non vedo l'ora» anche Harry sospirò e Louis sorrise debolmente.

«Cantami la canzone.»

Il più piccolo ridacchiò. «Domani.»

«Dai.»

«Domani.»

Louis si imbronciò, nonostante Harry non potesse vederlo. «Per favore. Solo una piccolissima parte.»

Harry sospirò, ma sembrò non voler lasciarsi convincere dal suo ragazzo. «Domani, amore. Piuttosto, hai controllato di aver chiuso tutto o eri troppo stanco per farlo?»

Louis sorrise per la sua preoccupazione. «Ho chiuso tutto, sta' tranquillo. Sono al sicuro qui» si alzò e si avvicinò all'enorme vetrata della camera da letto, scostando le tende per osservare il cielo e il mare notturno, illuminato dalla Luna piena. Avevano preso quella casa ad Anacapri circa un anno prima e ci passavano lì i mesi estivi, e quando durante l'anno volevano allontanarsi da Londra per vivere qualche giorno in pace, anche solo per un weekend. «Ci sono un mare e una Luna bellissimi stasera.»

Harry piagnucolò. «Non fare lo stronzo, Lou» Louis rise perché sapeva quanto il suo ragazzo fosse innamorato di quell'isola e quando era lì senza di lui, si divertiva ad elencargli tutte le cose belle di Capri, che sapeva lui amasse, solamente per fargli provare invidia. Si, era decisamente stronzo.

«Manchi a me e a Capri, quindi sbrigati a tornare» gli disse, tornando nuovamente a letto.

«Domani corromperò le persone ad aiutarmi a spingere il traghetto, così andrà più veloce» Louis rise insieme a lui e scosse piano la testa.

Parlarono per qualche altro minuto, ma poi Louis crollò e si addormentò mentre Harry stava raccontando qualcosa di divertente successa durante la registrazione di quel giorno. Harry non si arrabbiò, anzi, sorrise teneramente non appena sentì il suo respiro profondo e rimase ad ascoltarlo fino a quando chiamarono il suo volo e dovette obbligatoriamente staccare.

Louis non sapeva che Harry, in realtà, sarebbe arrivato da lui nel bel mezzo della notte. Infatti, stava profondamente dormendo disteso su un fianco quando, alle cinque del mattino, Harry entrò silenziosamente nella camera da letto e si spogliò in fretta, rimanendo in boxer. Non si accorse neppure quando Harry salì sul letto e scostò il lenzuolo dal suo corpo, perché anche a Luglio, Louis durante la notte aveva freddo.

Harry si avvicinò a lui, voltandosi su un fianco per fronteggiarlo. Sorrise quando osservò ogni più piccolo dettaglio di quel volto adesso illuminato dalla flebile luce del nuovo giorno. Allungò una mano per spostargli delicatamente la frangia dalla fronte, poi poggiò il palmo della mano sulla sua guancia e accarezzò la sua pelle. Louis si mosse leggermente, chiudendo la bocca che fino a quel momento era socchiusa, e sospirando profondamente dal naso. Louis mosse poi il viso contro la sua mano ed Harry si morse le labbra per trattenere l'enorme sorriso, di fronte a quell'adorabile scena. Decise di avvicinarsi poi alle sue labbra e sfiorarle, sussurrando alcune parole. «Did they ever hold each other tight, like us? Did they ever fight, like us?» cantò, con un piccolo sorriso. Louis, nel sonno, avvertì un respiro caldo sulle sue labbra e una voce flebile sussurrare parole e corrugò involontariamente la fronte. «You and I, we don't wanna be like them, we can make it 'til the end» fu quando Harry avvicinò ancor di più le labbra a quelle del più grande per lasciargli un piccolo bacio, che Louis si svegliò. Aprì pian piano gli occhi e, ancora con la fronte corrugata, osservò il volto di Harry ad una distanza minima dal suo, che adesso guardava i suoi occhi blu e assonnati con un enorme sorriso in volto. «Nothing can come between you and I» Harry continuò a cantare, spostando la mano tra i suoi capelli, mentre Louis doveva ancora metabolizzare e risvegliarsi completamente. «Not even the Gods above, can separate the two of us» lasciò ancora un bacio sulle labbra di Louis, e tolse la mano dai suoi capelli per prendere la sua e poggiarla sul proprio fianco nudo, come se volesse fargli capire che non era un sogno, ma la realtà.

«Harry?» Louis parlò con voce assonnata e confusa, sconvolto e sorpreso.

Harry ridacchiò e annuì. «Buongiorno, raggio di Sole» disse, accarezzandogli i capelli. Ma Louis lo guardava ancora confusamente, come se non ci stesse capendo nulla ed Harry allora roteò gli occhi, divertito. «Non è un sogno, amore. Ho preso stanotte un volo e sono sbarcato a Capri, mezz'oretta fa. Volevo farti una sorpresa» spiegò, scrollando le spalle e tornando a lasciargli una serie di piccoli baci sulle labbra. «Sono davvero qui» sussurrò, alternando un bacio ad ogni parola.

Louis a quel punto indietreggiò leggermente col volto per guardarlo negli occhi e, finalmente, capì che non era un sogno. Quindi sorrise anche lui e si spinse il volto di Harry più vicino, tanto da farlo nascondere nell'incavo del suo collo. Annusò poi il profumo della sua pelle mentre gli accarezzava i capelli, che aveva tagliato da poco e quindi adesso erano tornati ad essere cortissimi. Ma per Louis era bello in qualsiasi modo. «Mi sei mancato da morire» mormorò contro la sua guancia, quando lasciò baci per tutto il suo viso, facendolo ridacchiare divertito.

«Anche tu» Harry lo strinse più forte, facendolo sdraiare di schiena sul materasso così da poggiare la guancia sulla sua spalla, intrecciando le gambe alle sue. «La sorpresa è stata di tuo gradimento?» domandò, chiudendo gli occhi quando Louis iniziò ad accarezzargli lentamente i capelli, facendolo rilassare.

«Molto, ma sarai stanchissimo» si imbronciò, lasciandogli baci sulla tempia.

«Troppo. Puoi continuare fino a quando non mi addormento? Non ci metto molto, giuro.»

Louis ridacchiò e annuì, continuando a lasciare carezze tra i suoi capelli e, di tanto in tanto, baci sulla sua fronte. «Ho apprezzato la sorpresa e ho apprezzato moltissimo anche la canzone» aggiunse poco dopo, sottovoce. Harry emise solo un flebile mugugno, come se fosse in dormiveglia o come se avesse sentito le sue parole ma non trovasse le energie per rispondere. Louis non disse altro e continuò a muovere piano la sua mano, fino a quando si addormentò solo dopo di lui, con un sorriso felice sulle labbra.













Villa Lysis era addobbata alla perfezione per la cerimonia nuziale. Tutto stava andando a gonfie vele e tutto era perfetto.

Louis sorrise debolmente nel vedere la sposa passeggiare tra gli invitati con un ampio sorriso felice in volto, con accanto suo marito che teneva sempre una mano poggiata sul suo fianco. Sorrise ancor di più quando vide Harry in piedi di fronte a suo padre, con un bicchiere di champagne in mano. Era bellissimo, quel giorno. Più del solito, e non perché quel completo gli calzava alla perfezione e ai suoi occhi lo rendeva più sexy del normale, così come l'acconciatura dei capelli. Era più bello del solito perché i suoi occhi brillavano quando osservava tutti gli addobbi nuziali, erano commossi quando, durante la cerimonia, Chiara non era riuscita a concludere le promesse senza singhiozzare o tirare su col naso, e il suo sorriso era ampio ogni qual volta incontrava lo sguardo di Louis fisso sulla sua figura.

Harry e Ciro erano impegnati in una conversazione da almeno una quindicina di minuti e Louis voleva proprio sapere di cosa stessero parlando, ma soprattutto voleva liberare il suo fidanzato da suo padre, perché sapeva che era estenuante ascoltarlo parlare per parecchio tempo. Quindi si alzò dal suo tavolo e si avvicinò a loro, fermandosi accanto ad Harry e poggiando una mano sul suo fianco. «Di cosa parlate?» domandò, rubando il bicchiere dalle mani del più piccolo per prendere un piccolo sorso di champagne.

«Del castello, è di nuovo in vendita! Lo sapevi?» gli chiese Harry, voltandosi verso di lui per riprendersi il calice.

«Intendi il Castiglione?»

«Esatto» rispose Ciro, prima di bere dal suo bicchiere.

«Okay. Quindi? Perché dovrebbe essere così interessante?»

Ciro ridacchiò e Louis lo guardò confuso, prima di concentrare la sua attenzione su Harry, quando gli diede una piccola gomitata nello stomaco. «Perché voglio comprarlo!»

Louis lo osservò, sollevando entrambe le sopracciglia. Per qualche secondo rimase in silenzio, a fissare i suoi occhi più luminosi e lucidi del solito, alla luce del tramonto. Poi scoppiò a ridere, prendendogli nuovamente il calice di vetro dalle mani e scuotendo piano la testa, poggiandolo sul tavolo da buffet. «Hai decisamente bevuto troppo champagne, amore» commentò divertito, e Ciro annuì alle sue parole.

«Non è vero» Harry si imbronciò e incrociò le braccia al petto, proprio come un bambino.

«Quanti bicchieri gli hai fatto bere senza dirgli che forse stesse esagerando?» domandò a suo padre, inarcando un sopracciglio.

«Non lo so, quanti ne abbiamo bevuti Harry? Sette? O nove? Ho perso il conto ad un certo punto» rise.

«Non avevamo superato i dieci?» chiese Harry, seriamente confuso.

Louis si passò una mano sulla fronte, scioccato ma allo stesso tempo divertito da quella scena perché non sapeva quando sarebbe ricapitato di vedere suo padre e il suo ragazzo ubriacarsi insieme. «Okay, adesso basta bere. Ciao papà, torna da Olivia» prese Harry per mano e lo trascinò lontano dalla cerimonia, arrivando in un punto in cui potevano stare un po' da soli, perché quel giorno era stato tutto troppo frenetico e non avevano avuto un momento solo per loro due.

«Non puoi capire, Lou» iniziò Harry mentre giunsero nel giardino della villa, di fronte la statua dell'amante del barone che aveva vissuto lì anni prima. «Tuo padre mi ha detto che quel castello ha un panorama mozzafiato, una vista a 360 gradi dalla cima dell'isola. Ha anche una piscina con vista sui Faraglioni e un giardino, che sarebbe meglio definire parco visto che è enorme!» continuò entusiasta, fermandosi per fronteggiarlo. «Ma tanto enorme, tipo così» allargò le braccia più che poteva, per rendere l'idea e Louis ridacchiò, trovandolo sempre esilarante quando era ubriaco. «Ci sono cinque camere da letto, ma magari una di esse potremmo farla diventare uno studio di registrazione, così dovrò andare a Londra pochissime volte, solo per le interviste e altre faccende burocratiche» Louis sorrise intenerito dal modo in cui Harry gli stava spiegando ciò che la sua mente offuscata dall'alcol aveva elaborato in quei pochi minuti. «Oppure potremmo utilizzare un'altra stanza, così teniamo tutte e cinque le camere da letto. Perché, non so tu quanti figli vorrai avere, ma io ne voglio almeno quattro. Anzi, cinque sarebbe perfetto!» Harry rise, avvicinandosi a Louis e prendendogli il volto tra le mani. «Cinque bellissimi bambini uguali a noi due. Te li immagini, Lou?!» domandò, spalancando gli occhi.

Louis deglutì a quel pensiero perché, anche se sicuramente le sue parole erano dovute all'alcol che circolava nel suo corpo, lui aveva davvero pensato di poter avere tanti bambini con Harry, un giorno. Non subito. Stavano insieme da poco più di due anni e non si sentiva ancora pronto per fare il padre, ma sapeva che un giorno sarebbe accaduto, proprio con Harry. «Sarebbe meraviglioso, amore» ammise, sorridendo.

«Vero? E voglio anche un cane, o due» continuò, ridendo forte. «Saremo una famiglia perfetta!» si allontanò da Louis e iniziò a girare su ste stesso, continuando a ridere, felice. Louis lo fissò con un ampio sorriso in volto, e quando decretò che quei volteggi fossero abbastanza e che se avesse continuato, avrebbe sicuramente vomitato, lo fermò prendendolo per i fianchi e avvicinandolo a sé. Harry poggiò le mani sulle sue spalle e lo guardò dritto negli occhi, con le guance arrossate per l'alcol, le risate e per i troppi giri che aveva appena fatto. «Sei bellissimo Louis, lo sai?» gli chiese, serio. Louis inarcò un sopracciglio, guardandolo divertito. «I tuoi occhi» spostò le mani dalle sue spalle per accarezzargli il volto, gli indici che tracciavano il contorno dei suoi occhi. «Sono blu ma ci vedo anche del verde, è normale?» confuso, corrugò la fronte.

Louis rise e lo tirò ancor più vicino a sé. «Magari è perché ti stai specchiando nei miei occhi.»

«O magari i tuoi occhi sono pieni di me» lo corresse, sorridendo ampiamente.

«Quello mi sembrava ovvio» Louis ghignò, roteando gli occhi per l'assurdità, che non era poi così tanto lontana dalla realtà, e si avvicinò al suo volto per lasciare un piccolo bacio sul suo naso, sollevandosi leggermente sulle punte dei piedi. «Balla con me» sussurrò, unendo la fronte alla sua e iniziando a dondolare sul posto, continuando a tenerlo per i fianchi.

«Ma non c'è una musica di sottofondo, Lou» si lamentò il più piccolo, ma lasciandosi guidare da lui.

«Sei talmente ubriaco che non senti la musica?» era soffusa, molto, ma c'era e proveniva dal piano bar del matrimonio, che si stava svolgendo dall'altra parte della villa.

«Quello ubriaco sei tu, perché non c'è nessuna musica. Ma fingo che ci sia, solo per te.»

«Grazie» Louis sorrise e gli diede un bacio sulla guancia, prima di abbracciarlo più forte e poggiare la guancia sul suo petto.

I loro piedi non si muovevano, i loro corpi si limitavano a dondolare sul posto, vicini più che mai. Harry aveva il mento poggiato sulla testa di Louis e quest'ultimo continuava a tenere la guancia poggiata nel punto in cui si trovava il suo cuore, cullato dal rumore dei battiti, entrambi con gli occhi chiusi. Fu Harry a staccarsi, qualche minuto dopo, prendendo il volto di Louis tra le mani per scostarlo dal suo corpo e guardarlo. «Sai cosa voglio fare?» domandò, con uno strano luccichio negli occhi.

Louis lo guardò confuso. «Cosa?»

«Sposarti» lo disse in una maniera così tanto naturale che a Louis vennero i brividi, ma il secondo successivo sorrise ampiamente, perché sapeva che fosse l'alcol a parlare.

«Ah si?»

Harry annuì, indietreggiando da lui di qualche passo. «Ora te lo chiederò» Louis si morse forte il labbro inferiore per nascondere il sorriso da ebete. Harry poggiò un ginocchio sul pavimento e si tenne in equilibrio con difficoltà, poggiando per un secondo una mano sul pavimento, facendo ridere il più grande. Si schiarì poi la voce, sollevando un braccio per prendergli la mano. «Oh cazzo, non ho l'anello» si imbronciò, mentre Louis continuava a ridere sommessamente di lui. «Okay non fa nulla, faremo senza. Domani andrò a comprarle» annuì, sicuro delle sue stesse parole e sollevò lo sguardo su di lui per incontrare i suoi occhi. «Louis William Tomlinson, vorresti farmi il piacere di diventare mio marito?» Louis scoppiò ancora a ridere per il mondo in cui glielo chiese ed Harry tornò ad imbronciarsi. «Perché ridi di me?»

Louis scosse la testa e, tenendolo ancora per mano, lo spinse verso di sé per farlo sollevare. «Sei divertente» disse, prendendogli il volto tra le mani e toccandogli le labbra con le dita, per eliminare quel broncio.

«Non hai ancora risposto alla mia proposta.»

«Chiedimelo quando sarai sobrio.»

Harry corrugò la fronte. «Questa frase non mi è nuova» Louis ridacchiò, annuendo perché, infatti, non era la prima volta che gli diceva quelle parole. Gliele aveva dette la prima volta che si erano visti, quando, una volta averlo accompagnato nella stanza d'albergo, perché troppo ubriaco per poterlo fare da solo, gli aveva chiesto il suo nome. «Sai cosa? Dovresti chiedermi tu di sposarti» riprese Harry, serio, poggiando le mani sui suoi fianchi.

«Per quale motivo?» domandò, curioso.

«Perché voglio vederti andare nel panico quando non ti risponderò subito e quindi penserai che sto per dirti di no, ma è naturalmente impossibile che io ti dica no, e- oh aspetta, quest'ultima parte non dovevo dirtela» corrugò la fronte e Louis scoppiò a ridere, poggiando la fronte contro la sua e circondandogli il collo con entrambe le braccia. «Fai finta di nulla e chiedimelo lo stesso.»

Louis annuì, spostando una mano sul suo volto per accarezzargli una guancia. «Te lo chiederò.»

«Perché non adesso? Non vuoi sposarmi e hai bisogno di più tempo per cercare una via di fuga?» Harry si imbronciò.

Louis scosse la testa, serio. «Non adesso perché quando te lo chiederò dovrai essere completamente sobrio.»

«Ma io sono sobrio!»

Il più grande roteò gli occhi perché quella scena gli era davvero familiare. «Perché non stai zitto e mi baci?»

«Okay questo posso farlo ma riprenderemo questo discorso, futuro marito» Louis sorrise ampiamente, anche se il suo cuore perse qualche battito nel sentirsi chiamare in quel modo, e si avvicinò a lui proprio quando anche Harry lo fece cosicché, insieme, potessero poggiare le labbra su quelle dell'altro.

E mentre si baciavano dolcemente, col Sole che pian piano tramontava sempre di più, Louis aveva la certezza che prima o poi gli avrebbe davvero chiesto di sposarlo, di diventare suo marito, di passare il resto della sua vita insieme a lui, di costruire una famiglia. Perché era certo che Harry era e sarebbe stato il primo e unico uomo che avrebbe amato per sempre.













«Quindi, Harry. You and I, questo nuovo singolo che preannuncia l'uscita dell'album del venticinque Febbraio e che presto ascolteremo, di cosa parla? Ce lo puoi spiegare?» domandò Nick Grimshaw, il radiofonico che quella mattina stava intervistando Harry.

Quest'ultimo si schiarì la voce e annuì, nonostante sapeva che gli ascoltatori non potessero vederlo. «You and I è una canzone d'amore, parla dello stare in una coppia, del vivere una relazione. Parla di un amore indistruttibile e forte, tanto forte che nessuno può mettersi in mezzo, nessuno può rovinarlo o calpestarlo» iniziò. «Parla di una storia d'amore che non sarà come le altre, parla di due persone che non vogliono essere come gli altri, che vogliono fare qualcosa di diverso da quello che la gente fa normalmente.»

Nick annuì, realmente interessato e sollevò il foglio per farglielo notare. «Ci sono delle parole molto importanti nella canzone» disse, dando un'occhiata a ciò che c'era scritto su quel foglio. «Ad esempio, dire che "neanche Dio ci può separare" è un'affermazione davvero molto grande e molto importante» costatò, sorpreso, guardandolo in attesa di un commento.

Harry annuì. «Lo è. Ma è grande ed importante tanto quanto l'amore che provano le due persone di cui parlo, l'uno per l'altro.»

«Sei tu il protagonista di questa canzone?» domandò Nick, ammiccando.

Harry ridacchiò imbarazzato e si morse il labbro inferiore. «Si» ammise, annuendo.

«Wow» esclamò Nick, divertito. «E l'altra persona la conosciamo?»

Harry scosse la testa. «No.»

«Puoi dirci qualcosa in più a riguardo, allora?»

Harry si allontanò dal microfono per schiarirsi la voce, poi si riavvicinò e iniziò a parlare, sentendo le guance accaldarsi. «È la persona più bella che io abbia mai incontrato in tutta la mia vita» era la prima volta in tre anni volta che parlava pubblicamente di Louis, senza comunque dire il suo nome. Avevano deciso di vivere la loro storia lontano dai riflettori, e non era difficile schivare le telecamere e frequentare posti senza nessun occhio indiscreto. «Mi ha aiutato molto in passato e continua a farlo. Non posso desiderare di meglio al mio fianco» ammise infine, sorridendo timidamente. Era strano parlare di lui a persone che non conosceva, era strano parlare di lui in diretta in una radio che potevano ascoltare in tutto il mondo, sapendo che anche lui lo stava facendo. Ma era ugualmente bello, perché tutti dovevano sapere che aveva accanto la persona migliore del mondo, che era felice e non poteva davvero desiderare di meglio.

Nick inarcò un sopracciglio. «Tutto qui? Non ci dici altro?» cercò di spronarlo.

Harry sorrise ancor di più e annuì. «Per ora è tutto ciò che posso dire.»

Fine.



N.A
"Per ora è tutto ciò che posso dire" vale anche per me. Per ora, questa storia finisce qui. Per ora, questa è la fine e spero di non aver deluso le vostre aspettative. Non posso promettervi che ci sarà un continuo, non posso promettervi che è davvero finita qui, perché non so se un giorno le mie mani avranno voglia di scrivere ancora di questi Harry e Louis. Io lo spero, perché fa male anche per me lasciarli andare e mettere quel "completato". Non è la prima volta che scrivo e porto a termine una storia, ma con questa è stato diverso. L'ho sentita di più, forse perché ci ho messo tutta me stessa, più delle altre volte, forse perché c'è un po' del mio cuore, forse perché c'è la mia Capri. Non riesco a spiegarmelo nemmeno io. Intanto, vi ringrazio immensamente per il continuo supporto. Ringrazio chi è sempre qui a leggere le mie storie, ringrazio chi l'ha letta sin dal primo capitolo, ringrazio chi è arrivato un po' più tardi o alla fine. Ringrazio chi la sta leggendo solo dopo aver avuto la certezza che sia stata conclusa, ringrazio chi ha commentato, votato, e ringrazio anche i cosiddetti "lettori in incognito" come mi piace chiamarli, ovvero chi legge e basta. Ringrazio chi si è lasciato trasportare dalla storia e si è emozionato, ringrazio chi l'ha letta per noia, chi per semplice curiosità.
Ringrazio Sacha, per avermi aiutata con le idee. Senza di te sono sicura che non sarebbe stata la stessa cosa. Quindi grazie per avermi soprattutto sopportata, per aver letto i capitoli prima che venissero pubblicati e per avermi detto la tua sincera opinione in merito.
Ringrazio Sharon, che sicuramente non si aspettava di essere inclusa in questi ringraziamenti. Ti ringrazio per avermi commentato ogni singolo capitolo con il tuo entusiasmo, per avermi riempito di complimenti e messaggi, per avermi commentato ogni singolo dettaglio, per essere stata attenta ad ogni singola cosa. Lo dirò sempre, i tuoi commenti sono stati e saranno i migliori. Ti voglio davvero un mondo di bene, e grazie non soltanto per i commenti, ma proprio per tutto. Tu sai.
Ringrazio anche Harry e Louis, le due piccole ma grandi colonne portanti. Le uniche persone che mi ispirano ogni giorno e che spero non smetteranno mai di farlo.

E se volete dirmi qualcosa, se volete dirmi cosa ne pensate di questa storia, di questo finale, potete farlo qui o su Twitter, se vi fa più piacere: @/sweetenershar

P.s Vi informo che ho già una nuova storia nelle bozze, una natalizia che pubblicherò tra un mesetto, circa. Quindi se vi va, se vi fa piacere leggere ancora mie parole, vi aspetto lì.
A presto!

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Harry ha sempre visto i fantasmi, da quando era bambino e credeva fossero i suoi amici immaginari, e a testimonianza di come tutto questo sia reale...
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Louis amava guardare le labbra carnose di Harry. Le mordicchiava fino a renderle scarlatte. Amava lui e quella bocca che sarebbe stata sua per sempre.
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Harry aveva sempre fatto tutto di testa sua. A sette anni sapeva già cosa voleva fare, a dodici aveva già capito chi voleva essere. A sedici anni av...