Rainy Days|Newtmas

By -nutellinglies

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Newtmas AU|La storia puΓ² essere letta anche senza conoscere l'opera originale! "La luce fioca e intermittente... More

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ringraziamenti

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By -nutellinglies

Decisioni

—Newt? Sei davvero sicuro della tua decisione? La mia offerta è ancora valida.—
—Non cambierò idea, reverendo. Avevo promesso a me stesso che sarei andato via di qui. Ed è quello che farò.—

L'uomo di fronte al biondino sospirò, poggiando i gomiti sulla scrivania in legno, e sistemandosi con un gesto automatico gli occhiali rotondi sul naso.
—D'accordo.—disse solo, porgendo un foglio a Newt.
—Ti ho scritto l'indirizzo dell'officina. Appena arrivi, consegna questa lettera a Jorge—e gli porse una busta gialla—così capirà che ti mando io, e ti assumerà di sicuro.—

—D'accordo. Grazie mille.—
Newt si sforzò di mostrarsi riconoscente, e dal lieve sorriso che si dipinse sul volto stanco dell'uomo, capì che aveva apprezzato lo sforzo.
Il biondino si voltò, diretto verso la porta, ma proprio mentre stava per poggiare la mano sulla maniglia, la voce del reverendo lo bloccò.

—Buona fortuna, Newt.—
Il ragazzo si voltò appena, giusto il tempo di concedere all'uomo uno dei suoi rari sorrisi, stavolta senza nessuno sforzo.
Poi poggiò la mano sulla maniglia, e inspirando profondamente, uscì dallo studio del reverendo.
Si sistemò lo zaino in spalla, e lanciò un ultimo sguardo all'enorme stanza all'ingresso dell'orfanotrofio, un'ultima volta.

Nessuno sembrò accorgersi di lui.
Le suore continuavano a sfrecciare da un lato all'altro della stanza, cercando di controllare tutti i bambini, soprattutto i più piccoli.
Il suo sguardo si soffermò sulla finestra. Quell'enorme finestra.
Non si era più affacciato a quella finestra dalla partenza di Thomas.
Sentì un groppo salirgli in gola: ecco perché doveva andare via da lì. Troppo in quel posto gli ricordava Thomas. E ricordare Thomas era proprio l'ultima cosa di cui aveva bisogno.

All'improvviso, due bambini gli sfrecciarono davanti: Ryan e Chris si tenevano per mano, e scorrazzavano per tutto il salotto, ridendo.
Newt chiuse gli occhi per una frazione di secondo, stringendo forte una delle spalline del suo zaino.
Gli si presentò davanti la scena di lui e Thomas che correvano, Thomas che gli stringeva forte la mano, quasi avesse paura che cadesse di nuovo, quasi avesse paura di perderlo.

Scosse lentamente la testa, voltandosi e uscendo in fretta dall'orfanotrofio, attraversando il cortile a grandi passi e lasciandosi alle spalle anni di sofferenza. Lasciandosi alle spalle qualsiasi ricordo di Thomas.
O almeno, questo era quello che sperava.

***

Si rigirò l'anello fra le dita affusolate, indugiando sull'uscio.
Era l'unica cosa che gli fosse rimasta di sua madre.
A dire il vero, si stupiva che non l'avesse già impegnato lei per comprare le pasticche.
Gli sfuggì una risatina amara, mentre si dirigeva a passo spedito verso il bancone e lo poggiava proprio sotto gli occhi del proprietario del negozio.

—Dove l'hai rubato?—gli chiese quello, burbero, grattandosi la nuca pelata, sospettoso.
I suoi occhi acquosi indugiarono sui jeans logori di Newt, sul suo giubbotto di jeans, e sulla sua t-shirt bianca.
—Da nessuna parte. Era di mia madre.—

L'uomo lo scrutò ancora, sospettoso, prima di sbuffare e afferrare delicatamente l'anello per osservarlo più da vicino e stimarne il valore.
—Pacchiano.—disse in uno sbuffo, mentre lo rigirava fra le dita tozze.

Newt alzò gli occhi al cielo, infastidito.
—Non mi importa dei suoi giudizi sull'estetica dell'anello.Quanto mi da in cambio?—
L'uomo lo osservò ancora, facendolo innervosire ancora di più, come a capire se stesse facendo sul serio.
—Non posso darti più di settanta,massimo ottanta dollari.—

Newt si sentì sprofondare: sperava che quello stupido anello gli avrebbe fruttato di più.
—Va bene.—disse alla fine, con un cenno della testa.
L'uomo si sistemò gli occhiali sul naso, per poi dirigersi con passo pesante verso la cassa ed estrarre alcune banconote che porse a Newt.

—E quella catenella? Sembra preziosa.—borbottò l'uomo, accennando alla catenella d'argento che Newt portava al collo, mentre il biondino metteva i soldi in tasca.
Newt la sfiorò d'istinto con le dita.
—Non è vendita.—sibilò, mentre usciva in fretta dal negozio, sistemando la collanina sotto la maglia in modo che non si vedesse.

Procedette per un altro paio di isolati, prima di fermarsi ad un incrocio.
Aprì lo zaino, ed estrasse il foglio con l'indirizzo e la busta del reverendo. Rilesse velocemente l'indirizzo, poi alzò il capo e socchiuse gli occhi per vedere meglio in fondo alla strada: riuscì a scorgere l'insegna di un'officina. Attraversò la strada a passo spedito, e si diresse verso la sua meta.
Ma arrivato lì, non riuscì a credere ai propri occhi.
Era tutto chiuso.
La saracinesca era abbassata, e sopra era affisso un foglio con gli orari di apertura e di chiusura. Newt si avvicinò, abbassandosi un po' per leggere meglio. A quell'ora sarebbe dovuta essere aperta. Il suo sguardo indugiò fino alla fine del foglio, e si soffermò su una scritta in grassetto.

Chiuso dal 3 al 9 agosto per problemi familiari.

Newt sbuffò, esasperato. Era l'otto agosto.
Cosa avrebbe fatto per altri due giorni?
Non poteva crederci.
—Il reverendo avrebbe anche potuto informarsi meglio.—pensò con rabbia, mentre si voltava e dava le spalle all'officina, incredulo della sua stessa sfortuna.

Istintivamente, il suo pensiero andò ai soldi che aveva in tasca.
Certo, magari non sarebbero stati sufficienti per entrambe le notti, ma magari bastavano per evitargli di dormire, almeno quella sera, su una panchina stile barbone. Beh, non che fosse tanto lontano da quella condizione, ormai.

Cercò con lo sguardo qualcuno a cui poter chiedere informazioni.
Quella parte della città gli era totalmente sconosciuta, e non aveva la più pallida idea di dover poter trovare un posto dove dormire.

I marciapiedi brulicavano di gente, tutta intenta a fare più in fretta possibile per arrivare a lavoro.
Erano tutti così presi da quella frenesia, che se Godzilla fosse piombato in città, probabilmente non se ne sarebbero nemmeno accorti.

Newt si ritrovò ad immaginare come potessero essere le loro vite: lavoro, casa, famiglia, e poi di nuovo così, all'infinito. Si svegliavano la mattina presto per andare in ufficio, dove sarebbero rimasti rinchiusi per l'intera giornata, per poi tornare a casa dai loro marmocchi urlanti, sperando di trovare un po' di pace e riposo ma ritrovandosi solo con un enorme e lancinante mal di testa.

Attraversò la strada, e si fece spazio fra la folla, alla ricerca di qualcuno che potesse aiutarlo.
Rimase bloccato al centro del marciapiede. Le persone gli passavano accanto, lo sfioravano, ma sembravano non notarlo.
Fece qualche passo indietro, guardandosi intorno, prima di andare a sbattere contro qualcuno e venire letteralmente strattonato di lato.
—E sta più attento, ragazzino—lo rimproverò uno sconosciuto, senza degnarlo di uno sguardo, mentre il biondino si ritrovava col sedere a terra all'imbocco di un vicolo cieco.

La giornata non stava andando per niente bene.
Sentì la rabbia irradiargli il corpo, da capo a piedi, mentre si alzava a fatica e si massaggiava la parte bassa della schiena per alleviare il dolore dovuto alla botta presa.
Cercò con lo sguardo quell'uomo, intenzionato a dirgliene quattro, rendendosi conto che, però, anche se fosse stato ancora nei paraggi, probabilmente non sarebbe stato in grado di riconoscerlo.

Ma mentre pensava queste cose, sentì delle mani callose sulle proprie spalle, che lo tirarono indietro.
Per un attimo si vide inghiottito dall'oscurità del vicolo, e gli sembrò di cadere in un baratro.
Poi la realtá gli piombò addosso come un macigno, e cercò di liberarsi da quella stretta sconosciuta.
Quando finalmente riuscì a voltarsi, vide il volto del suo aggressore: era un uomo grande e grosso, spalle larghe, barba incolta e viso butterato. Sull'occhio portava una benda, che lo faceva assomigliare ad un pirata, e Newt avrebbe anche potuto trovarlo divertente se non avesse sentito il freddo della lama che il tizio gli stava poggiando sul collo.

Iniziò a sudare freddo, mentre sperava con tutto se stesso che l'uomo non notasse la catenella: aveva un valore affettivo immenso per lui, e non poteva permettersi di perderla.

—Dammi tutto quello che hai.—
La voce del delinquente si mostrò più profonda e roca di quanto Newt si aspettasse, mentre il biondino sentiva la lama del coltello premere sempre di più sulla pelle.
Cercò di divincolarsi, tentando di mollargli un calcio, ma fallì miseramente: era troppo gracile anche solo per riuscire a fare un graffio a un tizio con una mole simile.

—Non opporre resistenza, ragazzino. O le cose potrebbero mettersi davvero male.—ghignò quello.

Newt si ritrovò a chiedersi cosa potesse esserci di peggio di ritrovarsi in un vicolo con uno sconosciuto che minaccia di ucciderti.
Beh, non ci teneva a saperlo.

—Va bene, va bene.—
Stava cercando di tenere a bada la paura, e mentre estraeva i soldi dalla tasca posteriore dei jeans, rifletteva velocemente, tentando disperatamente di trovare una via di fuga.
Il cuore gli batteva a mille, e tremava dalla testa ai piedi, mentre l'uomo spingeva la lama ancora di più contro la sua pelle.
La ferita iniziò a bruciare, mentre una fitta di dolore lo scuoteva da capo a piedi.
Porse le banconote all'uomo, tremante, sperando di poter andare via illeso.

—E quella cos'è?—esclamò l'uomo, accennando alla catenella, gli occhi che brillavano.
Newt sentì che la paura veniva immediatamente sostituita dalla rabbia: non importava se quel tipo avrebbe potuto spaccargli il cranio, perchè non gli avrebbe permesso di sottrargli anche quella.
In una frazione di secondo, riuscì a divincolarsi da quella presa ferrea, approfittando della distrazione del suo aggressore, quel poco che bastava per sferrargli una ginocchiata lì dove non batte il sole.
L'uomo si piegò su se stesso, in preda al dolore, mentre Newt cercava di riprendersi i soldi e scappare.

Ma il suo aggressore si riprese fin troppo in fretta. Strinse forte il polso di Newt, per bloccare i suoi movimenti, e dal crack! che si sentì e dalla fitta di dolore lancinante, il ragazzo dedusse che doveva averglielo rotto.
Cercò di mollargli un pugno in viso, ma anche il suo altro polso venne bloccato.
Newt vide per una frazione di secondo un ghigno dipingersi sul volto butterato, per poi ritrovarsi con la schiena a terra.
Non fece nemmeno in tempo a rialzarsi, che ricevette un calcio nelle costole. E poi un altro.
E un altro ancora.
Finche il tipo non si stancò e decise di concentrarsi sul suo viso. Gli sferrò un pugno sotto l'occhio, nella parte alta dello zigomo, e il ragazzo, già piuttosto intontito per il dolore alle costole, faticò a metterne a fuoco il viso, mentre l'altro lo faceva rialzare afferrandolo per il colletto della maglietta.
Lo fece andare a sbattere contro il muro, e Newt si lasciò sfuggire l'ennesimo gemito di dolore, mentre ormai non tentava nemmeno di difendersi: subiva e basta.
Sentì un ultimo pugno che gli veniva sferrato sul mento, prima di accasciarsi lungo il muro, privo di sensi.

L'ultima cosa che sentì furono le sirene della polizia, poi più niente.

***

Thomas era nell'atrio dell'ospedale, stravaccato su una sedia, un sacchetto sulle gambe.
Attendeva con impazienza che il padre lo raggiungesse, così che potesse dargli la cena e tornarsene a casa.
Fortunatamente, poco dopo, Jake Murphy si fece vivo, e salutando frettolosamente Thomas, si prese la sua cena e fece per andarsene via.
Poi si bloccò, e urlò qualcosa al figlio adottivo: —Va a dormire presto, stasera! Io e la mamma siamo di turno fino a tardi! E assicurati che anche Diana vada a letto presto!—

Thomas gli fece cenno di aver capito, mentre il padre si allontanava a passo spedito, sistemandosi la targhetta sul camice bianco.

***

Newt si svegliò qualche ora dopo in ospedale, e la prima cosa che vide fu il volto di un uomo che si avvicinava al suo viso con un batuffolo di cotone, pregno di quello che doveva essere disinfettante.
—Courtney? È sveglio!—esclamò l'uomo, mentre Newt cercava di rimettersi seduto.
La testa iniziò a girargli, e fu costretto a sdraiarsi nuovamente, mentre si accorgeva di avere il polso ingessato.

—S-sono in ospedale?—balbettò, stringendo forte gli occhi perché il medico aveva appena appoggiato il cotone sul suo labbro evidentemente spaccato. E bruciava.
—Sì, sei in ospedale, Newt. Ti hanno picchiato in un vicolo, ma qualcuno ha avvisato la polizia e ti hanno subito portato qui.—

Newt cercò istintivamente la catenella d'argento, per poi tirare un sospiro di sollievo: non l'avevano rubata.
—È importante, quella catenella,eh?—chiese una donna arrivata all'improvviso—Gli agenti dicevano che quando ti hanno trovato, l'unica cosa che sei riuscito a mormorare prima di svenire di nuovo è stata: la catenella.—

Lo aiutarono a mettersi seduto, poggiandogli un cuscino dietro la testa, mentre lui annuiva leggermente.

Il ragazzo cercò di mettere a fuoco il viso del medico e dell'infermiera accanto a sè,ma tutto gli appariva confuso e sfocato.

—Bene, Newt.—iniziò il medico afferrando una cartellina dal comodino—devono averti picchiato ben bene, perchè hai un polso rotto, un bel bernoccolo sulla nuca, un ematoma enorme sullo zigomo e qualche costola ammaccata. Ma niente che non possa sistemarsi con un po' di riposo.—
L'uomo gli parlava lentamente, quasi avesse a che fare con un bambino. Newt sbuffò, sistemandosi meglio sul letto.

—Va bene, grazie mille dottor...—si sporse per leggere l'etichetta sul camice, ma non ci riuscì. Una fitta di dolore lancinante alla testa lo costrinse a desistere.
—Sono il dottor Murphy.—sorrise quello.
Newt sussultò leggermente a quel cognome.
No. Non poteva essere lui.
—E io sono l'infermiera McKenzie.—

—Gira tutto...e non riesco a vedere bene.—borbottò Newt.
—È normale—iniziò la donna—hai preso una bella botta. Una nottata di sonno sarà sufficiente a rimetterti in sesto.—
—Sì, non credo che dormire su una panchina sia molto comodo—pensò Newt, distogliendo lo sguardo dall'infermiera.

Una donna in uniforme da poliziotto bussò leggermente sullo stipite della porta.
—Oh, agente Stoll, prego, si accomodi.—la invitò l'infermiera McKenzie.
La giovane poliziotta si avvicinò al lettino, le mani in tasca e un andamento piuttosto mascolino. Aveva i capelli biondi legati in uno chignon, e il distintivo brillava sul suo petto.

—Signor Isaacs, è in grado di rispondere a qualche domanda?—chiese.
—Sì...credo.—mormorò il biondino, mentre l'agente annuiva e afferrava un taccuino e una penna dalla tasca interna del giubbotto.
—Allora, potrebbe iniziare col dirmi da dove viene, non so, un familiare da poter contattare, o simili...—
—Sono orfano. Ho compiuto diciotto anni proprio oggi, e sono andato via dall'orfanotrofio di Sant'Agata sotto il consenso del reverendo che lo gestisce.—
L'agente sollevò il capo, leggermente sorpresa.
—Ero andato all'officina di Jorge Gallaraga, circa cinquecento metri più avanti, per trovare lavoro.—continuò Newt—Ma l'ho trovata chiusa, e quindi cercavo un posto per la notte.—
—Saprebbe riconoscere il proprio aggressore?—
Newt scosse la testa, portandosi due dita alla tempia.
—Io...io non saprei. Era tutto buio. Poteva essere alto 1.80, aveva la barba incolta e il viso butterato. E...oh, aveva anche una benda nera sull'occhio.—
L'agente annotò tutto in fretta, mormorando qualcosa come:—Corrisponde proprio alla descrizione dell'aggressore fatta dell'uomo che ha denunciato l'accaduto...—

—Potrebbe dirmi qualcos'altro sull'aggressione?—
—Io...non saprei dire di preciso cosa sia successo. So solo che mi ha spinto nel vicolo, e mi ha puntato un coltello al collo, costringendomi a dargli gli unici soldi che avevo. Poi voleva prendermi la catenella, ma ho cercato di difendermi e...beh, sapete il resto.—concluse, indicando il proprio viso con la mano sana.

—Va bene, signor Isaacs, adesso...—ma la donna non riuscì a concludere.
—Agente Stoll, soggetto arrestato. Ripeto, soggetto arrestato.—
Quella voce gracchiante proveniva dal suo walkie-talkie. L'agente premette un tasto a lato del walkie-talkie, avvicinandolo leggermente alle labbra.
—Aveva con sè dei soldi?-
—No, non aveva niente con sè, a parte un pacco di sigarette. Credo fosse sotto effetto di stupefacenti.—

Newt si accasciò lentamente sul lettino, sbuffando. Aveva un polso rotto e tutto dolorante, non aveva nemmeno un posto dove andare, ed era pure al verde.
Una lacrima di frustrazione gli rigò la guancia, e lui si affrettò ad asciugarla con una mano prima che il dottor Murphy, appena rientrato nella stanza con un sacchetto probabilmente con la sua cena all'interno, se ne accorgesse.

Era abituato alle delusioni, ma non si aspettava che il suo primo giorno nel mondo reale sarebbe stato così. Stava andando tutto a rotoli, e lui non poteva farci niente. Non aveva nessuno su cui contare, ed era costretto a cercare di cavarsela da solo. Per la prima volta, si sentiva debole e indifeso. E in quel momento, avrebbe dato di tutto, pur di avere una persona che lo amasse e alla quale potesse chiedere aiuto.

N/A:
Eh sì, eccomi qua.
Insomma, avete ben capito che Newt non è di certo la persona più felice di questo mondo, quindi non aspettatevi tante battute spiritose da lui, quelle lasciamole ad altri personaggi.
Ha i suoi motivi per essere così, che vanno ben oltre Thomas, e capirete tutto più avanti. E con voi, lo capirà anche lui stesso.
Anyway,
state tranquilli che Tommy arriva presto! :D
Al prossimo aggiornamento,
Ros x

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