Rainy Days|Newtmas

By -nutellinglies

26.3K 2.1K 4.8K

Newtmas AU|La storia puΓ² essere letta anche senza conoscere l'opera originale! "La luce fioca e intermittente... More

u n o
t r e
q u a t t r o
c i n q u e
s e i
s e t t e
o t t o
n o v e
d i e c i
u n d i c i
d o d i c i
t r e d i c i
q u a t t o r d i c i
q u i n d i c i
s e d i c i
d i c i a s s e t t e
d i c i o t t o
d i c i a n n o v e
v e n t i
v e n t u n o
v e n t i d u e
v e n t i t r Γ¨
v e n t i q u a t t r o
v e n t i c i n q u e
v e n t i s e i
v e n t i s e t t e
v e n t o t t o
ringraziamenti

d u e

1.1K 103 214
By -nutellinglies

Rancore

Rancore.
Che brutta parola.
Eppure, è più semplice serbare rancore verso qualcuno piuttosto che perdonarlo,no? Perdonare queste persone vorrebbe dire rendersi nuovamente vulnerabili, vorrebbe dire vivere costantemente nell'incertezza, e nella paura di essere abbandonati e feriti, ancora.

Il rancore ti consuma lentamente, dall'interno, finchè il mondo attorno a te perde i suoi colori, finchè nulla riesce più a renderti veramente felice. È un po' come una malattia che non ti rendi conto di avere finchè non stai troppo male per ignorarla. È un po' come un'arma a doppio taglio, come un tizzone ardente: alla fine, quello che rimane scottato sei tu.

Ma a Newt sembrava non importare più.
Erano passati così tanti anni, che faticava pure a ricordare il turbinio di sentimenti provati quel giorno, nel quale ogni secondo sembrava peggiore del precedente.
L'unica cosa che sapeva, l'unica cosa di cui era certo, era che il suo unico amico al mondo, l'unica persona che fosse mai riuscita a farlo sognare, anche solo per poco, l'unica persona che gli avesse restituito la propria infanzia, era stato anche colui che era stato capace di riportargliela via.

Quel bambino solare, sorridente e spensierato in cui si era trasformato nell'anno trascorso con Thomas, se ne era andato col bambino dai capelli scuri. Era salito anche lui su quell'utilitaria azzurra e non era più tornato, lasciando il posto ad un involucro vuoto.
Questo era ciò che Newt era diventato: un involucro vuoto, che aveva totalmente perso le speranze nel genere umano, e che era convinto di essere stato abbandonato da tutti, persino dalla madre.
A volte gli capitava di rimproverarsi per questi pensieri che gli martellavano incessantemente il cervello, perchè sapeva di non stare diventando una bella persona.
Sapeva benissimo che il rancore lo stava facendo marcire. Sapeva che tutte quelle emozioni represse non gli stavano facendo bene.

A volte gli capitava di colpevolizzarsi, come se fosse colpa sua se la madre avesse deciso di suicidarsi, come se fosse stata colpa sua se Amanda e Jake Murphy avessero scelto solo Thomas. Chi avrebbe voluto, d'altronde, un bambino leggermente zoppo, piuttosto saccente e fin troppo intelligente per l'età che aveva? Sarebbe stato troppo difficile da accudire.

Fino ai tredici, quattordici anni, Newt continuò a sperare. A sperare che qualche coppia lo adottasse. Ma vedeva come lo guardavano, come si spegnevano i loro occhi non appena si posavano su quel bambino dai capelli biondo grano e dalla corporatura debole e gracile.
Preferivano sempre gli altri.

Newt era in quell'orfanotrofio da quando aveva solo cinque anni, e aveva passato gran parte della sua infanzia e della sua adolescenza ad essere messo da parte, ad essere visto come la seconda scelta, ad essere totalmente invisibile, ad essere considerato "il bambino difficile".
Perciò ad un certo punto si era stancato.
E aveva deciso che non gli sarebbe più importato. E si era chiuso in sè stesso, più di quanto non lo fosse già prima.
Non sperava nemmeno più che qualcuno lo adottasse: l'unica cosa che faceva, ormai, era contare i giorni prima del suo diciottesimo compleanno, quando finalmente avrebbe potuto andarsene da quel posto.

Sebbene non avesse un posto dove andare,e nonostante non avesse la più pallida idea di cosa ne avrebbe fatto della propria vita, era intenzionato ad andare via, e niente ormai, avrebbe potuto smuoverlo da quella decisione.
Era un ragazzo piuttosto intelligente, avrebbe potuto fare qualsiasi cosa, ma purtroppo, quel talento sarebbe andato sprecato.
Anche se avesse voluto, non sarebbe potuto andare mai e poi mai al college.
Non aveva i mezzi, e non sarebbe riuscito ad ottenere una borsa di studio nemmeno se si fosse impegnato anima e corpo pur di riceverla.

Era stata un'attesa estenuante, la sua, quasi logorante. Ogni mattina si svegliava, e spuntava un giorno sul calendario.
Così per circa nove anni.

E adesso, stava sul suo scomodo letto stipato in una stanza assieme ad altri tre letti.
Si era sempre chiesto come avessero fatto a farglieli entrare tutti: viste le dimensioni della stanza proprio non si capacitava.
Fissava intensamente l'intonaco sul soffitto, come ad attendere che si sgretolasse un altro po', proprio come faceva sempre.

Dovevano mancare pochi minuti all'alba, ma Newt era costretto a stare a letto, nonostante fremesse dalla voglia di alzarsi, perchè non doveva svegliare gli altri.

Ripassò in mente il suo programma, senza staccare gli occhi dal soffitto. Avrebbe finito di preparare il suo zaino appena sveglio.
Poi avrebbe avvisato il reverendo della sua partenza, e si sarebbe diretto fuori da quell'edificio, senza salutare nessuno, diretto verso il centro della città, dove il reverendo gli aveva raccomandato di andare se voleva trovare lavoro.

Il reverendo Lawrence era nuovo all'orfanotrofio, e sembrava l'unica persona che si curasse davvero di quei bambini. Era stato lui ad offrirsi per dare a Newt il contatto di un suo amico che faceva il meccanico e aveva bisogno di un aiutante. Un certo Jorge.
Il ragazzo ci aveva messo un po' a fidarsi, ma alla fine aveva accettato di buon grado.

Perciò, questo era il piano: procurarsi un lavoro per poter guadagnare qualcosa in modo da affittare una casa. Altrimenti, avrebbe dovuto dormire sulle panchine come i barboni.

A Newt brontolò lo stomaco dalla fame.
Si girò dal lato opposto, appoggiandosi su un fianco, dando le spalle al muro e facendo cigolare rumorosamente il letto.

Certo, non era una grande prospettiva di vita, ma era tutto quello che "un orfano del suo calibro" poteva permettersi.
Sapeva già che non sarebbe mai diventato uno di quegli orfani che alla fine hanno la loro rivincita e diventano persone di successo, le cui storie sono degne di essere pubblicate sui giornali.
No.
Lo sapeva benissimo.
Era destinato a vivere una vita faticosa e molto probabilmente solitaria, finché anche lui, non sarebbe schiattato come chiunque altro, senza aver mai visto il suo nome stampato su una pagina di un giornale.
Era destinato a vivere una vita totalmente ordinaria.
Sarebbe stato una persona fra tante, un'anima fra miliardi di anime, un'esistenza effimera, la sua, insignificante.
Faceva abbastanza schifo, ma non c'erano altre alternative.

Quando finalmente, pochi interminabili minuti dopo, la luce del sole filtrò dalle tapparelle malridotte, Newt tirò un sospiro di sollievo, osservando la polvere alzarsi dal pavimento, illuminata dai raggi solari.

Sperava che il suo primo giorno da diciottenne sarebbe stato diverso.
Aveva sempre immaginato, in tutti quegli anni, che dal primo secondo che avrebbe aperto gli occhi si sarebbe sentito diverso, libero.
E invece, fu un'enorme delusione per Newt scoprire che si sentiva esattamente come il giorno prima.
Nulla era cambiato.
Nessuna sensazione di libertà, niente di niente.
E il macigno che sembrava gravargli sulle spalle da anni, ormai, non si era alleggerito come aveva sperato.

Si diede dello stupido per aver creduto, anche per un solo momento, che ci sarebbe stato qualcosa di diverso, mentre si alzava lentamente dal letto, e si sedeva sul bordo, passandosi una mano fra i capelli arruffati.
Osservò gli altri tre ragazzini che ancora dormivano beati nei loro letti.

Due di loro, Ryan e Chris, sembravano più legati di chiunque altro. I loro letti erano vicinissimi, e ogni mattina, Newt, che era sempre il primo a svegliarsi, notava il braccio di Ryan penzolare dal letto, proprio come quello di Chris, quasi come se si fossero addormentati tenendosi per mano.
Anche quella mattina Newt lo notò, e sentì il cuore stringersi in una morsa.

Anche io e Thomas eravamo così.

Scosse velocemente la testa, come a scacciare via quel pensiero.
Era assurdo come ancora, in certi momenti, si ritrovasse a pensare a Thomas con nostalgia, nonostante lo avesse abbandonato.

Nel profondo, Newt sapeva bene di non potergliene fare una colpa. Non avrebbe augurato a nessuno di vivere la propria adolescenza in un orfanotrofio, come aveva fatto lui, piuttosto che in una casa accogliente con dei genitori che ti vogliono bene.

Eppure, non riusciva a togliersi dalla testa che Thomas aveva infranto il giuramento. Lui, proprio quello che aveva proposto di farlo, l'aveva spezzato.
Forse era un po' infantile dare tutta quell'importanza ad una stupida promessa fra due bambini, ma la rabbia, la delusione, la tristezza, erano le ultime emozioni che Newt fosse riuscito a provare dopo la partenza di Thomas, e ci si aggrappava disperatamente pur di non essere inghiottito totalmente dall'oscurità. Era fermamente convinto che fossero il suo unico appiglio verso quel briciolo, quella fiammella di umanità che ancora ardeva dentro di lui.
Anche se forse, l'oscurità aveva già preso il sopravvento senza che lui se ne accorgesse.

—Che fai?—
La vocina di un Ryan piuttosto assonnato lo risvegliò da quei pensieri.
—Mh?—
—Hai uno zaino accanto a te...E sei già sveglio. Saranno le sei del mattino.—
Newt lo scrutò, come a dire:"E allora?"

Anche Chris alzò la testa dal cuscino, sbattendo più volte gli occhi.
—È strano.—si limitò a borbottare.
—Te ne vai?—chiese ancora Ryan, mentre Elijah, l'altro bambino che stava in stanza con loro, si rigirava nel letto con un grugnito, dando loro le spalle.

Newt si alzò, sospirando.
—Me ne vado.—
Afferrò lo zaino, mettendoci dentro le ultime cose.
—Perchè?—
—Ho diciotto anni, Chris. Posso andarmene via.—
—Ma cosa farai?—chiese insistente Ryan.
Newt sbuffò, esasperato.
—Che vi importa?—disse a denti stretti, per poi pentirsene subito dopo. Forse era stato fin troppo duro.

—Lasciatelo perdere. È meglio che Mr. Buonumore se ne vada.—sputò Elijah, che evidentemente doveva aver rinunciato a dormire.
—Già. Faccio un favore a tutti, eh?—sibilò Newt, fingendo un sorriso.
—Ma...—balbettò Chris, in un disperato tentativo di fermare Newt.

Il biondino si ritrovò a chiedersi perché le persone si ostinassero a voler essere sue amiche. Non capiva perché tutti volessero provare a scalfire quella corazza che si era costruito con tanta fatica.
Si arrendevano presto, certo, ma Newt proprio non capiva nemmeno perché ci provassero. Credeva che il suo comportamento, il suo modo di fare, fossero sufficienti ad allontanare le persone. Ma evidentemente, per Chris e Ryan non bastavano.
Erano lì in quell'orfanotrofio da poco più di un anno, e ancora provavano ad essergli amici.
Elijah, invece, era lì da più di due anni, ma lui, invece, si era arreso subito.

Ancora di spalle, Newt chiuse con uno scatto la cerniera del suo zaino, accingendosi a rifare il letto per l'ultima volta.
Ma proprio mentre stava sistemando il cuscino, sentì la voce di Ryan che lo chiamava.
—Newt?—
—Che c'è anc...—
Non riuscì a finire la frase, perchè si ritrovò il bambino dai capelli rossi avvinghiato al suo busto gracile.
Poggiava le guance paffute sul suo addome, e aveva gli occhi chiusi. Lo stringeva così forte che per un momento, Newt credette di perdere il respiro.

Restò lì, bloccato, le braccia rigide lungo il busto, senza sapere cosa fare.
Da tempo non riceveva un abbraccio, e si era quasi dimenticato delle sensazioni che si provavano a sentire le braccia di qualcun altro attorno al proprio corpo.

E per una frazione di secondo, sentì un lieve sorriso nascere sul suo viso.
Vide anche Chris alzarsi dal letto e imitare Ryan. Ma quella volta era pronto.
Circondò entrambi i bambini con le proprie braccia, un po' impacciato, ma allo stesso tempo stupito da se stesso e dal calore che quell'abbraccio sincero gli stava irradiando in tutto il corpo.

N/A:
Allora ragazzi! Finalmente ho pubblicato sta benedetta Newtmas di cui vi ho parlato mesi e mesi fa! Ci lavoro da più di un anno, e finalmente ho avuto il coraggio di pubblicarla. Spero vi piaccia, e spero davvero di non cadere nel banale.
Al prossimo aggiornamento!
Ros x

P.S: Se seguite i 5SOS passate a leggere anche la mia ff su Calum "Dear Insecurity" <3

Continue Reading

You'll Also Like

4.1K 183 32
Com'Γ¨ la vita di Justin e Brian dopo la loro separazione? Saranno riusciti ad andare avanti e ne sarΓ  valsa la pena? E Melanie e Lindsay, avranno tro...
22K 1.1K 3
L'amore non fa a pezzi, l'amore ci distrugge completamente. Harry sta cercando di superare l'abbandono di Louis, un modo per superare indenne quella...
58.3K 2.7K 25
La storia d'amore tra un lupo mannaro di nome lunastorta e un cane di nome felpato. Sirius e Remus scopriranno di essere innamorati
26.6K 1K 34
[COMPLETA] β€’Dal prologo: Mi persi tra quei pensieri... "È meglio cosΓ¬, Malfoy. Lasciamoci" continuΓ²; "Mi stai ascoltando?" Nessuna risposta "Malfoy...