The Jabberwocky

By YumeNoshi

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SEGUITO DI: "welcome to wonderland", "The Cheshire Cat //Yaoi//" e "The Dodo //Yaoi//" CI SARANNO RIFERIMENTI... More

1 - Twas brillig, and the slithy toves
2 - did gyre and gimble in the wabe;
3 - all mimsy were the borogoves,
4 - and the mome raths outgrabe.
5 - Beware the Jabberwock, my son!
6 - The jaws that bite, the claws that catch!
7 - Beware the Jubjub bird,
8 - and shun the frumious Bandersnatch!
9 - He took his vorpal sword in hand:
10 - long time the manxome foe he sought
11 - so rested he by the Tumtum tree,
12 - and stood awhile in thought.
13 - And as in uffish thought he stood,
14 - the Jabberwock, with eyes of flame,
15 - came whiffling through the tulgey wood,
16 - and burbled as it came!
17 - One, two! One, two! And through and through!
18 - The vorpal blade went snicker-snack!
19 - He left it dead, and with its head
20 - he went galumphing back.
21 - And hast thou slain the Jabberwock?
22 - Come to my arms, my beamish boy!
23 - O frabjous day! Callooh! Callay!
24 - He chortled in his joy.
25 - 'Twas brillig, and the slithy toves
26 - did gyre and gimble in the wabe;
28 - and the mome raths outgrabe.
ora ti raggiungo, Ranpuko

27 - all mimsy were the borogoves,

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By YumeNoshi

Sai Alice, inizio a pensare che non tu non ti sia ancora reso conto della situazione nella quale ti trovi.

Hai mai giocato a scacchi? Se l'hai fatto saprai di sicuro cosa intendo quando dico che pur di salvare la regina sarei pronto a sacrificare tutti gli altri pezzi.

Sapevo che facevo bene a prendere anche te.

Ottimo lavoro. Beh, in fondo non mi aspettavo niente di meno da te... Alice.

- Satoshi! -

Il ragazzo si risvegliò con un sussulto.

Una volta aperti gli occhi, si guardò intorno spaesato per alcuni istanti, cercando di capire cosa stesse succedendo.
Quindi vide il volto preoccupato di Hajime e il paesaggio buio che scorreva oltre la finestra alle sue spalle.

Erano le undici di notte e si trovavano su un treno.
Avevano preso il primo che avevano trovato che si fermasse a Mitsuda.
Essendo notte fonda, Satoshi capì di essersi addormentato, ma non appena provò a ricordare in cosa consistesse il sogno che aveva appena fatto, venne colto da un'improvvisa fitta al capo, che lo costrinse a rinunciare.

- Tutto bene? -

Chiese Hajime, continuando ad osservarlo con quell'espressione piena di angoscia.

- Sì, perchè? - Chiese il biondo, la voce ancora leggermente impastata dal sonno. - E poi perchè mi hai svegliato? Siamo arrivati? -

- No, manca ancora un'ora e mezza. - Rispose il ragazzo. - Ti ho svegliato perché stessi facendo un incubo. -

- Davvero? -

Ribattè Satoshi, sforzandosi ancora una volta di ricordare in cosa consistesse il suo sogno.
A quel punto però si ritrovò improvvisamente la manica della felpa del fidanzato sul viso e realizzò con stupore di avere le gote bagnate, come se avesse pianto nel sonno.

E allora ricordò con un brivido in cosa fosse consistito il suo incubo.

- Hai sognato lui, vero? -

Chiese il Cheshire Cat in un bisbiglio e Alice gli rispose con un breve cenno del capo.

Ma non era tutto, affatto.
Non c'era solo Humpty Dumpty nel suo incubo, ma anche molto altro, forse ricordi persino peggiori a quelli che riguardavano direttamente il direttore del circo.
Erano state molte le cose che aveva dimenticato di quei giorni, la sua mente aveva cancellato quanto più aveva potuto per impedirgli di impazzire una seconda volta, però c'erano cose che semplicemente non riusciva a dimenticare, per quanto si sforzasse.

La sensazione della lama che scivola nella carne.
La consapevolezza di non poter compiere un solo passo falso.
L'odore intenso e aspro del sangue, insieme alla sensazione a dir poco nauseabonda di averne le mani e il viso completamente imbrattati.

Certo, il più delle volte riusciva a non pensarci, ma quei ricordi erano sempre tutti lì, pronti a tornare a galla alla prima occasione.
E in quel momento in particolare, avendo la consapevolezza che di lì a poco avrebbe rincontrato quello che era letteralmente il suo incubo peggiore, era praticamente impossibile non pensarci.

- Sto bene. -

Protestò, nel momento in cui Hajime gli prese la mano e iniziò ad osservarlo in silenzio con quello sguardo preoccupato, come invitandolo a raccontargli cos'avesse sognato di preciso o semplicemente a sfogarsi con lui finchè non si fosse sentito un po' meglio.

- Non è vero. -

Replicò semplicemente l'altro, lasciando la presa sulla mano del fidanzato per andare a posarle entrambe sul suo viso, costringendolo così a guardarlo dritto negli occhi e a non distogliere lo sguardo.

- Certo che non è vero! - Esclamò allora Satoshi, cercando invano di sfuggire alla presa dell'altro. - Come potrei stare bene? Quella pazza vuole chiuderci tutti da qualche parte e pretendere che riusciamo a vivere insieme in pace e armonia come se nulla fosse! Ma ti pare possibile!? Come può pretendere che tutti noi dimentichiamo da un giorno all'altro ciò che quello psicopatico ci ha fatto!? -

- E allora cosa vorresti fare? - Replicò Hajime senza battere ciglio. - Lo sai che Megumi non cambierà mai idea se vai da lei e le dici di rinunciare. -

- Infatti non deve rinunciare al Wonderland. - Ribattè Alice. - Semplicemente dovremmo fare a meno di Humpty Dumpty. -

- Satoshi, lei non rinuncerà mai a... -

- Megumi non può far resuscitare i morti. - Ribattè il ragazzo, facendo ammutolire l'altro dalla sorpresa. - Hai presente la filastrocca, no? Anche nella storia originale Humpty Dumpty muore. -

- Che cosa c'entra? Quella è una filastrocca, mentre lui è un uomo in carne e ossa. -

- Ora è ancora in coma e se morisse sono certo che non mancherebbe a nessuno, tranne forse a Megumi. - Replicò Satoshi, e nel notare quanto il suo tono di voce fosse privo della benchè minima incertezza o esitazione, Hajime rabbrividì. - Ti prego, non provare a fermarmi. -

- Perchè hai cambiato idea così all'improvviso? - Replicò il Cheshire Cat. - Prima di adesso non hai mai protestato in alcun modo. Perchè ora te ne esci addirittura con l'idea di ucciderlo? -

- Non me ne sto uscendo solo adesso. - Ribattè Alice, gli occhi gonfi di lacrime. - È solo per questo che ho acconsentito ad aiutarla quando mi ha parlato del suo piano, non capisci? Solo perchè speravo che in questo modo prima o poi avrei avuto l'occasione di mettere fine a tutto questo. -

- Se è così che la pensi, allora sei tu che non capisci. - Ribattè il ragazzo, fissando gli occhi turchesi in quelli ocra dell'altro. - Non metterai fine a un bel niente quando l'avrai ucciso. Pensaci, nelle condizioni in cui si trova adesso non può fare assolutamente nulla ed è altamente improbabile che una volta risvegliatosi dal coma decida di ricominciare a fare ciò che faceva prima, soprattutto perchè secondo i piani di Megumi, quando si sveglierà sarà già nel nuovo Wonderland con tutti noi. Quindi a che pro ucciderlo? Tutto ciò che puoi concludere facendolo è che ti chiudino in prigione! -

- Almeno dalla prigione un giorno potrei uscirne. Mentre se non faccio nulla, finirò col passare il resto della mia vita insieme a lui! -

- Insieme a noi, non a lui! Insieme a tutti noi... - Quindi allontanò le mani dal viso del ragazzo, per poi stringerlo a sè. - Non fare niente, ti prego. Non lasciare che ti rovini la vita un'altra volta. -

- Hajime, io non... -

- E va bene. - Sospirò a quel punto il ragazzo. - Ma se proprio non puoi farne a meno, allora sappi che verrò con te. -

- Aspetta, che cosa... -

- Te l'ho promesso un anno fa che non ti avrei più lasciato andare. Ho detto che da allora in poi ti sarei rimasto appiccicato come una cozza e così farò. - Lo interruppe Hajime, stringendolo a sè con ancora più forza. - Quando ti hanno dimesso dall'ospedale non avevamo scelta, ma adesso ce l'abbiamo, quindi qualunque cosa tu decida di fare, io sarò con te. -

All'udire quelle parole, in un primo momento Satoshi si paralizzò.
All'improvviso si sentì così stupido per come si stava comportando, però cos'altro avrebbe potuto fare?
Al solo pensiero che Humpty Dumpty sarebbe stato con loro nel nuovo Wonderland, si sentiva male.
Così alla fine semplicemente annuì e ricambiò l'abbraccio di Hajime, addormentandosi solo pochi minuti dopo.

- Chi l'avrebbe mai detto che un giorno sarei stato io a provare a far ragionare te... -

Sospirò il ragazzo, mentre faceva passare lentamente una mano tra le ciocche biondo limone dell'altro.

A quel punto, però, nel sentirsi osservato sollevò lo sguardo.
C'era una donna sulla cinquantina seduta nel sedile di fronte a loro. Fino a poco prima stava dormendo, ma con la loro discussione dovevano averla svegliata, perchè in quel momento stava osservando entrambi con gli occhi sbarrati dallo sconcerto, probabilmente indecisa tra il chiamare la polizia o un ospedale psichiatrico.

- Va tutto bene, signora. - La rassicurò subito Hajime. - Stavamo solo facendo le prove per la nostra recita scolastica, glielo assicuro. -

La donna lo osservò dubbiosa per alcuni istanti, evidentemente scettica a credere ad una scusa così assurda. Ma poi parve decidere che fosse meglio credergli, perchè sospirò sollevata e accennò perfino un piccolo sorriso.

- Certo però che siete davvero bravi. - Commentò a bassa voce. - Qualunque sia la trama del vostro spettacolo, date proprio l'impressione di esservi immedesimati alla perfezione con i vostri personaggi. -

- La ringrazio, davvero... Sa signora, lei non immagina neanche quanto sia vero ciò che ha appena detto. -

Concluse in un sussurro il Cheshire Cat, sorridendo.

~

- Ma che sta succedendo? -

Chiese Takeshi, sgranando gli occhi dallo stupore nel vedere tre macchine della polizia parcheggiate davanti all'ingresso dell'ospedale.

- Satoshi deve averlo fatto, ecco cos'è successo. -

Rispose Megumi.

In un primo momento i due ragazzi rimasero interdetti, chiedendosi cosa intendesse dire con "Satoshi deve averlo fatto", ma quando finalmente capirono, sgranarono gli occhi una seconda volta e subito corsero incontro alla ragazza, la quale nel mentre aveva continuato ad avvicinarsi alla struttura, distanziandosi da loro di alcuni metri.

- L'ha ucciso!? -

Esclamò Ren e lei rispose affermativamente.

- Ma come può essere? - Ribattè Takeshi. - E poi come fai ad essere così calma? Il tuo piano è appena andato in fumo! -

- Ma che dici? - Ribattè Megumi ridendo. - Il mio piano sarebbe appena andato in fumo? Guarda che sta andando tutto proprio come volevo... -

I due la osservarono perplessi all'udire quella risposta, quindi lei alzò lo sguardo al cielo e fece loro segno di non pensarci.

- Poi vi spiegherò tutto nei dettagli, ve lo assicuro, ma intanto tornate alla stazione. Se vi vede la polizia siete finiti, ricordatevi che siete ancora ricercati. - Quindi si voltò nuovamente in direzione dell'ospedale. - Io vi raggiungo subito, devo solo accertarmi che sia davvero andato tutto secondo i piani. -

A quel punto, senza ulteriori proteste i due fecero come era stato loro detto, mentre la Jabberwocky si diresse verso l'ingresso dell'ospedale.

Non fece in tempo a varcarne la soglia, però, che si sentì chiamare.

Sorridendo leggermente fece dietro front e si diresse in direzione della voce, ovvero verso uno degli stretti vicoli che circondavano l'edificio.
Non dovette percorrerlo che per pochi metri prima di trovare chi fosse stato a chiamarla.

- Che macello che avete combinato. -

Commentò mentre si abbassava sulle ginocchia, così da poter essere alla stessa altezza dei due ragazzi, seduti a terra.

- Ci dispiace... - Iniziò Hajime, ma nel vedere lo sguardo scettico di Megumi, rettificò: - Ok, non ci dispiace neanche un po' per averlo ucciso. Però ci dispiace di aver rovinato così tutti i tuoi piani. Ora cos'hai in mente di... -

- Rovinato? - Ribattè la ragazza sorridendo raggiante. - Ma che dite? Siete stati fantastici! - Quindi, sotto lo sguardo perplesso dei due, con uno slanciò abbracciò Satoshi, per poi scoppiare in una fragorosa risata. - Ti adoro, cuginetto! -

Poi si alzò, guardandosi intorno per alcuni istanti.
Andò di corsa ad affacciarsi fuori dal vicolo per accertarsi che non ci fosse nessuno, quindi fece segno ai due di raggiungerla.

In quel momento le arrivò un messaggio sul cellulare.
Non diceva molto, ma solo:

"Missione compiuta. Ci avviamo verso il Wonderland"

Sorridendo la Jabberwocky rispose:

"Ottimo. Per questa sera saremo lì anche noi"

A quel punto esitò per alcuni istanti, per poi ridacchiare tra sè e sè e aggiungere:

"Noto con piacere che hai finalmente imparato a salvare i numeri in rubrica"

Quindi si rimise il cellulare in tasca, si assicurò nuovamente che non ci fosse nessuno, e di nuovo disse ai due di seguirla.

Ormai non rimaneva che andare a casa dei quattro sovrani.

~

Di tutti i partecipanti del primo Wonderland, nessuno se l'era passata bene quanto i quattro sovrani, questo era noto a tutti.
E non solo perchè erano così piccoli all'epoca da conservare ormai solo pochi ricordi risalenti a quel periodo, nè perchè erano stati adottati tutti solo poco dopo il trasferimento nel secondo orfanotrofio.
La loro maggiore fortuna derivava dal fatto di essere stati adottati tutti e quattro dalla stessa coppia e, soprattutto, da chi fosse la coppia in questione.

Dalle stalle alle stelle.
Non si sarebbe potuta descrivere in maniera migliore la loro situazione.

La famiglia Ouhime era sicuramente una delle famiglie più eminenti dell'Honshū (l'isola più grande di quelle che costituiscono il Giappone). Aveva fatto la sua fortuna due generazioni prima, grazie ad una serie di investimenti fortunati e all'innato fiuto in affari di tutti i suoi componenti e ormai possedeva talmente tanti soldi, terreni e aziende da essere annoverata tra le trenta famiglie più ricche e influenti dell'intera Asia.

Il caso volle però che sia il capofamiglia attuale che la moglie fossero sterili, motivo per il quale ai due, per assicurarsi una successione, non era rimasta altra alternativa che adottare dei bambini.

Due sarebbero stati più che sufficienti, ma il giorno in cui si recarono in un orfanotrofio e scelsero quelli che sarebbero stati i loro eredi, ovvero un maschio e una femmina già fratelli di sangue, la risposta che ottennero dai due fu: "acconsentiamo solo a condizione che prendiate anche loro due".
Avere due o quattro bocche in più da sfamare ovviamente non rappresentava alcuna differenza per una famiglia come la loro, così i due erano stati ben contenti di acconsentire a quella richiesta.

Ovviamente i quattro bambini in questione non erano altri che la Regina Rossa, il Re Rosso, il Re Bianco e il Re di Cuori.

Una volta diventati adulti, i quattro avevano lasciato la casa dei genitori ed erano andati a vivere insieme in un'enorme villa in campagna, ed è proprio lì che si trovavano in quel momento tutti i membri del Wonderland, nessuno escluso...
Ad eccezione ovviamente di Humpty Dumpty e Gnat.

- E così era questo il tuo piano! -

Esclamò il Dodo, guardandosi intorno meravigliato.

- Devo ammettere che potrei quasi abituarmici... -

Borbottò Cook, stravaccata nell'enorne divano che si trovava in soggiorno.

- Quindi sarà questo il nuovo Wonderland? -

Chiese Alice.

Di tutti i Wonderland mai esistiti quello era sicuramente il migliore.
Sembrava un sogno la sola idea di poter passare lì il resto della loro vita.
Se la ragazza aveva tenuto il segreto così a lungo per fare loro una sorpresa, allora c'era sicuramente riuscita.

A questo stavano pensando i presenti, quando la Jabberwocky ribattè:

- Nuovo Wonderland? Questo? Ma no, che dite? -

In quel momento l'aria parve come congelarsi.

- Che vuoi dire? - Protestò il Cheshire Cat. - Non era questo il tuo piano? -

- Certo che no. - Sospirò la ragazza, alzando lo sguardo al cielo. - E pensare che le indicazioni ve le avevo date. -

Di fronte ai loro sguardi perplessi, la ragazza tirò fuori da una tasca il foglietto, quello che aveva da un lato le indicazioni per l'ospedale e dall'altro la scritta:

                       H  T  A  3  Δ
                       o   o   r
                       w       r
                                  i
                                 v
                                 e

- Non era solo uno scherzo? - Replicò il Gryphon nel vedere quelle parole. - Le vere indicazioni sono dietro, quello non ha senso. -

- Ma che dici? - Sbuffò la Jabberwocky, per poi voltarsi verso il cugino. - Neanche Alice c'è arrivata? Dannazione, e dire che mi sembrava così ovvio... -

Quindi si guardò intorno, facendo passare lo sguardo su tutti i presenti, come per accertarsi che non mancasse nessuno.

- Ottimo, pare che ci siate tutti. Così non dovrò ripetermi. - Disse, per poi frugarsi nelle tasche e tirarne fuori uno specchietto. - Non posso crederci che non ci siate arrivati... - Borbottò tra sè e sè mentre metteva il foglio di fronte al vetro.

E in quel momento tutto fu chiaro, sia il perchè le lettere in cima fossero state ricalcate, sia quale fosse il vero senso di quel "3Δ".
Quello non era mai stato un "tre" e l'altro non era mai stato un delta, nè un semplice triangolo.
Quelli erano una "E" messa al rovescio e una "D" un po' storta.

Ed ecco ciò che comparve davanti agli occhi dei presenti, una volta che il foglio e lo specchio furono l'uno di fianco all'altro:

  H  T  A  3  Δ | Δ  E  A  T  H


                   

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