Il Caos Silenzioso

Door Beteljace

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"Lui è il Dio dell'Inganno. Crea il caos quando nessuno se ne accorge. Può rovinarti la vita o renderla un pa... Meer

Personaggi e ambientazioni
Video Trailer
I. Eylúðr
II. Che cosa siamo?
III. Stagli lontano
IV. I due fratelli
V. Collisione di ghiaccio
VI. Il più bello tra gli Dei
VII. Il compito
VIII. Avvicinamento
IX. Colpi di scena
X. L'inizio della fine
XI. L'intimità della notte
XII. Fiducia
XIII. Insegnante d'inganni
XIV. Tensione tangibile
XVI. Ti prego, resta
XVII. Troppo tardi
XVIII. Ardente
XIX. Volti famigliari
XX. Luce bassa, musica alta
XXI. Da soli insieme
XXII. Il Dipinto di Frigga
XXIII. Guerra di cuori
XXIV. L'ultimo sguardo
XXV. Marchi blu
XXVI. Alto tradimento
I. Lo stambecco
II. Quello che noi due facciamo
III. Una persona speciale
IV. Ho bisogno di te qui
Una nuova storia

XV. Quando il cuore batte più forte

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Door Beteljace

"When you turn off the lights,
I get stars in my eyes.
Is this love?
Maybe someday.
So don't turn on the lights.
I'll give you what you like."

Loki non stava bene.

Aveva a mala pena detto una parola quel giorno, aveva trascorso la maggior parte del suo tempo a fare la guardia fuori dalla casa e scomparendo di tanto in tanto, per poi ritornare.

Quello era uno di quei momenti. Il sole stava calando all'orizzonte e io ero da sola nella sua casa, ad aspettare e preoccuparmi. L'atmosfera si stava rabbuiando e io mi sentivo sempre più agitata.

Non che avessi paura del buio, ma... forse un pochino sì.

Comunque sapevo che presto sarebbe tornato. Dovevo solo trovare qualcosa che mi distraesse. Era in quei momenti che mi mancava tremendamente la mia TV.

Poi mi venne un'idea. Nella zona cucina c'erano degli strumenti per cucinare e degli ingredienti. Potevo preparare qualcosa per lui! In un armadietto, tra varie sostanze sconosciute, verdure e spezie, fui contenta di trovare della farina, latte, uova e un vasetto di una crema dolce che non avevo idea di cosa fosse, ma sembrava andasse benissimo al posto della Nutella.

Sapevo che non era il momento giusto della giornata per mangiare pancake, ma suvvia! I pancake sarebbero stati in grado di sollevare il morale pure ai sassi.

Non ricordavo le quantità esatte quindi aggiunsi gli ingredienti a piacere, mescolando e impastando finchè non ottenni un composto omogenero. Alla fine rovesciai l'impasto su un piano metallico e cucinai sul fuoco del camino. Mi sentivo in qualche modo eroica.

Quando il profumo delizioso dei pancake ormai riempiva l'atmosfera, la porta della casa si aprì. Alzai la testa dal camino, stavo sudando un po' per il calore. Vidi Loki guardarsi attorno con circospezione, poi si rivolse a me.

“Cos'è?” domandò con sospetto.

Gli regalai uno dei miei sorrisi più grandi.

“Ho cucinato per te” annuniciai. “Veloce, va a lavarti le mani, io apparecchio.”

Mi voltai per prendere il vassoio con i soffici pancake ricolmi di gloriosa crema dolce. Loki mi lanciò un altro sguardo scettico prima di fare come avevo detto.

Quando di sedette al tavolo di fronte a me, spinsi un piatto con una mia creazione verso di lui e ne presi uno per me.

“Avanti, provalo” lo incoraggiai.

Lui lo osservò, ancora molto dubbioso. Poi alzò i suoi smeraldi su di me.

“Stai cercando di avvelenarmi?”

“Di certo non te lo direi se fosse così” gli feci un occhiolino. “Ma, ad essere onesti, stento a credere di poter ingannare il Dio dell'Inganno così facilmente.”

Lui sogghignò.

“Sembra che cominci a imparare.”

Roteai gli occhi, divertita, e lui diede un morso al pancake.

“Com'è?”

Annuì e deglutì.

“Non male.”

Andai all'attaco del mio pancake e un gemito di piacere mi scappò dalle labbra.

“Non male!? Questo è il paradiso!” esclamai e mi riempii la bocca.

“Adesso...”

“Smettila di mentire a te stesso, questa è la cosa migliore che tu abbia mai mangiato!”

“Tu smettila di vantarti.”

Ridacchiai scuotendo la testa e sapendo che non avrebbe mai ammesso quanto davvero gli era piaciuto. Ma io lo sapevo perchè si era mangiato anche tutti gli altri. Poche volte nella vita mi ero sentita così orgogliosa.

Quando finì, si appoggiò allo schienale della sua sedia e prese a fissarmi. All'inizio lo ignorai, ma poi divenne impossibile.

“Cosa c'è?” gli lanciai uno sguardo interrogativo.

Non smise di fissarmi. Sospirò e un piccolo sorriso accennò a curvargli le labbra.

“Sei troppo gentile per essere Midgardiana” considerò, poi si corresse velocemente. “Per essere Asgardiana. O una Jotun, o qualunque cosa tu sia.”

Lo guardai per diversi istanti, non rendendomi pienamente conto di quello che aveva ammesso e del fatto che aveva quasi sorriso. L'euforia cominciò a montarmi dentro, ma la mandai giù. E sorrisi gentilmente.

“Sono Asja” dissi facendo spallucce. “Solo Asja.”

Mi osservò e mi parve di riconoscere una scintilla divertita nei suoi occhi freddi. Sapevo che i pancake avrebbero funzionato!

“Perchè hai cucinato per me, solo Asja?” chiese, accennando con la testa ai piatti vuoti. “Nessuno ti ha chiesto di farlo.”

Abbassai lo sguardo sul tavolo e distrattamente mi morsi il labbro inferiore. Era la seconda volta che sentivo il mio nome pronunciato dalla sua voce.

“Io... volevo solo farti felice” ammisi. “Odio vederti così stressato e non avere alcun modo per aiutarti.”

“Grazie.”

Alzai lo sguardo, incredula.
Il mio cuore correva dolcemente. Una sensazione calda mi annebbiò la mente.

“Non c'è di che.”

Un po' di tempo dopo decisi di andare a letto, volevo riposarmi e pensare alle belle cose che erano successe quella sera, mentre mi sentivo stranamente trasportata da un caldo stordimento che mi aveva colpita poco prima.

Ero nella mia camera da letto, in piedi di fronte ad una cassettiera che stava sotto ad un largo specchio appeso al muro. Continuavo a pettinarmi i capelli, studiando distrattamente la loro luminescenza e i riflessi, cullata dal silenzio della notte.

“Dev'essere un'attività davvero estenuante.”

Saltai al soffitto dallo spavento, non aspettandomi di sentire la voce di Loki. Mi voltai di colpo. Era coricato sul mio letto come niente fosse, una mano dietro la testa e l'altra sull'addome, le gambe accavallate.

“Loki!” strillai, arrossendo leggermente “Ma che-?!”

Lanciai uno sguardo alla porta, che era ancora chiusa. Alla fine non mi preoccupai nemmeno di chiedermi come avesse fatto a entrare.

“Che stai facendo sul mio letto?!”

Potevo letteralmente leggere il divertimento e la soddisfazione nei suoi occhi.

“Prima di tutto, datti una calmata. E secondo poi, questo non è il tuo letto.”

Si alzò a sedere sul bordo, di fronte a me.

“Potevo essere nuda!” gli feci innocentemente notare. “Non è che puoi saltar fuori in quel modo, esiste una cosa chiamata privacy!”

Lui si alzò in piedi all'improvviso e mi guardò dall'alto al basso. Mi sentii di nuovo completamente impotente di fronte al suo portamento torreggiante.

“Ma io sono Loki” disse, come fosse una scusa.

Senza neanche accorgermene avevo mosso un passo indietro, colpendo goffamente la cassettiera dietro di me. Ancora una volta ero intrappolata. Abbassai lo sguardo e deglutii, mentre il mio battito accelerava. Le mie guance presero fuoco.

“Pensavo che le cattive maniere non fossero nel tuo stile, Loki” mormorai.

Osservavo un punto vago sul mio letto, evitando il più possibile il suo sguardo penetrante.

“Il mio stile varia di momento in momento” la sua voce soffice era una carezza in fiamme. “E faccio quello che voglio.”

All'improvviso sentii un dito sotto il mento obbligarmi ad alzare la testa e in qualche modo mi ritrovai ad annegare in un paio di occhi verdi gelati. Smisi di respirare.

Mi stava davvero obbligando a guardarlo? Stava davvero desiderando quel contatto visivo?
Sì, e sì. Lo sentivo.

Com'era successo? Cosa stava succedendo? Il tempo si era fermato. C'era solo lui e io e quel suo tocco gentile sulla mia guacia.

“E allora cos'è che vuoi?” trovai il coraggio di sussurrare.

La sua mano mi lasciò lentamente la guancia per spostarmi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Dove la sua pelle sfiorava la mia, percepivo milioni di brividi elettrici, gelidi e bollenti che mi attraversavano tutto il corpo.

Un improvviso desiderio mi colse alla sprovvista e il mio sguardo cadde brevemente sulle sue labbra sottili. Volevo baciarlo. Mi resi conto di quanto tremendamente volevo baciare quell'uomo di fronte a me. Lentamente anche il suo sguardo si spostò alle mie labbra e persi un battito. Mi studiò per diversi istanti, eravamo sempre più vicini.

Ma all'improvviso, inaspettatamente, un ruggito potente come un tuono e spaventoso come una valanga ruppe l'aria all'esterno, facendo tremare i vetri della casa.

Non ebbi il tempo di gridare di terrore che una mano mi coprì la bocca e mi ritrovai avvolta da due braccia forti.

“Shhht” sentii Loki sussurrare.

Riuscivo a percepire il suo battito del cuore contro il suo petto. Il mio cuore correva all'impazzata. Non avevo idea di cosa stesse succedendo.

Il ruggito distrusse il silenzio una seconda volta, più forte, più vicino. Tremai e la presa di Loki si strinse attorno a me. Poi sentimmo un forte rimbombo e la terra tremò. Poi un altro e un altro. Sembrava si stesse avvicinando.

“È un Gigante di Montagna” Loki mormorò nel mio orecchio. “Devi restare in silenzio.”

Chiusi gli occhi e una lacrima mi corse giù da una guancia. Ero terrorizzata. Iniziai a temere che il Gigante potesse calpestarci senza nemmeno accorgersene.

Il Gigante ruggì in modo violento una terza volta e io nascosi definitivamente il volto nel petto di Loki. Sentii una mano posarsi in modo protettivo sulla mia testa.

“Va tutto bene” mi sussurrò in un respiro.

Ma sapevo che non era così, lo percepivo dal battito del suo cuore. La terra tremò, tremò e tremò. Stava camminando. Ma poi, lentamente, miracolosamente, i suoi passi sembrarono cambiare direzione. La terra continuava a tremare, ma sempre meno, finchè non smise del tutto.

“È andato” sentii Loki dire, sospirò. “È andato, stiamo bene.”

Non mi mossi dalla mia posizione e lui stesso pareva lontano dal lasciarmi andare. Dei singhiozzi silenziosi mi scuotevano il corpo e lui iniziò ad accarezzarmi, passandomi le dita tra i capelli.

“Va tutto bene” disse e ripetè. “Va tutto bene.”

E continuò finchè non fui completamente calma. Ma anche allora, non mi lasciò andare.

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