Falling for a Challange

By ravenxblood

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La Temperance High School è conosciuta per le sue famose Challenges e questo Mavis Hopkins lo sa benissimo pe... More

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▷ due
▷ tre
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▷ dodici
▷ tredici
▷ quattordici
▷ quindici
▷ sedici
◇ Cassie 👭
▷ diciassette
▷ diciotto
▷ diciannove
▷ venti
◇ Maryse 💔
▷ ventuno
▷ ventidue
◇ Jeremy 👊
▷ ventitre
◇ Morgan 💣
▷ ventiquattro
◇ Maryse 💏
▷ ventisei
▷ ventisette
▷ ventotto
▷ ventinove
◇ Tyler 🌈
▷ trenta
▷ trentuno
▷ trentadue
◇ James 🚬
▷ trentatré
▷ trentaquattro

▷ venticinque

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By ravenxblood

Non ero mai stata una ragazza che si faceva coinvolgere più di tanto dagli altri.

Avevo sempre cercato di fare solo di testa mia, ma quel pomeriggio, per non so quale ragione, mi ero lasciata coinvolgere totalmente e mi ero scatenata come una pazza, giocando a basket con Morgan.

Ora eravamo pronti a giocare a Strip Basket, ovvero una versione alternativa di Strip Poker che stavo iniziando a pensare se lo fosse inventato Morgan sul momento perché non ne avevo mai sentito parlare, ma avevo troppa voglia di divertirmi per contestarlo.

Il gioco consisteva nel fare canestro sennò ci si doveva togliere un indumento e ovviamente vinceva chi aveva più vestiti addosso. Un po' come strip poker, ma senza le carte.

Lo vidi leccarsi le labbra, scrutandomi con uno sguardo così penetrante da farmi sentire nuda sotto ai suoi occhi poi gli angoli della sua bocca si incurvarono verso l'alto, in un sorriso di sfida e infine tirò la palla verso il canestro, centrandolo in modo perfetto.

«Niente indumenti da togliere, che peccato», mi sbeffeggiò lui, convinto del fatto che fossi interessato a vederlo senza maglietta.

Un po' aveva ragione; volevo vederlo senza maglia, ma allo stesso tempo stavo cercando di reprimere quella stupida voglia da ragazzina con gli ormoni impazziti.

Feci spallucce, lanciandogli uno sguardo di sfida che lui ricambiò all'istante, ghignando compiaciuto.

Poi mi posizionai davanti al canestro; ero diventata un po' più brava rispetto all'inizio quindi ero quasi certa di riuscire a centrarlo al primo colpo e infatti fu così. La palla entrò nel canestro dopo aver girato su se stessa per alcuni secondi ed io esultai felicemente.

Nessun vestito avrebbe scoperto il mio corpo, ah!

«Mi dispiace per te, ma non mi vedrai svestita tanto facilmente», lo sbeffeggiai a mia volta, facendogli la linguaccia.

Pochi secondi dopo sentimmo la porta che dava sul retro, ovvero dov'eravamo noi, aprirsi e un adorabile Alexander con un ghiacciolo in bocca e una birra stretta in una mano, uscì fuori.

«Fratellone, ti ho portato una birra. Posso giocare qui fuori?», domandò a suo fratello, dopo essersi levato dalla bocca il ghiacciolo alla menta.

Morgan si voltò verso di lui, con la palla sotto al braccio destro ― che aveva appena raccolto da terra ― e gli afferrò la birra, bevendone subito un sorso poi annuì alla sua domanda.

«Sì, ma stai dove posso vederti e non andare verso la piscina, capito?»

Alexander annuì, sorridendogli affettuosamente poi corse verso la casa sull'albero, appena dopo il campo da basket e si arrampicò velocemente sulle scale in legno, entrando nella casetta ed emettendo una graziosa risata.

«Fai il bravo!», gridò Morgan a suo fratello, poi mi fece l'occhiolino che ricambiai con una pernacchia e infine tirò la palla verso il tabellone posto sopra il canestro, facendo un altro punto ancora.

Con una mossa del capo mi indicò il canestro mentre sul suo volto nacque un sorriso furbo che mi fece alzare gli occhi al cielo, spazientita.

«Prova a fare questo ora, Mavs», lo sentii ridacchiare e la sua risata era così bella che percepii le guance incominciare a bruciare per l'imbarazzo.

Se voleva la guerra, io di certo non mi sarei tirata indietro, anche se ero sicura al novanta percento che avrei sbagliato quasi tutti i futuri tiri.

Lanciai la palla verso il tabellone, ma al posto di colpirlo come avevo pensato, lo oltrepassò da sopra e finì in mezzo ad una siepe.

Morgan scoppiò in una fragorosa risata mentre io piagnucolai all'interno di me; avevo appena sbagliato il primo tiro di una serie.

Mi affrettai a raccattare la palla, mandandole le peggior maledizioni poi tornai da lui che ancora non aveva smesso di ridere e gliela lanciai contro, facendogli emettere un gemito soffocato quando gli beccai lo stomaco.

«Hai finito di ridere, Cooper, ah?», gli sbottai contro, raggiungendolo con passi veloci per poi bloccarmi davanti a lui con le braccia appoggiate su fianchi e sguardo truce.

Lui ricambiò lo sguardo, smettendo di ridere, ma stampandosi sul volto un fastidioso sorriso strafottente che mi fece venir voglia di prenderlo a testate.

«Hai perso, Mavs. Devi toglierti un indumento e ti suggerisco di partire dalla maglietta», mi fece l'occhiolino, leccandosi sensualmente le labbra e facendomi avvampare per via dei miei stessi pensieri. Era troppo sensuale in quel momento e, i miei pensieri erano sbagliati perché lui era fidanzato con Cassidy.

Gli mostrai il dito medio poi mi accovacciai e iniziai a slacciarmi le stringe delle scarpe, «Puoi scordarti che mi tolga la maglietta. Le scarpe vanno più che bene e se provi a lamentarti, te le tiro dietro.»

Lui ridacchiò. Fece semplicemente quello, annuendo una sola volta per poi passarsi una mano nei capelli leggermente sudaticci.

«Va bene, piccola Mavs.»

Passammo almeno un'ora a fare tiri in quel dannato canestro e indovinate un po' chi era rimasta letteralmente in mutande? Esatto, io!

Ovviamente mi ero rivestita pochi secondi dopo e giusto per evitare che Morgan continuasse a fissarmi, gli avevo lanciato contro le mie scarpe che era finite sulla casa sull'albero e che lui aveva prontamente raccattato.

Morgan mi aveva fatta ridere tantissimo e per tutto il pomeriggio mi ero persino dimenticata di essere arrabbiata con lui, o almeno fin quando non lessi il messaggio di Cassidy che mi avvisava che tra una mezz'oretta sarebbe arrivata a casa mia.

Quindi ora mentre salivo in macchina, dopo aver salutato Alexander, continuavo ad evitare lo sguardo e le domande di Morgan come la peste.

Lui non capiva. Non capiva perché il mio umore fosse cambiato all'improvviso e detto sinceramente non avevo nemmeno voglia di spiegarglielo perché doveva comprenderlo da solo, dato che c'entrava proprio lui.

Che poi non capivo nemmeno me stessa. Se Cassidy non era arrabbiata con lui, perché lo ero io che non ero la sua fidanzata? Perché mi faceva provare così tanta rabbia e disprezzo il solo pensiero di Morgan con un'altra ragazza? Io che diavolo c'entravo in tutto ciò?

«Mi spieghi perché hai un'espressione così spaventosa sul viso? Ci siamo divertiti tantissimo oggi pomeriggio.»

Lo sentii sospirare tristemente un'altra volta quando anche a quella domanda non risposi. Ma non volevo rispondergli perché la verità era che non sapevo cosa dirgli.

Morgan mi faceva stare bene, ma allo stesso tempo mi mandava in confusione e tirava fuori tutta la mia rabbia, però non potevo continuare ad evitarlo.

Gli avevo promesso che gli avrei dato una seconda possibilità ed era quello che avevo fatto e proprio per quello non potevo continuare ad essere arrabbiata con lui perché quel pomeriggio, e devo essere onesta, mi aveva fatta stare benissimo.

«Niente. Pensieri poco carini... Tutti qui», gli risposi atona, allacciandomi nel frattempo le cinture di sicurezza.

«C'entro io, per caso? Ti ha dato fastidio qualcosa che ho fatto mentre giocavamo?», notai le sue mani stringersi intorno al volante e pensai si stesse scervellando per capire cosa poteva aver detto o fatto per farmi cambiare così velocemente di umore.

«C'entri tu, ma non per qualcosa che hai fatto questo pomeriggio. Anzi voglio essere onesta e dirti che mi sono divertita, ma poi mi sono ricordata una cosa e il mio umore è diventato nero», borbottai, appoggiando la testa contro il finestrino mentre lanciavo fugaci occhiate a Morgan per captare una sua reazione che non tardò ad arrivare.

Si voltò verso di me ― eravamo fermi ad un semaforo ― e mi fissò con sguardo da cane bastonato, «Il bacio alla festa, vero? Cassie ti spiegherà ogni cosa.»

Feci spallucce, «"Cassie ti spiegherà ogni cosa" "Il nostro rapporto è complicato" e altre stronzate simili mi hanno rotto il cazzo. Porca troia, che cazzo nascondete? Un bambino?! Parlate!», sbottai, nervosa più che mai.

Sapevo che Cassidy me ne avrebbe parlato tra non molto, ma ero stanca di sentirmi dire sempre e solo quelle due dannate frasi che mi lasciavano con troppe domande a cui ancora non avevo trovato risposta.

Morgan schiuse le labbra per parlare, ma poi le serrò con nervosismo tra loro, forse non trovando le parole giuste.

«Mavs...», sussurrò poco dopo, continuando a guidare verso casa mia.

«Lascia perdere. Portami semplicemente a casa e non parliamone più.»

Per tutto il tragitto in auto, Morgan mi riempì di domande, forse per farmi parlare, a cui risposi a monosillabi.

Sì, probabilmente mi stavo comportando da bambina, ma non riuscivo a togliermi dalla testa l'immagine di lui che ficcava la lingua nella gola di quella ragazza alla festa.

Era più forte di me. Più lo guardavo e più quell'immagine diventava nitida nella mia mente e ciò non faceva altro che farmi contorcere le budella dal nervoso.

Non odiavo Morgan, ma le emozioni che provavo quando stavo con lui e per lui in generale.

Ero gelosa. Esatto, lo ero. Ma non di Cassidy, piuttosto delle altre e questo forse perché alla sua ragazza, nonché mia amica, non sembrava importare più di tanto se andava con altre tipe.

E io non volevo provare gelosia o qualsiasi altro sentimento ed emozione nei confronti di Morgan perché mi ero ripromessa che non mi sarei fatta fregare un'altra volta da lui, eppure il mio cuore non sembrava essere intenzionato ad evitare una possibile e futura delusione da parte sua.

Il mio cuore era convinto del suo pentimento mentre la mia ragione mi continuava a ripetere di essere cauta nei suoi confronti. E io non sapevo più a chi dare ascolto; a chi dare ragione.

Ero in bilico tra ragione e cuore e ad essere onesta: avevo paura di cosa avrei scelto una volta ascoltate le parole che aveva da dirmi Cassidy.

«Siamo arrivati», fu la voce roca di Morgan a riportarmi al presente e il suono della mia cintura di sicurezza che veniva slacciata, «Grazie del pomeriggio e spero che dopo quanto ti dirà Cassie, smetterai di odiarmi e proverai a perdonarmi.»

Mi sforzai di sorridergli, dato che dalla sua voce mi sembrava veramente pentito poi senza stare a pensarci più di tanto, mi gettai su di lui e gli lasciai un fugace bacio sulla guancia destra, infine scappai fuori dall'auto, correndo come un fulmine verso casa.

Avevo il viso in fiamme. Sentivo il sangue affluire copioso alle guance mentre col cuore in gola, mi rifugiai in casa, lasciandomi andare con la schiena contro la porta principale poi presi a fare profondi respiri per calmare l'uragano che si era creato dentro di me.

Sventolando una mano davanti al viso accaldato, corsi su per le scale mentre a fatica tirai fuori il mio cellulare dalla tasca dei pantaloni, giusto per controllare se Cassidy mi avesse scritto qualcosa o meno, ma tutto ciò che trovai fu un messaggio da parte di Morgan che mi fece fare una capriola al cuore.

Da: Morgan [17:21]
Sai Mavs, a volte (o quasi sempre, dipende da quanto sono di malumore) penso di non meritarti e proprio per questo dico qualche stronzata solo per ferirti e allontanarti da me, anche se ti vorrei sempre al mio fianco.
Ti prego, Mavs, dimmi che ti merito, che mi perdonerai per tutta la sofferenza che ti ho causato per colpa delle mie stronzate e che mi darai la possibilità di rimediare.
Scusa se mando sempre tutto a puttane. Scusa se ti ferisco con le mie parole e gesti. Ma ti prego, perdonami. Ho bisogno di te nella mia vita.

Appena finii di leggere quel messaggio, sentii una miraide di brividi percorrere il mio corpo e all'interno del mio stomaco si formò una voragine che mi lasciò senza fiato.

Lui... Lui non poteva avermi scritto un messaggio del genere proprio ora che era più confusa che mai.

Ora avevo così tanti pensieri che mi riempivano la testa, da darmi l'impressione che da un momento all'altro sarebbe potuta scoppiare per aria per l'intensità con cui mi stavo immaginando Morgan mentre mi confessava le cose scritte nel messaggio.

Mi morsi con forza il labbro inferiore sino a sentire il sapore ferroso del sangue che fuoriusciva da un impercettibile taglietto, creatosi per colpa dei miei denti mentre continuavo a pensare a lui e alla dolcezza di quel messaggio.

Poi rimisi il cellulare in tasca e corsi su per le scale, senza dare a Morgan una risposta, anche perché non sapevo cosa scrivergli dopo un messaggio del genere.

Mi fermai davanti alla porta della camera di Jeremy indecisa se bussare o lasciar perdere, ma alla fine optai per gridare, tanto mi avrebbe sentito sicuramente.

«Jeremy, tra non molto arriverà Cassie quindi vedi di non venire in camera mia a rompere i coglioni, intesi?», sbraitai, picchiando i pugni contro la porta della sua camera in attesa di una sua risposta.

«Va bene, testa di cazzo. Ora levati dalle palle che sono occupato!»

Mi era parso di sentire una risata femminile, ma forse me l'ero solo immaginata. O almeno ci speravo; non avevo voglia di immaginarmi mio fratello a letto con una nuova ragazza o di sentirli gridare. Che schifo.

Sbuffai, seccata poi finalmente mi decisi ad entrare in camera mia e farmi una doccia veloce prima dell'arrivo di Cassidy.

***

Cassidy mi aveva scritto un altro messaggio, avvisandomi che tra due minuti sarebbe arrivata a casa mia e proprio per questo, ora mi sentivo molto nervosa perché non stavo più nella pelle di sentire che cos'aveva da dirmi.

Non avevo ancora risposto a Morgan. Non sapevo cosa rispondergli. Volevo prima pensarci con attenzione e poi successivamente rispondere al suo messaggio; non volevo essere avventata e scrivere qualche cazzata.

Volevo evitare di scrivere qualche cavolata, come avevo fatto un anno fa con Megan.

Meg, in un momento di estremo bisogno, mi aveva chiesto per messaggio se far sesso con un ragazzo con cui si stava frequentando da poco fosse una buona idea e io senza stare nemmeno a pensarci le avevo risposto di sì, ma poi rendendomi conto di quello che le avevo scritto, la chiamai e le dissi di non fare niente se non si sentiva pronta. Alla fine non fece nulla con quel ragazzo e lui, come ogni tipico coglione, la lasciò per andare subito con un'altra.

Per fortuna ero riuscita a rimediare a quella stupida risposta data senza troppo peso e la mia migliore amica aveva evitato di soffrire per un cretino.

Ma ora era diverso. Un messaggio sbagliato avrebbe potuto distruggere quello che Morgan stava provando a creare con me e io l'avrei perso per sempre.

Da: Cassie ❤ [17:43]
Sono qui bby!

Sorrisi nel leggere quel messaggio, anche se sentivo un leggero peso sul cuore poi uscii dalla mia camera correndo e talmente ero sfigata che inciampai nei miei stessi piedi, rischiando di ruzzolare giù dalle scale.

«Che cazzo combini, cogliona?», sentii mio fratello urlare dalla sua stanza, quando finalmente riacquisii l'equilibrio.

«Niente, coglione. Continua a farti i cazzi tuoi!», sbraitai a mia volta, ingrugando il volto e scendendo velocemente le scale.

Aprii la porta d'ingresso e salutai Cassidy con un timido abbraccio, «Ciao piccolo pulcino.»

«Ciao Cassie. Tutto bene?», forse la mia domanda risultò troppo forza poiché Cassidy mi scrutò con le sopracciglia aggrottate e un'espressione preoccupata sul viso.

«Stai bene? Perché sei così rigida? È per quello che sto per raccontarti? Stai tranquilla, non è qualcosa di così grave», ridacchiò sommessamente, pizzicandomi piano una guancia.

«Quindi niente bambino o altre cose simili?»

I suoi occhi blu si spalancarono per l'incredulità poi scosse velocemente il capo, «No, certo che no! Santo cielo.»

Non mi accorsi nemmeno di aver emesso un sospiro di sollievo, fin quando Cassidy non mi sorrise con furbizia.

«Cosa?», borbottai, arricciando il naso infastidita. Non mi piaceva quando le persone arrivavano a conclusioni affrettate, anche se io stessa ero una di quelle.

Lei scosse la testa, «Niente. Andiamo in camera tua a parlare?»

«Va bene, la strada la conosci già», le feci l'occhiolino, ma per l'ansia prese a tremolami la palpebra come un tic nervoso.

Cassidy ridacchiò, baciandomi una guancia e facendomi sorridere a mia volta poi salì le scale mentre io andai in cucina a prendere qualcosa da bere. Sentivo che ne avrei avuto bisogno e magari con qualche goccia di calmante dentro.

Una volta entrata in camera mia, appoggiai i bicchieri sul mio comodino poi con titubanza mi sedetti sul letto, proprio di fronte alla mia amica.

Cassidy si grattò una guancia e la sua espressione mutò. Ora non sembrava essere più rilassata, ma pareva più spaventata e nervosa, il che mi fece domandare che diavolo dovesse dirmi se l'aveva resa così ansiosa.

«Non so da dove cominciare...», forzò una mezza risata, ma risultò fiacca e finta, troppo finta quindi appoggiai una mia mano sulla sua e la strinsi tra le dita per tranquillizzarla, nonostante fossi, io stessa, un fascio di nervi.

«Uhm... Io... Morgan... Oh, dannazione! Non stiamo insieme per davvero.»

All'inizio temetti di aver udito male, ma il sorriso forzato e allo stesso tempo dispiaciuto di Cassidy mi fece capire che no, avevo sentito benissimo.

Mi sentii come se mi avessero appena scaraventato addosso una secchiata d'acqua gelida. Tremavo e non sapevo nemmeno perché.

Come avrei dovuto reagire ad una notizia del genere? Sentirmi sollevata perché potevo... Potevo cosa, dannazione? Mettermi con Morgan? Ma per favore!

Sentirmi triste perché probabilmente dietro a quell'enorme bugia si celava qualcosa di ancora più grande e difficile da portare alla luce?

Non lo sapevo nemmeno io. L'unica cosa che stavo provando in quel momento era tanta, ma tanta confusione.

«N-non capisco... Tu e Morgan, cosa?», ero veramente a corto di parole; persino tutte le domande che mi ero prefissata di farle erano sparite dalla mia mente. Ora c'era solo vuoto.

Cassidy in risposta mi gettò le braccia al collo e appoggiò la testa contro la mia spalla, stringendomi con forza a lei.

Percepii un dolce calore in tutto il corpo, ma sparì appena la udii singhiozzare contro la mia spalla, bagnandomi di lacrime la felpa che indossavo.

«Sono lesbisca, Mavis. Lesbica... Io... È così complicato», mi confessò tra le lacrime e in quel momento sentii il cuore fermarsi e poi ripartire subito dopo ad una velocità assurda.

Il segreto di Cassidy era quello di essere lesbica?

Le accarezzai lentamente la schiena, non trovando le parole giuste. Non sapevo cosa dirle, ma se aveva tenuta nascosta la sua sessualità era sicuramente perché o aveva problemi con la sua famiglia oppure aveva paura di come le persone l'avrebbero giudicata quindi tutto quello a cui riuscii a pensare era che il mondo faceva così schifo.

Non era possibile che una persona doveva nascondersi, nascondere la sua vera natura perché gli altri pensavano di avere il diritto di giudicarla, offenderla e trattarla come se fosse malata solo perché amava qualcuno dello stesso sesso o che lo aveva cambiato perché non si sentiva bene nel proprio corpo oppure che non era interessato ad avere rapporti sessuali.

L'amore era amore quindi perché cazzo dovevano rompere le palle?

«Dio, Mavs... Molte volte persino vivere è un atto di coraggio, soprattutto in un mondo pieno di odio come questo, dove le persone ti giudicano solamente per via di chi entra nel tuo letto, di chi ami», singhiozzò nuovamente quindi per cercare di calmarla, incominciai ad accarezzarle la testa e a lasciarle brevi baci sulla fronte, «E la cosa più brutta è che se non fosse stato per Morgan, a quest'ora non sarei qui a raccontarti questa cosa perché i miei genitori mi hanno portata a pensare che suicidarmi fosse la cosa giusta da fare, che essere lesbica fosse sbagliato. Ma lui mi ha salvata e ha continuato a farlo. È riuscito a convincere la mia famiglia che ci eravamo messi insieme, ma la verità è che Morgan è il mio migliore amico e non il mio fidanzato, ma per aiutarmi ha finto di amarmi e di stare con me.»

Esalai un pesante sospiro poi la strinsi a me in un abbraccio con cui volevo trasmetterle tutto il mio amore, «Piccola mia... Mi dispiace così tanto. Mi dispiace che tu stia continuando a soffrire, ma ti prometto che qualsiasi decisione tu sceglierai di prendere, io ti sosterrò», mormorai con un filo di voce, accarezzandole le guance rosse e bagnate dalle lacrime.

Lei mi guardò negli occhi; i suoi erano così gonfi e il blu che tanto amavo, ora era così scuro da dare l'impressione che avesse un mare in tempesta nello sguardo, tormentato da tutta quella sofferenza.

Tirò su con il naso poi abbozzò un piccolo sorriso dal retrogusto amaro, «Ho deciso di liberarlo dalle catene che lo tengono ingiustamente legato a me. È giusto che anche lui possa uscire con la persona che ama.»

Sentii una leggera fitta al cuore quando disse "la persona che ama" riferendosi a Morgan, ma scacciai via quella sensazione e mi concentrai su Cassidy che si era totalmente aperta con me.

«E con la tua famiglia?»

«Non mi importa. Voglio essere felice e se a loro questa cosa non va bene, me ne andrò di casa, sempre se non mi cacceranno via prima loro», emise una finta risata poi si strofinò una mano sugli occhi, sbavando tutto il trucco sugli zigomi, «Morgan ha detto che avrà sempre una stanza libera per me.»

Sorrisi affettuosamente, «Ti vuole proprio bene», mormorai con un pizzico di gelosia nella voce.

«Tiene moltissimo anche a te, Mavs. Sta cercando in ogni modo di fartelo capire.»

Mi morsi il labbro inferiore, ripensando al messaggio che mi aveva scritto poco fa e sentendo i battiti aumentare subito, «Lo so...»

«Mavis, se ti faccio una domanda mi prometti di rispondermi con sincerità?», annuii in risposta, vedendola sorridere un po' più tranquilla.

«Ti piace Morgan, vero?»

Sussultai a quella domanda poi scossi il capo, mentendo a lei e a me stessa, «No, non mi piace.»

«Ha! Bugiarda! Mi avevi promesso che non mi avresti mentito», scoppiò a ridere e io con lei poi si strinse a me come un morbido koala e dopo avermi spinta all'indietro, si sdraiò al mio fianco, appoggiando la testa sulla mia spalla.

«Grazie per avermi accettata subito e per non esserti sentita tradita da me e da Morgan, ma lui lo ha fatto solo per il mio bene.»

«Io non ti ho accettata, Cassie perché non c'è niente d'accettare, ami semplicemente le ragazze al posto dei ragazzi. Che c'è di male? E poi io ti voglio bene e me ne sbatto di quale sesso è la persona che ami, basta che non sia vecchia e decrepita», continuai a ridere, beccandomi una sberla su un braccio da parte sua mentre le sue guance si gonfiarono, fingendosi offesa, «E non mi sono sentita tradita, anzi sono felice che tu ti sia sentita a tuo agio nel confessarmi una cosa tanto importante per te.»

«Ti voglio bene, Mavs», mi baciò affettuosamente una guancia poi strofinò il suo adorabile naso contro di essa, facendomi subito arrossire.

«Anche io ti voglio bene, Cassie!»

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