CIRQUE - KFA2019

By danbixx

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|| KPOP FANFICTION|| Un orribile delitto sconvolge il Circo delle Meraviglie: il direttore, il famosissimo K... More

TRAILER!
PLOT ;
S L O T S + M O D U L O + R E G O L E
S L O T S M A S C H I L I + I N F O ;
C H A R A C T E R S (part I)
C H A R A C T E R S (part II)
× | P R O L O G U E
A - Inizio
A2 - Secondo
A3 - Terzo
A4 - Quarto
A6 - Sesto
Avviso
Ciao

A5 - Quinto

68 9 14
By danbixx


L

a Torre, simbolo di perdita. Il Mago, un personaggio sia intelligente che subdolo. La Luna, emblema della difficoltà.

Gli arcani troneggiavano sul tavolino in legno posto al centro della carovana, illuminati solo dalla fioca luce delle candele, ormai completamente sciolte.

Marie Amèlie sospirò nervosamente e, con un secco movimento del capo, ripose le tre carte nel mazzo. Non va bene, pensò, posando il viso pallido sul palmo della mano destra, Non va per niente bene. La ragazza si alzò ed iniziò a camminare avanti e dietro per tutto lo spazio circostante. Probabilmente di lì a poco ci sarebbero state altre morti, come aveva predetto la Torre, soprattutto con la polizia umana che investigava sul caso; e di sicuro qualcuno avrebbe tradito tutto il Circo per trarne un profitto personale, cosa che spiegava l'apparizione del Mago. La Luna aveva una sia una connotazione negativa che positiva: quest'ultima comprendeva la liberazione dello spirito dopo una grande prova da superare. Che volesse predire una pace successiva a tutto quel caos?

L'unica era aspettare che il tempo facesse il suo corso. Forse, al fine di smorzare un pochino la tragedia imminente, avrebbe dovuto mettere in guardia gli altri e cercare una soluzione insieme.

Un sorriso amaro le incurvò le labbra rosse: nessuno credeva alle profezie dettate dai tarocchi, quindi era inutile parlarne. Rammentava bene ciò che era accaduto quattro anni prima: aveva tentato di avvisare i compagni della carneficina in procinto di scoppiare, aveva cercato di fermare Sunggi dall'andare a trovare quel suo stupido amico... ma le sue parole erano state volutamente ignorate. Da allora, aveva tenuto per sé le sue previsioni.

La porta in legno si spalancò all'improvviso, gettando un rettangolo di luce nella carovana quasi completamente al buio. Entrò Sunggi, pallida e con un'espressione preoccupata dipinta sul viso. — Che enorme casino. Che enorme cazzata. Donghyun questa volta ha esagerato — stava ringhiando a denti stretti, quasi a se stessa. Sbatté violentemente l'anta dietro di sé e si diresse a grandi falcate verso il suo letto. — Gli umani rovineranno tutto. Tutto, cazzo.

Marie Amélie non rispose. Si accomodò invece nuovamente davanti al tavolino ed accese un'altra candela con i fiammiferi conservati nel cassetto.

— Amèlie, preparati. Gli umani verranno anche da te — sbottò Sunggi con la voce attenuata dal cuscino nel quale aveva affondato completamente la faccia. — Sii cortese, mi raccomando.

— Io sono cortese con chi se lo merita — replicò l'altra con voce atona.

— No, forse non mi hai capito. — La Legimens si mise a sedere con lentezza sul letto. — Devi essere gentile. — Anche al buio, le sue iridi brillavano come diamanti incastonati nella roccia. — Gentile, okay?

Marie Amélie dovette mordersi la lingua per non risponderle a tono. Non era il momento di intavolare discorsi inutili. — Va bene. — Aprì il secondo cassetto della scrivania ed estrasse un polveroso tomo di alchimia risalente ai tempi di Nicholas Flamel. — Se ti può consolare, nemmeno io voglio un gruppo di umani incompetenti a gironzolarmi attorno. — Cominciò a girare rumorosamente le pagine, sperando che la compagna capisse l'antifonia: doveva chiudere il becco e lasciarla studiare in pace.

Evidentemente, quel giorno, Sunggi era un po' lenta di comprendonio. — Ho seriamente paura che qualcuno di noi possa essere scoperto — mormorò con voce rotta.

L'altra represse a fatica uno sbuffo infastidito. — Rinchiudili tutti in gabbia.

Sunggi ignorò le parole colme di veleno della compagna ed insistette: — Hai qualche previsione da fare? Cosa dicono le tue carte? — domandò, prendendosi la testa fra le mani e sospirando rumorosamente.

Gli occhi di Marie Amélie divennero sottili come la lama di un coltello. Chiuse con rabbia il tomo, sollevando uno sbuffo di polvere marroncina, la quale si andò a posare placidamente sul tavolo ligneo. — Come mai tutto questo interessamento? — sibilò, contrita. — Cosa mi avete detto tu e quel decerebrato di Donghyun quattro anni fa? Oh, sì. "Maria Antonietta, smettila con queste cazzate." — Si appoggiò allo schienale della sedia ed incrociò le braccia sotto il seno.

Sunggi la guardò. A Marie Amélie sembrò vulnerabile. Era pallida, più del solito; i suoi capelli neri, solitamente lisci e curati, ora sembravano una massa aggrovigliata e priva di forme; per non parlare degli occhi: stanchi, vacui, privi di qualsivoglia vitalità. Di solito la domatrice era sicura di sé e con la risposta pronta e, di certo, dopo quello che Marie le aveva detto, avrebbe risposto con altrettanto risentimento ed astio. Invece borbottò un flebile: — Non rendere le cose più difficili di quanto lo siano, ti prego.

Marie Amélie, di fronte a quella dimostrazione di dolore, ingoiò l'orgoglio e si passò la mano tra la sua chioma lunga e castana. — Cosa vuoi che mi abbiano predetto? Libertà, legalità, fraternità? — proruppe in malo modo. — Hyunwoo è morto squartato, gli umani stanno indagando proprio sotto i nostri occhi e Donghyun è più misterioso del solito. È un miracolo se non siamo morti tutti.

L'altra deglutì rumorosamente. — Così non aiuti.

— Non ti voglio aiutare, dico solo come stanno le cose — disse Marie Amélie, piccata. — E poi, sei stata tu a chiedermelo.

— Dimmi, — Sunggi chiuse gli occhi e prese a gesticolare, mentre il tono di voce mutava diventando iroso e, al contempo, scocciato, — semplicemente cosa hai visto. Che ti piaccia o no, — aggiunse, prima che l'altra potesse proferire parola, — ora fai parte della nostra comunità e non puoi comportarti come se non te ne fottesse un cazzo!

La Legimens ringhiò: — E tu dovresti finirla di sentirti la responsabile di tutti quanti.

Ci fu un minuto di silenzio, durante il quale Marie Amélie lottò contro se stessa per non lanciare il tomo di alchimia in faccia alla collega. Non sopportava il suo essere altezzoso, a tratti subdolo ed astuto: l'essere andata a letto con Donghyun non implicava necessariamente il suo coinvolgimento negli affari interni del Circo. Non la faceva diventare una seconda direttrice. Non aveva nessun diritto di comportarsi da leader.

— Senti, non ho proprio voglia di litigare — dichiarò Sunggi con voce ferma ed autoritaria. — Abbiamo faccende più urgenti a cui pensare. Quindi, adesso, dimmi cosa hai visto.

Marie Amélie sentiva la rabbia scorrerle nelle vene come se fosse stata sangue. Tutto ciò che desiderava in quel momento era uscire dalla carovana – dopo aver assestato un bel pugno in pieno volto all'altra ‒ e nascondersi in una delle gabbie degli Stökkbrigði a studiare. Tuttavia, sapeva che Sunggi non l'avrebbe mai lasciata in pace se non avesse risposto. — Torre, Mago e Luna — replicò a denti stretti. — Qualcuno tradirà il Circo, ci saranno delle morti – come se questo non l'avessimo anche capito da soli ‒ e... non so se la Luna sia portatrice di pace. Dobbiamo stare a vedere.

Silenzio. Il ticchettio fastidioso dell'orologio appeso alla parete scandiva i secondi che passavano, rendendo Marie ancora più irritata. La cera sciolta della candela colava lungo il busto cilindrico come se fosse una lacrima.

— Qualcuno ci tradirà? Qualcuno interno a noi?! — biascicò Sunggi dopo un po', bianca come le lenzuola di lino del letto. La sua espressione era terrorizzata, come se avesse appena visto un umano che le puntava addosso un'arma – cosa che, in effetti, era già accaduta.

Un risolino sarcastico proruppe dalle labbra di Marie Amélie. — Cosa pensavi? Che fossimo una grande famiglia felice? — Sbatté un pugno sul tavolo, e la fiamma tremolò. — Ti sbagli di grosso. Ognuno di noi ha degli scheletri nell'armadio. Nessuno è mai sincero fino in fondo. — Inspirò con forza dal naso, pronta a ricevere una pletora di insulti per quanto stava per dire. — Non sappiamo nemmeno il vero nome di Danhee.

— Non se lo ricorda — la difese prontamente Sunggi.

Amélie posò il mento sulla mano. — E tu le credi?

— Sì, le credo. — Si stese a pancia in su, con le braccia incrociate dietro la nuca e gli occhi stancamente chiusi.

Marie Amélie fece spallucce e riaprì il libro. Finalmente aveva chiuso il becco.

Però, mentre leggeva attentamente dei paragrafi, si ritrovò a pensare a quella che era stata la sua vita tra i tendoni cremisi del Circo delle Meraviglie. La ragazza non si fidava della maggior parte dei suoi componenti, e molti, d'altro canto, non nutrivano alcuna fiducia in lei. Ma li comprendeva: la Legimens non faceva nulla per legarsi sentimentalmente a qualcuno.

C'era una sola persona che, però, odiava più delle altre: Donghyun. Quest'ultimo era in assoluto la creatura più viscida, meschina, crudele, malvagia, arrogante e subdola di tutto il pianeta. Era fermamente convinta che nascondesse qualcosa, qualcosa di losco; il figlio del direttore aveva tutte le carte in regola per essere il traditore manifestato dal Mago. Perché avrebbe attirato l'attenzione degli umani, allora? Perché rischiare la vita di tutti i Jadoos del Circo? Sicuramente tutta quella faccenda avrebbe giovato alla sua persona, come sempre.

Ad esempio, quattro anni prima aveva compiuto un'azione talmente orribile della quale perfino Hyunwo era rimasto disgustato. Marie Amélie ancora si domandava per quale assurdo motivo Sunggi non l'avesse pugnalato una ventina di volte nel sonno, per poi gettare il cadavere in mezzo ad un tritacarne. Lei avrebbe fatto anche di peggio, se qualcuno avesse denunciato la sua natura agli umani per poi fuggire via.

×××

— Come ti chiami?

— Maëlys Dubois, signore. — Si trovava nella carovana di Donghyun, seduta rigidamente di fronte al poliziotto umano che rispondeva al nome di Yongguk. Li divideva solo un tavolino ligneo, colmo di scartoffie e penne stilografiche ‒ collezione privata del direttore, il quale ne andava molto fiero. L'ambiente era illuminato, poiché la porta era aperta così da lasciar filtrare la luce del sole.

L'uomo le sorrise con dolcezza. — Non devi chiamarmi "signore", Maëlys.

Lei annuì con foga. — Sì, signore, mi scusi, signore — disse, con un tono di voce talmente basso da far sembrare la frase un gemito. La giovane Mothúcháin era più che terrorizzata. Batteva i denti da mezz'ora ed il cuore le martellava nel petto come se volesse uscirne da un momento all'altro; la pelle candida aveva assunto un colorito ancora più pallido e le labbra le si erano seccate. Se mi lasciassi sfuggire qualcosa? Se scoprisse che sono una Jadoos? Che ne sarebbe di me? Cosa faranno ad Adél? Nella sua testa avevano preso a formarsi degli scenari disastrosi: la polizia anti-Jadoos che la prelevava, il suo arrivo al Carcere – o come lo chiamava lei, l'Inferno ‒ e la sua morte per mano di un boia che le tranciava la testa con un colpo netto di ascia. Non voglio, non voglio, non voglio...

— Di cosa hai paura, Ma-e-lis? — domandò dolcemente l'umano. — Voglio solo farti qualche domanda. Niente di che.

Lei quasi saltò sulla sedia. Si morse il labbro inferiore e fece nuovamente sì col capo tremante. Calmati, si impose. — D-d'accordo... farò il mio meglio, signor Bang, signore...

Lui sorrise di nuovo. — Da quanto sei nel Circo? — Tirò fuori taccuino e penna e posò la punta di essa sulla carta, pronto a prendere appunti.

— Sei anni, con la mia gemella Adélaïde, signore — rispose prontamente.

— I vostri genitori?

— Abbiamo un bel rapporto. Ci vengono a trovare spesso, anche se loro ora vivono in Francia. — Fece una pausa, poi sembrò ricordarsi di qualcosa. — Signore — aggiunse. Sebbene inizialmente i coniugi Duboix non avessero preso molto bene la loro decisione di aggiungersi al Circo, riconobbero col tempo che esso era proprio l'ambiente perfetto per le loro figlie: avventuroso, burlone, sempre pronto a far sbocciare il buon umore nel cuore delle persone.

Yongguk scrisse qualcosa ed annuì. — Che lingua parlate? Ho notato che molti di voi provengono da diverse parti del mondo.

— Coreano. L'abbiamo imparato tutti, signore. — Pian piano che l'interrogatorio andava avanti, Maëlys si tranquillizzava sempre di più. Doveva mostrarsi sincera, sicura, e niente sarebbe andato male.

— Dov'eri quando Hyunwoo è stato ucciso?

La ragazza rimase per un attimo interdetta. — B-beh... io ero qui, con Donghyun, Ira, Christian, mia sorella, Chanhee e Renée. Donghyun ci stava leggendo l'introduzione che avrebbe fatto allo show... — balbettò a disagio. Iniziò a giocherellare con il lembo della manica del vestito multicolore che indossava. Himchan l'aveva presa in giro quella mattina, dicendole che somigliava alla versione femminile di Arlecchino.

Il poliziotto si portò la penna alle labbra. — Poi che è successo?

Maëlys si sforzò di ricordare. — È arrivata Minjee. Stava cercando Hynwoo. Poi è uscita e... l'ha trovato. — La voce le si spezzò. Non riusciva nemmeno ad immaginare l'orrore che aveva dovuto provare la sua amica. La rabbia, per non essere arrivata prima. La tristezza, per aver perso una persona cara. Il rifiuto, perché non poteva credere di aver trovato una figura così simile ad un padre morta in quel barbaro modo.

— Perché lo cercava? — L'uomo sembrava turbato quasi quanto lei. Maëlys si chiese se fosse per colpa dei suoi poteri sfuggiti al suo controllo, o perché provava davvero empatia per quello che era accaduto.

Lei alzò le spalle e scosse la testa. — Non lo so — rispose debolmente. — Minjee gli era molto affezionata. Probabilmente voleva solo fargli un po' di compagnia...

— Hyunwo... — iniziò Yongguk, guardando i suoi appunti e girando qualche foglio. — Aveva una relazione con, — si grattò il mento, — una delle ragazze?

La Mothúcháin divenne viola ed abbassò la testa. — F-forse con una... — tartagliò, se possibile diventando ancora più rossa. Non voleva fare la spia, ma ormai il dado era tratto.

— Chi?

— Mi promette di non dirle che ne ho fatto parola, signore? Mi ammazzerebbe, signore. — Quella ragazza le faceva paura. Sembrava dolce, carina, tranquilla, con quel bellissimo viso ovale e delicato, il naso fine, gli occhi piccoli e le labbra sottili... ma sotto quella maschera di gaiezza si trovava un caratteraccio insostenibile ed iracondo.

— Certo, tranquilla, Ma-e-lis — la rassicurò il poliziotto.

Lei fece un bel respiro. — Il clown triste Renée Zimmermann. 

A/N:  in realtà il capitolo doveva essere più lungo, ma poi l'avrei appesantito con roba inutile. quindi niente. 

Beh, si sta scoprendo quello che è successo quattro anni prima. Ricapitolando: Danhee è stata trovata senza memoria, Sunggi è stata denunciata, l'anno dopo Donghyun è finito in carcere. cosa sarà accaduto? Dun dun duuuun. 

Comunque devono apparire un sacco di altri personaggi. tempo al tempo. le cose si faranno intriganti tra un bel po'. ora sto presentando tutti. 

ciao. 

fatemi sapere che ne pensate. e se volete darmi idee, scrivetemi in direct.

ciao.  

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