Ai confini del vuoto 1 - Prog...

By smallcactusstories

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La guerra tra Alleanza di Mu e Federazione di Lemuria si protende ormai da quasi dodici anni, dato che nessun... More

Premessa
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22 (Erix)
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30 (Aesta)
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35 (Nayla)
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Note
Extra 2: Personaggi
Extra 3: Playlist
Extra 4: Cose varie ed eventuali
Extra 5: disegno
Ringraziamenti

17

165 24 75
By smallcactusstories

Che è successo?

La stanza sembra girare prima che possa aprire gli occhi, mi sento uno strano sapore in bocca, quasi completamente asciutta. Una fitta di dolore mi attraversa tutto il corpo mentre le vertigini e un senso di nausea mi pervadono a fare anche il più semplice dei movimenti. Mi costringo ad aprire gli occhi.

Non riconosco la stanza, non siamo sulla Starfall. Dove mi trovo? Non ricordo niente da un certo punto in poi.

Alzo a fatica il braccio sinistro, è coperto di bendaggi; lo abbasso subito, non riesco a fare i gesti più semplici.

«Oh, sei sveglia».

«Axel? Sei tu?» chiedo in un sussurro.

«A meno che non mi abbiano clonato, sì, sono io. Ma anche in quel caso, sarei sempre io, no?»

Mi lascio sfuggire un mugolio di disapprovazione. «Non mettermi dilemmi adesso, non so neanche calcolare due più due ora».

Appoggia appena la mano sul mio braccio. «Resta a letto e non sforzarti. A loro ci pensiamo noi. È... è incredibile che tu sia sopravvissuta. In qualunque modo tu l'abbia fatto, è questo quel che basta».

Mugolo una risposta, qualcosa di incomprensibile.

«Vuoi qualcuno a farti compagnia?»

«Non lo so...»

«Aesta? Insomma, nonostante tutto siete sempre state unite... so che ha fatto, l'ho vista, ma non riesco a vederla in modo diverso».

«Fammi solo un favore. Tira uno schiaffo a Brunnos da parte mia».

«Agli ordini».

Se ne va senza fare troppo casino e rimango da sola, ma non so nemmeno a cosa pensare. Agli ol appena trascorsi? No, è solo un modo per farsi del male, così come lo è ripensare a quando Brunnos sembrava una persona normale, a quando la mia famiglia era ancora viva.

Sento gli occhi pizzicarmi, credevo seriamente di aver finito le lacrime.

Una mano stringe appena la mia. «Calmati, sei al sicuro ora. Cerca di riposare, non ti verrà fatto del male. Non ancora. Quello che rischia è Brunnos, Axel era piuttosto incazzato quando l'ha colpito».

Mi sta scoppiando la testa. Non sto nemmeno ascoltando Aesta, mi fa piacere che sia qui, sempre meglio che essere da sola, o peggio.

Scivolo di nuovo nel sonno, forse è la cosa migliore per non ricordare.

***

La convalescenza non è stata lunga, ma il tempo sembrava essersi fermato. Ho imparato a memoria le crepe che ci sono sul soffitto: una in particolare, è così irregolare che quasi la considero una metafora della mia vita. Parte da un angolo, gira verso destra, poi continua verso sinistra, tagliando quasi tutto il muro a una distanza che – a occhio e croce – mi sembra pari a venti decimi di un Fan. Per il resto, non c'è un granché di interessante. Forse sul pavimento c'è il solco lasciato da Axel visto il numero delle volte che è piombato qui; non ho visto nessun altro tranne lui e Aesta che per lo più è rimasta una presenza silenziosa su quella sedia alla parete. So che c'è una lampada sola, vicino al letto e che funziona a scatti: pur di non impazzire nel buio e nel silenzio, ho contato il periodo in cui funziona – sono tre ked, poi ha un'interruzione di venti secondi e riparte così.

Non ho idea di dove si trovi questa stanza, forse all'interno della costruzione: Minerva è così... ambiguo che non vedo l'ora di tornare al di là del portale.

La cosa peggiore è sapere che non abbiamo risolto niente, siamo a un punto morto della guerra e chissà in questi ol che ne è stato della Federazione perché io non so niente: dei contatti se n'è occupato Axel e ha preferito tenermi fuori da qualsiasi cosa – dice che è meglio che mi rimetta del tutto prima di tornare al comando.

Credo che oggi sia la prima volta che riesco a mettermi a sedere senza sentire fitte in tutto il corpo; Aesta mi passa una tazza. «È tè, non ti sto avvelenando» aggiunge di fretta mentre la prendo con entrambe le mani, è calda, il vapore mi solletica le labbra.

«Perché ci sono andati così pesanti con me?» Guardo il liquido scuro. È bollente, come piace a me.

Aesta sussulta, lasciando andare la ciocca di capelli di cui stava osservando le punte. «Perché lui ha fatto così?»

Sono i ricordi a bruciarmi sulla pelle, a sapere che è stato tutta un'illusione. Lui aveva un piano, io non ero altro che una preda.

«Io... non lo so, mi dispiace».

«Che ti è successo poi? Io... il Consiglio credeva che tu fossi stata rapita, non che avessi tradito».

«All'inizio è stato così: stavo controllando la Starfall, da sola, alla fine dell'ol, quando uno dei due tecnici si è avvicinato. Non avevo niente con me, non ho potuto dare l'allarme o chiamare rinforzi o avere qualcosa da puntargli contro. Hanno solo detto che il piano era di Brunnos e mi hanno portato di nuovo da lei. Volevano te, a qualsiasi costo, e hanno pensato che il primo passo fosse prendere me. L'Orlan non mi ha lasciato molta scelta: ha detto che sarebbe stato solo questione di tempo e che ben presto ti avrebbe uccisa. Non mi ha torturata, l'aveva già fatto la scorsa volta su Minerva e sapeva che io non ero te, che non sapevo niente. Mi ha solo detto che ti avrebbe risparmiato il vedermi morta se avessi tradito. Ho pensato che tra le due, sarebbe stata la scelta migliore... so che rischio tanto – forse troppo – con la Federazione, ma se è servito a proteggerti, rifarei la stessa scelta altre venti volte. Non potrò mai perdonarmi il fatto che ti abbiano fatto del male, ma dimmi se non avresti parlato nel caso tu mi avessi vista loro prigioniera... o peggio, morta».

Annuisco piano con la testa: ha ragione, forse mi conosce meglio lei.

«Lo so... ma quello che hai fatto... non so se riuscirò a perdonarti» le faccio notare senza troppa delicatezza. Se anche Axel tradisce la mia fiducia in questo modo, posso anche andarmene sul più remoto pianeta, o ancora meglio, su un asteroide dimenticato da tutti.

Abbassa lo sguardo, stringe i pugni sopra le cosce. «Io... mi dispiace».

«Qui e ora è la Federazione ad avere il controllo della situazione. Dell'Alleanza siete rimasti voi tre e siete prigionieri: Brunnos e l'Orlan si sono salvati perché sono i capi, averli come ostaggi ci può far comodo; tu sei in vita perché eri sulla Starfall, sei in vita solo per il rispetto che abbiamo sempre avuto verso di te. Lo capisci questo? Io... noi abbiamo avuto pietà. Il Consiglio potrebbe non pensarla allo stesso modo, rimanendo su Lemuria potevi anche salvarti, ora non lo so. Hai fatto la tua scelta, questo lo so, ma non posso prometterti niente sulle mie».

«Lo so... lo so benissimo, Vivi. Io non ho paura della morte... ho sbagliato, lo so... non mi aspetto che mi perdoniate per quello che ho fatto... però...»

«Però cosa? Credi che ti odi? – scuoto la testa – Ti sbagli. Non ti odio, affatto. Non dico che le tue scelte non siano giuste. Sono state personali, io non le condivido, ma qualcun altro potrebbe essere d'accordo con te e non con me».

«Vivi...»

«Non dirmi niente: già io credevo che la tua vita valesse di più di quei progetti. Avrei trovato un modo per riprendermeli, fosse stato anche affrontare direttamente la Perseus o la Pegasus. Ma se tu fossi morta, chi ti avrebbe riportato indietro? Benché sia un tradimento, se è servito a non farmi lasciare questo mondo, da una parte te ne sono grata».

Alza appena gli occhi, sono lucidi.

«Grazie... però non ho finito: voglio che tu sappia una cosa. Quando avete fatto lo scambio... credeva di aver trovato un modo per togliere di mezzo Brunnos. Lo vuole fare davvero fuori e credeva che quello fosse il momento giusto: nella fretta ha sbagliato la mira e ha colpito la spalla, ma voleva colpirti al cuore e poi ammazzare lui».

«Tu sei dalla sua parte, vero?»

Annuisce. «Mi dispiace se voi–». La interrompo con un gesto secco della mano.

«Per me lui è morto. Morto e sepolto. Non ne voglio sentir più parlare, a meno che non si tratti del processo per discutere della sua pena».

«Hai intenzione di trascinarlo davanti al tribunale?»

«Appena questa guerra arriva alla fine, sì».

«Non potete vincere... io l'ho visto con i miei occhi quanto sia potente l'Alleanza»

«Non commettere l'errore che hanno già fatto tante volte, lo dovresti sapere pure tu».

«Quale errore?» Aggrotta la fronte, stringendo le mani.

«Quello di sottovalutarci. Non ho intenzione di cedere la Starfall all'Atlantis. Se la dovranno venire a prendere».

«Hai una nave. Contro... contro risorse molto più grandi».

«Ho la Starfall».

«È sempre una, non fare cazzate, è un suicidio».

Qualcuno bussa. «Il programma è stato inserito. Minerva è riprogrammato con l'obbedienza alla Starfall. Dovrebbe reggere per la battaglia».

«Ti ringrazio, Axel».

Aesta ci guarda quasi sconvolta, Axel sorride appena mentre si siede accanto a me e io la guardo negli occhi, intrecciando le mani davanti alla bocca.

«Sai, per quante armi e quanti soldi possiate avere all'Alleanza, continuate a fare errori stupidi. Mi avranno anche fatto patire le pene dell'inferno, ma non hanno pensato di svuotare togliere il dischetto dal PC. Avevo la password per completare l'operazione in un foglio della giacca è bastato inserirla per arrivare alla conclusione... ciò che si è presa l'Orlan erano solo misere spiegazioni».

Axel mi spettina. «Avevi pure il comunicatore, quei trenta messaggi che ti abbiamo inviato non li hai proprio considerati, ti avevamo descritto tutto il nostro piano».

Lo guardo sbattendo le palpebre. «Davvero? Non me lo ricordavo». Probabilmente era quello la protuberanza che mi impediva di dormire.

«Davvero. Quando partiamo?»

«Il prima possibile».

«Be', in realtà la Starfall è già pronta: manchiamo solo noi».

L'angolino buio e misterioso

È stato simpatico il nostro caro Brunnos, vero?
In quanti sono stati ingannati da quel faccino adorabile?
Voi come lo descrivereste?
Stronzo?
Abile manipolatore?
Un politico egoista?
Un serpente umano?
Un cretino? 

Non avete idea di quanto volessi arrivare a questo punto della storia perché da qui in poi le cose peggioreranno e basta. (Forse)
Via, il lieto fine per una coppia prima della metà storia. *scuote la testa* Nonono. Non mi conoscete abbastanza, prima o poi l'angst arriva. Tipo lanciato con la fionda o tipo treno in ritardo che deve recuperare i minuti.



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