Odio le favole

Oleh chia_in_wonderland

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{Completa ✔️} Storia vincitrice dei WATTYS 2018 nella categoria Rubacuori •1^ classifica nella categoria stor... Lebih Banyak

PROLOGO
✎ CAST ✎
CAPITOLO UNO
CAPITOLO DUE
CAPITOLO TRE
CAPITOLO QUATTRO
CAPITOLO CINQUE
CAPITOLO SEI
CAPITOLO SETTE
CAPITOLO NOVE
CAPITOLO DIECI
CAPITOLO UNDICI
CAPITOLO DODICI
CAPITOLO TREDICI
CAPITOLO QUATTORDICI
CAPITOLO QUINDICI
CAPITOLO SEDICI
CAPITOLO DICIASSETTE
CAPITOLO DICIOTTO
CAPITOLO DICIANNOVE
CAPITOLO VENTI
CAPITOLO VENTUNO
CAPITOLO VENTIDUE
CAPITOLO VENTITRE'
CAPITOLO VENTIQUATTRO
ROSA DEI CANDIDATI
CAPITOLO VENTICINQUE
CAPITOLO VENTISEI
CAPITOLO VENTISETTE
CAPITOLO VENTOTTO
Vincitore Wattys 2018
CAPITOLO VENTINOVE
CAPITOLO TRENTA
CAPITOLO TRENTUNO
CAPITOLO TRENTADUE
CAPITOLO TRENTATRE'
Capitolo trentaquattro
Capitolo trentacinque
Capitolo trentasei
Capitolo trentasette
Capitolo trentotto
Capitolo trentanove
Capitolo quaranta
Capitolo quarantuno
Capitolo quarantadue
Capitolo quarantatrè
Capitolo quarantaquattro
Capitolo quarantacinque
Capitolo quarantasei
Capitolo quarantasette
Capitolo quarantotto
Capitolo quarantanove
Capitolo cinquanta
Capitolo cinquantuno
Capitolo cinquantadue
Capitolo cinquantatré
Capitolo cinquantaquattro
Epilogo
Ringraziamenti
Avviso importante
Spin-off
Domanda

CAPITOLO OTTO

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Oleh chia_in_wonderland

📍 Sciacca (Ag)

«Mi dispiace tanto per stamattina comunque, non avevo il diritto di dirti quelle cose, anzi, per la verità non sono nella posizione di giudicare nessuno» dichiarò a un certo punto Federico, le mani strette sul volante e lo sguardo fisso davanti a lui sulla strada trafficata.

Non avevano più parlato di quanto era accaduto quella mattina; avevano pranzato normalmente con Cristina e Antoine, erano andati a prenotare le bomboniere e i confetti e avevano deciso, secondo un tacito accordo, di fare finta di niente.

Adele, infatti, rimase stupita nel sentir pronunciare quelle parole da Federico; suo cugino aveva esposto il suo punto di vista e ciò che più infastidiva Adele era quanto questo potesse essere vicino alla realtà. Per questo non aveva più tirato fuori l'argomento, per questo aveva sperato che Federico dimenticasse quella discussione, per non dover più prendere in considerazione quella prospettiva.

«No, beh... non importa, Fede, in fondo non avevi tutti i torti: devo smetterla di comportarmi come una ragazzina. Ma è tutto come prima? Tra noi dico...» gli chiese, giocando con l'orlo in pizzo del suo copricostume bianco.

Alla fine avevano deciso di andare al mare a San Giorgio, una spiaggia pubblica nei pressi di Sciacca, dove andavano tutti gli abitanti di quei piccoli paesini; a Monte Santo Spirito c'era una spiaggia, ma era tutta pietre, senza nemmeno un granello di sabbia.

«Certo, cherie.» Le diede una pacca sulla spalla, sorridendo, e lei si rilassò all'istante: ora più che mai aveva bisogno della spensieratezza contagiosa di suo cugino.

Dopo pranzo, un po' per aiutare Federico a uscire dalla scomoda situazione in cui si trovava, un po' per distrarsi e non ripensare alle dure parole che le aveva rivolto, aveva chiamato Gianluigi per chiedergli se per caso fosse a conoscenza di una qualche possibilità lavorativa in ambito economico lì a Torino. Uno sparo nel buio, forse, ma tanto valeva tentare, d'altronde il suo futuro marito aveva parecchie conoscenze nella capitale piemontese e infatti le aveva promesso che avrebbe fatto il possibile. In ogni caso ne avrebbe parlato con il diretto interessato solo in un secondo momento, non voleva di certo dargli false speranze.

Adele indossò gli occhiali da sole e appoggiò il braccio sul bordo del finestrino abbassato della Renault Captur azzurra.

Federico le lanciò un'occhiata fugace. «Lele, hai pensato a quello che ti ho detto una settimana fa? Ti ricordi di quel mio amico che voleva incontrarti?»

Adele, che stava canticchiando le note di La Cintura di Alvaro Soler, si girò verso di lui e si portò l'indice alle labbra, cercando di fare mente locale.

Suo cugino scosse la testa, rassegnato: «Rosario Palermo, Adele. Quello che canta con il suo gruppo tutte le sere nei locali di Sciacca» spiegò, continuando a guardare la strada per tentare di evitare le numerose buche presenti sull'asfalto.

Adele osservò le terre incolte, di un triste colore giallognolo, che, a causa del loro stato di completo abbandono e della siccità, che in estate non dava tregua ai contadini del meridione, sembravano paglia secca, arsa dal sole. Le vedeva scorrere veloci davanti ai suoi occhi seguite dagli appezzamenti ricchi di ulivi, mandorli e aranci: macchie verdi e gialle a colorare a intervalli regolari le colline che costeggiavano la strada verso il mare, come in un fotogramma.

Fertilità e vita da un lato, dall'altro solo aridità e desolazione, due volti della stessa medaglia: le due facce della Sicilia.

Distolse lo sguardo, incapace di sopportare la vista di un paesaggio che sembrava lo specchio della sua carriera, della sua vita. «Federico, pensavo che il discorso fosse chiuso. Non mi serve parlare con questo tuo amico. Mi sono divertita in passato a scrivere storielle strappalacrime, ma ora, dico davvero, non mi interessa più.»

Federico insistette: «Andiamo, Lele, lui ha avuto il blocco dello scrittore per anni e lo ha superato. Non è vero che non ti interessa. Tu amavi scrivere, ti faceva stare bene. Eri brava.»

«Appunto, lo hai detto: ero. Ora non saprei scrivere nemmeno la lista della spesa.»

«Incontralo, per favore. Fidati, ne vale la pena. Lui può aiutarti. Ti aspetta domani, alle quattro e mezzo, nel locale in cui deve suonare. Ti posso prestare la macchina o accompagnarti, se preferisci.»

Di fronte all'ostinazione del cugino, Adele si arrese: «Ci penso, okay?»


*****


Adele si legò i capelli ancora bagnati e salì gli scalini di legno, che scricchiolarono sotto il suo peso, attenta a evitare le numerose api ronzanti, attratte dai fiori rosa dell'oleandro, fonte del delicato profumo che impregnava l'aria.

Raggiunse il piccolo chiosco: diversi tavolini in plastica gialli e blu, con lo stemma della Sammontana ormai quasi cancellato, erano disposti sotto un pergolato di legno verniciato di bianco: un'occasione per i bagnanti di gustarsi una buona granita e bearsi del panorama al riparo dal sole cocente.

«Ciao, che prendi?» le chiese svogliatamente il ragazzo dietro il bancone, intento a masticare una cicca e smanettare con il cellulare.

«Un cornetto algida classico e per me...» Adele abbassò lo sguardo per esaminare il cartello con i vari tipi di gelati stampati sopra.

«Per lei un ghiacciolo al limone.»

Adele si voltò meccanicamente in direzione di quella voce: il viso allegro di Pietro fece capolino da dietro le pagine di un quotidiano sportivo, che si affrettò a ripiegare e poggiare sul tavolo, accanto a una bottiglia di birra mezza vuota.

Ma perché doveva sbucare dal nulla in ogni circostanza, in ogni momento?

Pietro si alzò e si avvicinò a piccoli passi, con un sorriso sicuro dipinto sul volto. «Ho indovinato?» domandò retorico, sfilandosi gli occhiali da sole.

Adele si ritrovò a fissare alcuni dettagli del viso del ragazzo che aveva di fronte: gli incisivi leggermente sporgenti, il labbro inferiore carnoso, a differenza di quello superiore più sottile, la piccola fossetta sotto il mento, a cui quasi nessuno faceva mai caso. Erano i particolari, quelli, per cui aveva perso la testa da ragazzina, gli stessi che in quel momento stavano assorbendo tutta la sua attenzione. La sua concentrazione, infatti, stava calando in modo direttamente proporzionale alla distanza che li separava: minore era la distanza, più lei era distratta.

«Potrei ordinare per te in qualsiasi posto. Sei assolutamente prevedibile.» Pietro alzò le spalle e si sistemò il cappellino bianco sulla testa.

«Allora?»

La voce del barista la riscosse, facendole abbassare immediatamente gli occhi. «Sì, scusami. Va bene... sì, un ghiacciolo al limone». Nel voltarsi verso il barista, però, si rese conto che il ragazzo non stava parlando con lei, ma con qualcuno a telefono, infatti alzò una mano tatuata, facendole cenno di aspettare, e sparì dietro la porta di quella sorta di casetta di legno dipinta di bianco, azzurro e giallo.

«Sei bianca come una mozzarella, anzi no, peggio.»

Adele si girò nuovamente verso Pietro, con le mani sui fianchi: «E tu sei ovunque. Mi stai perseguitando per caso?» Spostò il peso su una gamba, appoggiandosi con il gomito sul bancone, ma ritrasse immediatamente il braccio quando sentì qualcosa di appiccicoso sulla pelle.

Pietro, davanti alla sua faccia disgustata, trattenne a stento le risate, gonfiando le guance e portando una mano davanti alla bocca. «Ho di meglio da fare, stalkerarti non rientra nelle mie priorità, però è divertente vedere la tua faccia ogni volta. Tranquilla che tanto anche se impallidisci non fa alcuna differenza, bianca sei già bianca. A Torino non ce l'avete, chessò, il sole?»

Lei fece un sorriso tirato, annuendo ironica e cambiò argomento tanto per parlare di qualcosa che non fosse il suo incarnato: «Sei qui da tanto? Non ti ho visto in spiaggia».

«Da stamattina. Ho camminato fino quasi a Roccoforte dopo pranzo e poi ho optato per una meritata birretta», Pietro fece un sorrisetto e aggiunse: «carino il costume, comunque.»

Adele si guardò prontamente il suo due pezzi color tiffany: «Perché? Che ha?» ribatté stizzita, pronta all'ennesima battuta. Era sempre stata una persona permalosa, Pietro lo sapeva, per questo faceva di tutto per provocarla. Lui lo trovava divertente, soprattutto il vano sforzo di Adele di tenergli il broncio.

«Niente, ti sta bene.» affermò questa volta Pietro con semplicità.

Lei gli lanciò un'occhiata sospettosa: «Mhm... nessuna battuta esilarante in arrivo quindi?»

«Nessuna battuta» ripeté lui, guardandola intensamente negli occhi.

Lei sostenne il suo sguardo, decisa a non cedere, a dimostrare a tutti, a se stessa in primo luogo, di essergli ormai indifferente.

Pensò alle parole di suo cugino: a ventisette anni suonati non poteva più nascondersi dietro le sue emozioni, doveva essere in grado di gestirle e mantenere il controllo. Era adulta e perfettamente in grado di affrontare una conversazione con il suo ex fidanzato, senza drammi, piagnistei o assemble dell'ONU, per citare Federico.

«Eccomi, scusa se ci ho messo un po'. Allora un cornetto algida e un ghiacciolo... sono due euro e ottanta.»

Adele interruppe quel contatto visivo e recuperò i cinque euro tutti spiegazzati posti nella cover del suo cellulare, ma prima che potesse dare una mezza stirata con le mani alla banconota, Pietro aveva già pagato il conto.

«No... ma che fai?» protestò lei.

«È solo un gelato, Adele. Non posso più offrirtelo? Siamo amici, no?»

Lei prese i gelati dal bancone: effettivamente non c'era niente di male. «D'accordo, grazie, allora. E quasi amici» marcò bene quelle due parole per sottolineare che la strada era lunga e in salita.

«Quindi ancora niente abbracci?»

«Niente abbracci.»

«No, Maria, io esco.»

I due ragazzi si voltarono contemporaneamente e trovarono il barista con i gomiti appoggiati sul bancone, intento a fissarli: gli occhi marroni che si spostavano dall'uno all'altra. «Scusate, la mia ragazza va pazza per "Uomini e Donne". Ovviamente la tronista sarebbe lei. Fratè, ti ha steso. Neanche un abbraccio vuole darti, come pretendi di portarla in esterna?»

Adele sbattè le palpebre, sperando che fosse una Candid Camera.

Il barista mise le mani in avanti, come a voler assicurarle di non essere pazzo: «Devo proprio dire a Sabrina di smetterla con quel programma, vero? Mi sta dando alla testa. Però, mi avete incuriosito, allora, mora, è il tuo ex? Chi ti fici di accussì gravi?»

«Oh... beh...» Adele rimase spiazzata e scosse la testa in cerca di qualcosa da dire, ma lo sguardo curioso e impertinente di quello strano individuo non aiutava.

«Un po' timida la ragazza.»

Pietro scosse la testa, sorridendo: «Timida lei? Quando parte a parlare, fa un baffo pure a Eminem. Non ti conosce ancora e non ti so dire se sia un male o una benedizione.»

L'altro rise, recuperò lo straccio accantonato sulla sua spalla e si mise a pulire il bancone, ma proprio quando Adele credeva che quella puntata live di "Uomini e donne" fosse giunta al termine, lui indicò Pietro con l'indice. «Chiffà ni la facemu 'na birra? Offre la casa ovviamente. Mora, sei invitata anche tu. Ti tengo il cornetto per il tuo fidanzato in freezer, così non gli arriva sciolto.»

Pietro si appoggiò con i gomiti sul bancone. «Una birra non si rifiuta mai, comunque piacere, Pietro.»

Lui gli strinse la mano: «Filippo», poi fece un cenno ad Adele, che negò con la testa.

«Grazie, ma passo, Federico, che non è il mio fidanzato per inciso, mi starà dando per dispersa. Ehm... ciao.»

Filippo si grattò la guancia coperta da un sottile strato di barba scura, «Certo, mi sembrava strano che uno pagasse il gelato al fidanzato della sua ex. Sarà per la prossima, allora. Ehm... hai per caso un nome, futura tronista?»

«Si chiama Adele» rispose per lei Pietro, facendole l'occhiolino.

«Adele come la cantante?»

«No, Adele come Adele Hugo, la figlia di Victor Hugo.»

Filippo si scambiò uno sguardo Pietro, che con il labiale gli fece intendere di lasciare perdere, come se di tutta quella situazione fosse questa risposta la cosa più assurda.

«È stato un piacere» tagliò corto lei, dando loro le spalle.


******


«Ecco il tuo gelato». Adele consegnò il cornetto a Federico, che stava guardando sul telefono le ultime notizie relative al mondiale, e si sedette sulla sedia di plastica bianca sotto l'ombrellone.

«Era ura. Ci nnì mittisti di tempu. Veni direttamenti dalla fabbrica Algida?» chiese lui, strappando la carta azzurra del cornetto.

Adele lo ignorò, concentrandosi invece sul suo ghiacciolo al limone.

Federico si sistemò gli occhiali da sole sul naso e spostò il suo telo mare vicino alla cugina. «Stavo quasi per andare a parlare con quella bionda laggiù, ma è stato un bene che sei arrivata. Mi sono accorto che è una con cui sono uscito tempo fa.»

«Io ho partecipato a una puntata di "Uomini e Donne". Potrei presentarti Filippo, vedi vedi ti trova la ragazza».

Federico, che stava guardando verso il mare o più probabilmente il lato B di qualche ragazza, si girò verso di lei, confuso.

Ad Adele venne quasi da ridere a vederlo con la punta del naso sporco di panna, il gelato che gli gocciolava sulle gambe e quell'espressione da pesce lesso. «Lascia perdere, è una lunga storia. E poi, guardati! Altro che bionda laggiù, non sai neanche mangiare un gelato, sei tutto sporco di panna. Un bambino sei.»

«Ah davvero?»

In una frazione di secondo Adele si ritrovò il cornetto spalmato in faccia. «Sei un deficiente!» urlò, facendo cadere il ghiacciolo sulla sabbia. Si alzò di scatto per reagire, con la vista offuscata dai residui di gelato, ma prima di poter fare qualsiasi cosa, Federico l'afferrò di peso, la caricò sulle spalle e si mise a correre verso il mare, facendo slalom tra tutte le persone presenti, ignorando i pugni di lei sulla schiena e i suoi lamenti presto sostituiti da risate.

Bisognerebbe vivere così ogni giorno: con il vento in faccia, il sole che ti brucia la pelle, la sabbia che si infila dappertutto, e il mare come meta finale di una corsa verso la libertà.

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