Niall Horan Imagines

By yihooniall

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Una serie di One Shots che hanno come protagonista Niall Horan. More

Imagines
1. The maid
2. Best Friend's Wedding
3. The Secret Boyfriend
4. The Right Place
6. Needy
7. Loss
8. Rose

5. Horan's

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By yihooniall

Non è uscito come mi aspettavo ma volevo pubblicare qualcosa perciò fate finta che vi piaccia.

Idea di @On_The_Loose

/

Quel pomeriggio la metro era strapiena di pendolari, turisti e cittadini alle prese con lo shopping. A causa del sovraffollamento Rosalind fu costretta a saltare quella corsa e prendere la metro successiva arrivando tardi a lavoro.
Il cielo era grigio, pioveva copiosamente ma il forte vento non ti permetteva di aprire l'ombrello. Fu così che arrivò davanti l'insegna del ristorante, il colore nero e il font elegante avevano sempre attirato un sacco di clienti.
Horan's era il ristorante più famoso e costoso di Irlanda ed era situato nel centro di Dublino. Il proprietario era un giovane chef, aveva avuto diverse interviste in giro per l'Irlanda e l'Inghilterra. Era stato inoltre invitato a programmi televisivi londinesi, francesi e italiani. La sua cucina era molto amata e il suo aspetto non era da meno.
Un fisico alto e slanciato tenuto in forma grazie alla palestra con sedute irregolari, ovviamente non aveva molto tempo da perdere per sudare.
Un viso dai tratti dolci segnato da una pelle priva di imperfezioni se non qualche neo sparso anche lungo il collo. La barba corta e sempre curata rendeva in qualche modo i suoi occhi ancora più attraenti.
Il modo in cui muoveva le mani in cucina aveva affascinato milioni di aspiranti cuochi, in particolare le donne.
L'unica pecca era il suo carattere, troppo arrogante nel lavoro, precisino e maniaco dell'ordine. Pretendeva rispetto e serietà dai suoi dipendenti nonché colleghi. Intimoriva sempre tutti in quel ristorante, in pochi riuscivano a mantenere il battito cardiaco nella norma. Se venivi sgridato da lui non potevi far altro che annuire e mormorare un "sì chef" che doveva anche risultare convinto.

«Scusate il ritardo» disse entrando in cucina. Per fortuna nessun cliente era ancora arrivato, dopotutto era ancora presto per cenare.

«Sei in ritardo»

Alzò gli occhi al cielo togliendosi il cappotto.

«È per questo che mi sono scusata due secondi fa»

Rosalind era probabilmente l'unica che rispondeva a tono allo chef, spesso cuochi e camerieri se la ridevano sotto i baffi a causa dei loro battibecchi.
Si allacciò il grembiule in vita sopra la divisa che aveva indossato a casa e si legò i capelli in una coda alta e ordinata.

«Ci sono delle prenotazioni, inizia a lavorare e a sistemare i tavoli» le ordinò con tono freddo e autoritario.
Era di pessimo umore oggi.

«Sì chef» mormorò in un sospiro.

«Ah Rosalind» la chiamò facendola voltare. «William è malato, sarai sola oggi»

«Che significa che sono da sola?» chiese allarmata.
Aveva altri colleghi, potevano sostituire William tranquillamente.

«Significa che sarai da sola»

«Potevi chiamare Veronica o Roberta o Lucas!» allargò le braccia scuotendo la testa.
«Da sola non ce la farò mai, Niall!»

E probabilmente Rosalind era anche l'unica a chiamarlo per nome. Allo chef dava fastidio ma dopotutto lei lo faceva proprio per quel motivo.

«Ce la farai benissimo, ora smettila di frignare e vai in sala!»

«Che testa di merda» borbottò aprendo la porta della cucina con forza.
«Voglio un aumento!» urlò subito dopo per farsi sentire. Lo chef la ignorò.

Con i primi clienti tutto filò liscio ma non appena la sala iniziò a riempirsi Rosalind andò nel panico.
Lavorava da tantissimo in quel ristorante ma non si era mai ritrovata a dover gestire tutte le ordinazioni da sola. Lo chef era stato davvero crudele con lei.

«Mi dispiace» disse quando il cliente le fece notare che quello non era il piatto che aveva effettivamente ordinato.
Rosalind si guardò intorno spaesata. Chi diavolo aveva ordinato la bistecca?
Fortunatamente il cliente giusto alzò la mano notando la confusione della cameriera. Lei sorrise imbarazzata scusandosi.

Si voltò per tornare in cucina ma si ritrovò il petto dello chef coperto dalla divisa bianca davanti gli occhi.

«Mi servi in cucina»

Dal tono utilizzato capì che qualcosa non andava, che era nei guai.
Difatti non appena la porta della cucina si chiuse Niall ebbe uno scatto di rabbia che fecero arretrare di qualche passo la ragazza.

«Mi hai dato la comanda sbagliata! Questo ordine era stato già preparato e servito! Si può sapere dove hai la testa questa sera?»

Rosalind voleva piangere dal nervoso, non lo sopportava.

«Non so se la tua testa vuota ci ha fatto caso ma io sono da sola lì fuori! Non riesco a gestirlo, è impossibile!»

«Oh ma per favore, devi solo prendere delle cazzo di ordinazioni!»

I cuochi smisero tutti di lavorare, erano pronti a separare quei due se solo si fossero presi per i capelli.

«Lo chef più famoso d'Europa senza camerieri, è assurdo vero?» incrociò le braccia al petto sfidandolo.

«Veronica e Lucas sono in vacanza e Roberta mi aveva chiesto espressamente di lasciarle il fine settimana libero»

«E ti sto facendo notare espressamente che da sola non ce la faccio!» ribatté.

«Mio Dio sei insopportabile!»

Lo chef le diede le spalle e tornò con passo deciso dietro ai fornelli.
Rosalind si ritrovò a pensare a quanto fosse sexy con quel cipiglio sul viso, poi si riprese.
Cosa diavolo stava pensando?

«Se non sono così brava perché non mi licenzi?» e si pentì subito delle sue parole. Aveva appena dato un'idea grandiosa al suo capo, dopotutto lui non sarebbe stato per niente contrariato.
Lo chef irrigidì la mascella facendo quasi sospirare di piacere la cameriera.

«Torna a lavoro» disse con tono basso ma al contempo deciso.
«Non farmi cambiare idea, torna a lavoro» ripeté quando si rese conto che la ragazza non aveva intenzione di muovere un muscolo.
«E voglio che mi porti più rispetto, chiaro?»

«Come ti pare» borbottò aprendo la porta.

«Chiaro?» alzò la voce. Lei sospirò infastidita.

«Chiaro, chef»

E senza voltarsi tornò in sala a prendere le ordinazioni, cercando di fare meno confusione possibile.

-

«Possiamo lasciarvi soli o ritroveremo uno dei due in una pozza di sangue?» scherzò Cole, uno dei cuochi, infastidendo ancor di più lo chef e la cameriera.
Quando non ottenne risposta alzò le mani come per difendersi e se ne andò senza aggiungere altro.

Rosalind finì di spazzare il pavimento della cucina, gettò un'occhiata allo chef e lo vide intento a riempire uno stampo di crema.
Erano le 2:00 eppure stava ancora lavorando.

«Sto andando via» borbottò posando la scopa. Neanche le interessava la sua risposta.

«Questo mese ti ritroverai con qualche soldo in meno sulla paga»

A quelle parole la ragazza si voltò guardandolo confusa. Aveva appena messo gli stampi in frigo.

«Scusami?»

Qualche soldo in meno? Aveva fatto tutto lei quella sera, come minimo doveva ritrovarsi qualche soldo in più.

«Non hai saputo gestire la serata, mi hai portato ordinazioni sbagliate e ti sei comportata in maniera poco educata nei miei confronti. Dovrei licenziarti ma ringrazia che ci passo sopra»

«Stai scherzando? Neanche tu saresti riuscito a gestire la clientela da solo! Andiamo Niall, stai esagerando!»

«Non chiamarmi per nome, non siamo amici» si avvicinò a lei puntandole il dito contro.
«Ho preso la mia decisione, puoi anche andare ora» le diede le spalle e si tolse il cappello posandolo sul bancone.

«Sei proprio una merda»

Lo chef si irrigidì, si voltò di nuovo per poterla guardare.

«Ripeti»

«Sei una merda» disse senza esitazioni.
«Sei la persona più arrogante che possa esistere sulla faccia della Terra, nessuno ti sopporta qui dentro. Non capisco come tu faccia ad essere così famoso con le donne, non sei per niente romantico e scommetto che tu non sappia neanche cosa sia la gentilezza. Ti vogliono solo per i tuoi stupidi soldi! Lavoro qui da anni eppure non ti ho mai visto fare un complimento o congratularti con i tuoi cuochi o con noi camerieri. Hai un carattere schifoso»

Niall non riuscì a trattenersi, quando si rese conto di ciò che aveva appena fatto era ormai troppo tardi.
La sua mano si era appena scaraventata con forza sulla guancia di Rosalind. Deglutì rumorosamente.
Rosalind si portò una mano sul viso, si aspettava di tutto da quell'uomo ma non che fosse violento con le donne.
Il bruciore emanava vampate su tutto il suo viso, avrebbe voluto piangere ma si limitò a lanciargli uno sguardo silenzioso carico di disprezzo e odio.
Gli voltò le spalle e uscì. Niall aveva talmente tanti pensieri nella testa che non riusciva nemmeno ad insultarsi da solo. Probabilmente doveva scusarsi, ed era ciò che cercò di fare la mattina successiva.

Come suo solito era in cucina a sperimentare nuove ricette originali da aggiungere al menu. Non si rese neanche conto che la porta della cucina era stata spalancata. Sentì qualcosa colpirgli il petto e alzò la testa confuso.
Rosalind sembrava essersi appena svegliata, con i capelli poco curati nell'acconciatura e gli occhi privi di trucco che mostravano le borse violacee causate dal sonno.
Gli aveva appena lanciato la sua divisa da cameriera addosso, con disprezzo.

«Mi licenzio»

Quelle due parole avrebbero dovuto far sospirare di sollievo lo chef, eppure sentì uno strano vuoto nello stomaco.
Non poteva licenziarsi. Non lo avrebbe mai ammesso ma Rosalind era una delle migliori lavoratrici lì dentro. Lui cercava sempre di metterla in difficoltà per vedere fin dove sarebbe arrivato il suo limite, e a quanto pare ieri sera lo aveva anche superato. Lo chef aveva esagerato, gestire una serata da soli era stressante, doveva aspettarsi centinaia di errori eppure Rosalind ne aveva commessi solo due.

«È stato un piacere lavorare per lei, chef»

Fece per andare via ma Niall la raggiunse con due passi decisi e la bloccò con forza afferrandole entrambi i polsi.
Non voleva farle del male, voleva solo chiarire con lei.

«Non toccarmi!» si dimenò ma lui mantenne la presa ferrea.
«Niall giuro sulla cosa più cara che ho che se non mi lasci andar-»

«Voglio solo che tu stia ferma e mi ascolti»

«Non voglio ascoltare la tua voce di merda, lasciami andare»

«Rosalind-»

«Niall lasciami andare!»

A quel punto Niall la spinse contro la porta della cucina, la bloccò con il suo corpo e mantenne le mani attorno ai suoi polsi alzandole le braccia in aria. La stava tenendo abbastanza forte da non farla muovere ma non così forte da farle male.
Rosalind perse la facoltà di parola, il suo viso era troppo vicino e lei non reggeva tutto quel contatto.
Niall era bello, bello da togliere il fiato, ma il suo carattere scaturiva in Rosalind un odio che non aveva mai provato per nessun altro. Questo però non significava che lo avrebbe rifiutato in un probabile bacio.

Ti ha dato uno schiaffo, per l'amor di Dio Rosalind!

Pensò dandosi della stupida.

«Niall» ripeté il suo nome debolmente, stava per avere una crisi di pianto e Niall non era affatto preparato.

«Mi dispiace» soffiò lui sulle sue labbra. Ed era la prima volta che si scusava effettivamente con qualcuno dall'inizio della sua carriera.
Lei cercò di ignorarlo e scosse la testa.

«Lasciami andare, voglio tornare a casa»

«Non lasciare il lavoro»

«Non servo a niente qui, vengo solo per ricevere critiche da te. Trovati un'altra cameriera»

Si divincolò dalla sua presa ma non riuscì a liberarsi. Niall non aveva intenzione di lasciarla andare perché sapeva che se solo fosse uscita da quella porta non l'avrebbe rivista mai più.

«Niall sto perdendo la pazienza» lo avvertì sospirando pesantemente.

«Ti lascio andare solo se poi ti riprendi la divisa»

«Non mi riprendo un bel niente»

Nessuno dei due si rese conto della troppa vicinanza tra i loro visi fino a quando Niall non abbassò lo sguardo sulle sue labbra. Rosalind fu presa alla sprovvista e non seppe nemmeno come ribattere. Uno schiaffo sarebbe stato l'ideale.

«Che stai facendo?» sussurrò invece notando che l'uomo davanti a lei non aveva intenzione di alzare lo sguardo. Lo vide corrucciare le sopracciglia.

«Non lo so» sussurrò in risposta.

«Allora togliti»

«Non ci riesco»

E in maniera quasi disperata chiuse la distanza tra di loro baciandola. Rosalind si ritrovò con le spalle contro la porta, ricambiò subito il bacio senza chiedersi cosa diavolo stesse facendo.
Le labbra si mossero lentamente, Niall le liberò i polsi per poterla invece afferrare per i fianchi.

«Niall» sussurrò appena.

«Smettila di parlare, Rosalind»

Il bacio era fin troppo sentimentale ma non se ne curarono minimamente. La alzò prendendola da sotto le cosce e in meno di due secondi lei si ritrovò con le gambe avvolte attorno alla sua vita e le sue grandi mani lavoratrici sul suo sedere per sostenerla meglio.
Niall inclinò la testa di lato per poter approfondire meglio il bacio.
Entrambi necessitavano di ossigeno ma erano come catturati dalla foga del momento. Non riuscivano a smettere di baciarsi.

«Mi dispiace per ieri» ripeté dandole un ultimo breve bacio.

«Ti meriti solo un calcio nelle palle. Lo sai, vero?»

E per la prima volta, in tutta la sua vita, vide Niall ridere.
Vide per la prima volta la forma del suo sorriso, le rughe agli angoli degli occhi, i denti perfettamente allineati e splendenti. Vide l'azzurro dei suoi occhi brillare.
Rosalind non poté far altro che guardarlo con ammirazione. Era un uomo davvero affascinante.

«È stata anche colpa mia, non avrei dovuto insultarti in quel modo»

«Non azzardarti a dire cose del genere. Ciò che ho fatto non è giustificabile» parlò serio allontanandosi di colpo da lei dopo averla fatta scendere dalle sue braccia. Non era per nulla imbarazzato da ciò che era appena successo, al contrario della ragazza.
«Riprenditi la divisa, hai fatto un ottimo lavoro ieri sera e meriti il doppio della paga questo mese»

Si allontanò per raccogliere la divisa da cameriera e gliela porse con un piccolo sorriso.
Lei esitò.

«Rosalind, per favore» allungò di più il braccio verso di lei.
«Sei l'anima di questo ristorante»

Lei abbassò per qualche attimo la testa, alla fine mise su un sorriso di gratitudine e si riprese la sua divisa. La strinse al petto con orgoglio.
Niall era felice, ma non tanto quanto avrebbe dovuto esserlo. Notò ancora il rossore sulla guancia candida di Rosalind, la sfiorò con il pollice e strinse le labbra.

«Non è niente» disse frettolosa lei, scansandosi.
E come per completare quella giornata stramba, Niall l'abbracciò. Si scusò nuovamente non perdonando se stesso di quel gesto così istintivo e così sbagliato.

Lei ricambiò l'abbraccio, restarono l'uno tra le braccia dell'altra per parecchi minuti.
Era come un accordo di pace tra due Paesi, la firma segnata da quel bacio che nessuno dei due aveva il coraggio di nominare.
Lui le sorrise un'ultima volta prima di tornare a lavoro, entrambi ignari che da quel giorno in poi le loro giornate lavorative sarebbero state piene di sguardi e flirt.

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