Ai confini del vuoto 1 - Prog...

By smallcactusstories

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La guerra tra Alleanza di Mu e Federazione di Lemuria si protende ormai da quasi dodici anni, dato che nessun... More

Premessa
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16 (Axel)
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22 (Erix)
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30 (Aesta)
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35 (Nayla)
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Note
Extra 2: Personaggi
Extra 3: Playlist
Extra 4: Cose varie ed eventuali
Extra 5: disegno
Ringraziamenti

15

193 24 69
By smallcactusstories



Mi sento la testa pesante, credo di essermi addormentata piangendo di nuovo. Mi sembra di essere inerme in balia di un mare in tempesta.

Passo una mano sul muro dove ho ricominciato a segnare i ol come sull'At5. Sono ventitré le stanghette, una per ogni giornata passata qui dentro. Non so quanto tempo passerà ancora prima di rivedere una qualche forma di vita, ma sicuramente non sarà un incontro felice. Ormai ho graffi e ferite su tutto il corpo: i loro scagnozzi non si fanno troppi scrupoli a usare le loro lame mentre mi interrogano, cercando di ottenere quelle informazioni che mi rifiuto di dare – non tradirò la Federazione, preferisco morire.

Ho perso una delle due lenti a contatto, la giacca e la camicia hanno perso non so quanti bottoni, fatti saltare senza troppi problemi. Evito anche di rimettermi la prima, ormai la lascio abbandonata sul pavimento, tanto non durerebbe molto se la indossassi.

Non ho mai avuto la forza di reagire alle loro violenze, ai loro insulti: ho lasciato che mi facessero di tutto, lasciando che tutto accadesse senza dire una parola.

Ho finito la voce, le lacrime. Non ho salvato niente, né gli amici né l'onore né la morale. Non ho fatto niente per impedire che mi strappassero ogni cosa, non ho trovato un solo motivo per oppormi. Non sono più niente, per loro sono quasi un passatempo.

Sul destino della Starfall e della Federazione non ho notizie. Non ho aperto bocca per pregarli di fermarsi anche quando il dolore era troppo, non lo farò adesso per avere informazioni.

Non ho idea di chi siano i carnefici, non li ho mai voluti guardare in faccia. Nessuno di loro, nemmeno Brunnos. Mi costringo a non piangere quando arriva, stringo i pugni quasi fino a conficcare le unghie nella carne perché non riesco a perdonarmi per quello che è successo, non riesco a non darmi la colpa.

Mi prendo la testa tra le mani, sospirando. Qualcuno apre la porta, d'istinto mi viene di stringere le ginocchia.

Non sono i passi dei carnefici, ormai li riconosco. Non sono nemmeno quelli di Aesta, non la vedo dal giorno in cui mi hanno preso, ma gli ho sentiti per così tanti wakin che ormai sono familiari.

Alzo appena gli occhi. È l'Orlan.

«La Federazione è sul punto di firmare la resa. Dov'è la Starfall? È sparita da ogni radar da ol».

E lo chiedono a me, che ho perso i contatti da ol? Ho dato l'ordine di decollo immediato, tutto quello che accade dopo è stato nelle mani degli ufficiali.

«Non lo so».

Si abbassa, quanto basta per trovarci faccia a faccia. «Non ho intenzione di perdere wakin dietro alla ricerca della vostra ammiraglia. Ce la consegneranno come ostaggio in cambio della libertà condizionata per gli altri».

«Seriamente, non lo so dove siano andati».

«Li abbiamo cercati per tutta la galassia. Non possono essere finiti nel nulla».

Ma, conoscendoli, in un buco nero forse sì.

«Può finire in due modi. O mi dici ciò che voglio sapere o ti faccio torturare finché non mi dici ciò che voglio sapere. Dove sono finiti?»

Sospiro. Cosa devo fare per farglielo capire? «Non lo so, ho perso i contatti da quando mi avete catturato. E anche se lo avessi, credi che tradirei così i miei uomini?»

Sogghigna. «Siete proprio una bella coppia di idioti».

La guardo confusa, non capisco il senso delle sue parole. In fondo, mica è Brunnos quello a essere nei guai fino al collo, non è lui quello che ha perso la guerra.

Appoggio la testa al muro appena se ne va: il patto prevede la Starfall come ostaggio, ma la nave è sparita da tutti i loro radar. Ci hanno scovato anche negli angoli più remoti, è quasi impossibile che siano riusciti a nascondersi per così tanto tempo senza essere scovati.

Fisso il soffitto, sorridendo appena: non hanno mai lasciato Minerva. Conoscendoli, è solo questione di tempo prima che piombino addosso alla Pegasus all'improvviso.

***

Altre cinque stanghette si sono aggiunte: in questi ol l'unico carnefice è stato Brunnos. Vogliono aggiungere la tortura psicologica a quella fisica. Me ne ha fatte di tutti i colori, tutte quegli insulti che mi ha rivolto hanno fatto più male della lama del suo coltello. Mi sento sempre più debole, tra il sangue perso e il poco cibo non so quanto possa andare avanti, ma la cosa peggiore è il ricordarsi quella parte di Brunnos diversa da questa.

Quanto sarebbe stato meglio esser morti.

Non ho quasi niente per fermare il sangue. Spero che non si sviluppi qualche infezione, mi basta aver perso un braccio...

Traccio un altro segno con la mano metallica sulla parete, cercando di buttar giù quello che ol fa doveva essere pane. Qualsiasi pasto è peggio dei pasti che abbiamo sempre imbarcato sulla Starfall.

Quando sento di nuovo quei passi lungo il corridoio, di nuovo la chiave che fa scattare la serratura, appoggio il tozzo di pane e indugio con la mano su quello: so di avere i suoi occhi puntati addosso, ma se non ha avuto un briciolo di pietà le volte scorse, perché oggi dovrebbe essere diverso?

«Dov'è la Starfall?»

«Non lo so».

«Alzati».

Mi metto in piedi, spero solo che le gambe mi reggano. Lui si avvicina, tirandomi uno schiaffo. Mugolo appena, ha colpito una ferita sulla guancia. Cado a terra, non ho più forze nemmeno per reggermi in piedi.

«Dov'è la Starfall?»

«Non ne ho idea, seriamente. Perché non volete credermi?»

«Perché so che per proteggere i tuoi uomini faresti di tutto». Si abbassa, prende il coltello dalla tasca dei pantaloni, sento la lama fredda premere contro il collo.

«Ammazzami. Facciamola finita qui» sibilo guardandolo negli occhi.

«Credi davvero che voglia ucciderti? Sei solo un passatempo adesso, finché non mi stanco resti qui». Preme la punta finché non esce una goccia di sangue, la succhia via. Cerco di spingerlo via senza troppo successo.

Mi afferra il braccio metallico, costringendomi ad alzarmi per poi squadrarmi da capo a piedi.

«Dov'è la Starfall?»

Non gli rispondo. Non lo so. L'ho già ripetuto fino alla noia.

Mi afferra il viso con una mano, sono costretta a guardarlo negli occhi.

«Sono sicuro che tu lo sappia. Non parlare non servirà a proteggere i tuoi compagni. La tomba aspetta tutti voi».

«E allora uccidimi adesso. Anche se lo sapessi non avrei affatto intenzione di dirtelo!» gli urlo cercando di allontanarlo da me. «Vai a farti fottere, sei solo un bastardo!»

Mi stringe i polsi, bloccandomi contro il muro. «Te le faccio diventare cinque le condanne a morte».

«Fai quel che ti pare. Credi che abbia ancora interesse a vivere? Non so nemmeno a cosa mi sto aggrappando per sopravvivere adesso. Pensi che se avessi avuto un'arma ora saremmo qui a urlarci contro? Prenditela, la vittoria. Fammi fuori, comunicalo alla Federazione. Vedrai che a quel punto avrai in mano anche la Starfall».

Continua a fissarmi, non so che gli passi per la testa. Guardo oltre la sua spalla quando sento la porta aprirsi: l'Orlan spinge dentro Aesta, che si rialza con un mugugno, poi fa scattare di nuovo la serratura.

«No...» mormora portandosi le mani sulle labbra. «Non puoi avere davvero intenzione di ucciderla...»

«Potrei non farlo, se una di voi due si decidesse a parlare».

«Non so dove sia la Starfall» ripeto guardandolo negli occhi.

Si volta verso Aesta che scuote la testa con forza. «Non ne ho idea.

«Non so cosa pensare di voi. Tu sei arrivata al punto di offrirmi la tua stessa vita e la vittoria totale pur di proteggerli e tu... sei patetica: non riesci nemmeno a capire da che parte stare. Fai un passo verso di noi e due indietro verso questi idioti». Mi allontana appena dal muro, poi mi spinge indietro, gemo, sentendo il dolore della botta alla nuca irradiarsi per tutta la testa. Chiudo gli occhi: non ho intenzione di vedere quel che ha intenzione di farmi – farebbe solo peggio.

Lo sento strappare i bottoni della camicia – quei pochi rimasti – prima che la lama fredda si appoggi di nuovo sulla mia pelle; brucia, quando la fa scorrere.

«Lasciala stare» sibila Aesta.

«Perché mai?» chiede lui con una voce fin troppo calma. Sento le sue labbra posarsi di nuovo sul collo, lasciando una scia di baci.

Picchialo, Aesta. Ti prego. Ribellati.

Non ho la forza di oppormi, non ho la forza di spingerlo via.

Continua a tenere il coltello premuto sulla pelle con una mano, mi blocca con il suo peso al muro, mentre l'altra ha sganciato il bottone dei pantaloni.

Tutto, posso sopportare tutto. Ma non quello.

«Che c'è? Non mi implori più come sempre? Credevo ti piacesse».

«Lasciala stare» urla Aesta. Riapro lentamente gli occhi, ma la vista è velata dalle lacrime e dal fatto che una delle due lenti sia scivolata via, lasciandomi preda della miopia.

«Ora ti intrometti? Parla, se non vuoi che l'ammazzi dopo averla fatta mia per un'ultima volta» ringhia lui nella sua direzione, facendo poi un altro segno sulla mia spalla, passando sopra alla ferita dell'Orlan. Brucia di nuovo, la cicatrice. Vorrei urlare, ma qualsiasi cosa per lui sarebbe una vittoria: prima voleva sentirsi pregare, ora vorrebbe che implorassi pietà.

Eppure, sono quasi certa che non abbia davvero intenzione di uccidermi. Non appena mi lascia i polsi, crollo in ginocchio, senza forse per rialzarmi. Quel che mi aspettavo, un calcio sul fianco, mi fa rotolare di lato. Riapro gli occhi a fatica, osservando il soffitto e il coltello che gocciola sangue che entra all'improvviso nella mia visuale insieme alla faccia di Brunnos.

«Dov'è la Starfall?»

«Ammazzami. Non ho intenzione di dirtelo» gli rispondo abbozzando un sorriso.

Lui si inginocchia, preme il coltello sulla gola, poi si volta verso Aesta. «Devo darle ascolto? Sono certo che una di voi due lo sappia».

«Io...»

Non lo fare, Aesta. Non dirglielo. Lo sento che stanno per arrivare.

«Io... io non lo so».

«Non mentire» ringhia lui, premendo appena. Eppure, se proprio devo morire, almeno la promessa di proteggere il mio equipaggio a qualunque costo l'avrò mantenuta. «È solo questione di tempo prima che i nostri sistemi traccino la posizione di quella nave».

Aesta abbassa la testa. «Loro... loro...»

Non fa in tempo a finire: uno scoppio improvviso la fa sobbalzare. Brunnos si guarda intorno.

«Veniva da fuori...» mormora. «Sono su Minerva, i bastardi!» urla in direzione della porta. «Fa' quel che ritieni giusto» dice lanciando il coltello ad Aesta; rimbalza con un suono metallico sul pavimento, mentre li si allontana a corsa.

Aesta si inginocchia accanto a me, mi accarezza una guancia.

«Vivi...»

«Ho perso tutto. Tutto. Mi è rimasto solo uno strascico di vita, ma guardami. Come credi che possa sopravvivere ancora per molto?» Allungo una mano, afferrando il suo coltello.

Quello che ritengo giusto.

Ammazzarsi?

Con quale forza di volontà? Se anche provassi a farlo la volontà di sopravvivenza innata avrebbe il sopravvento.

Ammazzare il prossimo carnefice?

Ma con che forza?

Ferire uno degli aguzzini sarebbe solo una cazzata.

Ho solo un colpo a disposizione. Niente di più, niente di meno.

Stringo il coltello contro il petto. Non so che fare, che ritenere giusto. Abbiamo idee troppo diverse io e lui: non avrei mai dovuto fidarmi. L'unica cosa che ci accomuna è Minerva. Come posso scegliere? Ha preso la decisione di lasciarmi in vita, di potersi divertire senza curarsi troppo dei sentimenti.

Ha avuto modo di uccidermi, non l'hai mai fatto. Forse preferisce vedermi sul patibolo.

Forse non vuole macchiarsi le mani. Preferisce gli inganni, preferisce i sotterfugi.

Aspetterò. Appoggio la lama da una parte, ho sempre cercato di trovare la soluzione a tutto, ma ora non riesco a vederla perché ora ho solo fatti e parole che contraddicono i fatti a cui aggrapparmi. Niente di utile.

Ma vorrei anche sapere che stanno pensando di fare sulla Starfall, quanto tempo li dovrò aspettare. Quel boato non preannunciava niente di buono.

«Forse è la Pegasus che è esplosa» mormora Aesta spostandomi un ciuffo di capelli dalla fronte. Afferra la giacca, appoggiandomela addosso.

Mi fa un freddo cane, sto tremando: cerco di rannicchiarmi il più possibile su un fianco, addosso a lei gemendo per il dolore a ogni movimento. È un'impresa trovare una posizione comoda.

La mia sveglia è l'essere lanciata sul pavimento, di nuovo.

Vorrei solo avere la forza di conficcare quel coltello da qualche parte.

«Tu sapevi dov'erano» sibila l'Orlan bloccandomi il braccio sinistro a terra.

«Nayla, lasciala stare, non possiamo fare nulla, il suo equipaggio è in vantaggio» le dice Aesta sollevandomi da terra e accarezzandomi una guancia.

Alza il piede con riluttanza, liberandomi il polso. Non appena si allontana noto che Brunnos ha una pistola puntata alla tempia e un braccio stretto nella presa di Zavis. Qualcuno si avvicina, riconoscerei subito tra mille quel ciuffo biondo sbarazzino.

Axel si inginocchia accanto a me, cercando un modo per aiutarmi a tirarmi su senza fare troppi danni. «Hai una pessima cera e credo proprio che tu abbia la febbre» mi dice mettendomi una mano sulla fronte.

Si toglie la giacca, mettendomela sulle spalle. «Dobbiamo tirarti fuori da qui il prima possibile».

Annuisco con un cenno del capo, sono felice di rivedere una faccia amica. Appoggio la testa sulla sua spalla. «Ho sbagliato tutto... forse era meglio se il comando ce l'abbia tu... al massimo scappavi per andartene in vacanza, non per amore o per tradire».

« okay, adesso basta delirare, non credo proprio di essere la persona adatta a comandare la Starfall, quello è il tuo posto. Hai bisogno di riprendere le forze».



L'angolino buio e misterioso

È uno dei capitoli peggiori che abbia mai scritto, ovviamente la prima bozza saltò fuori alla stazione. Perché le idee peggiori mi vengono alla stazione? Perché?

Comunque, fatevi avanti se odiavate Erix perché questo e il prossimo sono i capitoli preferiti da chi lo vuole morto u.u

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