Gli acrobati d'inverno [dispo...

由 ElaineAnneMarley

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**WATTYS 2018 WINNER** Camelie Venice Lambert ha tutto quello che una diciassettenne dell'era ultramoderna po... 更多

Prefazione
Prologo
1. L'annuncio di un matrimonio felice (I)
2. L'annuncio di un matrimonio felice (II)
3. L'affascinante uomo dietro la maschera (I)
5. Il premio più prestigioso (I)
6. Il premio più prestigioso (II)
❄️ Cover Reveal: copertina cartaceo ❄️
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❄️ NEWS SPIN-OFF/SEQUEL degli ACROBATI D'INVERNO ❄️
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7. L'angelo del ghetto (I)
8. L'angelo del ghetto (II)
9. Tarocchi propizi (I)
10. Tarocchi propizi (II)
🍬 FanArt #2
🍬 FanArt #3
EXTRA - GADI vince ai Wattys: cosa ne pensano i protagonisti di LUDD?
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🌃 Nuova Storia! 🥀

4. L'affascinante uomo dietro la maschera (II)

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由 ElaineAnneMarley

Camelie affondò uno dei tacchi a spillo nella scarpa lustra di Kennedy Holsen e con una gomitata ben assestata lo allontanò da sé. Il cuore le martellava furiosamente nel petto, inchiodandola lì: in un corridoio deserto, con l'uomo che avrebbe dovuto sposare piegato ai suoi piedi per il dolore.

Lo spaesamento di lui durò però molto poco. In un attimo le afferrò entrambe le caviglie, affondando le unghie nella carne diafana. Dopo essere stato respinto in modo tanto efficace, aveva evidentemente capito come immobilizzarla e, accompagnando il gesto violento con una scarica di insulti volgari, tentò di sbilanciarla.

«Se non la lasci immediatamente, ti faccio espellere.»

Una voce sottile li raggiunse da un angolo in penombra ed entrambi trattennero il respiro. Camelie si aspettava di veder comparire una ragazzina e invece si stupì che, ad aver parlato, fosse stato un giovane gracile, avvolto in un mantello di flanella; uno studente la cui identità era protetta da una maschera verde elettrico.

«Ti spezzo le gambe, moccioso», grugnì Holsen.

Il giovane, a occhio e croce uno studente dei primi anni dell'Irrigazione, si limitò a sollevare un palmare datato almeno due generazioni tecnologiche. «Continua pure. Pensavo di proiettare la tua aggressione in diretta sugli schermi disseminati per la scuola.»

Kennedy lasciò andare Camelie e si alzò in piedi, nel tentativo di intimidire l'altro con la sua stazza.

La ragazza approfittò per allontanarsi di qualche passo. Le gambe erano però scosse da un tremore improvviso e, dimentica dei tacchi instabili, Camelie fece una falcata troppo lunga, mettendo male il piede. La caviglia si storse dolorosamente, mozzandole il respiro.

«Andiamo?» le chiese in un soffio il misterioso soccorritore, attento a non interrompere la ripresa.

Avevano quasi raggiunto la fine del corridoio, camminando all'indietro in modo che la telecamera rimanesse puntata su Kennedy Holsen, che il ragazzino si fermò per rivolgersi un'ultima volta al compagno più grande. «Qualsiasi donna reagirebbe così a sentirsi chiamare bocconcino birichino. Forse è il caso di aggiornare le libraries del tuo repertorio» lo schernì.

Sebbene il dolore alla caviglia si facesse sempre più intenso, girato l'angolo Camelie accelerò. La ragazza non riusciva a camminare dritta; continuava a zigzagare rischiando di scontrarsi con la parete, così lo sconosciuto le offrì un braccio. All'occhiata sospettosa di lei, il ragazzino si decise finalmente a sollevare la maschera. «Sono Lance Winters, il figlio dei Winters... Le nostre piantagioni sono...»

«Confinanti», completò Camelie, «certo, so benissimo chi sei.»

«Mmm» mugugnò Lance poco convinto.

Proseguirono l'uno accanto all'altro in silenzio finché non ritornarono nell'area della terrazza dove era allestita la festa. Avevano quasi raggiunto la sala da ballo, che Camelie si fermò improvvisamente, lasciando andare la manica della giacca di lui, a cui era aggrappata da quando l'altro si era offerto di sorreggerla. «Grazie. Non so davvero come ringraziarti, Winters», disse infine.

«Non so chi fosse quel tizio, ma direi che è meglio stargli alla larga, d'ora in poi!» urlò l'altro, cercando di sovrastare la musica con il suo timbro di voce delicato.

Camelie si lasciò sfuggire una risata amara. Stare alla larga da Kennedy Holsen sarebbe stato più complicato di quanto il ragazzino avrebbe mai potuto immaginare.

«E tu che ci facevi laggiù, tutto solo?»

«Stavo pensando a non so cosa e mi sono addentrato nei corridoi deserti senza neanche accorgermene.»

L'altra annuì, fingendo di aver creduto a quella scusa patetica. Sapeva bene perché Lance Winters quella sera era solo: per lo stesso motivo per cui era solo ogni altro giorno. Le sembrava persino assurdo che si fosse presentato al ballo di Carnevale, dal momento che la sua vita sociale si riduceva agli incontri ravvicinati con gli insetti che i bulli dell'Accademia gli facevano trovare nell'armadietto degli effetti personali. Forse Lance sperava che sarebbe bastato un blando travestimento affinché quella serata fosse diversa dalla sua quotidianità fatta di prese in giro, scherzi crudeli e bullismo cibernetico. Camelie ispezionò con occhio allenato il costume del ragazzino malaticcio che aveva di fronte. Sotto il mantello grigio aveva indossato una camicia dello stesso colore, di una tonalità più scura, infilata maldestramente in un paio di attillati fuseaux ciliegia. Il tocco di classe era però la maschera verde brillante, che richiamava i lineamenti eleganti di una statua greco-romana. La maschera, tributo a quella che era stata la culla della civiltà occidentale quando ancora il mondo era diviso in Occidente e Oriente, schiacciava i capelli nivei di Lance, solitamente spettinati. Pur con qualche pecca, il travestimento aveva un suo perché. Sicuramente era più azzeccato di quello di Sheila McGowan.

Per la prima volta Camelie provò pena per lui. In fondo l'unica colpa di Lance era essersi guadagnato il titolo di svitato della scuola. Pur non avendoci mai parlato fino a quel giorno, Camelie conosceva bene i pettegolezzi che circolavano sulla sua famiglia: le proprietà andate in malora, il crollo isterico della madre, il tentato suicidio del padre. I Winters non erano di certo ben visti a Nilemouth; non a caso, pur essendo la loro piantagione confinante con quella dei Lambert, le due famiglie non si erano mai frequentate.

Camelie non poteva che essere riconoscente a Lance per averla aiutata. Se non fosse stato per il suo intervento, difficilmente sarebbe riuscita a sfuggire all'aggressione inaspettata di Kennedy Holsen. Eppure, nonostante ciò, la ragazza teneva troppo alla propria reputazione. Non voleva rischiare di essere associata a quel ragazzino disadattato, preso di mira dai bulli. La sua vita stava colando a picco senza bisogno di farsi vedere in compagnia di Lance-mangia-concime-Winters. Avrebbe trovato il modo di sdebitarsi; ma non in quel momento e soprattutto non davanti a tutta la scuola.

«Grazie ancora, Lance. Grazie, davvero! Racconterò a tutti che mi hai aiutato!» mentì. Nessuno avrebbe mai dovuto sapere cosa era quasi accaduto quella sera.

Camelie non attese neanche di sentire la risposta; sgusciò tra la folla che si dimenava sulla pista da ballo, attraversandola in un tornado di stelle filanti, attenta a non incrociare lo sguardo di nessuno. Solo quando fu di nuovo al piano terra, in coda al guardaroba, si guardò attorno, sperando che né Sheila McGowan né Mei Chen fossero nei paraggi.

Strappò il cappotto panna dalle mani di metallo che glielo porgevano e compose sul suo tablet spiegazzato la chiamata di un veicolo.

Non aveva voglia di aspettare all'aperto. Come ogni notte la neve aveva infatti ripreso a scendere instancabile. Da quando era iniziata la glaciazione, tredici anni prima, non era passato un singolo giorno senza che fiocchi pesanti, delle dimensioni di un unghia, ricoprissero le terre fertili della provincia. Una quantità inimmaginabile di denaro era stata spesa per capire come rendere le colture resistenti a quel clima impietoso, e gran parte delle risorse energetiche veniva utilizzata per riscaldare gli ambienti e ripulire i marciapiedi dei quartieri ben frequentati della città. Non che la classe borghese di Nilemouth si spostasse a piedi; era più una questione di apparenza. Qualora qualcuno avesse deciso di avventurarsi a piedi lungo le ampie vie che collegavano i grattacieli principali del business district, non poteva di certo rischiare di rompersi l'osso del collo scivolando sul ghiaccio.

Camelie sollevò il capo, massaggiandosi le tempie nel tentativo di contrastare l'emicrania. Non aveva voglia di aspettare all'aperto, eppure, se fosse rimasta all'interno, correva il rischio di incrociare Sheila o Mei. Non aveva la forza di rispondere alle domande frivole della prima o men che meno a quelle pungenti della seconda. In quel momento aveva solo bisogno di mettersi gli eventi assurdi della serata alle spalle, prendere una pasticca analgesica più potente, e capire come svincolarsi da una promessa matrimoniale che assumeva sempre di più la forma di una gabbia dorata.

Puntò lo sguardo oltre il tetto di olmi spogli, appesantiti dal manto bianco, e riconobbe le luci lampeggianti delle torri WiFi, che svettavano di parecchie centinaia di metri sui grattacieli più alti. La New Hope Academy si trovava esattamente a metà strada tra la città e la prima delle piantagioni, che, una dopo l'altra, si espandevano a macchia di leopardo fino a occupare ogni metro quadrato di terra. Della poca terra risparmiata dal mare. 

Camelie stava aspettando l'arrivo della navicella, dondolandosi da un piede all'altro per il freddo e per distrarsi dal dolore lancinante alla caviglia, che intravide Kennedy Holsen attraversare animosamente l'ingresso principale e raggiungere una comitiva di ragazzi mascherati.

Colta da una rabbia improvvisa, Camelie strinse la catenella della pochette di coccodrillo e decise che non poteva lasciare la questione in sospeso. Dopo l'aggressione a cui era sfuggita per miracolo, era certa che non solo non avrebbe sposato Kennedy Holsen, ma che avrebbe fatto di tutto per rovinare la sua immagine di ragazzo perfetto.

Camelie si calò la maschera di brillanti sul volto pallido e si avvicinò cauta, tentando di riconoscere gli altri studenti della chiassosa compagine.

Rimase sgomenta quando, tra i compagni appoggiati alla parete dell'edificio, scorse un giovane con la maschera sollevata sulla fronte. Indossava lo stesso identico costume del ragazzo che aveva seguito fin lì: la stessa uniforme lucente, lo stesso colletto alzato, la stessa mascherina carbone. Rideva di gusto, con il braccio stretto attorno alle spalle di una ragazza dai capelli paglia intrecciati in maniera sofisticata e il volto celato da una maschera viola.

Ma se quello era Kennedy Holsen, chi era la persona che aveva lasciato nei corridoi deserti dell'ultimo piano e che si era catapultato all'esterno poco dopo di lei? Chi era lo studente che l'aveva aggredita?

Il gruppetto era proprio sotto un lampione che diffondeva una luce tiepida sul marciapiede, mentre Camelie, ingessata a pochi passi di distanza, non era raggiunta dal fascio luminoso. La ragazza rimase immobile nell'ombra, impietrita nel realizzare cosa era accaduto quella sera.

«Allora, come è andata, Rajat?» Kennedy Holsen, il vero Kennedy Holsen, si era rivolto al ragazzo di spalle, lo studente vestito esattamente come lui. «Come è stato pomiciare con la mia futura sposa? Disgustoso come nei miei pronostici?»

«Quella matta della Lambert mi ha praticamente azzoppato. Figa, è figa, c'è poco da discutere, ma è una cagna selvatica», sbottò l'altro sfilandosi con stizza la maschera.

«Che diamine hai combinato, Rajat? Avevi un solo compito stasera: passare per me e tenerla alla larga. Ho scelto te non solo perché mi assomigli fisicamente, ma perché so quanto sei ossessionato da quella bambola gonfiabile albina.»

Camelie sentì calde lacrime di rabbia rigarle le guance congelate. Aveva pensato che Kennedy Holsen l'avesse aggredita e invece era addirittura peggio: aveva chiesto a uno dei suoi amici di divertirsi con lei. Tale era la portata dell'indifferenza che provava nei suoi confronti.

E lei non si era neanche accorta che il ragazzo volgare e importuno che aveva quasi forzato un bacio, pur assomigliando vagamente a Kennedy, non aveva niente a che vedere con lui, né nel modo di fare né in quello di esprimersi.

La bionda scosse il capo divertita, «Camelie Venice Lambert sta per finire all'inferno. E non ne ha la minima idea. Mi fa quasi pena.»

Camelie fremette nel buio. Il proposito di cogliere Kennedy Holsen di sorpresa davanti ai suoi amici, per annunciargli che aveva intenzione di rompere il fidanzamento, sfumò in una nube di soffocante orrore di fronte alla subdola crudeltà del ragazzo che aveva sognato di sposare. Non era stata solo ingenua, era stata cieca.

Kennedy non sarebbe mai stato colto in contropiede dal suo ridicolo agguato, avrebbe trovato il modo di ridicolizzare il suo piagnucolio, schiacciandola davanti alla cricca di amici. Con la coda tra le gambe tremanti, lo strascico del vestito che raccoglieva la neve ghiacciata, e la pochette stretta al petto, per la seconda volta Camelie fuggì sconvolta. Si lasciò alle spalle una situazione che non avrebbe saputo come affrontare, con il cuore frastornato da emozioni che non aveva mai provato prima e con la certezza che la fantasia della giostra perfetta era rovinata per sempre.

Dietro le quinte

Avrà 'sta benedetta ragazza capito qual è il giro del fumo o il prossimo capitolo siamo daccapo con la lagna su quanto è affascinante Kennedy Holsen?

Bene, sono riuscita ad aggiornare la storia! Anche se con non pochi sensi di colpa, visto che ho saltato la pubblicazione settimanale del Primo degli Alicanti. -_-' Farò del mio meglio per evitare che accada di nuovo!

Elaine

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