Ai confini del vuoto 1 - Prog...

By smallcactusstories

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La guerra tra Alleanza di Mu e Federazione di Lemuria si protende ormai da quasi dodici anni, dato che nessun... More

Premessa
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16 (Axel)
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22 (Erix)
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30 (Aesta)
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35 (Nayla)
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Note
Extra 2: Personaggi
Extra 3: Playlist
Extra 4: Cose varie ed eventuali
Extra 5: disegno
Ringraziamenti

12

256 25 65
By smallcactusstories

«Io non credo che sia una buona idea» mormora Erix. Quasi non lo sento a causa del chiacchiericcio che c'è nella sala del refettorio. È l'ora di punta, buona parte degli uomini sono a mangiare adesso: non sembra nemmeno la guerra quando siamo qui. La gente ride, scherza, ogni tanto scoppia qualche rissa che catalizza l'attenzione di tutti. E la Starfall non fa eccezione: io, Axel e altri ufficiali ci sediamo sempre allo stesso tavolo da wakin, è diventato il nostro punto di ritrovo quel piano dipinto di blu, con il simbolo della Federazione – un mezzo sole circondato da sedici raggi – disegnato in oro nel mezzo e graffiato in più punti.

«Ne abbiamo già discusso abbastanza e io odio parlare di queste cose a cena» gli rispondo seccata. «Non sono stati in pochi a disapprovare la mia scelta, ma non posso fare altro»

Axel incrocia le braccia, guardando prima me e poi Brunnos. «Senti, ne abbiamo fatte di peggiori. Non credo che sulla Starfall sia peggio di altre cose, ci siamo abituati alle scelte cretine di Vivi ormai».

Grazie, Axel. Dovrei dimezzarti lo stipendio per la tua insolenza.

Brunnos fa un cenno con la testa poco convinto.

«È esilarante veder bisticciare voi tre» commenta uno degli ufficiali.

«Credo sia il passatempo di tutti bisticciare con me» replica Axel, senza alzare lo sguardo dal suo pasto.

«Ma è divertente farlo con te» gli rispondo.

«Sì, perché con te diventa solo uno scontro a fuoco con qualche esplosione. Sai, a volte credo che tu sia un genio con i fatti, ma con le persone proprio fai schifo».

«Che vuoi dire, Axel?» gli chiedo prendendo un sorso d'acqua.

«Non solo a litigare, ma anche... Oh, insomma, intendo solo che sono ol che l'equipaggio non fa altro che parlare di quando voi due decidiate a fare qualcosa! Voglio dire, è evidente per tutti che–».

Brunnos lo zittisce con un gesto della mano. «Oh, ma tranquillo che sono più di dieci wakin che mi prega a letto» dice continuando poi a mangiare tranquillamente, come se quella fosse la cosa più normale di tutta la galassia; l'acqua mi va di traverso, per poco non la sputo. Cretino.

Axel sbatte le mani sul tavolo, guardandomi negli occhi. Mi mordo un labbro: ora mi ammazza per tutte quelle volte che mi sono lasciata sfuggire la Perseus e per tutti i trattati che ho stipulato solo per vederlo.

«Vuoi dire che adesso possiamo avere un modo di averti sempre rilassata? In effetti a pensarci l'unica cosa sistemata dopo gli incontro con l'Alleanza erano i tuoi nervi...»

Mi copro la faccia con le mani: non sono pochi quelli che si sono voltati verso il nostro tavolo e non riesco a immaginare quali commenti verranno fuori.

Axel continua a guardarmi in modo strano, gli altri mangiano in silenzio.

«C'è qualche problema o posso finire di mangiare in pace? Lo sai che odio essere fissata».

«Oh, no, no. Anche se secondo me preferiresti mangiare altro».

«Ti tiro il vassoio in testa se continui».

Qualcuno ride, non hanno mai preso mai sul serio le mie minacce.

«Oh, ma se sei solo zero virgola ventitré fan. Come pensi di arrivarci alla mia testa?»

«Zero virgola ventiquattro, prego» borbotto. Non sono io così bassa, sono loro troppo alti.

«Sì, sì, sempre lì siamo. Però sto cercando di capire come sta la storia... non vi odiavate a morte?»

«All'inizio sì. Insomma, mi ha praticamente rapito».

«Forse perché tu mi seguivi? Hai passato serate intere a spiarmi e quel giorno non eri lì per caso!» ribatto a Erix.

«Forse hai ragione».

«Comunque. Quando ci siamo conosciuti, eravamo gli unici ragazzi sul pianeti – lui a fare esperienza nell'esercito, io a scontare una pena data a mio padre quando ancora ero troppo piccola per restare da sola a Nova. Avevamo... legato dopo che lo implorai di risparmiarmi la vita: mi aveva beccato mentre sgattaiolavo fuori dalle celle per ammirare le stelle cadenti. Una sera io e mio padre mettemmo in atto il piano, lui ci scoprì, ma quando arrivammo alle astronavi, lo ferii alla gamba e lo trascinai a bordo per non dargli il tempo di dare l'allarme. Il problema era soltanto uno: questo cretino qui è niente meno che il nipote del re dell'Atlantis, attuale terzo erede al trono in linea di successione. Per quel rapimento, mi beccai una condanna a morte; le altre due riguardano il fatto di aver tradito l'Atlantis e, be', l'essere al comando della flotta della Federazione».

«Ma quindi... tutti quei trattati...»

«Totalmente inutili? Falsi? Vedili come vuoi, noi sfruttavamo il tempo per altro».

«Se De Algy lo venisse a sapere...»

Afferro il coltello sporco di cibo, puntandolo contro Axel. «Devi tenere la bocca chiusa o potrai dire addio allo stipendio».

***

Quando mi siedo sul letto, nascondo subito la faccia fra le mani: non credo di esser mai stata messa così in imbarazzo davanti a tutto l'equipaggio.

«Credevi fosse meglio nascondere tutto ancora per molto?»

«No è che... no, niente. Forse hai ragione, è meglio così».

Si siede accanto a me e subito appoggio la testa sulla sua spalla.

«E poi ormai credo che tu l'abbia capito che tutto quello che ho fatto era solo per cercare di nascondere i miei sentimenti».

Annuisco distrattamente. «Stai cercando di raggirarmi, Brunnos?»

Mi guarda sbattendo le palpebre. «Perché dovrei? Sei una delle poche persone che non odio».

«Ah. Mi fa piacere. Perché so che tipo di politico tu sia: hai ingannato parecchie persone negli wakin con la forza delle parole, potrebbe essere un'altra delle tue mosse. Ho scelto di fidarmi di te e spero davvero di non sbagliarmi».

«Non ti sto mentendo, Vivi... non di nuovo» mi risponde accarezzandomi una guancia. «Passare quel periodo insieme su Minerva mi ha fatto capire tanto. Non ti voglio raggirare: ci siamo detti troppe bugie, abbiamo finto troppo in questi wakin. Ci siamo nascosti dietro una facciata che non ci apparteneva. Avrei dovuto starti accanto già dai tempi della Coalizione, dammi la possibilità di dimostrarti che quelle erano semplici bugie e che quella che ti sto dicendo adesso sia la verità».

Annuisco, stringendogli una mano. Erix sorride, si china a darmi un bacio.

«Anche se non capisco perché continui a chiamarmi per cognome. Sembra quasi che tu mi odi ancora... o che tu voglia mettere una distanza fra noi».

«No è che... mi sono abituata a chiamarti così. Non ti odio, fidati. Non mi sembra di aver mai tirato giù la tua nave o averti fatto esplodere, insomma, in genere si capisce da queste cose se sopporto o meno una persona».

Ci guardiamo sorridendo appena, è veramente adorabile il modo in cui gli si formano le fossette sulle guance. Scoppia a ridere, stringendomi a sé.

«Comunque quando tutto questo sarà finito, riuscirò a dimostrarti che i politici non pensano solo alle parole».

«Scommettiamo?» gli chiedo sogghignando.

«E va bene, ma preparati a perdere».

«Non succederà».

«Ora che c'è?» borbotto quando il datapad vibra, alzandomi di malavoglia.

«C'è qualche problema?» mi chiede guardandomi preoccupato. Sono rimasta a fissare lo schermo, senza muovere un muscolo. Sono ol che continuiamo a lavorare per riprogrammare Minerva.

«Probabile, è l'ennesimo codice che non funziona» gli rispondo abbozzando un sorriso amaro. «Credevo fosse la volta buona e invece c'è qualcosa che ancora non è completo. Sono ol che ci lavoriamo, calcoli e prove. C'è solo da sperare e se e quando ne troviamo uno buono, pregare che Minerva lo accetti».

Sbuffa. «Numeri e segni. Che schifo».

«Sempre meglio dei tuoi inutili discorsi. Anche se preferivo quando facevi lo stronzo».

«Perché?»

«Perché non parlavi! E andavi dritto al punto».

Si alza, mi toglie il datapad di mano e lo appoggia di nuovo sul tavolo.

«Davvero?»

«Sì, davvero. Ho sempre amato i fatti. Ora, da bravo, spostati. Voglio andare a dormire». Si sposta per lasciarmi passare, ma noto che ha quel suo sorrisetto bastardo stampato in faccia. Sbadiglio, infilandomi sotto le coperte. Mi stringe a sé, come fa sempre da quando l'ho tirato fuori da quella prigione.

«Non credi sarebbe bello sapere che l'alba non porta un altro giorno di guerra?»

«Sì, ma non è parlando che si risolverà tutto questo. Sta' zitto e dormi che domani ci aspetta un'altra giornata di lavoro».


L'angolino buio e misterioso

...che carine le vostre illusioni. *affila le armi* immagino lo sappiate che da me l'angst straborda. Ecco, preparatevi, il peggio ha da arrivare *saltella via*

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