Che ne sai dell'amore

By Chisciotte

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Prologo
1. Nicola il poliziotto
2. Giorgio il violinista
3. Il tempo allo specchio
SECONDA PARTE
4. Due anni prima
5. Vacanze estive
6. Partenze
7. Parole lontane
11 settembre 2001
9. Ritorni
10. Notte in montagna
11. Lucio, lo studente di architettura
12. Incomprensioni
13. Il vero motivo del suo ritorno
14. Mondo capovolto
TERZA PARTE
19 giugno 2002
16. Immigration
17. La città degli angeli
18. Nani
19. Paul
20. Autonoleggio
21. Beach volley
23. Cinque giorni dopo
24. Giselle
25. Free English School
26. La quiete dopo la tempesta
27. Guerra e pace
28. Dal Canada con amore
29. Brutte sorprese
30. Quartiere russo
31. Un po' di pace
32. Primo giorno di scuola
33. Nikita e Capone
34. The purpose
35. Brother & sister
36. Marius
37. David e i nani
38. Riconciliazione mancata
39. Più nero che grigio
40. Nouvelle Caffè
41. Follia
42. Topanga Canyon
43. Nella tana del nano
44. Rosa nel Paese delle Meraviglie
23 dicembre 2003 (quando tutto ebbe inizio)
Epilogo
Se la storia ti è piaciuta

22. Rosa sente le voci

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By Chisciotte

Los Angeles non era brutta, questo no, ma era una distesa di asfalto e cemento, case e strade a molte corsie, molte corsie sovrapposte e qualche palma allineata sui viali più famosi. L'accezione moderna e, a voler ben vedere, toponimica del Far West. Verso Hollywood si ergevano le colline, ma lei sperava di trasferirsi presto sul mare, come le era stato promesso.

Quanto a David, non era stato sincero e aveva anche impedito a Sabrina di esserlo, quando aveva provato a dirle che Los Angeles non aveva nulla a che vedere con quel paradiso incantato che le era stato dipinto. Quella tela era un falso clamoroso; lui le aveva mentito e lo aveva fatto così bene da farla abboccare al primo lancio.

«Ecco, adesso darai ragione a quella deficiente della tua amica» latrò David.

«Perché il tuo problema è questo. Che io dia ragione a lei piuttosto che a te.»

Rosa guardò fuori dal finestrino, malinconica. Aveva lasciato Milano per quella nota stonata sul pentagramma del mondo, grigia e fredda nonostante l'estate, lontana anni luce dai suoi affetti. Guardò David con rabbia; aveva solo lui, lì.

«Il mio problema è che tu sei partita con un pregiudizio. Lei ti ha detto che Los Angeles era brutta, e tu...»

«Io ho creduto a te!» lo interruppe brusca. «Ma ho sbagliato. Questa città non è brutta, è orribile.»

Non riuscì a trattenere quelle parole, pur sapendo che avrebbero ufficializzato la guerra che da qualche giorno scavava le trincee. Non sapeva mentire. Lo aveva già fatto sul profumo del mare. Dirgli: «Hai ragione tu, è una bella città» quando non lo pensava affatto, sarebbe stato troppo.

David la portò nei posti più pittoreschi: Rodeo Drive, Malibu. Ma Rosa, impietosa, li paragonava a Via Montenapoleone o Portofino.

Non c'era competizione.

«Se vuoi ti do ragione. Però adesso portami a casa.»

Ebbe il bisogno impellente di orinare.

Abbassò il finestrino dell'utilitaria che avevano noleggiato per una cifra astronomica e che David guidava come se fosse al volante di una Ferrari.

«Hai intenzione di andare a letto anche questa sera prima del tramonto?» le chiese sardonico.

«Non mi sento per niente bene» sospirò lei.

L'aria non sapeva di niente, nemmeno di smog. Ed erano imbottigliati nel traffico.

«Che malanno ti stai inventando?»

«Mi sento a testa in giù, sarà il fuso orario.»

«Io comunque questa sera esco. Ho già contattato qualche vecchio amico. Brinderemo al mio ritorno a Los Angeles in un locale di Melrose. Ti vedo stanca, meglio che non vieni. Sei impresentabile così imbronciata.»

Rosa resistette alla voglia di mandarlo al diavolo.

«Non sarei di compagnia in effetti. Hai ragione. È meglio se resto a casa.»

Tim: «Sì! Stai con noi!»

Rosa impallidì. Di nuovo quella voce aveva fatto capolino nella sua testa. Le sembrava così nota e allo stesso tempo sconosciuta. L'avrebbe scambiata per la voce della sua coscienza se solo non fosse stata così diversa dalla sua, e maschile per giunta. Sembrava la voce di un bambino, di quelli che urlano sempre e che per questo sono quasi sempre rochi.

Scosse la testa.

«Non sto affatto bene.»

Cenarono silenziosi da Jack in the box e tornarono a casa. Un nuovo biglietto di Paul li accoglieva con discrezione sullo sportello della ghiacciaia.

«Va a New Orleans dalla sua fidanzata» riferì David imperturbabile. «Starà via una ventina di giorni. Si scusa di non essere riuscito a salutarci. Ci invita a usare la sua automobile se dovesse servirci - averlo saputo prima, maledizione - e a fermarci qualche giorno in più, se ne avremo bisogno. La prossima settimana verrà una coppia di suoi amici canadesi, alloggeranno nella sua camera da letto.»

Rosa indicò i due bicchieri e la bottiglia di vino, appoggiati sul bancone come il giorno precedente.

«Non dice nient'altro, il biglietto?»

«Le suore non bevono alcolici... lui non sa che hai preso i voti, ma noi non glielo diremo, sennò addio vini pregiati». Le sfiorò le labbra con un bacio. «Buona serata, bambolina. Ricordami nelle tue preghiere questa sera.»

Senza aggiungere altro infilò la bottiglia in un sacchetto di carta e uscì di casa.

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