Ai confini del vuoto 1 - Prog...

By smallcactusstories

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La guerra tra Alleanza di Mu e Federazione di Lemuria si protende ormai da quasi dodici anni, dato che nessun... More

Premessa
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16 (Axel)
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30 (Aesta)
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35 (Nayla)
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Note
Extra 2: Personaggi
Extra 3: Playlist
Extra 4: Cose varie ed eventuali
Extra 5: disegno
Ringraziamenti

10

190 27 49
By smallcactusstories

Riesco a tirare un sospiro di sollievo solo quando il portello della Starfall si chiude dietro la LWSS. Scivolo a terra, la schiena appoggiata alla parete e la testa appena reclinata all'indietro: non riesco a mettere a fuoco niente, mi sento la mente annebbiata come se mi fossi appena risvegliata da un sogno. Una fitta alla spalla mi riporta alla realtà: gli antidolorifici hanno smesso di fare effetto; mi lascio sfuggire un gemito di dolore, mentre mi rimetto in piedi con la mano appoggiata sulla ferita.

Eppure, siamo salvi.

Siamo al sicuro.

«Nave nemica rilevata nel raggio del radar» annuncia l'IA di bordo e la voce metallica arriva soffusa all'interno della LWSS, ormai circondata da membri del mio equipaggio.

«Axel, fila ai comandi: voglio i sistemi impostati per il salto a velocità luce tra meno di tre ked; io vado a sistemare Minerva, Aesta, portali sul ponte e assicurati che non tentino di fuggire. Verranno con noi come prigionieri».

«Avevamo un patto» sibila Brunnos.

«Ne riparliamo dopo che avrò evitato che la Galassia LK-216 venga spazzata via da un pianeta copia dell'Atlantis sovraccaricato di energia elettromagnetica» gli dico voltandogli le spalle e precipitandomi giù dalle scalette.

È un sollievo vedere il codice interrompere la compilazione all'improvviso e vedere i valori ritornare a valori non pericolosi, mentre le linee dei grafici si abbassano gradualmente. Appoggio entrambe le mani ai lati della tastiera, facendo un respiro profondo. Siamo salvi. Per adesso.

«Sistemi pronti per il salto a velocità luce. Portarsi in posizione di sicurezza. Attivazione propulsori tra dieci... nove... otto...» Mentre l'IA scandisce il conto alla rovescia, stringo la fibbia della cintura, chiudendo gli occhi e aspettandomi il peggio: non voglio vedere le stelle che si allungano davanti a noi, sentire il tempo rallentare e poi dilatarsi all'improvviso. Mi basta percepire tutto attraverso la nausea che mi attanaglia, sentire gli organi comprimersi contro lo schienale per poi tornare alla loro posizione naturale un attimo dopo.

«Ora mi spiegate perché le avete lasciato prendere il controllo» urla Axel non appena la situazione torna quella di sempre. «Abbiamo l'intera Andromeda che ci da la caccia con–»

«E ci prenderanno se ti dirigi su Lemuria all'istante. Muoviti, Darinell. Non abbiamo tutta la giornata» sbotta Zavis.

«E torniamo ad accanirci sul pilota, tanto non sono io quello che vi toglie dai guai ogni volta. Voglio un caffè!»

«Puoi pensare a fare il tuo lavoro, per una volta?» gli chiede Aesta tirandogli uno schiaffo in testa. «Questo è da parte di Vivi, me l'aveva chiesto prima».

«Adesso posso sapere le tue intenzioni o...»

«O, se preferisci, puoi ammirare la serietà inesistente del mio equipaggio. Non voglio rischiare di cadere nelle mani dell'Orlan senza avere Minerva sistemato: ci lavoreremo da Lemuria, è il luogo più sicuro che conosco. In ogni caso, pensa bene a quel che fare: prima che mi sparasse, ha detto che ti avrebbe portato a processo con l'accusa di tradimento visto che hai collaborato con la Federazione. E, aggiungendoci quello che è successo su Minerva...»

«Che è successo su Minerva tra voi due?» chiede Aesta voltandosi.

«Niente, ho sparato all'Orlan» risponde Brunnos e lei si volta, delusa dalla risposta.

«D'accordo. Credo che la soluzione migliore sia che venga con voi come prigioniero». Scuote la testa, poi riprende a parlare: «È... È esilarante come appena pochi ol fa fosse tutto il contrario e chi aveva le manette ai polsi fossi tu. Ma adesso abbiamo una scusa per spiegare la nostra presenza qui».

«Potrebbe spiegare sia il fatto che siete qui sia un eventuale attacco».

«Ma che screzi ci sono tra voi?» gli chiedo, allargando le braccia.

«Voleva usare l'inganno per far fuori i capi della Federazione, la scoprii e la denunciai ai piani alti che le tolsero il comando della flotta, lo diedero a me e la relegarono al comando della Persesus, direttamente soggetta ai miei ordini e controllata a vista. Una prigione per una che puntava al comando senza limiti... essendo anche l'erede al trono».

«Sei un cretino».

«Lo so» mi risponde abbozzando un sorriso tirato.

Non avrei mai pensato di tornare sul ponte di comando – non in queste condizioni per lo meno.

Mi verso una tazza di tè, voltandomi poi verso Axel: «Torniamo su Lemuria, è l'unico posto in cui saremo al sicuro e in cui potremmo sistemare questo danno».

«Il portale è stato chiuso, siamo salvi – per adesso» annuncia Aesta e io annuisco: è tutto come dovrebbe essere. Stringo appena una mano sulla sua spalla: anche se ora le cose sono sistemate, non posso tacere le nostre responsabilità nel rapporto.

«C'è un messaggio, comandante».

«Passatelo sull'interfono» rispondo passandomi una mano tra i capelli.

«Difesa esterna a nave in arrivo. Identificatevi».

«Qui nave ammiraglia 5930».

«5930? La Starfall? Ma non eravate precipitati e prigionieri dell'Alleanza?»

Mi porto una mano a coprire il volto e qualcuno ridacchia. Il giorno in cui la linea di difesa esterna smetterà di assumere idioti farò festa.

«No. Qui il comandante Davith, dal ponte di comando della Starfall. Dateci solo l'autorizzazione ad atterrare, ho bisogno di mettere piede su un pianeta che non sia mortale o su cui non rischi una condanna a morte immediata».

«Permesso accordato. Notificheremo immediatamente la vostra presenza al Consiglio».

«Atterra senza schiantarti questa volta, Axel» urla qualcuno.

«Ma chiudete la bocca!» ribatte lui.

«Atterraggio concluso. Senza graffi, questa volta. Spegnimento completo dei motori previsto tra venti ked».

Il vento caldo di Lemuria ci investe non appena mettiamo piede sulla pista di atterraggio: è un sollievo rivedere i due soli gemelli splendere alti nel cielo e illuminare la zona, facendo brillare la pista in lontananza; il rumore delle turbine dei motori mi accompagna, mentre cammino verso il bordo, con la mano destra alzata per riparare gli occhi dal pulviscolo sollevato.

«Bentornati su Lemuria, è un piacere rivedervi».

Sorrido, stringendo la mano a uno dei dieci capi politici della Federazione. «Abbiamo rischiato più del solito, avrete al più presto il rapporto: sono consapevole delle responsabilità».

Quello annuisce, sistemando la giacca della divisa.

«In ogni caso, complimenti per aver fatto prigioniero il comandante della flotta nemica. Possiamo già comunicarvi i prossimi ordini».

***

«Quindi ora che siamo da soli posso avere un aumento per uno, essere riuscito a non far esplodere la Starfall nell'atterraggio sull'At5; due, avervi portato dentro e fuori Minerva vivi e tre, aver obbedito a ben due comandanti?» chiede Axel contando sulle dita, mentre ripete la richiesta per la quinta volta. Stringo la parte superiore del naso tra pollice e indice; Aesta appoggia la mano sulla mia spalla.

«Non lo ammazzare, un pilota ci serve» mi sussurra.

«Lo so. Forse ho solo bisogno di un tè decente... o di far esplodere qualcosa. Tipo la tua testa» sibilo in risposta. «Adesso puoi zittirti che ho gli ordini del Consiglio?»

Io, Axel, Aesta, Erix e i due tecnici siamo gli unici rimasti a bordo.

«Gli ordini sono questi: Aesta, dovremmo presentarci al Consiglio il prima possibile e spiegare le nostre responsabilità. Quanto a voi tre, non scamperete a un interrogatorio... soprattutto tu, Brunnos».

Annuisce con un lieve cenno della testa. «Non che abbia intenzione di parlare».

«In tutto questo, io che c'entro?»

«Tu avrai un aumento».

Axel si gratta una guancia. «E non potevi dirmelo ol fa?»

«Ti meriti un po' di sofferenze» risponde Aesta facendogli la linguaccia.

«Sta' zitta».

«Io lo sapevo che dovevo buttarvi fuori bordo appena potevo, lo sapevo, lo sapevo!»

«Ma senza di noi come faresti?» sorride Aesta.

«Sinceramente non lo so, ma probabilmente la mia sanità mentale ne gioverebbe» le dico scuotendo la testa. «Tornando alle cose serie. Axel, avrai davvero l'aumento, a patto che tu tenga d'occhio i tecnici. Non si fidano a lasciarli in giro per la base». Lui si sfrega le mani, già pregustando quei soldi in più nelle tasche e Aesta gli tira uno schiaffo sulla nuca; scuoto la testa: quei due mi faranno davvero uscire pazza. «Quanto a te, Brunnos, vieni con me ora. E guai a voi due se aprite la bocca per fare commenti non richiesti: so quanto vi piaccia spettegolare e non voglio trovarmi di nuovo con De Algy nei dintorni che insinua cose assolutamente false... la Star Opal potrebbe ritrovarsi senza comandante la prossima volta che oltrepassa il limite, non volete che la Starfall perda primo ufficiale e pilota in un colpo solo, vero?» Axel ed Aesta annuiscono, ma so che stanno ridendo sotto i baffi.

«Tanto abbiamo già scommesso» fa Axel alzando le spalle.

«Su cosa? Anzi, no. Non lo voglio sapere».

***

Ho appoggiato la penna sul tavolo da almeno dieci ked, ma solo adesso mi passo una mano sul volto.

Erix è tranquillo, troppo, per uno che è sotto interrogatorio da più di cinque ore nel terzo giorno consecutivo che questa storia va avanti: non ha ceduto minimamente, non ha mai tradito le sue emozioni. Rimane impenetrabile e ormai sono cinque ol che siamo tornati su Lemuria, ma non ho mai avuto un po' di tranquillità: tra il suo interrogatorio e il giudizio sospeso su me e Aesta non so cosa sia peggio.

Lo guardo di sottecchi, sullo schermo davanti a me continuano a scriversi le sue dichiarazioni: che fosse un politico abile si sapeva, si sapeva benissimo. Ha detto tanto, ma la sostanza è poca ed è chiaro che non voglia rischiare troppo a spiattellare tutto alla Federazione.

«Lasciateci soli».

Erix alza un sopracciglio, gli altri due presenti mi guardano storto: non è una richiesta che si aspettavano. Appena se ne vanno, mi alzo dal tavolo vicino al muro, lasciando in funzione tutti i sistemi di registrazione, potrebbe sempre venire fuori qualcosa di utile. Mi siedo di fronte a lui che sta sorridendo in modo quasi impercettibile.

«Non dirmi che vuoi scopare qui» sussurra.

Per quanto lo trovi attraente, non ci tengo ad avere tutto registrato.

«Ascoltami bene, Brunnos. Adesso non sei tu quello con il coltello dalla parte del manico. Qui comando io».

«Come se tu non fossi attratta dall'essere completamente sotto il mio controllo» continua a sussurrare, non vuole farsi sentire, ma sarà tutto registrato. Mi mordo la lingua, sbatto la mano sul tavolo. Ha ragione, ma non è questo il momento. Lancio uno sguardo al PC, chissà che scandalo verrebbe fuori se quel file finisse nelle mani sbagliate.

«Tieni a bada le parole! Non sei nelle condizioni per dire certe cose!» sibilo a denti stretti. Gli punto in faccia la pistola, vedo il suo sorriso sparire. Chissà cosa si aspettava... forse che gli saltassi addosso?

«Ascoltami bene, per quanto tu lo voglia negare, la situazione è abbastanza... molto difficile. Uno, non capisco proprio quali siano le tue, no le vostre intenzioni. L'Orlan ha avuto modo di farti fuori e se, come dici, non vede l'ora di toglierti di mezzo, perché non l'ha fatto su Minerva?»

Sbuffa, si toglie un ciuffo di capelli dagli occhi. «Chiedilo a lei, che ne so io?»

«Non farmi usare le cattive maniere».

Si avvicina con il busto, la fronte tocca la pistola: mi ci vorrebbe poco per farlo fuori.

«E cosa intendi fare? Scivolare sotto il tavolo?» mi chiede sussurrando.

Stringo la presa sull'arma, vorrei tanto prenderlo a schiaffi per la sua temerarietà.

«Sai vero che ogni cosa che stai dicendo è registrata? Potrei anche farti processare per tentata aggressione a uno degli ufficiali con il grado più alto della Federazione» gli rispondo con lo stesso tono.

Sorride, forse nota che la mano mi sta tremando.

«Davvero vorresti passare per una che diffama così un ex comandante dell'Alleanza, Davith? Ti credevo con una morale solida». Sposta indietro il busto, ritorna a usare lo stesso tono di prima: «Ho lasciato l'Alleanza, o meglio, l'Orlan mi ha cacciato facendomi passare da traditore da quanto mi hai detto».

«Sei sotto il mio controllo, la tua vita dipende dalle mie decisioni». Storce la bocca. «Prigioniero personale. Diciamo che il Consiglio ha optato per lasciarti nelle mie mani» aggiungo subito.

«O perché li hai convinti per avere chi ti scopa la notte?» ritorna a sussurrare. Gli tiro uno schiaffo senza pensarci due volte.

«Due. Perché non vuoi parlare apertamente?»

Il suo sguardo mi fa intendere che se voglio le informazioni che mi servono non le otterrò gratuitamente – non adesso, per lo meno.

«Andiamo» gli sibilo riponendo la pistola nella cintura.

«Dove?»

Non gli rispondo. Mi avvicino al sistema, immetto i codici di riconoscimento, i codici di sicurezza e alla fine chiudo il file. È stato un interrogatorio inutile, ma proverò comunque ad analizzarlo con calma, in fondo Erix talvolta parla e il vero significato di ciò che dice è nascosto sotto tre strati di cemento. Bisogna sempre scavare a fondo nei suoi discorsi.

Mi passa il capello, ma non è da lui fare piccole gentilezze nei miei confronti senza chiedere nulla in cambio.

«Vieni con me» gli sibilo di nuovo.

«È così diverso dall'Atlantis».

Lemuria, principale base della Federazione, diametro di cinquecentoventisette Befan, popolazione locale stabile di circa sei mila cinquecento persone nella zona dei Laghi; non pervenuto il numero nel deserto. Viene descritto così negli archivi dell'Alleanza e non si allontana troppo da quel che è la realtà.

Annuisco, stringendo la presa sui guanti che tengo in mano. Ha ragione, ma in effetti questo pianeta era quasi disabitato prima dell'arrivo della Federazione e i civili non hanno mai interferito con le nostre attività. Da quando hanno costruito la base principale della Federazione, la popolazione di Lemuria è aumentata parecchio, ma nessuno si è mai stabilito qui per vivere: è il nostro punto di partenza e arrivo, ci stiamo qualche giorno, tempo di fare rapporto e rifornimento e poi torniamo in guerra.

«È così... sterile».

«Lo so, non ci cresce molto intorno alla base visto che siamo in una zona desertica: gli unici luoghi coltivati sono intorno ai laghi – la vera vita è lì, anche se paga il prezzo della nostra presenza. È un pianeta roccioso e l'unica zona feritile è intorno ai laghi. Quel piccolo laghetto appena fuori la città è un granello di polvere in confronto ai tre laghi gemelli di Lemuria. Questo pianeta potrebbe basarsi sul turismo, ma è solo una base militare alla fine...»

Erix si ferma, sta guardando la Starfall: brilla sotto la luce dei due soli con le sue lamiere grigie. I danni sono stati riparati, ma ho preferito accertarmi che tutto funzionasse alla perfezione prima di ripartire. Si sa, lo spazio non perdona.

«Hai fatto un ottimo lavoro, davvero. Non avrei mai pensato di vederla decollare. Credevo fosse solo una tua pazzia».

«Dovresti saperlo che se mi metto una cosa in testa, prima o poi la ottengo».

«Ti ho visto... crescere con lei. È vero quel che si dice: non potreste esistere l'una senza l'altra».

Annuisco, poi lo guardo di sottecchi.

«Cos'è che vuoi? Sei strano, non sei il Brunnos stronzo che conosco».

«Non dirmi che hai dimenticato com'ero prima».

Scuoto la testa. «Ma quella cosa è morta con quando hai scelto di tornare sull'Atlantis, ho sbagliato a fidarmi di te a quel tempo» sibilo. Stringe i pugni, apre la bocca per parlare, ma la richiude subito, serrando le labbra. Vorrei davvero sapere a cosa sta pensando.

«L'Alleanza vuole Minerva».

«Ma dai! Non l'avevo proprio capito! Se proprio devi parlare dammi informazioni utili» sbotto allargando le braccia. «Sei proprio un cretino».

«Del tipo?»

«Piani di battaglia, codici, che ne so, qualsiasi cosa che non sia un'ovvietà!»

«E secondo te sarei così cretino da dirteli?»

Stringo i pugni. C'è qualcosa che non mi convince: l'Orlan l'ha fatto passare per traditore, ma non sembra che voglia cedere a noi, non sembra voglia staccarsi da quella posizione di comando che tanto ha bramato.

«Da che parte stai?» gli chiedo guardandolo di sottecchi: la luce di uno dei due soli gemelli del sistema di Lemuria lo colpisce in pieno, gli illumina i capelli e il viso.

«Dalla mia» sibila dopo qualche attimo di silenzio.

Gli punto un dito sul petto. «Cosa devo fare per farti cantare?»

«Tutto e niente, tanto non lo farò».

«Perché?»

«Se la Federazione ti buttasse nelle mani dell'Alleanza, accusa di tradimento o meno, parleresti facilmente?»

«Be', no, non credo» rispondo spostando il peso da un piede all'altro. Mi ha preso alla sprovvista.

«Hai la risposta alla tua domanda cretina».

Incrocio le braccia. «Io non ti capisco».

«Non devi visto non ci lega nient'altro che essere a capo delle due fazioni nemiche».

Annuisco con un cenno della testa, poi riprendiamo a camminare, lasciandoci alle spalle la Starfall e gli uomini – puntini in confronto alle dimensioni dell'astronave – intenti a lavorare. L'unica cosa in questa direzione è il deserto, ma quella è la nostra destinazione.

C'è solo un sentiero, battuto dal passaggio continuo per raggiungere i magazzini e una zona di addestramento: appare leggermente più chiaro rispetto alla terra circostante, privo di sassi e intersecato di tanto in tanto dalle tracce di mezzi di trasporto. Non è l'At5, questo, non mostra sfumature rossastre: ovunque si posino gli occhi, ci sono solo rocce grigie, inespressive – massi solitari flagellati dal tempo si erigono di tanto in tanto, a memoria delle frane che hanno ferito i fianchi delle montagne che già iniziano a svettare verso il cielo.

Siamo abbastanza distanti da ogni punto della base, il sentiero continuava in una direzione diversa da quella che ha preso lui.

«Che vuoi fare qui?» mi chiede. «Non c'è nulla». Come quello che c'è tra noi, vorrei aggiungere, ma mi mordo la lingua in tempo, trattenendomi dal fare quel commento.

«Non lo so, avevo solo bisogno di allontanarmi da quella stanza. Non ne potevo più. Se Axel non fosse impegnato a litigare con Aesta sulla quantità di caffè da imbarcare, l'avrei trascinato a scalare uno di quei picchi. È bello passarci la notte, riesci a sentire quella pace che manca da troppo tempo».

Si avvicina, mi mette una mano dietro la testa, mi ritrovo tra le sue braccia, con le labbra premute insieme. Sento le sue mani vagare sul mio corpo, mentre approfondisce il bacio e io, istintivamente, mi stringo a lui.

Non riesco a dirgli di no, continua a essere una calamita.

Inclino la testa, continuando a stringere una mano tra i suoi capelli, rabbrividendo a causa di quei baci che mi lascia sul collo. Ritorna a baciarmi, a controllare ogni mio movimento mentre mi stringe a sé – sa che non fuggirò.

«Perché?» è l'unica domanda che riesco a fargli, quando si stacca per un attimo e riprendo aria.

Scuote la testa, torna a baciarmi: eppure, mentre lo sento così vicino, la morsa allo stomaco non sembra volersi allentare – come fa tutto questo a essere niente?

Non capisco che gli sia preso, io volevo venire qui per poter parlare senza troppi controlli. Da quando siamo stati su Minerva è cambiato, mi ricorda tanto com'era prima del punto di non ritorno tra Federazione e Alleanza e la cosa... fa male.

«Erix, che ti è preso?» gli chiedo quando riesco a spingerlo via. Lui scuote la testa, passando la lingua sopra le labbra.

«No, niente. Mi fai uno strano effetto, lo sai?»

Inclino la testa di lato. «Che vuoi dire?»

Si siede di fronte a me; accavallo le gambe, continuando a fissarlo.

«L'Andromeda sta aspettando solo il momento giusto, attaccheranno presto questo pianeta. L'Orlan vuole farvi fuori, ma non so quanto effettivamente conosca per attaccarvi su Lemuria. Potrebbe sfruttare Minerva per qualche nuova arma sotto il suo controllo».

«Non hai intenzione di rispondere alla mia domanda, non è vero?»

«Non ho niente da dirti. Cos'è ti sei illusa per qualche istante che tutto fosse tornato come un tempo tra noi?»

Scuoto la testa. «Lasciamo stare. Non otterrò niente che non sappia già da te».

L'angolino buio e misterioso

Ed ecco il decimo capitolo! È tipo quasi un quarto della storia... o un granello di polvere visto tutte le tre storie su questa banda di disperati.
In ogni caso, divagazioni sui numeri a parte, questo capitolo non doveva finire qui, piuttosto doveva succedere qualcosa di più di Axel che chiede aumenti, Vivi che si dispera (non è rappresentazione della situazione della sessione) e Erix che, boh, non sa che fare? Nasconde qualcosa? È semplicemente cretino?

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