Gli acrobati d'inverno [dispo...

By ElaineAnneMarley

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**WATTYS 2018 WINNER** Camelie Venice Lambert ha tutto quello che una diciassettenne dell'era ultramoderna po... More

Prefazione
Prologo
2. L'annuncio di un matrimonio felice (II)
3. L'affascinante uomo dietro la maschera (I)
4. L'affascinante uomo dietro la maschera (II)
5. Il premio più prestigioso (I)
6. Il premio più prestigioso (II)
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7. L'angelo del ghetto (I)
8. L'angelo del ghetto (II)
9. Tarocchi propizi (I)
10. Tarocchi propizi (II)
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EXTRA - GADI vince ai Wattys: cosa ne pensano i protagonisti di LUDD?
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🌃 Nuova Storia! 🥀

1. L'annuncio di un matrimonio felice (I)

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By ElaineAnneMarley

Il fidanzamento tra i rampolli delle due famiglie più abbienti di Nilemouth venne ufficializzato con una cena intima.

Sulle dodici vetrate della sala ricevimenti della tenuta Holsen erano stati calati dei pesanti drappi indaco; un lampadario a sfera, su cui erano incastonate decine di led esagonali, tingeva l'ambiente di una luce fredda; e le lunghe note di un canto gregoriano riempivano l'aria di solennità.

La tavola imbandita ostentava l'abitudine allo spreco di un ceto borghese che aveva bisogno di suscitare invidia per sentirsi appagato. I calici di cristallo, opera del più rinomato mastro vetraio della provincia, venivano riempiti dopo ogni sorso. I vassoi d'argento tornavano in cucina ancora colmi, non perché le pietanze non fossero sublimi, ma perché le quantità avrebbero potuto sfamare un intero reggimento - ammesso che a dei comuni soldati venisse mai concessa l'opportunità di cibarsi di simili prelibatezze. La gente ordinaria doveva infatti accontentarsi di concentrati sintetici di nutrimento, pasticche insapori che i commensali di quel banchetto sfarzoso non avevano neanche mai visto dal vivo.

La più giovane tra loro, la figlia appena diciassettenne dei Lambert, passò sensualmente la mano ingioiellata sugli inserti di pizzo della tovaglia di lino verde mirto. Al suo fianco, l'unica persona che rendeva per lei quella cena tollerabile le sfiorò lascivamente il braccio, con la scusa di allineare le proprie posate.

«Il profitto di qualcuno è sempre la perdita di qualcun altro», stava commentando in quel momento la voce roca di suo padre e Camelie Venice Lambert ne approfittò per distrarsi, sicura che nessuno degli altri convitati si sarebbe aspettato che intervenisse in una discussione di carattere economico. Alzò gli occhi sul lampadario a forma di alveare e si chiese perplessa se l'oggetto di design fosse un richiamo alla redditizia impresa di apicultura dei padroni di casa.

Dovette fare uno sforzo sovrumano per non sbadigliare, annoiata dalle previsioni degli utili dell'anno. L'unica volta che aveva cercato di capire qualcosa degli ingranaggi che distribuivano la ricchezza nel mondo, non era finita bene. Alcuni anni prima, la sua precettrice le aveva spiegato che l'economia di praticamente tutti gli stati si poteva riassumere in una parola: spietata. Secondo la donna, il sistema economico delle Terre Non Sommerse altro non era che un meccanismo legalizzato di tortura delle masse, un insieme di leggi che consentiva a una fortunata minoranza di godere dei frutti del lavoro di tutti gli altri.

Il giorno dopo aver provato a inculcare quelle idee liberali nella mente impressionabile della sua pupilla, la precettrice era stata brutalmente licenziata e Camelie era stata iscritta alla New Hope Academy, dove gli insegnanti dovevano superare un processo di selezione adeguato.

Con la coda dell'occhio, la ragazza spiò il profilo elegante di Kennedy Holsen, il suo promesso sposo. I capelli canuti, segno di una manipolazione genetica a cui anche Camelie era stata sottoposta nel grembo materno, erano raccolti in una coda morbida e gli occhi albini erano puntati sull'acquario dei crostacei. La sua mente era però chiaramente altrove, come il giovane dimostrò proprio in quel momento, allargando le gambe fino a infilare lo stivaletto tra le balze dell'abito della fidanzata.

Colta alla sprovvista, Camelie ritirò i piedi sotto la sedia e affondò con foga la forchetta nella bistecca in crosta di funghi, pentendosi però istantaneamente di non aver corrisposto l'approccio esplicito di lui.

Alla madre della ragazza bastò che l'incontro tra la posata e la porcellana producesse un decibel di troppo, per voltarsi scandalizzata verso la figlia. Socchiuse le labbra prugna e le rivolse un rimprovero silenzioso: un verso a metà tra uno sbuffo e una nota acuta morta in gola.

Camelie vide un sorriso divertito aprirsi sul volto di Kennedy e si compiacque di averlo provocato - seppur involontariamente - con la sua reazione forse un po' infantile. Distese di nuovo le gambe, sperando che il piede di lui fosse ancora lì, sotto la sua ampia gonna di raso magenta, ma purtroppo l'attimo era passato: Kennedy era di nuovo preso dal dibattito su come tagliare i costi di manutenzione senza essere sanzionati dall'Autorità. La ragazzina era certa che il suo fidanzato sarebbe stato un perfetto uomo d'affari, una volta che avesse avuto in mano la gestione della piantagione Lambert, oltre che dei terreni che gli spettavano per diritto di nascita.

Ignorando le occhiate di disapprovazione della madre, Camelie tentò di attirare di nuovo l'attenzione del futuro marito. Si allungò con fare provocante sulla tavola per raggiungere un muffin salato, pur sapendo che il cestino del pane era solo decorativo. Non era infatti buona norma servirsi da soli: non appena avesse finito la rosetta profumata deposta sul suo piattino, uno dei camerieri l'avrebbe immediatamente sostituita. Eppure quella mossa civettuola le permise di mostrare a Kennedy il braccio scoperto, fasciato di bracciali di perle, e il giovane non riuscì a evitare di contemplare la sua carnagione diafana, curiosando fino al decolté.

Soddisfatta di aver raggiunto l'obiettivo ed essere ritornata al centro dei pensieri di Kennedy, Camelie lanciò uno sguardo di sfida alla madre. La donna, livida per il comportamento poco elegante della ragazza, era rimasta con il tovagliolo a metà strada tra le ginocchia e la bocca, incapace di ricordare cosa stesse raccontando alla futura suocera poco prima che la figlia la mettesse in imbarazzo.

Quella sera la signora Holsen sfoggiava i suoi gioielli più preziosi: due rubini incastonati in conchiglie d'oro rosso nascondevano completamente i lobi, e un monile di diamanti e zaffiri le scendeva sulle spalline dell'abito panna, raccogliendo la luce della sala. Camelie aveva notato come la madre continuasse a posare lo sguardo sulla collana dall'inizio della cena, nonostante stesse probabilmente facendo di tutto per non dare all'altra donna quella immensa soddisfazione.

La famiglia del futuro sposo non era più ricca di quella di Camelie, eppure gli Holsen amavano spendere i lauti guadagni in artefatti preziosi che sbattessero in faccia al mondo il loro status sociale, mentre il grosso dei profitti dei Lambert veniva re-investito nell'attività imprenditoriale: aratri all'avanguardia, schiavi più prestanti, magazzini termo-regolati e così via. L'unica volta che Antoine e Graziella Lambert non avevano badato a spese era stato quando avevano deciso di regolare i geni della loro unica figlia. E il risultato era stato impareggiabile. Nessuno, tra i coetanei di Camelie, aveva i capelli di un bianco tanto luminoso o gli occhi di un rosso tanto intenso, risultato di sfumature cromatiche che si espandevano dalla pupilla verso i contorni ghiaccio dell'iride. Se nella sala c'era qualcosa che superava la bellezza dei gioielli della signora Holsen, erano senza alcuna ombra di dubbio i tratti perfetti di Camelie Venice Lambert.

«Non sono davvero ben assortiti, i nostri ragazzi?» Antoine Lambert si leccò i baffi castani impregnati di vino novello, sollevando il calice per l'ennesimo brindisi.

«Ci daranno dei nipotini incantevoli!» gli fece eco la signora Holsen.

«Non dirlo neanche per scherzo, tesoro!» la sgridò il marito, «un solo nipotino! O nipotina - evidentemente. Di certo non vogliamo sparpagliare i nostri possedimenti tra più eredi!»

Gli adulti scoppiarono a ridere all'unisono, mentre Kennedy si voltava verso la ragazza che nel giro di un anno sarebbe diventata sua moglie. «Alla nostra figlia unica!» brindò, «femmina, perché mi auguro di avere una figlia splendida come Cami!»

Camelie arrossì al pensiero di quando sarebbe arrivato il momento di esaudire quel desiderio; timidamente avvicinò il proprio calice a quello di lui e, nel sentire il tintinnio pulito del cristallo, si dimenticò per un attimo degli altri commensali: dello sguardo severo di sua madre, di quello ipocrita della signora Holsen, dell'avidità che leggeva negli occhi di suo padre e della malizia che intravedeva in quelli del futuro suocero. Per un attimo c'erano solo lei e Kennedy, finalmente soli di fronte a un futuro meraviglioso, intessuto di amore passionale e lusso sfrenato, e ricamato con l'invidia di chi non poteva aspirare a una vita tanto perfetta.

Un momento parlavano di nipotini, l'attimo dopo la conversazione si spostava di nuovo sull'amministrazione delle piantagioni, in una sottile diatriba di punti di vista tra suo padre e il signor Holsen. Per Camelie era un po' come sentir parlare una lingua morta: l'arabo o il cinese; con la differenza che gli affari le sembravano decisamente più noiosi della letteratura antica.

Pur non curandosi minimamente di ascoltare il contenuto della conversazione, Camelie si era accorta che Kennedy stava ben attento ad appoggiare suo padre senza contraddire il futuro suocero. Oltre a essere spigliato e affascinante, Kennedy era furbo, una qualità che la ragazza apprezzava al di sopra di ogni altra. Non erano infatti i più talentuosi, i più precisi o i più motivati ad avere successo nella vita, ma i più furbi. Camelie ne aveva avuto evidenza dietro a banchi della New Hope Academy, alle competizioni di dressage, e persino negli showroom di design dove trascorreva ogni minuto libero.

La cena si chiuse con una scenica torta a cinque piani, talmente alta che i commensali dovettero sollevarsi sulla sedia per leggere l'augurio tratteggiato con il cioccolato fondente: i nomi dei due promessi sposi erano intrecciati con le parole: amore, ricchezza, salute; e la ragazza ringraziò profusamente la signora Holsen per aver sovrinteso alla preparazione del dolce nei minimi dettagli.

Kennedy si inclinò leggermente verso Camelie, in modo che la torta lo nascondesse alla vista degli adulti, e, presa una fragola dalla cornice del dolce, fece cenno alla ragazza di avvicinarsi. Lei ubbidì senza esitazione e socchiuse le labbra per essere imboccata, certa che quello sarebbe stato solo il primo dei gesti d'intimità che l'ufficializzazione del fidanzamento avrebbe portato. L'altro esitò a ritrarre la mano, sfiorandole il mento, come in contemplazione di quel momento di segreta complicità.

Quando fu il momento di separarsi, mezzora più tardi, Camelie rivolse al fidanzato un sorriso radioso e lui le strizzò l'occhio, alzando le spalle in direzione dei genitori. La ragazza colse al volo il messaggio: l'avrebbe salutata molto diversamente se non ci fossero stati tutti quei testimoni tra i piedi. Si mordicchiò la lingua compiaciuta e sollevò elegantemente la mano avvolta in un guanto lilla.

Ancora inebriata del profumo del giovane con cui avrebbe condiviso il resto della vita, Camelie si lasciò aiutare da uno dei servitori a indossare la pelliccia e seguì la madre giù per la scalinata della tenuta Holsen. I gradini erano ghiacciati e così si appoggiò al corrimano, voltandosi di tanto in tanto verso la soglia illuminata. Suo padre e il futuro suocero si stavano scambiando gli ultimi consigli di business, mentre la padrona di casa e Kennedy erano già spariti all'interno.

Camelie era quasi arrivata all'aeromobile, quando si ricordò improvvisamente che avrebbe voluto discutere con il fidanzato l'imminente ballo scolastico di Carnevale. Ora che il loro matrimonio era stato finalmente annunciato, sarebbe stato davvero un tocco di classe presentarsi con dei costumi coordinati. Sospirò all'idea di risalire le scale scivolose, ma proprio in quel momento due servitori si stavano catapultando all'esterno con dei frangi ghiaccio.

La ragazzina aspettò che i gradini fossero stati ripuliti e poi salì di corsa, chiedendo al signor Holsen il permesso di rientrare un secondo. Lui annuì con la solita espressione voluttuosa, mentre suo padre le intimava seccato di sbrigarsi: si era allontanato fin troppo a lungo dalla piantagione.

L'impianto domotico della villa guidò Camelie lungo i corridoi tappezzati di ritratti, permettendole di ripercorrere i passi di Kennedy. Le uniche aree illuminate erano infatti quelle che l'altro aveva appena attraversato. La ragazza si lasciò aiutare anche dai ricordi di qualche settimana prima, quando aveva visitato per la prima, e unica volta, gli alloggi di lui. 

A momenti sarebbero stati soli e magari si sarebbero salutati come era consono tra due fidanzati. Nella frenesia di camminare più rapidamente, Camelie si sollevò l'abito elegante scoprendo le caviglie.

Solo una manciata di porte la separavano dal primo, agognato bacio con Kennedy Holsen.

Era quasi convinta di essersi persa quando fu raggiunta da voci familiari, che seguì con facilità fino a un uscio socchiuso.

Dalla porta rimasta parzialmente aperta scorse il salotto d'ingresso alla camera da letto di Kennedy e si sorprese di riconoscere, accasciati sui divanetti in stile liberty, alcuni compagni della New Hope Academy, amici della cerchia di lui con cui Camelie non aveva neanche mai parlato.

Prima ancora di riuscire a mettere a fuoco la scena, fu raggiunta dalla voce canzonatoria di uno dei ragazzi e la risposta di Kennedy la lasciò di sasso. Sul momento non fu in grado di capire se l'avesse ferita più il commento cattivo o il fatto che il ragazzo fosse avvinghiato a una giovane dai capelli biondicci e gli occhi rossastri: una manipolazione genetica riuscita chiaramente a metà.

«Potevi invitare anche la tua fidanzatina, Ken! Quando ci farai conoscere Camelie-sono-la-più-ricca-sono-la-più-bella-Lambert?»

«Se permetti, tra un anno sarò costretto a vedere tutti i santi giorni quella frigida bambolina senza cervello. Non ho intenzione di portare avanti la messinscena un secondo in più del dovuto.»

Dietro le quinte

Vi avevo avvertito che non avrei rinunciato tanto facilmente a miei cliffhangers! 👾

Cominciano le gioie di Camelie Venice! Quanto è odiosa la ragazza da uno a dieci? E in quanti avete pensato "ben le sta!" leggendo il finale di capitolo?

Non ditemi che vi fa pena! Sarà perché ancora non la conoscete...

Posso solo dirvi che nulla è come sembra, in questo racconto.

Al prossimo aggiornamento, spero!

Elaine

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