Ai confini del vuoto 1 - Prog...

Autorstwa smallcactusstories

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La guerra tra Alleanza di Mu e Federazione di Lemuria si protende ormai da quasi dodici anni, dato che nessun... Więcej

Premessa
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16 (Axel)
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22 (Erix)
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30 (Aesta)
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35 (Nayla)
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Note
Extra 2: Personaggi
Extra 3: Playlist
Extra 4: Cose varie ed eventuali
Extra 5: disegno
Ringraziamenti

9

215 28 30
Autorstwa smallcactusstories


Mi sveglio con un dolore lancinante alla spalla e un unico pensiero in testa: non era affatto un sogno. Una mano si posa sulla mia, volto appena la testa a quel contatto.

«Calmati, sei al sicuro. Ieri sera hai perso i sensi, ma non credevo ti saresti svegliata trapassandomi un timpano»

«Axel... scusami. Non mi ero accorta fossi qui... tanto meno di aver urlato».

«Tranquilla. Posso parlarti?»

«C'è qualche problema?»

Annuisce. «Ho parlato con Aesta. È crollata poco prima del decollo. Credo... credo sia opportuno se ci parli di persona, insomma – si gratta la testa – voglio dire che... che siete entrambe donne e penso vi possiate capire meglio per una faccenda di questo tipo genere...»

Mi metto a sedere a fatica: la testa mi gira, ho capito davvero poco di quel che intende Axel.

«La fasciatura sulla spalla è piena di sangue, così come le coperte, sarebbe bene cambiarle. Vado a chiamare Brunnos».

Quello arriva poco dopo che Axel se n'è andato; rimango in silenzio, mentre cambia la fascia.

«Ho fatto. Vuoi una mano per vestirti?»

Annuisco con un cenno della testa. «Ho una divisa pulita nella borsa. Puoi prenderla?»

«Ti ricordi quando...»

«Non ora» lo interrompo alzandomi dal letto. Mi gira la testa, il dolore è troppo, ma stringo i denti: devo riuscire ad arrivare al nocciolo del discorso di Axel di cui ho capito poco. Aesta è seduta sul letto, con la testa fra le mani.

«Rayegan». Sono poche le volte in cui l'ho chiamata per cognome e sono sempre state tutte situazioni molto, molto serie.

Sobbalza, voltandosi di scatto; si alza e mi abbraccia facendo attenzione alla ferita. «Credevo ti avesse uccisa» sussurra. «Non me lo sarei mai perdonato».

«È solo una ferita alla spalla, ho subito di peggio: il braccio è un esempio».

«Cosa è successo? Non credo tu me l'abbia mai detto...»

«Facile a dirsi: ero su una nave che si schiantò in terra, rimasi con il braccio intrappolato tra le lamiere. Piansi per ol dopo che lo amputarono. questo, alla fine, è comodo».

«Hai rischiato troppo per colpa mia. Cedere in quel modo i progetti... perché l'hai fatto? Lei stava aspettando il momento buono per farti assistere alla distruzione di ciò su cui hai sempre lavorato».

Le metto una mano sulla spalla, immaginavo fosse quello il piano dell'Orlan, ma era in ballo qualcosa di molto più importante di Minerva. «Forse ho rovinato tutto, ma non potevo lasciarti lì, non avrei mai accettato la tua morte».

«Vivi... so cavarmela anche da sola. Non intendeva uccidermi, non questa volta per lo meno. Lei voleva solo informazioni perché desidera Minerva per sé».

Minerva.

In mano all'Alleanza.

Mette i brividi il solo pensare che quella sarebbe dovuta essere la realtà. Se solo fosse davvero successo, se solo Minerva fosse stabile, sono sicura che Lemuria sarebbe già stato spazzato via.

«L'avrebbero ottenute comunque quelle informazioni».

«Invece no! Non poteva accedere ai file sulla Starfall visto che, be', a suo dire l'equipaggio si è dimostrato ben poco collaborativo nei confronti degli uomini che aveva inviato... intendo che ci è scappato il morto grazie a Zavis».

Abbasso la testa, stringendo i denti per il dolore. Avrei dovuto accertarmi dei suoi piani prima di prendere decisioni affrettate.

«E... di quel discorso che ha fatto Axel cosa mi dici?»

Sospira. «Gli ho solo detto che ho scoperto cosa usa l'Alleanza come carburante: è una miscela di Bapied e Kanolef».

«Appena lo vedi, picchialo da parte mia» sibilo tra i denti. «Mi ha fatto pensare al peggio tra te e lei».

«Non so, forse quando gli ho urlato in faccia quei nomi ha pensato a qualcosa di strano... vabbè, dicevo: quella miscela è molto reattiva, assicura buone, se non ottime, prestazioni quindi è molto adatta alle astronavi».

«Non è il nostro Vabak, insomma. Però... il Kanolef ad alte temperature produce vapori molto visibili. È il bagliore che si vede quando arrivano, vero?»

Aesta annuisce. «Visibile e tracciabile da un qualsiasi sistema termosensibile. Ma sbaglio o questa nave è leggermente diversa?»

«Ne abbiamo presa una alla Titania precipitata su Minerva... non è che a loro sarebbe servita. È da battaglia, immagino ci sia il rilevatore a cui stai pensando».

«Io vado a vedere. Tu riposati... non hai per niente una bella cera» mormora Aesta appoggiando una mano sulla mia fronte. «Stai scottando. Tu hai bisogno di cure immediate».

Passo la lingua sulle labbra, le sento secche, così come tutta la bocca. Dovrei bere, ma non ho sete. Inclino appena la testa, appoggiandomi alla parete. «Sto bene».

«Non mentirmi. Vado a chiamare Brunnos, per quanto mi stia sulle scatole, è l'unico con una valida esperienza medica».

Socchiudo gli occhi: non riesco a mettere a fuoco molti dettagli, è tutto così confuso. I passi lungo il corridoio di Aesta sono spariti, in sottofondo c'è solo il ronzio dei motori. Abbasso completamente le palpebre, precludendo alla luce qualsiasi possibilità di bruciarmi gli occhi.

Quando li riapro, sono di nuovo sotto le coperte: sento la consistenza ruvida sotto la mano, abbandonata sul petto. Volto la testa verso destra, sentendo una mano posarsi sulla mia fronte. «Ringrazia che ci siano le medicine adatte a bordo» sibila Brunnos allontandola.

«Sarebbe il colmo se dovessi la vita all'Alleanza».

«Allora comincia a conviver con l'idea che la tua vita sia una barzelletta. In ogni caso, la febbre si è abbassata, ma devi riposarti».

«Dove siamo?»

«Sono gli ultimi Befan. Ma tu non sei minimamente in grado di affrontare l'Orlan. Dimmi cosa bisogna fare».

«Figurati se ti spiattello tutto» gli dico spostando la coperta e mettendomi a sedere con le gambe fuori dal bordo. «Puoi aiutarmi ad andare di sopra o il tuo orgoglio te lo impedisce?»

«Seriamente, che facciamo?» sento urlare Axel non appena arriviamo in cima ai sette gradini che portano nella zona di comando.

«Se la smetti di rubarmi il caffè, potremmo iniziare ad andare d'accordo» risposte Aesta, mentre rovista tra i barattoli. «Vai a quel paese, Axel».

«Ha un sapore migliore, il tuo».

«Sì, di furto».

«Ma io vi pago in chicchi di caffè d'ora in poi» sbotto, scoccando un'occhiataccia a entrambi.

«Che ci fai qui? Siamo in grado di gestire la situazione da soli» mi dice Axel voltandosi.

«Io ho cercato di farla restare a riposare, forse avrei dovuto legarla» sibila Brunnos oltrepassandomi e tornando a sedersi. «Ma come fate a conviverci sulla Starfall vista la sua cocciutaggine?»

«Guarda che loro due sono peggio di me» gli rispondo. «Volevo solo sapere la posizione dell'Orlan».

«È al cuore. Tra quaranta ked arriviamo pure noi».

Annuisco, avvicinandomi ad Aesta. «Riesci a forzare la linea di comunicazione in modo da mandare un messaggio alla Starfall senza essere intercettati dall'Alleanza».

Brunnos tossisce, richiamando la nostra attenzione. «Ti ricordo che non sono sordo e che sono qui. Anche se lo inviate su una linea nascosta, lo verremmo comunque a sapere... o hai dimenticato chi ha il comando politico?»

«Voglio solo sapere a che punto sono le riparazioni... e avvertire di continuare a tenere sotto controllo Minerva: se dovessero sparare, finiremmo in mille pezzi insieme al resto della galassia. E se ti può far sentire meglio saperlo, sì, lo so chi sei».

«Ci sarà l'intera Andromeda ad accoglierci non appena passiamo di là» aggiunge lui. «O almeno, immagino che l'Orlan voglia andare fino in fondo nel toglierci di mezzo».

«Non l'avrei mai immaginato, ma noi abbiamo la Starfall» risponde Aesta. «E soprattutto Axel a bordo. Ora lasciatemi lavorare».

«Tu davvero sei decisa ad affrontare l'Orlan?»

Annuisco. «Posso sopportare il dolore alla spalla con gli antidolorifici... e fino a prova contraria mi basta un braccio per lanciare le bombe».

«Posso accompagnarti, per lo meno?»

«Che c'è? Ti preoccupi per me?»

«Ti ho promesso che sarei stato io a farti fuori in battaglia, non lascerò che lo faccia lei su Minerva».

***

All'improvviso, dopo aver percorso quei pochi Befan, la costruzione del cuore svetta davanti a noi, nel mezzo della pianura rocciosa che la circonda: non appare molto grande, è senza finestre e di colore grigio – a prima vista sembrerebbe incompleta, ma, secondo il progetto, si sviluppa sotto terra, riprendendo la pianta dei laboratori dell'Atlantis. E so per certo che quelli sono un labirinto che non sembra aver fine.

Una macchia nera in lontananza non lascia spazio a dubbi: la Pegasus è già atterrata; non so se abbiano deciso di non attaccarci per il momento o se l'Orlan sia già riuscita nel suo intento, ma credo che ci stiano aspettando all'interno.

«Entrare nell'edificio è facile. È, uhm, il ritorno che può essere difficoltoso se ci beccano. L'intreccio dei corridoi è uguale a quello che si snoda sotto la capitale dell'Atlantis. Possiamo sfruttarlo a nostro vantaggio, non so se lo conosci bene» gli dico controllando la piantina sull'ologramma che esce dal piccolo schermo sul braccio. Annuisce appena con la testa, ma mi sembra preoccupato – ma come biasimarlo? Camminiamo fianco a fianco, con le armi a portata di mano, posso contare più sulle bombe oggi che sulla mia abilità.

«Sai cosa fare?» mi chiede dopo qualche attimo di silenzio.

«Sì, non dovrei impiegare molto tempo. È quel che avrei fatto dalla Starfall se, be', non fosse mezza distrutta».

Le luci delle torce gettano una luce pallida sulle pareti e le ombre sembrano quasi figure inquietanti; il rumore dei nostri passi rimbomba nel corridoio dal soffitto basso, ma ora è l'unica cosa che squarcia il silenzio. È tutto uguale ai sotterranei della città sono nell'aspetto perché di là sono il cuore della ricerca, qui nient'altro che vuoti contenitori per un'entità al limite tra la natura e l'artificio.

Più ci avviciniamo e più mi sento il cuore battere forte: non avrei mai pensato di arrivare così all'interno, è sempre stato tutto una cosa da vedere da fuori – da osservare, non da vivere.

«Voglio uscire da qui».

Mi volto verso Erix, faccio per rispondergli, ma lui all'improvviso mi blocca contro il muro.

«Ogni secondo è prezioso, non ho intenzione di–». Mi interrompe con un bacio e istintivamente mi stringo a lui. Sappiamo entrambi che questa potrebbe essere la nostra tomba, il luogo dove trascorrere gli ultimi istanti di vita e che quel punto non ci sarebbe niente da fare: tutto ciò che abbiamo costruito cadrebbe in pochi secondi.

«Immaginavo fossi un traditore, ma a questo punto ne ho le prove».

Erix si allontana, serra le labbra, guardando negli occhi l'Orlan.

Non è sola, ha pensato bene di portarsi un gruppo di soldati. Come immaginavo: aspettava noi e un nostro passo falso.

«Gettate le armi».

«Che vuoi fare?» chiede lui.

«Visto che siete qui, credo proprio di farvi assistere al mio trionfo e alla vostra sconfitta. Vi stavo aspettando, a dir la verità: sarà un piacere vedervi crollare insieme, non avrei mai potuto chiedere di meglio».

Stringo i pugni: non posso permettere che si prenda il lavoro di una vita, che abbia il controllo di una cosa così pericolosa.

«Vivi? Vivi! Dobbiamo fare qualcosa!»

«L'unica cosa che mi viene in mente è andarcene da qui».

«Intendi lasciarle prendere il controllo di Minerva? Ma sei impazzita?»

No. Non del tutto. «Vedi altre possibilità, oltre che finire pieni di buchi? Siamo sotto tiro».

«Ascolta la tua fidanzata, Brunnos. Non avete scampo».

«Non è la mia fidanza...» sibila lui, ma prima che possa finire, lancio la bomba che portavo attaccata dietro alla cintura. Non le lascerò Minerva senza combattere, non deve sottovalutarmi così.

L'esplosione fa cadere a terra tutti, ma è sempre un piacere sentire quel rumore. Tossisco, rimettendomi in piedi con gli occhi mi lacrimano; prima che il fumo si diradi, Brunnos mi afferra il polso. «Andiamo, non ho voglia di trascinarmi dietro un peso morto».

«Nave 5930 a rapporto. Sono l'ammiraglio Zavis. È un piacere risentirvi, comandante».

«Com'è la situazione?» gli chiedo stringendo i denti.

«La Starfall è decollata, non ci sono navi sul radar: non abbiamo avuto problemi a fuggire e rimanere nascosti attivando l'invisibilità».

«Muoviti!» mi urla Brunnos rallentando il passo, dopo che ha visto che mi sono fermata per chiamare la Starfall.

«Mantenetevi sulle coordinate indicate da Darinell e aspettateci, arriviamo fra poco».

«Agli ordini».


L'angolino buio e misterioso 

Dunque, non ho voglia di spendere troppe parole su questo capitolo, si cominciano a delineare varie dinamiche tra i personaggi. Riusciranno a sopravvivere o si scanneranno prima? 

O sarò io a farli fuori prima che possano soltanto interagire un minimo di più?

Le scommesse sono aperte °^°

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