Che ne sai dell'amore

By Chisciotte

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Prologo
1. Nicola il poliziotto
2. Giorgio il violinista
3. Il tempo allo specchio
SECONDA PARTE
4. Due anni prima
6. Partenze
7. Parole lontane
11 settembre 2001
9. Ritorni
10. Notte in montagna
11. Lucio, lo studente di architettura
12. Incomprensioni
13. Il vero motivo del suo ritorno
14. Mondo capovolto
TERZA PARTE
19 giugno 2002
16. Immigration
17. La città degli angeli
18. Nani
19. Paul
20. Autonoleggio
21. Beach volley
22. Rosa sente le voci
23. Cinque giorni dopo
24. Giselle
25. Free English School
26. La quiete dopo la tempesta
27. Guerra e pace
28. Dal Canada con amore
29. Brutte sorprese
30. Quartiere russo
31. Un po' di pace
32. Primo giorno di scuola
33. Nikita e Capone
34. The purpose
35. Brother & sister
36. Marius
37. David e i nani
38. Riconciliazione mancata
39. Più nero che grigio
40. Nouvelle Caffè
41. Follia
42. Topanga Canyon
43. Nella tana del nano
44. Rosa nel Paese delle Meraviglie
23 dicembre 2003 (quando tutto ebbe inizio)
Epilogo
Se la storia ti è piaciuta

5. Vacanze estive

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By Chisciotte

Alla fine della partita quella specie di apparizione si dissolse nel nulla, tanto che le due ragazze preferirono credere di essere state vittime di un'allucinazione e non tornarono più sull'argomento. Non ebbero il coraggio di riparlare di quella serata neanche per sbaglio. Avevano avuto una reazione così imbarazzante alla vista di quell'uomo... se ne vergognarono al punto da relegare quell'incidente nell'angolo più remoto della memoria, così vicino all'inconscio da confonderlo con un sogno. Come si fa con i traumi.

Dopo tre mesi, Sabrina invitò Rosa a trascorre un fine settimana al mare a casa sua.

«Non so chi verrà di preciso» le aveva detto. «Ho invitato un po' di gente... porta Lucio, se ti va. Non farti problemi.»

Rosa avrebbe voluto chiederle chi fossero gli altri invitati, ma non ne ebbe il coraggio, e comunque le era parso di capire che fosse un invito rivolto alla squadra. La stupì quella proposta da parte di Sabrina, che era sempre stata una ragazza priva d'iniziativa, ma non ci pensò poi tanto e accettò.

In effetti, l'idea non era partita da lei.

David si era accorto delle curve da capogiro di Rosa non appena aveva messo piede in palestra, ma aveva trascorso qualche tempo fingendo di non averla notata. Conosceva molto bene le donne e sapeva sempre cosa dire - e soprattutto non dire - al momento giusto. Così, quando arrivò il momento del 'dire', fece quella strana richiesta alla sua devota: «Partirò per un anno, lo sai. Quanto mi piacerebbe trascorrere un intero fine settimana insieme... sogno qualcosa di memorabile per il nostro saluto.»

«Mi mancherai tanto» aveva sospirato Sabrina.

«Anche tu mi mancherai. Ma dicevo, potresti invitare qualche amica, anche quella lì... la culona, quella che gioca con te, come si chiama...?»

«Rosa?»

«Sì, lei. Farà un po' di colore! Voglio vedere la faccia di Ale quando la vedrà di profilo...» disse tentando di mascherare il proprio turbamento. «Tu porti le amiche, io porto gli amici» continuò. «Matilde no, la lascio a casa, così ci divertiamo. Dai, che se fai la brava dormo con te» le aveva promesso sottovoce, carezzandole i capelli.

«Sei sicuro che non farà storie? Ѐ pur sempre la tua ragazza.»

«Quando saprà che c'è Ale, deciderà lei stessa di non venire. Lo detesta. Dice che è un porco schifoso. Come darle torto?» rise divertito.

Così quel sabato mattina di luglio, nove ragazzi sui venticinque anni arrivarono puntuali all'appuntamento in Piazzale Susa: destinazione Alassio.

David passò a prendere Sabrina e Ale, che da vero maniaco già sbavava all'idea di trascorrere qualche giorno al mare con delle donne. In spiaggia si sarebbe rifatto gli occhi e di certo ci sarebbe scappata qualche palpatina. Gliene sarebbe stato grato per il resto della sua vita. Di più non si poteva sperare, era noto che le donne provavano ribrezzo per lui. A parte quelle che pagava.

David aveva portato una cassa di birre e una stecca di Marlboro, il suo personale contributo per il fine settimana. Scesero dall'auto per cercare un po' di refrigerio; l'estate quell'anno era impietosa e lui odiava sudare. Accese una sigaretta all'ombra di un tiglio, intrattenendo i due amici con qualcuno dei suoi esilaranti aneddoti, senza distogliere lo sguardo dalla strada. La attendeva con impazienza. Erano anni che non si sentiva così eccitato.

Fantasticava su cosa avrebbe potuto combinare con quel giocattolino sexy, quando vide una vecchia Peugeot decappottabile parcheggiare accanto alla sua Matiz.

«Rosa, siamo qui!» squittì Sabrina, agitandosi tutta.

David si abbandonò con le spalle all'albero, sollevò un ginocchio appoggiando un piede a quel confortevole sostegno, intenzionato a godersi l'arrivo della sua nuova, sfiziosissima preda.

Quando la vide scendere dall'auto, ebbe un fremito. Poche volte gli era capitato di incontrare una ragazza così sensuale. Di profilo, con quell'abitino azzurro svolazzante, pareva un'onda. Veniva voglia di cavalcarla già a quella distanza.

Qualche istante dopo si aprì la portiera dal lato passeggeri. David immaginò che avesse portato un'amica e se ne rallegrò. Purtroppo per lui, dall'auto scese un ragazzo. A giudicare dalla stazza poteva essere un pugile, di quelli grossi; la chioma scura, molto più folta della sua; due spalle proporzionate solo alla sua goffaggine. Non era paragonabile a lui, questo no, però anche quello scimmione doveva piacere alle donne.

A quella vista perse il buon umore. Fulminò Sabrina con uno sguardo.

"Avevamo detto che gli uomini li portavo io, brutta puttana" avrebbe voluto ringhiare, magari dandole un bel ceffone.

"Non mi hai mica chiesto se era fidanzata... ebbene sì, lo è!" avrebbe risposto lei, con il suo insopportabile ghigno.

Non si sarebbe lasciata spezzare il cuore con facilità.

«Così ci conosciamo. Sabrina non fa che parlare di te» esordì Rosa con finto nonchalance presentandosi a David.

Appena si strinsero la mano, il pentimento di aver portato con sé Lucio, proprio quel fine settimana, la travolse.

«Il piacere è tutto mio» rispose David sfoggiando il più falso dei sorrisi.

«Lui è Lucio, il mio fidanzato.»

David rabbrividì. Avrebbe punito Sabrina in maniera esemplare, se solo ne fosse stata all'altezza. Non gli venne in mente nulla di praticabile con quell'essere informe. Non fosse stato per le sue fattezze bisex, non avrebbe neanche rivolto la parola a un cesso del genere.

Se solo avesse saputo che era stato davvero un caso che quel sabato mattina lo scimpanzé si fosse unito al gruppo, si sarebbe mangiato le mani. Durante i fine settimana Lucio era solito andare a trovare la sua famiglia in Toscana, tranne quella volta. Per sua sfortuna, Lucio aveva avuto un problema all'automobile. Rosa, per educazione, lo aveva invitato ad andare al mare e lui, che avrebbe preferito restarsene a casa incollato al pc, si era sentito in obbligo nei suoi confronti; un fine settimana insieme, dopo due anni di frequentazione, in fondo glielo doveva.

In quel preciso istante, Rosa si pentì di averlo invitato. Era con David che avrebbe voluto trascorrere i due giorni seguenti, o meglio, le notti. Con Lucio, tra l'altro, le cose non andavano neanche bene; non dimostrava alcuna volontà di fare le cose sul serio. Stavano insieme da due anni, ma senza alcuna promessa. Nonostante avesse conosciuto perfino i suoi genitori, lui si ostinava a presentarla come un'amica.

David la folgorò con la sua bellezza così imperfetta. Non sapeva nulla di lui, ma c'era qualcosa in quell'uomo che la tormentava. La sola presenza le procurava un dolore così sottile da risultare quasi piacevole. Sentiva che quella specie di angelo impuro le avrebbe creato una sorta di dipendenza e se avesse voluto, le avrebbe fatto cambiare idea su qualunque cosa. Ad esempio che i biondi non le piacevano.

Partì per il mare con l'amara impressione che David non l'avrebbe mai notata, soprattutto con quella palla al piede del suo ragazzo. Oltretutto aveva anche una fidanzata, Matilde, che in quell'occasione non era presente per cause di forza maggiore; David ci aveva tenuto a precisarlo non appena Rosa gli aveva presentato Lucio.

David e Matilde stavano insieme da quattro anni, e convivevano da due.

Rosa provò subito una fitta di gelosia, immaginandola bella come una Venere.

Nonostante tutto, la compagnia fu così piacevole da spingerla a invitare lo stesso gruppo nella casa dei suoi nonni in Calabria per le imminenti vacanze estive. In quell'occasione però David portò con sé Matilde, perché aveva la certezza - Sabrina quella volta aveva cantato - che ci sarebbe stato Lucio. E quando Rosa la incontrò, be', non credé ai propri occhi. L'aveva immaginata infinite volte. Se l'era figurata molto alta, slanciata, con un viso da bambola e i capelli lunghi e setosi.

Quando David gliela presentò, si guardò intorno per capire dove fosse Matilde. Ci mise qualche istante per rendersi conto che ce l'aveva davanti.

Che Venere deludente!

Più vecchia del proprio compagno di almeno dieci anni, bassina, esile, con due piccoli occhi infossati e il naso che quasi le toccava il mento. Due cordoncini tesi al posto delle labbra... la versione moderna di una brutta strega. Immaginò che fosse per lo meno simpatica o carismatica, ma si rivelò perfino cupa e introversa, una donna che non c'entrava nulla con David.

Si chiese cosa potesse unire due persone tanto diverse. Lui meritava di stare con una top model, non con quel ragnetto lì.

La risposta cominciò ad arrivare con il trascorrere dei giorni, e fu abbastanza chiara a tutti. Accadeva spesso che di giorno si appartassero, per trovare un po' di intimità. Rosa si chiedeva perché non si accontentassero delle notti, tra l'altro più fresche, per cercare quel tipo di incontri. In fondo stavano insieme da parecchio tempo e per esperienza sapeva che trascorsi i primi sei mesi gran parte della passione sfumava, ed era già un miracolo aver voglia di stare soli due volte a settimana.

Loro invece sembravano insaziabili.

A volte si chiedeva se quegli incontri diurni in bagno fossero dovuti a una loro mancanza totale di pudore, oppure se lo facessero per farsi notare. Per sentirsi trasgressivi, magari. Come quando capitava di trascorrere delle giornate intere in spiaggia, e mentre lei e le altre ragazze indossavano i loro bei bikini, più o meno succinti, Matilde a un certo punto rimaneva in topless, facendo schizzare gli occhi fuori dalle orbite a Lucio e agli altri ragazzi del gruppo; in effetti, quanto meno, aveva un bel seno; piccolo e tonico, da adolescente.

Rosa non conosceva Matilde, e non ebbe modo di riuscirci in vacanza perché si rivolsero a stento la parola, ma David, che da quel poco che aveva capito era un ragazzo per bene, sempre attento a non urtare la sensibilità altrui, in quell'occasione scese di un paio di gradini dal suo piedistallo. Non solo non era geloso della propria compagna, ma non si preoccupava del fatto che i loro atteggiamenti potessero mettere a disagio qualcuno. Tipo lei.

Non si conoscevano da molto tempo, forse Rosa aveva tratto delle conclusioni affrettate riguardo a David. Forse non era come lo aveva idealizzato; non aveva quella delicatezza che gli aveva attribuito. Continuava però a essere l'uomo più attraente del pianeta, e con la pelle abbronzata lo era ancora di più.

Durante la vacanza David non fece che amare la sua Matilde e allo stesso tempo prestare molte attenzioni a tutte le altre, in particolar modo a Rosa, alla quale non fece mai mancare un complimento o uno sguardo ammirato. Lei dal canto suo cercò di non dare troppa importanza a quei messaggi ambigui, imputandoli a una sua personale ed errata interpretazione. Si convinse di aver frainteso certi comportamenti; David era così gentile con lei perché lo era con tutti.

Eppure quando la vacanza terminò, Rosa tornò nostalgica a casa. Malgrado la presenza dei rispettivi fidanzati, il ritrovarsi la mattina a fare colazione insieme, o andare a letto con la consapevolezza che nella stanza accanto ci fosse lui, la confortava. Era come se di notte le loro anime si incontrassero in corridoio e dormissero insieme, sospese a mezz'aria.

Una volta a casa, i sette chilometri che li separavano non permisero che questo continuasse ad accadere. E anche la loro frequentazione si ridusse parecchio.

Fino a quando, in autunno, le crollò il mondo addosso.

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