Ai confini del vuoto 1 - Prog...

By smallcactusstories

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La guerra tra Alleanza di Mu e Federazione di Lemuria si protende ormai da quasi dodici anni, dato che nessun... More

Premessa
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16 (Axel)
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22 (Erix)
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30 (Aesta)
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35 (Nayla)
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Note
Extra 2: Personaggi
Extra 3: Playlist
Extra 4: Cose varie ed eventuali
Extra 5: disegno
Ringraziamenti

7

265 35 68
By smallcactusstories

Le rocce franano sotto i miei piedi, non ho appigli, mentre scendo dall'altura e a ogni passo sento fitte lancinanti al fianco che mi impediscono di correre come vorrei: mi rendo conto troppo tardi della pietra che è scivolata oltre il mio scarpone – soltanto quando finisco in terra, sbattendo la spalla e rotolando per qualche Fan. Mi rialzo ansimando, mentre cerco di ripulire la divisa dalla polvere. Sono quasi in fondo.

Quando arrivo in prossimità della LWSS, sento Axel urlare il mio nome: mi volto verso la sua direzione.

«Aesta è sparita». Sono le uniche parole che mi dice appena arriva vicino a me, piegandosi sulle ginocchia per riprendere fiato.

«Eravamo... eravamo a farci un caffè quando il radar ha segnalato la presenza di... qualcosa. Qualcosa di metallico. Poi l'abbiamo vista: era un'altra LWSS, è arrivata dalle nubi. Si è subito diretta verso la zona di Aesta, sono andato a controllare, ma quando sono arrivato c'era solo questo». Axel mi passa il braccialetto di Aesta, è il suo ne sono certa: ha sempre portato con sé quei due fili di pelle intrecciati.

Mi lascio cadere a terra, prendendo la testa fra le mani e scuotendola con forza. L'adrenalina è calata all'improvviso, facendomi sembrare questo posto quasi estraneo.

Il cuore mi batte all'impazzata, non riesco a mettere in fila due pensieri.

«Deve esserci una BC sopra le nostre teste: nessun fulmine avrebbe provocato un danno tale al motore» dice uno dei due tecnici avvicinandosi.

«Siamo morti» mormoro tra me.

«Immagino di sì» dice Brunnos avvicinandosi con le mani dietro la schiena. Serra le labbra, scuotendo la testa. «Odio doverti dare ragione, Davith, ma l'Orlan sembra decisa a toglierci di mezzo: è arrivato un messaggio dalla BC Pegasus. Sono diretti al cuore, è decisa a prendersi Minerva».

«Quindi a lei bastava metterci fuori gioco, cercando però di avere qualche vantaggio personale».

«Quindi che dobbiamo fare? Giocare a carte?»

Brunnos ignora completamente il commento di Axel e si siede accanto a me, guardando i due tecnici discutere sulle riparazioni da fare. Con un solo motore, la nostra velocità è più che dimezzata: già prima, per evitare problemi alle strumentazioni di bordo, non andavamo veloci... ma ora... non riusciremo mai ad arrivare al cuore prima che lo faccia l'Orlan.

«Credi che userà Rayengan per staccare Minerva dalla Starfall?»

«Qualunque sia la sua intenzione, ha compiuto un grosso errore: Aesta non conosce alcun codice» gli dico alzandomi. «Ho paura per come reagirà quando lo verrà a sapere. Ho paura per la sua sorte».

«Tu hai qualcosa in mente, Vivi» dice Axel. «Ti brillano gli occhi».

«C'è un modo per localizzare l'astronave dell'Alleanza scomparsa su Minerva?»

Brunnos annuisce. «Dall'IA di bordo si può fare. Il codice identificativo era A6455».

«D'accordo. Mi metterò al lavoro. Abbiamo il tempo di pensare a un piano che funzioni, mentre i due tecnici cercano di arginare i danni?» chiedo accarezzandomi il mento.

«Possibilmente un piano che non includa il picchiarmi o spararmi» sibila Brunnos guardandomi con gli occhi socchiusi.

«Ehi, sei te che ci hai seguito sull'At5. Quella è stata una deviazione non prevista... in ogni caso, io cerco di localizzare la nave e continuare con il progetto Minerva, voi riuscite a buttare giù un piano senza uccidervi o no?»

«Io non mi fido, è pur sempre della flotta di Mu» dice Axel incrociando le braccia.

«Potrei dire la stessa cosa su di te, sottospecie di pilota fallito di Lemuria».

«Pilota fallito a me? Mi sembra di averti salvato la vita. E almeno non sono io quello che ha perso l'intera flotta».

«Siete senza ammiraglia».

«La stanno risistemando».

Uomini.

Mi viene solo da piangere. L'unica persona con cui potevo sostenere una discussione è sparita: eravamo io ed Aesta ad occuparci di portare avanti il progetto, gli altri non ci hanno mai messo mano, non posso farmi aiutare da nessuno.

«Perché se mi odi così tanto non te ne vai? Anzi, perché non mi dici di andarmene, eh?» chiede Axel alzando la voce. Mi alzo, mettendomi in mezzo. «Adesso basta. Vi state comportando come bambini».

«Sapete una cosa? Io me ne tiro fuori!» urla Brunnos.

Non so cosa mi trattenga dall'ammazzare entrambi.

Axel si lascia cadere a terra, si siede prendendosi la testa tra le mani.

«Sono un idiota, vero?»

Gli metto una mano sulla spalla. «Qualche volta sì» gli rispondo e lui abbozza un sorriso, poi guardo Brunnos che se ne sta con le braccia incrociate, borbottando qualcosa sotto voce.

«Voglio solo che sia chiara una cosa. Qui non si tratta di appartenere a questa o quella fazione: se non risolviamo questo... questo problema o come lo vogliate chiamare non ci sarà più nessuna guerra da combattere, niente in cui credere. Non è più una faccenda tra la Federazione e l'Alleanza, dovete capire questo».

Axel annuisce con un cenno del capo. «È che... non lo so... io ho una dannata paura di morire». Non avevo mai sentito la sua voce diventare così stridula. Mi accovaccio davanti a lui, guardandolo negli occhi: sono lucidi, sta tremando, non so nemmeno cosa dirgli – in fondo, chi l'ha trascinato in questo inferno sono stata io. Anche la scomparsa di Aesta: non posso fare a meno di non ritenermi responsabile. Ho messo in pericolo la vita di entrambi. Stringo i pugni, la mano è coperta di sudore, fisso lo sguardo ora su un punto, ora su un altro. Mi lascio cadere a terra.

Una mano si posa sulla mia spalla. «Calmati, Davith».

Mi alzo, fisso il vuoto, c'è come un senso di oppressione al petto che mi attanaglia, ho bisogno d'aria.

«Io... io... scusatemi». Mi prendo la testa fra le mani, la scuoto, mentre sento gli occhi pungere.

La mano di Brunnos indugia sulla mia spalla, stringe appena la stoffa della giacca, non sa cosa fare. «Credo sia meglio per tutti se ce ne andiamo a dormire».

Annuisco, passando il dorso della mano sugli occhi. «Continueremo domani...»

Axel si alza, scuotendo la polvere dalla divisa. «Almeno le misurazioni le hai prese?»

Scuoto la testa. «Ho fatto in tempo solo ad appoggiarlo in terra. È rimasto lassù, se Aesta l'avesse almeno appoggiato, potrei lavorare anche da qui. Ma non credo di esser in grado di lavorarci adesso. Sono preoccupata per lei... mi sembra di aver rovinato tutto».

«Non è colpa tua. Davvero, va' a dormire. Riprenditi. Sei più pallida del solito».

Dormire. È una parola. Continuo a rigirarmi nel letto, senza riuscire a prendere sonno. La coperta si è attorcigliata intorno alle gambe un'altra volta – la terza, da quando mi sono distesa. Continuo a vedere quella maledetta LWSS che ha portato via Aesta non appena chiudo gli occhi, continuo a sentirmi responsabile e niente potrebbe tirare via quel peso.

Mi metto a sedere, guardando le mani abbandonate sulle cosce dopo aver acceso la luce. Non riesco a dormire, sono quasi propensa a mettermi a lavorare di nuovo al progetto: il tablet, d'altra parte, è appoggiato qui vicino al letto, su una mensola a portata di mano.

«Da– Vivi».

Sussulto, colta di sorpresa. È la prima volta che mi chiama per nome dopo wakin, non so quanto tempo sia passato.

«Erix...»

Si siede sul letto, il materasso si piega appena sotto il suo peso; abbasso subito lo sguardo, non ce la faccio a sopportare di avere i suoi occhi incatenati ai miei. Allunga una mano, accarezzandomi lentamente una guancia. Getto via la coperta, sistemandomi in modo tale da poter appoggiare la testa sulla sua spalla; lascio penzolare le gambe, sfioro a malapena il pavimento, mentre lui rimane in silenzio, continuando a stringermi a sé.

«Credevo avessi bisogno di compagnia...» mormora all'improvviso.

«Grazie...»

Inizia a giocare con i miei capelli, arriccia una ciocca intorno al dito, la lascia andare e ricomincia; socchiudo gli occhi, ma presto mi lascio andare al pianto. Stringo la stoffa della sua camicia, mi aggrappo a lui che rimane in silenzio e continua ad accarezzarmi la schiena. Mi sento un'incapace, non ho combinato nulla di buono fin'ora: ho trascinato i miei amici su questo pianeta, il resto dell'equipaggio è sull'Atlantis, non abbiamo notizie sulla loro sorte. E ora se Aesta è in pericolo è solo colpa mia. Li ho coinvolti senza chiedere cosa ne pensassero, ho agito senza pensare.

«Sono pessima al comando, vero?» Ogni parola mi graffia la gola, mi spezza il fiato, mentre continuo a piangere.

«Respira, per favore. Non è vero. Non è colpa tua se ci siamo trovati con la nave danneggiata tantomeno se Rayegan è sparita».

«Aesta... non ce la faccio a stare tranquilla. Non è solo il primo ufficiale... io...»

«So che le vuoi molto bene, ma ora calmati. Fallo per lei, se proprio non vuoi dare ascolto a me. Siamo tutti scossi adesso, ma sistemeremo le cose, qui e là. Non ha senso continuare questa guerra».

Mi asciugo le lacrime con il dorso della mano. «Aesta è stata rapita e io ho non so se ho definitivamente perso l'ammiraglia della Federazione. Non tirarmi fuori utopie sulla fine della guerra adesso, Brunnos. Non sono dell'umore».

«L'intenzione era solo quella di farti smettere di piangere, so quanto le utopie ti mandino fuori di testa».

Abbasso lo sguardo. «Scusa, è che...»

«Adesso basta. Cerca di dormire».

Annuisco, poi mi rannicchio con la faccia verso la parete. Sento solo un leggero scricchiolio quando si alza.

«Rimani» sussurro. Per quanto sia sbagliato, io ho bisogno di lui.

«Non avevo intenzione di andarmene».

***

A6455.

Continuo a ripetermi quel numero in testa, continuando a scorrere i file presenti nella cartella; ho provato ad aprirne uno, ma, come immaginavo, è protetto da crittografia. Poi, finalmente, quel numero compare davanti ai miei occhi.

Dormono ancora tutti, c'è solo la luce dello schermo che mi investe in pieno, facendomi bruciare gli occhi. Per quanto possa sembrare assurdo, c'è pace adesso che siamo in mezzo al nulla, dispersi su un pianeta che potrebbe esplodere da un momento all'altro, circondati dal buio.

«Quindi sei qui... dovevo immaginarlo che non ti eri alzata per andare in bagno». Mi volto, sentendo la voce di Brunnos: sbadiglia, poi si avvicina.

«Non volevo svegliarti... torna pure a dormire».

«Stai cercando la posizione dell'astronave?»

Faccio ruotare il sedile, fino a trovarmi di fronte a lui. «Mi è venuta in mente una cosa: le BC sono sempre attrezzate con LWSS tipo questa nei piani inferiori...»

«Aspetta, tu come lo fai a sapere?»

Alzo le spalle. «Piani rubati e decrittati dai database dell'Alleanza di qualche anno fa. Non hai mai saputo di quello scandalo?»

Si gratta una guancia. «Sapevo che eri capace di tanto, ma non credevo tu potessi farmela sotto il naso con i piani di costruzione delle BC... farò finta di non aver sentito nulla, continua».

«D'accordo: pensavo che, se nello schianto almeno una fosse rimasta in condizioni decenti, potremmo prenderla... dubito che possa servire all'equipaggio».

«Il campo magnetico non avrà danneggiato i sistemi?»

«Non credo, se avevano i motori spenti, la situazione giocherebbe a nostro favore: le LWSS da battaglia hanno scudi più potenti di questa, resisterebbero al campo magnetico e ci permetterebbero di aumentare la velocità» gli dico voltandomi di nuovo verso lo schermo. Passa poco tempo prima che il sistema rilevi la posizione della Titania.

«Va' a svegliare il tuo pilota, dobbiamo muoverci immediatamente».

Annuisco, alzandomi e correndo lungo le scalette.

Come immaginavo, Axel sta russando. Mi avvicino a tentoni, nel buio, scuotendolo poi per la spalla e lui si sveglia urlando, ma subito accende la luce, afferrando la pistola che aveva appoggiato sulla piccola mensola vicino al cuscino e che mi punta contro.

«Ma sei impazzita?» strilla abbassandola. «Mi hai fatto perdere tre wakin di vita!»

«Ne perderai altrettanti se non fai decollare questo rottame. E ringrazia che ti abbia svegliato io e non quel cretino di Brunnos. Forse non ti avrebbe risparmiato un colpo di pistola».

«Filo ai comandi, chiama anche uno dei tecnici, nonostante le riparazioni ho bisogno di un copilota di cui mi possa fidare».

Quando torno sul ponte superiore, la nave è appena decollata: Brunnos se ne sta in silenzio, con le braccia incrociate, fissando Axel.

«C'è un modo per rilevare la posizione di altre astronavi?»

«Che vuoi fare?»

«Verificare se la Pegasus è già arrivata o se la tempesta magnetica la tiene sopra le nostre teste. Una nave di quelle dimensioni non può volare alla nostra stessa quota, deve alzarsi molto di più per non avere problema. La posizione è sotto crittografia, ci ho provato».

«Non pensarci nemmeno a chiedermi i codici, Davith».

«Non ne avevo intenzione. Se non vuoi stare alla sorte, puoi controllare da solo» rispondo a Erix alzandomi e indicandogli la sedia; lui storce la bocca, sedendosi al mio posto.

«Con il tempo che ci stiamo mettendo, avreste fatto meglio a riparare la Starfall. Ma non è strano che Minerva non sia ancora esploso?» chiede il copilota.

«Forse i tempi sono più lunghi di quel che pensavo... o forse qui il tempo scorre diversamente rispetto al resto a Lemuria... Tuttavia, senza la Starfall non posso avere risposte certe ai miei dubbi».

Quanto al piano per liberare Aesta, lì ci servirà sicuramente un miracolo: Axel e Brunnos non hanno trovato una cosa che possa funzionare, sono pensate una più pericolosa dell'altra.

«Vivi».

«Che c'è, Axel?»

Stringe le mani sui comandi. «So che può sembrare assurda come ipotesi... ma se Aesta avesse tradito? Insomma, lo so, è pur sempre il primo ufficiale, rischio non so quanto ad accusare così un superiore, però... cioè ci sono troppe coincidenze. Soprattutto per il fatto che siano andati a prendere lei e non te».

Gli metto una mano sulla spalla. «Ci ho pensato anch'io. Spero proprio non sia così».

Se così fosse, se veramente avesse tradito di sua spontanea volontà, schiantarsi sarebbe stato molto meglio.

Le riparazioni per ora reggono, ma non c'è da stare troppo tranquilli: qualcosa potrebbe cedere da un momento all'altro e ci aspettano ancora ol di viaggio vista la velocità che abbiamo. Axel non sta rischiando per niente, si mantiene a quote basse e a velocità contenute.

Se non ci fossimo divise... se non lo avessimo mai fatto avrei potuto esserci io al suo posto e affrontare l'Orlan di persona avrebbe potuto rappresentare una bella occasione per farla fuori. Ma così non è stato.

«Il radar segnala una nave nei paraggi» annuncia il copilota all'improvviso.

«Sarà oltre quella collina, prova a mandare un messaggio, al massimo volerà qualche insulto».

Brunnos mi guarda, alzando un sopracciglio. «Ma riuscite a comunicare senza insultarvi? Tutte le volte che ero a bordo con lei durante le battaglie volavano più insulti che colpi».

«No».

«Ma non credo sia la nave dell'Orlan quella che è stata rilevata. La Pegasus ha attivato gli schermi anti rivelazione, non si riesce a tracciare la sua posizione. Credo si tratti della Titania, dovremmo aver raggiunto quelle coordinate ormai. Manda il messaggio sulla linea riservata dell'Alleanza».

Il copilota esegue, ma non riceviamo nessuna risposta. Passando la collina, notiamo c'è una nave, ma è distrutta, sicuramente si è schiantata.

«È quella» dice Axel. «Le insegne sulla fiancata parlano chiaro».

«Atterriamo. Non mi aspetto di trovare superstiti, ma qualcosa di utile sì, oltre alla LWSS».

Mi volto a guardare Brunnos. «Armi?»

«Sì» mi risponde secco. «E carburante».

***

«Trovato nulla?»

Sono rimasta io a guardia della LWSS, mentre gli altri esploravano ciò che è rimasto della Titania.

Uno dei tecnici scuote la testa, risposta muta, ma eloquente alla mia domanda. «Le strutture sono inutilizzabili, deve esser stato davvero un brutto momento. Abbiamo raccattato dei fili elettrici, vista la situazione credo potrebbero essere utili e del carburante. Non è sopravvissuto nessuno, ci sono corpi schiacciati tra le lamiere ovunque. Non credo dimenticherò presto questa scena».

Che fine orribile, precipitare su un pianeta sconosciuto, senza alcuna possibilità di ritorno.

Poco dopo, anche Axel e Brunnos tornano dalla loro ricerca.

«Abbiamo trovato qualche arma, sono già a bordo della nuova LWSS, fortunatamente per noi c'è uno squarcio sulla fiancata destra. Ma c'è altro. Vieni» mi dice il primo.

Quello che doveva essere il ponte di controllo è pieno di cadaveri e il loro pallore è evidenziato dalle divise grigie e il pavimento nero. È difficile muoversi solo con la luce delle torce e dei pochi schermi che sono rimasti in funzione: sui monitor di tanto in tanto appaiono righe verdi e rosse per qualche secondo, poi torna il buio, accompagnato dal silenzio interrotto dai nostri passi.

Punto la torcia verso l'alto: l'impatto ha provocato parecchi danni e spero che le lamiere non ci cadano addosso da un momento all'altro, ma mi sembrano alquanto pericolanti. Quel che era la Titania, ormai non esiste più. Sono stati i primi a mettere piede qui sopra e non se ne andranno mai.

«Sicuri sia una buona idea starsene qui dentro? L'odore di morte è piuttosto insopportabile».

«Vivi, per favore, sta' zitta. Qui c'è l'unica cosa che è rimasta in funzione. E detto fra noi, la Starfall ha solo fatto un atterraggio migliore di questo grazie al sottoscritto. Guarda le registrazioni della variazione del campo magnetico».

Ingoiò a vuoto. «Devo copiare quei dati, potrebbero tornarci utili. Minerva sta arrivando al limite, dobbiamo sbrigarci».

«È davvero così terribile?» chiede Erix, mentre copio il file sulla protesi.

«Io non ho mai messo al corrente della reale pericolosità di Minerva né la Federazione né l'equipaggio per paura che qualcuno potesse usarla male... immagino di aver sbagliato».

«Grazie della fiducia» sibila Axel.

«Non credevo succedesse tutto ciò, stavo lavorando per cambiarlo, forse chiuderlo una volta per tutte alla fine della guerra. È stato la rovina per la mia famiglia... e non solo, visto come si stanno evolvendo le cose... mi sento veramente una stupida per non averci pensato prima».

E come ci sono finita in un angolo a baciare Brunnos lo vorrei proprio sapere. Gli altri sono sul ponte, lui mi ha raggiunto nella cabina, mentre cercavo il PC e in un attimo mi sono ritrovata con le spalle al muro.

«Ti ho sempre detto di non sminuirti così, ma non mi hai mai ascoltato».

«Sempre a impicciarti degli affari altrui. Lasciami in pace, va'. Non hai idea di cosa sia veramente Minerva».

«E non puoi continuare a tenerti tutto dentro».

«Vattene, non ho bisogno di te».

«Mi verrebbe proprio da prenderti a schiaffi: non puoi continuare a respingere le persone dalla tua vita, non puoi fare sempre la testarda!»

Serro le labbra e scosto la sua mano con un gesto secco, scivolando via dalla sua stretta e raggiungo il tavolo a passo svelto – voglio solo affogare tra i calcoli.

Quando sento che mi passa alle spalle, chiudo gli occhi, ma una lacrima scende lungo la guancia, finendo sul foglio. Non ho idea di quel che mi sia preso, di che gli sia preso. Non dovrebbe esserci niente tra noi, eppure sentivo lo stomaco stringersi, mentre mi bloccava al muro.

«Il viaggio è ancora lungo, ti conviene metterti al lavoro invece che fissare il vuoto, Davith».

L'angolino buio e misterioso 

Ed ecco il settimo capitolo. Al solito ci sarà qualcosa fuori luogo o che non torna, non esitate a segnalare anche la minima virgola, ci tengo un pochino pochino a questa storia. 

No, davvero. Anche se ormai ho sviluppato un po' di odio e so che non può competere minimamente con le altre *stares at Glitch*, sotto sotto ci sono affezionata :3

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