Falling for a Challange

By ravenxblood

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La Temperance High School è conosciuta per le sue famose Challenges e questo Mavis Hopkins lo sa benissimo pe... More

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▷ uno
▷ due
▷ tre
▷ quattro
▷ cinque
▷ sei
▷ sette
▷ otto
▷ nove
▷ dieci
▷ undici
▷ dodici
▷ tredici
▷ quattordici
▷ sedici
◇ Cassie 👭
▷ diciassette
▷ diciotto
▷ diciannove
▷ venti
◇ Maryse 💔
▷ ventuno
▷ ventidue
◇ Jeremy 👊
▷ ventitre
◇ Morgan 💣
▷ ventiquattro
▷ venticinque
◇ Maryse 💏
▷ ventisei
▷ ventisette
▷ ventotto
▷ ventinove
◇ Tyler 🌈
▷ trenta
▷ trentuno
▷ trentadue
◇ James 🚬
▷ trentatré
▷ trentaquattro

▷ quindici

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By ravenxblood

La mattina seguente mi svegliai con le grida di mio fratello e quella, che solamente dopo averla sentita strillare come una gallina a cui stavano tirando il collo, capii essere Brittany.

Perché quale cazzo di motivo stavano urlando alle sei e mezza del mattino?!

Sbattendo con violenza la testa contro il materasso, mi appiattii il cuscino sul viso e soffocai un urlo di collera.

Volevo solamente dormire ancora qualche altro minuto e non svegliarmi con l'urlo di una banshee nella camera di fronte alla mia.

Erano molto rare le volte in cui mio fratello e la sua ragazza litigavano, anche perché non parlavano quasi mai, ma passavano quasi tutto il loro tempo tra le coperte.

Purtroppo ero a conoscenza di quelle cose perché una volta ero entrata in camera di Jeremy per chiedergli di prestarmi una penna, dato che le mie erano magicamente scomparse e li avevo trovati intenti, be', a raggiungere l'apice del piacere.

Per poco non svenivo dallo shock, davanti alla porta della sua camera.

Avevo fatto in tempo ad uscire ed entrare nella mia stanza per poi lanciarmi sul letto e soffocare la testa sotto al cuscino, provando in ogni modo a cancellare dalla mia mente quell'immagine.

Quindi il fatto che ora stessero litigando, mi stava facendo pensare che o mio fratello l'aveva fatta grossa oppure Jeremy aveva scoperto che la sua cara Brittany lo aveva tradito con qualcuno di vicino a lui. Oppure entrambe le cose. Con loro due non si poteva mai sapere.

Di una cosa però ero certa: non si poteva gridare in quel modo alle sei e mezza del mattino; era una cosa da pazzi.

C'era gente, come me, che voleva riposarsi per almeno un'altra mezz'ora, prima di doversi alzare per andare in quell'inferno conosciuto come scuola e non sentirsi le orecchie venir trapanate da grida acute e strilli striduli, simili alle unghie strisciate sulla lavagna. Dannazione.

Quando sentii il mio nome venir gridato da quella pazza isterica di Brittany, feci scattare la testa da sotto al cuscino poi puntai lo sguardo, assottigliando gli occhi, verso la porta e notai che ora quei due si trovavano proprio in corridoio e stavano litigando davanti alla mia stanza.

Ma che voleva esattamente quella da me? Voleva che la uccidessi? Prima urlava come una banshee e ora nominava il mio nome con tale rabbia che aveva reso anche me furiosa.

Scalciai le coperte in fondo ai piedi del letto poi, tirando due pugni al materasso che mi ero immaginata fosse Brittany, mi alzai e con passi da elefante ubriaco, spalancai la porta della mia camera, fissando in cagnesco i due cretini che mi avevano strappata al mondo dei sogni.

«Che cazzo urlate alle sei del mattino?», sbraitai con voce rauca e simile a quella di un cavernicolo.

Brittany sussultò per lo spavento poi mi fissò con i suoi occhi azzurri, arricciando quasi schifata le labbra. Ma ti schifavo io, brutta stronza.

«Tu!», mi puntò un dito contro e in quell'istante, notai mio fratello spalmarsi una mano sulla fronte. Che c'entravo io ora?

«Io», replicai, schiarendomi poi la gola, dato che non volevo continuare a sembrare un cavernicolo appena sveglio, anche se teoricamente era così. Be', tranne la parte del cavernicolo.

Io ero un bellissimo zombie e pure sexy.

«Brittany, te l'ho già spiegato; Mavs non c'entra niente con quello scherzo», si intromise Jeremy e nello stesso istante in cui lo sentii pronunciare quella frase, i miei occhi si spalancarono per l'incredulità poi mi voltai verso di lui per chiedergli spiegazioni con lo sguardo.

Brittany, la ragazza dai capelli rosa e viola, fece spallucce poi incrociò le braccia sotto al petto e mi fissò, quasi volesse disintegrarmi in quell'istante.

«Io non c'entro.»

«Non ci crede nessuno, Mavis!», strillò acutamente, sbattendo un piede per terra per la rabbia.

«J. ci crede. Crede a me.»

Anche se teoricamente ieri sera mi aveva accusata di essere l'artefice di quello scherzo, ovvero la pura e semplice verità. Be', con l'aiuto di Maryse e Cassidy. Mentre ora mi stava difendendo contro la sua fidanzata isterica.

A che gioco stava giocando esattamente? Perché avrebbe dovuto difendere me, piuttosto che dar ragione alla sua ragazza? Aveva finalmente capito quanto era in realtà una stronza?

Brittany scoccò la lingua contro al palato, infastidita poi mi diede una leggera spinta che mi riportò in camera mia mentre Jeremy le sbraitò contro di stare calma.

Digrignando i denti dal nervoso, tornai da lei e senza darle tempo di aprir bocca, le schiaffai una sberla in piena guancia che le fece spalancare gli occhi e gridare dal dolore.

«Non osare mai più alzare un dito su di me. Qui sei a casa mia e me ne sbatto se sei la ragazza di mio fratello, mi hai capita?», alzai il mento in segno di superiorità poi scoccandole una gelida occhiataccia, ritornai in camera mia e le sbattei la porta in faccia.

Col viso ingrugnato per il nervoso, presi gli indumenti ― una felpa nera e un paio di shorts di jeans ― che avevo preparato la sera prima dopo essere tornata a casa e poi entrai in bagno per lavarmi il volto, i denti e a sistemarmi il nido mattutino che avevo al posto dei capelli.

Dovevo rendermi almeno un po' presentabile, dato che ora sembrava quasi avessi infilato un dito nella corrente e fossi scoppiata per aria, come nei cartoni animati.

Appena sveglia facevo davvero paura, santo cielo!

***

Sbadigliai rumorosamente, avvicinandomi con lentezza al mio armadietto ed evitando come la peste alcuni miei compagni che ridacchiarono nel vedermi camminare come un bradipo.

Solo loro sapevano come essere felici e pimpanti durante le prime ore del giorno. Io prima delle dieci non riuscivo a svegliarmi del tutto e ogni mattina rischiavo di addormentarmi sul banco, non che cercarsi di evitare di far chiudere gli occhi, eh.

Non avevo trovato né Maryse e né Megan davanti all'edificio quindi avevo pensato fossero già entrate per prendere i libri per le prossime lezioni, cosa che dovevo fare anche io.

Provai innumerevoli volte ad aprirlo, ma aveva deciso proprio di bloccarsi quella mattina.

Lo maledissi mentalmente poi gli scagliai un pugno contro, facendomi male alle nocche.

«Ciao pulcino», Cassidy sbucò dal nulla e si appoggiò contro l'armadietto al fianco del mio, sorridendomi con dolcezza.

La guardai con occhi assonnati, imbambolandomi sul suo bellissimo sorriso poi ricambiai, rendendomi conto del fatto che fossi davvero felice di essere diventata sua amica.

«Non riesco ad aprire l'armadietto», piagnucolai, appoggiandoci contro la fronte e in quell'istante, sentii la sua dolce risata cristallina e il mio sorriso ricomparve sulle mie labbra sottili.

«E io invece non sopporto più la mia compagna di challenge. È così noiosa... Non vuole mai far nulla. Penso che contatterò gli organizzatori per chiedere se posso cambiare partner», Cassidy mi diede una leggera spinta per farmi spostare di lato poi dopo alcune botte contro il mio armadietto, riuscì ad aprirlo, «Aperto.»

Quindi si poteva cambiare partner? Perché io non ne sapevo nulla? Potrei contattare anche io gli organizzatori per farmi cambiare partner.

La ringraziai poi presi i libri che mi servivano per le prime due lezioni. Storia e letteratura.

«Quindi è possibile cambiare partner? Anche io voglio levarmi dalle palle Morgan.»

«Oh... Non puoi... Cioè, devi avere anche il suo consenso per cambiare e io di Martha ce l'ho. È scritto in quello stupido regolamento.»

«Ah, fantastico! Morgan non mi darà mai il consenso per cambiare. Vuole torturarmi fino alla fine di questa challenge.»

Mi sembrava ovvio; più sfigata di così non potevo essere. Morgan non mi avrebbe mai dato il consenso per cambiare e a me sarebbe toccato stare con lui fino alla fine della challenge. Ero proprio contenta. Se, come no.

Sbuffai pesantemente, roteando gli occhi per la noia, «Che palle, mi toccherà tenermelo come compagno fino alla fine», borbottai, per nulla entusiasta.

Il messaggio della sfida di quel giorno non era ancora arrivato, ma da quello che avevo visto ― molti sfidanti in ansia che controllavano assiduamente il loro cellulare ―, ero quasi certa sarebbe giunto a momenti.

Notai Cassidy abbozzare un sorriso, quasi dispiaciuto poi arricciò il naso in modo tenero, «Dai, non è poi così male.»

«Forse per te perché è il tuo ragazzo, ma per me è solo una noia che durerà per un mese intero», mi lamentai con scocciatura poi chiusi il mio armadietto e insieme a Cassie, ci dirigemmo verso l'aula di storia.

«Da quello che mi ha raccontato Morgy, vi siete divertiti a fare lo scherzo a Jeremy e a James», ridacchiò lei mentre a me venne solamente in mente il volto e l'espressione furiosa di James e la sua frase "io non sono gay".

E se in realtà lo fosse e quello scherzo gli avesse dato fastidio? Era possibile? Allora perché ci aveva provato con Megan? Se avesse voluto prendermi per i fondelli, avrebbe potuto farlo in altri mille modi. Non capivo...

Feci spallucce. «Ho fatto tutto io. Lui si è limitato a leggere quanto avevo scritto» e a provarci con me avrei voluto aggiungere, ma non lo feci, anzi sbuffai poi aprii la porta dell'aula e ci entrai dietro, seguita da lei.

Una grande baccano ci accolse e un astuccio quasi mi sfiorò il viso. All'interno dell'aula calò un silenzio tombale.

Strinsi un pugno lungo un fianco per il nervoso, «Non siamo nell'anime Rossana quindi potreste evitare di comportarvi come coglioni, lanciando oggetti per aria?», sbottai, scaraventando a mia volta l'astuccio contro il suo legittimo proprietario, un cretino della squadra di football che smise totalmente di ridere per concertarsi su di me.

«Abbassa la cresta, ragazzina», sibilò lui, fissandomi con sguardo tagliente.

«Ma se abbiamo la testa età, coglione», alzai gli occhi al cielo poi raggiunsi il mio banco, ovvero l'ultimo in fondo verso la finestra e mi accasciai sulla sedia.

Cassidy si sedette con grazia in quello al mio fianco poi appoggiò i suoi libri sul banco e incominciò a parlare con delle sue amiche di cheerleading.

Mentre io appoggiai la testa sui libri e sospirai pesantemente. Non avevo alcuna voglia di seguire la lezione e poi ero così nervosa per il messaggio della challange che ancora non era arrivato.

Quando lo avrebbero inviato? Dopo un'invasione aliena?

Oppure dopo un attacco di zombie, in cui ovviamente parteciperò anche io?

D'altronde ero uno zombie pure io. Be', solamente alla mattina e dato che erano appena le otto, direi che il mio aspetto era quello di un non morto.

Nello stesso istante in cui formulai quei pensieri, il mio cellulare vibrò.

Con la coda dell'occhio notai che anche a quasi tutti quelli all'interno della classe era arrivato qualcosa, dato che avevano preso in mano il loro cellulare poi presero a bisbigliare fra loro quindi decisi di fare lo stesso e di controllare il mio.

Sbloccai lo schermo, leggermente curiosa e aprii il messaggio degli organizzatori della sfida. Finalmente si erano degnati di farsi sentire.

╔ DAY 4: TU E IL TUO PARTNER DOVRETE PITTURARE IN MODO ARTISTICO UNA PARETE DELLA PROPRIA CASA (UNA STANZA A SCELTA DI UNA DELLE DUE ABITAZIONI) ╝

Lessi il messaggio poi roteai gli occhi seccata, dato che mi sarebbe toccato passare tutto il pomeriggio con Morgan.

Pochi attimi dopo mi arrivò un altro messaggio e quello era da parte di Morgan. Lo aprii, chiedendomi che cosa volesse da me poi sbuffai, quando capii trattarsi della sfida.

Da: Morgan [08:02]
Pittureremo una parete della tua stanza. Non di casa mia.

Da: Morgan [08:02]
Se non avessi capito chi sono... Sono Morgan, Mavs!

Mi sforzai dal non scaraventare il mio cellulare contro la schiena del ragazzo davanti a me che stava parlando fitto fitto con una cheerleader dalla fluente chioma rossa quindi strinsi i denti e strizzai gli occhi per reprimere la rabbia.

Non potevo disturbare la loro chiacchierata. Be', almeno loro andavano d'accordo, a differenza mia e di Morgan, che se fosse per me lo ucciderei col secchiello della pittura o lo affogherei in essa.

Perché dovevamo rovinare una parete della mia camera, quando Morgan ― sono super ricco ― Cooper aveva stanze completamente inutilizzate a casa sua?

A: Morgan [08:04]
Fottiti.

Da: Morgan [08:04]
Hai le cascate del Niagara?

A: Morgan [08:05]
No, ma potrei farle scendere dalle tue palle che ti strapperò appena ti incontrerò per il corridoio!

Da: Morgan [08:05]
Tu non stai bene... E poi mi spieghi che ti avrei fatto ora?

A: Morgan [08:06]
Oh... Semplice: esisti.

Da: Morgan [08:06]
Anche io ti voglio bene, Mavs! Tutto questo tuo amore mi fa piangere.

A: Morgan [08:07]
Nope, sono le cipolle che ti ho messo nello zaino!

Da: Morgan [08:08]
Dopo scuola andiamo a scegliere la pittura e gli stencil da usare.

A: Morgan [08:08]
Perché non possiamo usare una stanza vuota di casa tua?

Da: Morgan [08:09]
Perché almeno ti rimarrà una parte di me sulla tua parete e anche perché mia madre mi ucciderebbe se scoprisse che ho pitturato casa senza il suo consenso.

A: Morgan [08:09]
Tanto la ridipingerò appena sarà finita questa stupida challenge.

Da: Morgan [08:10]
Cattiva!!

Visualizzai, ma non risposi al messaggio. Primo perché non avevo più voglia di star a discutere con Morgan e secondo, il professore era entrato e non avevo voglia di venir ripresa alle otto del mattina. Orario in cui teoricamente vorrei dormire.

***

L'ora di pranzo o meglio dire l'ora del caos era finalmente giunta.

Vi erano persone che spingevano e cercavano di superarti nella fila per prendere da mangiare, come se tu non stessi aspettando il tuo turno, totalmente affamata.

Persone che facevano chiasso pur di far sentire quello di cui stavano parlando. E detto sinceramente: dei loro fatti poco importava alla gente, tranne quando erano i giocatori di football e le cheerleaders a fare casino.

Persone, invece, che quasi disperatamente, cercavano un posto in cui sedersi senza venir disturbate.

Io e le mie amiche eravamo quel gruppo di persone. Quasi con disperazione andavamo alla ricerca di un posto a sedere che fosse il più lontano possibile dai casinisti, pur di stare tranquille.

In estate passavamo l'ora di pranzo nel cortile della scuola e lì si stava benissimo.

Era un casino totale, ma, per fortuna, Maryse aveva trovato un tavolo libero e mi aveva anche preso il pranzo che ora stavo gustando di malavoglia.

Non avevo molta fame, anche perché continuavo a pensare a cosa avremmo fatto, io e Morgan, quel pomeriggio. Sì, dovevamo pitturare una parete della mia camera, ma che cosa esattamente? Non volevo dipingere qualche stupidata che poi avrei dovuto subirmi per un mese interno, ma allo stesso tempo non avevo idea di cosa disegnare senza creare un obbrobrio.

All'improvviso sentii la mia migliore amica sospirare quindi smettendo di torturare il pasticcio di carne nel mio piatto, portai l'attenzione su di lei.

«Che succede Mary?»

Lei scosse il capo e una ciocca di capelli nera le finì davanti al viso, «Pensavo che tuo fratello e la sua cara BreeBree avessero litigato, invece eccoli lì più schifosi che mai», indicò mio fratello e Brittany intenti a mangiarsi il viso piuttosto che le pietanze nel piatto, a pochi tavoli dal nostro.

«Stamattina mi hanno svegliato le loro grida o meglio gli urletti striduli della banshee che sta divorando le labbra a J. Che schifo!», storsi il naso poi distolsi lo sguardo e vidi Maryse incurvare le spalle in avanti, quasi come se le dispiacesse che quei stessero ancora insieme.

«E io che credevo... ― scosse il capo ―. Niente, non credevo niente», Maryse si portò la ciocca dietro l'orecchio poi puntò i suoi occhi scuri verso di me e mi sorrise, ma capii che si stava sforzando di mostrarsi serena e per nulla coinvolta da quella cosa. Però per quale motivo?

«Ti ha rotto i coglioni, la vacca intendo?», chiese poi infine, scrollando le spalle con indifferenza.

Annuii, spostando il vassoio in avanti perché tanto mi era passata la fame.

«Mi ha accusata di essere stata io l'artefice del suo nuovo colore di capelli», soffocai una risatina che non sfuggì a Maryse poiché ghignò perfidamente.

«Il bello è che ho scritto a J. che sono stata io a fare lo scherzo alla sua ragazza perché volevo farlo arrabbiare, ma non ha neanche risposto al messaggio. 'Sto stronzo», borbottò e la vidi lanciare un'occhiataccia a mio fratello e quando mi voltai verso di lui, capii perché lo avesse fatto. Jeremy ci stava fissando con un ghigno dipinto sul volto.

Gli mostrai il dito medio poi sventolai la mano per fargli capire che il gestaccio era dedicato a lui. Infatti alzò entrambe le sopracciglia poi mi fece l'occhiolino, continuando a ghignare con furbizia.

Feci per aprir bocca, ma mi bloccai quando venni chiamata da qualcuno alle nostre spalle. Mi voltai per localizzare quella persona e vidi che erano Amy e Tyler, i quali stavano sventolando per aria una mano.

Li salutai a mia volta poi gli feci segno di venire verso di noi e quando furono vicini, fui subito abbracciata da Tyler, cosa che mi fece avvampare come una fiamma tra le sue braccia.

Sentii lo sguardo di qualcuno bruciarmi addosso, ma non ci diedi troppo peso anche perché poi venni subito stritolata da Amy che mormorò di adorare già la nostra scuola e le sfide che facevano.

Beata lei. A me continuavano a fare schifo questa scuola e queste sfide.

Era la prima volta che il nostro tavolo era così affollato. Di solito eravamo solamente io e Mary, dato che la maggior parte delle volte, Megan passava la sua pausa pranzo in biblioteca in mezzo ai libri.

E proprio per quello era strano avere altra gente seduta al tavolo con me e Maryse, però, pensandoci bene, il mio anno scolastico era iniziato in modo particolare ― Cassidy che era diventata mia amica, Morgan e la sfida del mese ― quindi potevo abituarmi anche a questo.

Nuove amicizie non potevano di certo farmi male, soprattutto per una come me che aveva sempre tenuto tutto alla larga per paura di soffrire. Però se non si soffriva un po', che vita era?

Amy si presentò subito a Maryse che ricambiò, mostrandole un caloroso sorriso e dicendole di sedersi pure al suo fianco mentre Tyler dopo aver fatto conoscenza della mia amica, si accomodò vicino a me.

Lo guardai meglio e notai all'istante un grande ematoma sotto all'occhio sinistro. Come cazzo avevo fatto a non notarlo prima? Chi glielo aveva fatto che lo ammazzavo immediatamente?

«Cos'è successo?», gli domandai, indicandogli il viso con un cenno del capo.

Tyler andò istintivamente a toccarsi la parte lesionata poi ghignò furbo. Aveva fatto a botte con qualcuno della scuola o uno fuori dall'edificio scolastico?

Amy, di fronte a me, sbuffò sonoramente, «Ha disturbato il can che dorme», borbottò e nella sua voce sentii un pizzico di fastidio.

«Che hai combinato?», gli domandai ancora, ora più preoccupata di prima. Chi aveva istigato?

Lui scrollò le spalle con noncuranza, «Sono andato da James Sullivan e gli ho chiesto se si stesse frequentando con qualche ragazzo e in risposta mi ha fatto questo», si indicò l'ematoma poi scosse il capo, ma quel sorriso divertito non accennò a sparire dalle sue labbra.

«Tu sei pazzo. È meglio se lasci perdere James. Quello è gay tanto quanto me e io posso assicurarti che non lo so», si intromise Maryse, visibilmente scioccata da quanto aveva sentito.

E pure io ero rimasta stupita da quanto aveva raccontato. Era meglio se lasciava perdere James.

Tyler fece spallucce, «No, continuerò a tormentarlo.»

La mia amica lo fissò di sottecchi mentre Amy alzò gli occhi al cielo, «Fai un po' come ti pare, ma poi non lamentarti se ti menerà ancora.»

«Oh, cazzo! Morgan sta venendo verso di noi. Uccidetemi.»

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