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By CaffeinaJunkie17

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Selezionata da WattpadStorieDamoreIT - AfterRomance Emma, fan sfegatata di Star Wars, lavora nel locale di su... More

Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
Capitolo 9
Capitolo 10
Capitolo 11
Capitolo 12
Capitolo 13
Capitolo 14
Capitolo 15
Capitolo 16
Capitolo 17
Capitolo 18
Capitolo 20
Capitolo 21
Capitolo 22
Capitolo 23
Capitolo 24
Capitolo 25
Capitolo 26
Capitolo 27
Capitolo 28
Capitolo 29
Capitolo 30
Capitolo 31
Capitolo 32
Capitolo 33
Capitolo 34
Capitolo 35
Capitolo 36
Capitolo 37
Capitolo 38
Capitolo 39
Capitolo 40
Capitolo 41
Capitolo 42
Capitolo 43
Capitolo 44
Capitolo 45
Epilogo
Playlist (e ringraziamenti)

Capitolo 19

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By CaffeinaJunkie17

A Natale saliamo tutte sulla macchina di Isa dirette verso Magenta, una piccola cittadina della provincia di Milano. La nonna vive lì, in una bella villetta circondata da un praticello verde che lei cura con amore.

Appena arriviamo, Tobias ci accoglie correndoci incontro.

Io lo stringo con affetto: <<Tobias! Piccolino, ma guarda come sei diventato bello>>.

<<Em, Tobias non è piccolino! Vero? Tu sei un labrador, mica un minuscolo chihuahua>>, ribatte Michela accarezzandolo.

<<Forza, venite dentro! Fa frecc>>, urla la nonna dalla porta.

Non appena entriamo, vengo avvolta dal delizioso profumo di cibo e il mio stomaco inizia a brontolare felicemente.

<<Emma, varda, sei diventata magra magra. Sembri un chiodo. Isabella e Michela, non commento nemmeno>>. Neanche il tempo di abbracciarmi e già comincia con questa storia.
Per lei sono sempre magra e non gliene frega niente se porto una taglia 44. Certo, con Isabella, amante della palestra, e Michela, amante del divertimento, ci ha rinunciato. Loro sono sicuramente più in forma di me, ma venire dalla nonna mi da sempre certe soddisfazioni.

<<Ambrogio, sono arrivate!>>, grida la nonna richiamando il marito.

Lui esce dalla cucina con il suo grembiule bianco e ci abbraccia. Ci saluta velocemente e torna nel suo regno: ama cucinare e credo proprio che Isa abbia ereditato questa passione da lui.

Infatti, nel giro di poco, spariscono entrambi in cucina, mentre io e Michela seguiamo la nonna verso la sala da pranzo. La tavola è già stata preparata e noto che questa volta è stata apparecchiata per sedici persone. Noi siamo le prime, stranamente, e di lì a poco iniziano ad arrivare i nostri parenti.

Nostro zio Carlo assomiglia tantissimo a suo fratello, nostro padre, ed ogni volta che lo vedo sento una stretta al cuore. Non vediamo nostro padre da anni e non si fa sentire quasi mai, tutto impegnato a vivere la sua vita americana con la sua nuova family. Il nonno, che ogni volta che sente nominare il figlio espatriato non può fare a meno di chiamarlo barlafüs, ha smesso di parlargli, ma la nonna, invece, ha provato per anni a farlo rinsavire. Ovviamente nostro padre non ha voluto saperne di tornare in Italia e, forse, è meglio così perché non credo ce la farei a conoscere la sua nuova figlia. Quella che non ha abbandonato.

<<Allora! Non vi fate mai vedere>>, ci rimprovera subito zia Luisa, la moglie di zio Carlo, mentre Elisabetta, la nostra cuginetta di cinque anni, si getta tra le mie braccia.

<<Tra lavoro e università, ci vediamo poco anche tra noi che viviamo nella stessa casa>>, replica Michela.

<<Anche la Sofia Loren viene qui a Magenta più spesso di voi>>, borbotta la nonna. 

Quando siamo al completo, non posso fare a meno di guardarmi attorno: il nonno e la nonna; zio Carlo e zia Luisa con la piccola Elisabetta seduta tra di loro; zia Marta con il marito Alessandro e il figlioletto Mattia, una peste di dieci anni; zia Rossella e zio Nicolò con le due figlie. Caterina e Lidia. Le uniche parenti che sopporto a malapena. Lidia oggi si è trascinata dietro il fidanzato, Giorgio, un tipo tutto tatuato e con un piercing al sopracciglio. La nonna cerca di ignorarlo, così come il nonno, ma mi basta notare come lo osservano di sottecchi per capire che avrebbero fatto a meno della sua presenza.

Io sono seduta accanto al nonno e ogni volta che Lidia dice una sciocchezza, come capita spesso, e ride come un'oca, lo vedo alzare gli occhi al cielo.

<<Allora, Emma, ho capito male o stai facendo la cameriera nel locale di Isabella?>>, mi domanda Lidia.

<<Sì, hai capito bene. Diciamo che ho deciso di cambiare un po'>>, replico con un sorriso cercando di sembrare disinvolta. Come se l'idea di aver mandato invano almeno un centinaio di curriculum mi lasciasse completamente indifferente. 

<<E invece Francesco? Da Facebook ho visto che non state più insieme>>, mi chiede Caterina.

Dio, dovevo aspettarmi queste domande. Chi ha inventato il detto "parenti serpenti" probabilmente aveva due così in famiglia.

La nonna spalanca gli occhi e non può fare a meno di chiedermi se è vero.

<<L'è mej insci. Non mi piaceva. Un altro barlafüs!>>, esclama il nonno chiudendo il discorso. Non riesco a trattenere un sorriso. Vorrei avere anch'io la capacità di chiudere una discussione così, con poche parole dette con decisione. 

Caterina inizia a ridere come se fosse impazzita e lui la guarda perplesso. Zia Rossella le dà un colpetto sotto al tavolo e lei si irrigidisce di colpo rendendosi improvvisamente conto che non si trattava di una battuta.

<<Se vuoi, Emma, ti posso presentare qualcuno! Qualche volta potremmo uscire insieme a Milano>>, si intromette Lidia con un sorrisetto. A tavola cala il silenzio e tutti mi guardano preoccupati. E per quanto vorrei ribattere con frasi del tipo "oh cara, credo che tu ti sia già presa il meglio", cerco di trattenermi ed essere educata. Lidia ha poco più di vent'anni eppure si atteggia a donna vissuta.

<<Non credo ce ne sia bisogno, ma grazie>>.

<<Sei sicura che non ce ne sia bisogno? Il mio Gio ha tanti amici>>, dice stringendo la mano del suo ragazzo.

<<Certo! C'è Ale che ha appena mollato la tipa>>, borbotta con una smorfia. 

Quando vede che non rispondo, Lidia riprende il suo infelice monologo: <<Spero tu non sia troppo giù di morale per Francesco. Insomma, stavate insieme da tanto>>.

<<No, affatto>>, replico mentendo. Lo sa benissimo che ci sto male. Lo sa benissimo che parlare del mio ex ragazzo al pranzo di Natale non può di certo rendermi felice. Eppure lei continua a lanciarmi frecciatine e sghignazzare con Caterina.

E' insopportabile, ma a parte ciò, il pranzo trascorre tranquillamente. Tutti gli altri parenti sono piacevoli e passo parte del mio pomeriggio a giocare con Elisabetta, che mi si è affettuosamente accollata, e Mattia che mi adora perché sono fan di Star Wars. I miei due piccoli discepoli. Il momento clou del pranzo è stato quando quei due, non si sa come, sono riusciti a rovesciare un bicchiere di vino che ha macchiato il vestito rosso e super fasciante di Lidia. Lei stava per avere una crisi isterica, ma è stata obbligata a trattenersi.

Passiamo la notte a casa dei nonni e il giorno dopo rimaniamo da loro per il pranzo di Santo Stefano. Altro giorno altra abbuffata!

<<Mangia che sei troppo magra>>, continua a ripetermi la nonna. E siccome non posso di certo deluderla, io mangio. E mangio. E mangio.
Nel tardo pomeriggio, per quanto appesantite, decidiamo che è ora di tornare a casa.

La nonna mi stringe affettuosamente: <<Non farti buttare giù da Lidia! Parla senza pensare. Te capì, nanin?>>.

<<Certo che non deve farsi buttare giù! Emma è intelligente e gentile, al contrario di lei e della sorella>>.

<<Ambrogio! Anche Lidia e Caterina sono tue nipoti.  Ma sono d'accordo, sono un po' sciocchine. Forse devono ancora crescere. Sono fiera di tutte voi, capito?>>, esclama la nonna guardando me e le mie sorelle, <<E venite più spesso! Ve l'ho detto che anche la Sofia viene qui più di voi>>.

<<Sofia chi?>>, domanda Michela confusa.

<<Ma la Sofia Loren, no?! Ogni tanto è qui a Magenta. Mica come voi!>>.

Quando alla sera torniamo a casa, il vestito mi tira sulla pancia al punto che sembro quasi incinta.
<<Ti porto a correre non ti preoccupare!>>, esclama Isa felicemente.

<<Dovresti portarla a fare una maratona... guardala, se va avanti così, rotola!>>.

<<Miki!>>, grido per farla tacere. Ma ha ragione. Solo che io e lo sport non andiamo affatto d'accordo.

Il giorno dopo inizio a preparare la valigia per il viaggetto di Capodanno.

Isa mi ha spiegato il programma e, onestamente, ho un po' di paura. Passerò addirittura quattro giorni con Andrew Choi: o finirò per strozzarlo o tornerò cotta di lui.
<<Ancora non ho capito perché poi vi fermate in hotel in Val D'Aosta! Insomma, non potete rimanere là a Chamonix o come si chiama?>>, chiede Michela. In effetti è la stessa domanda che mi sono posta anch'io più e più volte.

<<Perché Valeria e le sue amiche rimangono a Chamonix, allora Lorenzo ha pensato di passare il Capodanno lì tutti insieme e poi sulla via del ritorno deviare per Champoluc per sciare, passare una notte lì e poi tornare a Milano. Mi ha spiegato la strada e in effetti è solo una piccola deviazione>>, replica Isa come se tutto fosse logico.

<<Già Chamonix è lontana...non capisco perché allungare la strada>>. 

<<Infatti credevo che Lori volesse fare tappa in hotel per la lunghezza del viaggio... invece, a quanto ho capito è solo perché preferisce le piste della Val D'Aosta>>.

Io non so nemmeno sciare. Cosa vado a fare con loro? Dovevo restare a casa o imbucarmi alla festa di Michela. Fortunatamente l'abbigliamento da montagna ce l'ho. 

La notte prima della partenza continuo a rigirarmi disperatamente nel letto. E più diventa tardi più mi agito perché so che dovrei dormire, ma non ci riesco.
Alla fine, anche se ormai avevo quasi perso le speranze, il sonno arriva e quando la sveglia inizia a suonare, mi sembra di aver chiuso gli occhi da pochi minuti. Mi trascino fuori dal letto e mi sistemo velocemente. Nemmeno il correttore migliore del mondo può coprire queste occhiaie.

Lorenzo passa a prenderci e, con mio sommo disappunto, non posso fare a meno di notare la faccia riposata di Andrew Choi. Lui e la sua stupida pelle perfetta. Cosa se ne fa un uomo di una pelle così. 

<<Non hai dormito bene?>>, mi chiede appena scende dalla macchina, mentre il suo amico mostra tutto il suo amore per mia sorella.

<<Si nota così tanto?>>, domando ingenuamente.

<<Direi di sì. Sei un po' pallida>>. Stupido Andrew! Che bisogno c'è di sottolineare che non sono proprio un raggio di sole questa mattina?

<<Grazie tante>>, ribatto risentita. 

<<Non mi fraintendere...è solo che di solito sei un po' più in forma!>>. 

Non mi è chiaro se si tratta di un complimento o meno quindi decido di non ribattere, ma nel dubbio lo fulmino con lo sguardo. 

E mentre partiamo non posso fare a meno di pensare che tutti questi giorni a stretto contatto con il signor Choi metteranno a dura prova la mia già precaria fortuna. 

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