Le sfumature dell'amore

By delena00

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Camilla Johnson, dopo essersi laureata riceve una lettera per un colloquio in una prestigiosa azienda di Seat... More

Prologo
La cena

Il colloquio

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By delena00

Oggi inizio il mio primo giorno di lavoro alla Blake's Corporation.

Non posso ancora credere che sia tutto reale.

Quante ragazze hanno la fortuna di ricevere direttamente a casa, una lettera per un colloquio a Seattle?

Il giorno che lessi la lettera, stentavo a crederci.

La prima cosa che feci, fu scrivere "Blake's Corporation" su Google.

Rimasi a dir poco sbalordita, di tutte le informazioni che uscirono fuori.

Pare che la Blake's Corporation sia una multinazionale di consulenza strategica che serve non solo le principali aziende nel mondo, ma anche istituzioni e organizzazioni non profit.

Il loro scopo è aiutare i clienti a realizzare miglioramenti duraturi nelle loro performance e a conseguire i loro obiettivi più importanti.

E' stata fondata nel 1900 da Jhon Blake. La sua sede centrale è Seattle, ma pare ci siano altre sedi dislocate sia a Renton, che a New york.

Jhon Blake morì a 85 anni, e lasciò tutto al suo unico figlio Patrick Blake, il quale si sposò pochi anni dopo con Margaret Scarlet.

Pare che quest'ultima non potesse avere figli, o almeno così scriveva la stampa, e quindi nel 1992 adottarono un bambino di 8 anni, Ian Blake.

Non appena compiuti i 18 anni, Ian iniziò a lavorare insieme a suo padre nella sede di Seattle.

Nello stesso anno Margaret morì, e non molto tempo dopo Patrick si risposò con Melinda Connor, acquisendo i suoi due figli Caleb e Desire Parker.

Ian si laurea in Economia e commercio a ventitré anni, e Patrick lascia a lui l'intera direzione della sede di Seattle, dove diviene appunto, azionista di maggioranza e amministratore delegato.

Le sedi di Renton e New York vennero invece gestite da Patrick, la nuova moglie ed i suoi figli.

Ma con sorpresa di tutti, è l'azienda di Ian Blake che, nonostante fosse così giovane, riesce a contare nel suo primo anno di lavoro, un fatturato pari a 564.987.623$.

Ed è proprio qui che io lavorerò.

Non riesco ancora a capire possa essere possibile che un'azienda di tale calibro, si sia interessata proprio a me.

Ricordo che quando ne parlai con i miei amici, erano sbigottiti.

Nicolas conosceva l'azienda, poiché i suoi genitori compiono spesso viaggi di lavoro.

Gli altri pensavano che io stessi scherzando.

Quando gli espressi le mie perplessità riguardo al fatto che fosse una cosa molto strana, mi risposero quasi in coro "Cam, smettila, sei la solita paranoica."

E' solo che.... Non importa.

Convinta dalle loro parole, inviai la conferma alla Blake's Corporation praticamente la sera stessa.

Il giorno del colloquio, ero terrorizzata.

Non appena mi trovai dinnanzi l'azienda, rimasi del tutto intimorita.

Era una sorta di grattacielo in vetro, e tutto ciò che pensai di fare in quel momento fu scappare.

Fortunatamente non lo feci, e mi avviai all'interno dell'azienda.

Mi trovai dinnanzi ad una reception, dove una segretaria bionda mi disse quale fosse il numero dell'ufficio dei colloqui ed io seguii le istruzioni.

Mi accolse un signore pelato sulla cinquantina.

Era altissimo, muscoloso e vestito rigorosamente di nero. Ricordo che pensai che sembrava più un bodyguard, che un dirigente di una grossa azienda. Si presentò solo per nome "Paul", probabilmente per mettermi a mio agio.

Mi fece compilare una scheda, dove scrissi la mia formazione sia accademica che professionale, ed aggiunsi i miei tratti distintivi.

Poi proseguimmo con l'intervista. Parlai delle mie esperienze personali, e mi fece fare una sorta di test per mettere in luce le mie abilità sul problem solving.

Lui appuntò tutto.

Non appena il colloquio si concluse mi aspettavo un "le faremo sapere".

Ed invece il signor Paul, mi disse semplicemente che mi aspettava la settimana seguente per il mio primo giorno di lavoro.

Ero scioccata.

"Signorina c'è qualche problema?" mi chiese.

"Mi scusi signor Blake, non capisco. Lei mi sta assumendo?"

"Io non sono il signor Blake. Sono il signor Nelson, segretario del signor Ian Blake. E no signorina Jhonson, assumerla spetta al signor Blake, il quale svolgerà il recruting day e le darà poi il contratto."

"Quindi lei non mi sta assumendo."

"No"

"Ma pensa che io verrò assunta"

"Lei verrà sicuramente assunta. Ha un curriculum eccezionale, ed inoltre ha passato egregiamente il colloquio. Puo' iniziare a cercarsi una casa signorina Jhonson". Decisi di non insistere.

Beh, cos'altro avrei potuto ribadire?

Mi stava praticamente dicendo che il lavoro era mio.

Iniziai subito a girovagare per Seattle alla ricerca di una casa da affittare.

Cercavo un posto economico, e vicino all'ufficio.

Camminai un tempo indefinito.

Mi trovai sulla 1th Avenue quando svoltai l'angolo sulla 100 south main street, e vidi sulla sinistra la scritta "locasi".

Era una sorta di condominio, la texture esterna si mostrava in mattoni, mentre all'interno vi era una scala un po' malandata con i muri rovinati, che portava al piano di sopra, dove vi erano una decina di porte dentro le quali vi erano degli appartamenti.

La proprietaria era una donna anziana di nome Cintia, mi mostrò l'unico appartamenti rimasto: a primo acchito era una grande sala con a destra la cucina ed il banco colazione, di fronte vi era una sorta di soggiorno con un tavolino, un divano ed un televisore. E poi vi era una stanza da letto con bagno in camera.

Di certo, non era il massimo e non era neanche un luogo che mi trasmetteva sicurezza, ma sicuramente era vicino ed economico e quindi non persi tempo ad affittarlo.

Tornai ad Atlanta, salutai i miei amici, ed anche la mia amata villetta dove avevo vissuto degli anni felici con la mia famiglia, ma anche degli anni bui e pieni di dolore.

Andai anche al cimitero di Oakland, per salutare i miei genitori e nonna Mary.

Ricordo che quel giorno trovai la loro lapide distrutta, e questo mi turbò molto. "Sarà stato qualche vandalo" pensai.

Anche se ultimamente, avevo sempre una strana sensazione addosso.

Come se qualcuno mi osservasse, o seguisse. "Ma visto che tu sei paranoica puoi benissimo far finta di nulla." Mi ripetei.

Dovevo cambiare semplicemente area, vita.

E finalmente adesso posso farlo.

È stata una settimana frenetica, ma alla fine ci sono riuscita.

Ho fatto l'intero viaggio in auto cosicché potessi portarla con me, e anche perché ho avuto modo di portare molte più cose rispetto a quello che avrei potuto portare con un viaggio in aereo.

Ovviamente ho cercato di portare il necessario, perché sarebbe stato ancora più estenuante trascinarmi tutto.

E poi non penso di rimanere a Seattle per sempre. O almeno credo.

Sono arrivata nel mio nuovo appartamento solo ieri, ed è ancora spoglio, ma perlomeno ho disfatto i bagagli e gli scatoloni.

Avrò senz'altro tempo per arredarla. "Adesso mettiti in moto Camilla"

Faccio velocemente una doccia, mi asciugo e mi piazzo davanti all'armadio.

Sono talmente agitata che non riesco neanche a decidere cosa mettere.

Una gonna? Dei jeans? Un abito?

Pantaloni.

Decido di indossare dei pantaloni neri, con una camicia bianca. Una giacca a doppio petto, e dei tacchi neri.

Forse troppo nero? "Smettila di farti problemi"

Come vorrei i consigli di mamma in questo momento.

Mi fisso allo specchio. Sembro seria, e professionale ed è proprio l'immagine che voglio dare.

Spazzolo i miei lunghi capelli biondi, e li lascio cadere sulle spalle.

Metto un po' di mascara per far risaltare gli occhi azzurri, e un leggero lipgloss per accentuare il mio sorriso.

"Ok, così dovrebbe andare"

Ho così paura.

E se non dovessi piacere al signor Blake? Se dovessero cambiare idea?

Ho investito quasi tutto quello che avevo in questa casa, e per questo lavoro.

Non so davvero come reagirei, se dovesse andar male.

Probabilmente ucciderei il signor Nelson, per avermi dato false speranze. "Non ti avrebbe detto che il lavoro è tuo, se non fosse già praticamente così"

Si, forse è vero. Forse devo solo rilassarmi.

Sospiro.

Vado in cucina, prendo la borsa e mi avvio verso la mia amata Renault Twingo bianca.

Scendo in fretta le scale e arrivo al piano terra, dove mi scontro col mio nuovo vicino. Un vecchietto, poiché i miei vicini sono perlopiù anziani o gente non del tutto raccomandabile.

Beh, con la miseria con cui ho pagato questa casa non potevo di certo aspettarmi famiglie facoltose o giovani, come vicini.

«Buongiorno» mi dice "beh, è cordiale" già questo è qualcosa.

«Salve signore.» dico e mi allontano dal tenero vecchietto, arrivo in macchina, e parto verso la Blake's Corporation.

Non so cosa aspettarmi e soprattutto chi aspettarmi.

E se fosse uno stronzo, cattivo e autoritario? "Ti prego, fa che sii gentile"

Anche se la mia sensazione è che non lo sia.

Voglio dire, è un ragazzo di circa 30 anni che ha alle spalle la carriera di uno di 60.

E' la persona più ricca degli Stati Uniti, e la sua azienda vanta fatturati che qualunque altro essere umano può leggere solo nei film.

Ci sta che sia montato, e ci sta che sia anche un po' stronzo.

E probabilmente lo è.

E' solo che... spero non lo sia.

Penso che sarebbe dura per me far coincidere il mio carattere temerario e cocciuto, con quello di qualcuno arrogante e presuntuoso. "Camilla, parti col piede sbagliato".

Forse è vero.

Insomma, sto per incontrare un uomo di successo. Se dovrò adeguarmi lo farò.

Voglio questo lavoro, e devo ottenerlo a qualunque costo.

Mi rendo conto che sono arrivata, posteggio l'auto e mi avvio verso l'interno dell'azienda.

«Buongiorno, lei deve essere Camilla Jhonson» mi accoglie la solita segretaria bionda alla reception. "Si ricorda di me?"

«Buongiorno. Si sono io»

«Bene. Il Signor Nelson la sta aspettando. Attenda un attimo» "che fortuna" di nuovo il signore pelato della scorsa volta.

Passano pochi attimi, quando vedo camminare verso di me un'altra ragazza.

«Camilla Jhonson?»

«Si sono io»

«Io sono Marylin, la segretaria della Blake's Corporation. Piacere di conoscerla» sorride.

Questa ragazza avrà circa 27 anni. E' mora, con due sgargianti occhi verdi e delle gambe chilometriche.

"E' bellissima"

«Piacere mio Marylin, e la prego mi dia del tu.» ci stringiamo la mano.

«Beh fallo anche tu Camilla. Seguimi.» la seguo col cuore in tumulto, e ci dirigiamo verso l'ascensore.

Vi entriamo, ed inizia a mancarmi l'aria. "Odio i posti chiusi".

Dopo un paio di minuti, la porta si apre, e mi ritrovo in un particolarissimo e quasi assurdo corridoio.

Vi sono delle pareti bordeaux, con degli ornamenti color oro.

Inizio a guardarmi attorno, e la mia attenzione si concentra su una specifica parete.

Vi sono circa quattro quadri appesi in schiera.

La schiera inizia col primo quadro che ha un volto nero senza espressione e finisce con un volto rosso dall'espressione violenta, direi.

Rimango davvero perplessa, e sono ancora più nervosa all'idea di incontrare questo "Ian".

«Non ti piace il rosso Camilla?» mi chiede, probabilmente riferendosi al fatto che io mi stia guardando attorno da due ore col volto perplesso.

«Non avevo mai visto uffici di questo genere, tutto qui.» rispondo.

Lei fa spallucce.

«Il nostro capo odia i luoghi comuni. E' meglio che tu inizia ad abituarti.»

«Lui che tipo è?» m'incuriosisco.

Sospira.

«Penso che lo scoprirai presto...» indica con gli occhi, qualcuno alle mie spalle.

Quando mi volto vedo il signor Nelson, con accanto un uomo.

Un bellissimo uomo.

Mio Dio. Ma è reale?

Marylin si allontana verso di loro, e tutti e tre scambiano qualche parola.

Ne approfitto per scrutare questo Dio Greco.

In questo momento sta sorridendo, ed ha un sorriso perfetto quasi ipnotizzante.

I capelli neri e lucidi, gli ricadono morbidi sulla fronte.

Ha una corporatura slanciata e muscolosa, con delle possenti spalle larghe.

Penso che faccia sport.

Tanto sport.

Congedano entrambi Marylin, ed io mi volto immediatamente con fare colpevole, sperando che quell'uomo non si sia accorto che lo stavo fissando.

Sento il cuore battermi nel petto in modo anomalo, quando sento una voce chiamarmi.

«Signorina Jhonson?» è la voce del signor Nelson ed io ho un'ansia paralizzante, ma volgo con finta naturalezza il mio sguardo su di lui, cercando di apparire più disinvolta possibile.

«Si» dico a malapena.

Li vedo entrambi, uno accanto all'altro.

Si dirigono verso di me.

«Le presento il signor Ian Blake, dirigente della Blake's Corporation» dice Nelson, e poi penso che continui a parlare ma io non appena incrocio i suoi occhi, resto stordita.

Ha gli occhi blu, molto simile ai lapislazzuli.

Sono piccoli, ma profondi.

Penetranti.

«Piacere di conoscerla Signor Blake.» gli porgo la mano quasi tremante, e accenno un sorriso timido.

«Il piacere è tutto mio.» la sua voce è calda, e autoritaria.

Mi afferra la mano, e per un paio di secondi entrambi ci fissiamo intensamente negli occhi.

Nelson tossisce, ed io ritraggo la mano in modo immediato.

Lui fa lo stesso, ed io ho il respiro quasi affannato.

«Signorina Jhonson, il signor Blake ha avuto un imprevisto, oggi non potrà...»

«In realtà, Nelson...» lo blocca Ian, continuando a tenere gli occhi puntati su di me «puoi annullare il mio impegno.» conclude.

«Ma signor Blake non può mancare a questa...» Nelson sembra spaesato.

«Ho. Detto. Annulla il mio, impegno.» gli rivolge uno sguardo minaccioso e scandisce ogni parola, infatti Nelson la smette di insistere.

«Come preferisce signore...» risponde un po' contrariato, e si allontana.

Riporge la sua attenzione su di me.

«Allora signorina Jhonson, vuole seguirmi?» mostra appena un sorriso, ed io sono invasa dall'ansia.

"Ha annullato il suo impegno per me?"

«Certo signor Blake» rispondo titubante.

S'incammina ed io gli sono dietro.

Continuo a sentirmi inebetita, e questo non va bene.

"Camilla torna in te"

Non puoi farti influenzare dalla sua bellezza.

O da quegli occhi magnetici.

O da quel sorriso perfetto.

No, no non ci siamo.

Sei in un contesto lavorativo. Concentrati. Mostra le tue capacità, la tua personalità.

Non sembrare una liceale alle prese col fighetto della scuola.

CONCENTRATI.

«Si accomodi» mi fa cenno di entrare.

Non appena entro nell'ufficio, la prima cosa che noto è un'enorme vetrata, che mostra praticamente tutta Seattle. Davanti ad essa, vi è una scrivania fatta di vetro e acciaio.

La sua poltrona è bianca con uno schienale alto e lui si ci siede in un attimo, mentre io mi accomodo nella poltrona di fronte. Anch'essa bianca.

La luce che proviene dalla vetrata alle sue spalle, mi permette di scrutare ogni dettaglio del suo volto.

La sua mascella è leggermente triangolare, con degli zigomi talmente scolpiti da sembrar finti.

Ha la bocca leggermente carnosa, ed ha appena un po' di barba.

Chissà che sapore avrebbero le sue labbra... "Camilla!"

«Bene signorina Jhonson. Mi parli di lei.» incrocia le mani davanti a sé, ed accavalla una gamba sull'altra.

Schiarisco la voce, e tento di schiacciare quei pensieri dalla mia testa.

«Beh, come sicuramente saprà mi sono laureata in comunicazione alla Columbia University. Ho effettuato praticantato presso il New York Times, e sono iscritta all'albo dei giornalisti. Contemporaneamente ho anche preso un master in marketing presso l'Hult Business School, divenendo Product Manager.» "ok Camilla" prendi fiato.

Lui mi guarda quasi stupito, come se in realtà non sapesse nulla di tutto questo.

"Nelson non glielo aveva accennato?"

«Beh, devo dire che ha una carriera ammirevole Camilla, per essere così giovane» "senti chi parla" vorrei dire.

Ma ovviamente, taccio.

«La ringrazio signor Blake. E si, diciamo che mi sono concentrata solo sulla mia carriera.»

«Quindi immagino che lei abbia trascurato divertimento, ragazzi e quant'altro, per poter ottenere tutto questo»

«Mi piace ottenere quello che voglio. Il divertimento ed i ragazzi sarebbero stata solo un inutile distrazione, quindi non sono mai stati una mia priorità.» rispondo sicura.

E' vero.

Infatti non ho un ragazzo da circa... aspetta.

Io non ho mai avuto un ragazzo.

«E adesso che ha ottenuto quello che voleva, lo sono?» mi chiede incuriosito.

Quella domanda mi lascia un po' perplessa.

«Beh al momento non lo sono, ma se ne valesse la pena si, potrebbero esserlo.» ammetto sincera, e confusa.

Lui appoggia un gomito sulla scrivania, e mi scruta attentamente.

Anch'io ne approfitto per fare lo stesso, e solo a guardarlo sento il mio stomaco contorcersi.

Non avevo mai provato una simile sensazione, per un uomo.

Non so se sia determinato solo dalla sua bellezza, o dal fatto che il suo carisma invade la stanza tanto è potente.

Ed ha sicuramente invaso anche me.

«Bene Camilla.» esordisce d'un tratto «Adesso le pongo un ipotetico problema aziendale, e lei dovrà dirmi come penserebbe di risolverlo.» cambia discorso con estrema naturalezza.

«Mettiamo il caso che un cliente le chiedesse di voler lanciare un prodotto, ma che di questi prodotti ce ne siano a migliaia. Cosa farebbe per abbattere la concorrenza?» ci siamo. "Mostra quello che sai fare Camilla"

Smetto di guardarlo in viso poiché non voglio essere distratta.

Poi schiudo la bocca.

«Ovviamente prima di tutto abbasserei il prezzo. Poi dopo aver svolto le dovute analisi di mercato, cercherei di soddisfare la domanda dando ai consumatori ciò che vogliono, o inducendoli a ciò che loro non sanno ancora di volere. Punterei sull'inventiva e la fantasia, per dare un'immagine al prodotto in questione, che non hanno gli altri.» lo guardo di nuovo, e noto che lui mi fissa in modo attento, scrutando ogni mia mossa.

«Ottima teoria Jhonson.» appoggia gli avambracci alla scrivania «E invece se all'interno dell'azienda non si sentisse a suo agio, se avesse problemi con gli altri dipendenti, o se il suo capo la invitasse a cena, come si comporterebbe?» inarca un sopracciglio, usando un tono deciso ma anche malizioso.

Io al sentire l'ultima sua frase, sgrano improvvisamente gli occhi.

"perché mi ha chiesto una cosa del genere?"

«Sicuramente analizzerei il problema dall'interno. Ne discuterei. E se il mio capo mi invitasse a cena, probabilmente rifiuterei.» non cadrò in questa sorta di... tranello?

«Perché?»

«Non voglio mischiare la mia vita privata, con quella professionale Signor Blake.» accavallo le gambe, e lo guardo negli occhi in modo sicuro.

In realtà ho l'ansia che mi sta divorando dall'interno.

«Beh, questo è un peccato signorina Jhonson. Perché mi piacerebbe invitarla a cena» afferma.

"Ha davvero detto che vorrebbe invitarmi a cena?"

«Come scusi?» domando, incredula.

«Vorrei. Invitarla. A cena. E voglio anche assumerla.» scandisce le parole, e dice quella frase come se fosse la cosa più normale del mondo.

Ma io mi sento destabilizzata.

Le sue domande sono ambigue, ed io voglio solo che tutto finisca.

Schiarisco la voce.

«Signor Blake, lei mi sta confondendo e questo non mi piace. Le ho detto che non uscirei col mio capo, e lei non solo vuole assumermi, ma insiste anche nel portarmi a cena. Non so a che gioco stia giocando, ma io non ho voglia di giocare. Voglio un lavoro.» I suoi occhi continuando a guardarmi in modo penetrante.

Ma io non ho fatto tutta questa fatica per parlare di cene ad un colloquio di lavoro.

Si, lui è bellissimo, carismatico, affascinante e mi crea sensazioni mai provate prima.

Ma sono qui per un lavoro. Per quello per cui ho dedicato la mia intera vita.

Lo guardo e lui sembra quasi trattenere un sorriso.

«Camilla, non serve arrabbiarsi.»

«Non mi sto arrabbiando, le sto solo dicendo quello che penso.»

«Lei sembra molto schietta»

«Lo sono.» dico risoluta. "Finalmente il mio carattere è uscito fuori"

«Bene.» estrae un foglio dal suo cassetto, e me lo porge.

«Questo è il suo contratto, quindi se lei vuole questo lavoro lo avrà. Ma ci sono delle regole e delle condizioni, che naturalmente può accettare o rifiutare.»

«L'ascolto.» affermo.

Lui si mette comodo, poi inizia a parlare.

«Deve sapere signorina Jhonson, che tutti coloro che lavorano in questa azienda, devono rispettare delle regole. Le mie, regole.» scandisce le ultime parole.

Non mi dà neanche il tempo di replicare.

«La prima: non esigo ritardi. Lei deve essere in questo ufficio alle 09.00 in punto. Chiaro?»

Annuisco.

«La seconda: non accetto sbagli. Se lei è qui, è perché penso che lei sia la migliore. E deve essere, la migliore.»

«Certo, lo capisco ma... »

«Non ho finito.» mi blocca, in modo sgarbato.

«La terza: Non può andare nella parte ovest di questo piano. Quell'area è accessibile solo a me.» fa una pausa «Non deve rispondermi in modo maleducato, e non deve controbattere quando do degli ordini»

«E se infrangessi le sue regole... cosa succederebbe?»

«Dipende da quale regola infrange Camilla.» risponde, in modo deciso e risoluto.

Questo un po' m'inquieta, ma dopotutto basta solo abituarsi.

«Bene. Le sue regole sono un po' pesanti, ma accettabili. Adesso mi dica la sua condizione.»

Noto che la sua espressione cambia, adesso sembra che si sia ammorbidito ed abbia un'ombra di sorriso sulle labbra.

«Vede Camilla, anche a me piace ottenere quello che voglio, ed io voglio venire a cena con lei. Quindi» fa una pausa «Le do la possibilità di firmare il contratto domani, così...»

Lo blocco.

«Così tecnicamente lei per stasera, non sarà il mio capo.» affermo.

Scuoto leggermente la testa sorridendo. "Guarda un po' che astuto il signor Blake"

«Perspicace Camilla. Quindi la condizione, è che lei stasera, venga a cena con me. Accetta, signorina Jhonson?» mi guarda speranzoso ma allo stesso tempo soddisfatto, perché sa, che non rifiuterò.

«Direi che abbiamo un accordo, signor Blake!» gli sorrido.

E non posso nascondere, che in realtà, tutto questo mi fa estremamente piacere.

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