LU/CE

GabrieleDelfino3 द्वारा

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#FINE PRIMA PARTE!# #LA SECONDA PARTE VERRÀ PUBBLICATA A BREVE!# "Quando l'oscurità è dentro di te, non sei m... अधिक

CAPITOLO 1
CAPITOLO 2
CAPITOLO 3
CAPITOLO 4
CAPITOLO 5
CAPITOLO 6
CAPITOLO 7
CAPITOLO 8
CAPITOLO 9
CAPITOLO 10
CAPITOLO 11
CAPITOLO 12
CAPITOLO 13
CAPITOLO 14
CAPITOLO 15
CAPITOLO 16
CAPITOLO 17

CAPITOLO 18

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GabrieleDelfino3 द्वारा

"Dai, non può essere vero"

"Pensaci, non hai mai notato nulla di strano?"

"Ma stiamo parlando di mia mamma!"

"Oh, senti Chase, sarà anche tua madre, ma dobbiamo andare a parlarle!"

"E perché? Solo perché lo ha detto lui?" replica stizzito, indicando la volpe "È un demone! E lo sai che dei demoni non bisogna fidarsi!"

Non si può dire che sia stata una cena piacevole ma ora la situazione sta addirittura degenerando.
L'indignazione di Chase è in procinto di montare come una maionese impazzita e la caparbia ostinazione di Hailey di certo non aiuta.

"Se non vuoi parlarci tu, lo farò io! Non mi lascerò scappare la possibilità di salvare la MIA di madre!"

"Non puoi, non ne hai il diritto! E poi che cosa le dirai? Che un animale parlante ti ha detto di..."

"E il braccialetto?" lo interrompe il famiglio.

"Cosa? Quale braccialetto?" arrossisce in maniera colpevole.

"Quello che ti ha dato tua madre."

"Cos... E tu come fai a saperlo?"

"Di cosa state parlando, Chase? Cosa mi stai tenendo nascosto?"

"Oh sentila lei! Come se tu mi dicessi tutto! Non mi hai detto una sola parola da quando sei qui!"

"Perché fai così?" ribatte Hailey risentita "sembra che tu non mi voglia aiutare".

"Ma non vedi che cosa sta succedendo? Ci sta mettendo l'uno contro l'altro! Come puoi farti fregare in questa maniera?"

"Non è vero, sei tu che stai puntando i piedi come un bambino capriccioso!"

Per tutta risposta, lui pensa bene di mettere il broncio, senza riuscire a capire che le sta solo dando ragione.

"Bisogna sempre fare quello che vuoi TU, quando vuoi TU. Mai che tu mi stia a sentire!"

È la sua prepotenza a irritarlo oltre modo.

"Beh, se mi avessi dato retta, non ci troveremmo in questo casino! Sei TU che hai portato il tuo amico al portale, è per colpa TUA se ora siamo qui! E non sappiamo nemmeno dove sia QUI!"

Silenzio.
Il respiro affannato di Hailey ondeggia ritmico, l'ultima frase galleggia ancora nell'aria.

Non appena l'ha pronunciata, se ne è subito pentita ma ormai è troppo tardi perché le parole, sospese sopra la tavola, aleggiano fastidiose come un cattivo odore.

"Ok, questo è un colpo basso. Un colpo basso davvero" replica Chase.

La volpe, immobile tra le vettovaglie, si gusta la scena.
Lei di istinto vorrebbe replicare, apre anche la bocca per ribattere ma poi non se la sente e la richiude, abbassando lo sguardo.

È chiaro che Chase si senta offeso e ne ha tutte le ragioni, eppure non riesce a rinunciare all'idea che abbia torto. A volte è così immaturo... proprio come adesso: lo guarda, seduto scomposto sulla sedia e la sola vista della sua reazione la indispone. È a braccia conserte e aspetta chiaramente delle scuse, come se una frase uscita male potesse cancellare la sostanza delle cose. Diamine, non è lui ad aver ragione! Come fa a non capirlo?

Con la testa incassata nelle spalle, evita di incrociare il suo sguardo e si fissa la punta delle scarpe coperta di fango.

Quello che lei non sa però è che Chase non è arrabbiato con lei, è arrabbiato prima di tutto con sé stesso. E non c'è nulla che detesti di più di sbagliare. Lui non sbaglia mai, lui è un perfezionista e non gli piace lasciare le cose al caso. Eppure tutto è precipitato, gli eventi li hanno travolti, trascinandoli in una slavina senza controllo. Come diavolo è potuto accadere?

Il vero problema quindi è un altro: è la consapevolezza che lei non abbia torto, dopotutto.

Ma come può fare a dirglielo?

"Ok, scusa. Questa potevo risparmiarmela, sono stata ingiusta e cattiva."

Esordisce in maniera del tutto inaspettata.

"No, hai ragione" risponde lui con voce atona "é stata un'imprudenza. Cercherò di fare meglio in futuro."

Hailey si passa una mano tra i capelli, quasi a voler far cadere l'imbarazzo che sente addosso.

Non le piace ferire le persone. Soprattutto quelle a cui tiene.

"È solo che... si tratta di mia madre, capisci? È per lei che mi sono buttata in questa avventura, che ho evocato il demone... tutto unicamente per capire che fine abbia fatto..."

"Va bene. Parleremo con lei."

Non si sente pronto ad abbandonare la discussione, però sa che non può portare da nessuna parte. Succede così quando sbagli: anche se hai delle ragioni, i tuoi errori le annullano.

"Ma?" domanda Hailey.

"Non c'è nessun MA. Parleremo con lei, punto."

La sua bocca dice una cosa mentre la sua postura ne sta urlando chiaramente un'altra.

"Ti sei offeso?"

Come se ci fosse bisogno di chiederlo.

"Vorrei che per una volta parlassi con me per confrontarti, invece di rivolgermi la parola solo per dare ordini."

"Io non ti rivolgo la parola solo per..."

"Su questo ha ragione, tu dai sempre e solo ordini" interviene il demone.

Ci mancava solo lui.

"Ma proprio tu parli! Proprio tu che da quanto ti ho evocato, non mi hai mai dato ascolto!"

"Che c'entra... Si parla del tuo approccio. Se dici cose stupide, è ovvio che io non ti ascolti."

"Ora capisci che cosa devo sopportare?" domanda Hailey, voltandosi verso Chase in cerca di comprensione.

Il tentativo cade miseramente nel vuoto. Del resto, non si può fare finta di nulla, quando fino a 30 secondi prima la tensione si tagliava con il coltello.
Ma non tutto è perduto.

"Oh, Pyewackett, vedo che ha assunto una forma terrena. È un piacere rivederla"  li interrompe una voce cortese.

Il signor Wellington, che nel frattempo è entrato nella sala senza che nessuno se ne accorgesse, è in piedi dietro di loro, in mano un vassoio d'argento pieno di muffin e cupcake assortiti.
I ragazzi si voltano, lo guardano, si scambiano un'occhiata perplessa e poi lo guardano di nuovo.

"Posso tentarvi con un dolce?" chiede gentilmente, piegandosi in avanti per mostrare un tripudio di glassa, pepite di cioccolato e frutta secca.

Poi Hailey ci arriva e gira la testa in direzione della volpe.

"Ti chiami Pyewackett?"

"Tecnicamente no, come ti ho già spiegato. Però è comunque utile avere un nome che voi umani possiate pronunciare e così tua mamma mi ha chiamato Pyewackett".

Dire che si senta presa in giro, è un eufemismo bello e buono.

"E cosa aspettavi a dirmelo?" chiede più allibita che arrabbiata.

"Non me lo hai mai chiesto".

Sta per sciorinare un catalogo di imprecazioni quando Chase interviene, interrompendola appena in tempo.

"Devi assaggiare quello ai mirtilli e noci! È d-e-l-i-z-i-o-s-o!" esclama con la bocca piena. Una cascata di briciole rimbalza dal suo mento allo stomaco, decorando il pavimento con tanti punti di riferimento per aiutare Pollicino a tornare a casa.

"È bello avere delle passioni" commenta Pyewackett "le tue sembrano essere i dolci".

"Il tuo sarcasmo non mi tocca" replica afferrando un altro muffin e un capacke "sei solo un demone, non puoi capire".

Hailey sorride e alla fine cede anche lei alla gola.

Tra lamponi, mandorle, cannella e carote, la tensione si scioglie un morso dopo l'altro, togliendo l'amaro di bocca per la discussione appena terminata.

Il signor Wellington porta loro del Tè e poi esce in silenzio dal salone, soddisfatto per la missione compiuta.

"Allora, la volete conoscere la mia teoria sulle Proiezioni?" domanda la volpe dopo parecchi minuti.

"Hum? Oh, si. Me ne ero dimenticata" risponde Hailey con noncuranza.

"Beh, secondo me sono usciti dal portale e uno deve essere passato attraverso lo specchio".

"E quindi?"

"E quindi stava scappando da qualcosa. Che cosa può fare così paura a una Proiezione che, fondamentalmente, è già morta?"

"I morti possono provare paura?"

"È proprio questo il punto, ragazzino".

"Qualunque cosa fosse..." biascica con le guance gonfie di cibo "...non si è fatta vedere".

"No. Qualunque cosa fosse, ora è dentro il vostro amico".

Chase si volta, dimenticando di deglutire e per poco non si soffoca. Hailey manca la tazzina di tè, versandone buona parte sulla tovaglia.

"Vuoi dire che qualcosa di così terribile da spaventare degli spettri..."

"Proiezioni"

"Non importa come si chiamano! Qualcosa di così terribile da spaventarli, è ora dentro Zac?"

"È lecito ipotizzarlo. Si".

Chase non può credere alle sue parole. Se esiste un modo per rovinare il gusto di un buon dessert, questo è decisamente il peggiore.

"Fanculo, mi è passata la fame" mormora Hailey, evidentemente d'accordo con l'amico.

"E adesso? Sul serio: ora che facciamo?"

"Non c'è molto da fare. Potete solo vegliare sul vostro amico".

Hailey vorrebbe replicare che non è suo amico, che nemmeno lo conosce, ma è chiaro che, per quanto vera, sarebbe un'osservazione fuori luogo. Volenti o nolenti, ormai sono tutti sulla stessa barca e non possono fare altro che prendersi cura l'uno dell'altro.

"E basta? Voglio dire: domani, o il giorno successivo, quella donna ci manderà a casa come se nulla fosse e...a posto così?" sbotta Chase.

"Quella donna, come la chiami tu, è una maga molto potente. Forse la più potente ancora in vita."

"Ma non sappiamo nemmeno perché ci abbia portato qui! Che cosa voglia da noi, perché si sia presa cura di Zac... Insomma, possibile che solo a me sembri assurdo tutto questo?"

"La volete un po' di saggezza spicciola da demone?"

"Avanti, sentiamo".

"È andato tutto come doveva andare. Non ci sono colpe, non ci sono 'se' e nemmeno 'ma'. Siete semplicemente sul cammino che dovete compiere e, cosa non da poco, ci siete insieme. Ogni risposta arriverà al momento giusto. Questo è l'inizio, l'inizio della fine di una storia che è incominciata tanto tempo fa."

"Ti rendi conto che non ci hai detto assolutamente nulla, vero?"

"Può essere ma le cose stanno esattamente così."

I due ragazzi si guardano e, malgrado la confusione che agita i loro cuori, capiscono che su di una cosa Pyewackett ha ragione: non sono da soli. E alla fine, a prescindere da quello che ti capita, è la cosa più importante nella vita.





--- FINE PRIMA PARTE ---

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