La Frattura [Completa - In pe...

By GiovanniCaroli

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[Storia vincitrice ai Wattys2018, categoria "I Rubacuori"] [Primo posto categoria "Storie d'amore" Concorsiam... More

Dedica
La Frattura
Prologo
01 - Un altro occhio sbirciava dall'altro lato?
02 - Forse...
03 - Smettila, ti prego!
04 - Ciao Gio, piacere di conoscerti! Io sono Abigail
05 - Non riuscirò a finirla vivo questa corsa
06 - Ha detto che un po' gli somiglio...
07 - All'alba vincerò
08 - Un gomitolo di spine che non scende...
09 - Cherchez la femme, dicevano...
10 - È soltanto un vicolo cieco
11 - Oggi sarò libertà...
12 - Alle nove passa a prendermi. Stronzo...
13 - È una domanda o una proposta?
14 - Ma chi la caga la festa...
15 - È una domanda o una proposta? - 2
16 - Il mattino è lontano, ancora
17 - Qual è il tuo nome, maledetto amore mio?
18 - Siamo destinati a non incontrarci mai
19 - Abbiamo soltanto tutta la vita...
La Frattura
20 - Tutta la vita non è abbastanza...
21 - Replay
22 - Mai più!
23 - Non esiste proprio alcuna frattura!
24 - Roma... era una vita che volevo andarci
25 - Sì, corto e amaro
26 - Forse non ti ho mai avuto davvero...
27 - Sono tua...
28 - Alla vita...
29 - Ora del decesso... 23:36
La Frattura
30 - Chi sei, maledetto uomo dei miei sogni?
31 - Spero di sognarti, questa notte
32 - Lui... si chiama Gio!
33 - Venderesti il mondo, per me?
34 - Sarà bello, domani, sentirti stonare il mio nome...
35 - Buonanotte Abi, fai dolci sogni
36 - Insieme, anche se solo per un istante...
37 - Non divertirti troppo, senza di me
38 - Siamo destinati a non incontrarci mai - 2
39 - Cercami, trovami, raggiungimi
40 - Forse c'è una luce in fondo al tunnel...
41 - Con gli occhi fissi, su quelle due spalle larghe...
43 - È stato corpo, ma senz'anima...
44 - Addio anche a te, Gio del mio mondo...
45 - Questo è... Lui!
La Frattura
46 - Da questa frattura, almeno, possiamo parlarci...
47 - Ho perso anche la guerra...
48 - E buonanotte per sempre, Zahi...
Epilogo
Shadow Awards 2018
Nuovi Talenti 2018
Nota dell'autore

42 - Solo quando il gioco vale la candela

188 35 77
By GiovanniCaroli

Il Sanremo, com'era facilmente intuibile, è un bar. L'ho trovato facilmente, sia sulla rete che fisicamente.
È in una zona di mare, lungo la litoranea tarantina. La strada è obbligata, quasi, impossibile perdersi. Anche per me.

Parcheggio la mia Audi sul lato destro, lungo la piccola striscia di strada che forma uno spiazzo sul quale il bar affaccia.

Prendo posto a uno dei tavolini piazzati davanti l'ingresso del locale, sotto la tettoia in legno che, come un manto protettivo, ripara gli avventori da eventuali ire di cielo.

Non sono sola. Poco più avanti un anziano e il suo cane. Lui immerso nelle pagine di un quotidiano, il pastore tedesco semi appisolato con il muso poggiato sulle zampe anteriori.

Ho la visuale piena e libera della strada che, molto probabilmente, Gio percorrerà per raggiungermi. Dovrei riuscire a vederlo arrivare, da qui.

Una ragazza viene a chiedermi l'ordinazione, ma la rimando indietro con gentilezza, dicendole che aspetto qualcuno.

È un deja-vù che mi contorce le budella.
Inizio a farmi domande, a darmi risposte con altre domande. Sola, nella testa. Come una pazza...

E se non dovesse presentarsi nemmeno lui?
E perché non dovrebbe?
E perché dovrebbe?
Ti avrebbe invitato al bar, se non fosse interessato?
Sicura che fosse interessato?
Perché non dovrebbe?
Perché dovrebbe?

Domande folli e da stupida.
Folli perché non credo sia molto normale parlare da sola nella testa.
Da stupida perché non ci sono motivi reali per cui non dovrebbe presentarsi.

Lui è qui, in questa città, probabilmente in un raggio di qualche chilometro. È reale, tangibile.

Eccome se lo è, tangibile...

La mano. La mia.
La osservo. Riesco ancora a sentire la sensazione sulla pelle della sua stretta, umidiccia e calda. Salda, sicura.

Rombo di motore. Alzo lo sguardo sulla strada e spalanco la bocca senza volerlo.

Lui.
Che arriva a bordo di una Mercedes classe S Coupè, grigio ferro. Decappottabile. Due posti.
La riconosco con uno sguardo, l'auto dei miei sogni...

Guida spavaldo, ma con lenta sicurezza, capelli al vento e Ray Ban Aviator inforcati sugli occhi.

Parcheggia accanto alla mia A3 che, dall'imbarazzo del confronto, trascolora di un paio di gradazioni.

Scende al rallentatore.
Camicia bianca, giacca di pelle scura e denim blu. Una sigaretta, tra dita fasciate da un paio di anelli in acciaio.

È bello. Forse troppo belloccio, specie se paragonato al Gio della frattura, per i miei gusti. Resta comunque un notevole bel vedere.

Specie da dietro...

La prima domanda che mi pongo mentre Lui, sorridendo, mi viene incontro è la seguente.

Come fa un inoccupato a potersi permettere quel bolide?

Penso che glielo chiederò. Non subito, ma lo farò...

«Ciao di nuovo»
Mi fa, prendendo posto di fronte a me.

Replico, salutando di rimando.
«Ciao a te»

«Hanno cercato di investirti di nuovo?»
«Fortunatamente no, ma grazie per l'interessamento»

Toglie gli occhiali e li appunta nella V alla base del collo, formata dal secondo bottone della sua camicia che se ne sta abbracciato saldamente alla sua asola, posta sul lembo di tessuto speculare a esso.

Rompe il ghiaccio per primo.
«Hai davvero un bel nome, sai? Molto inusuale. Sei la prima Abigail che conosco»
«Grazie, ma tu non sei il primo che me lo dice...»
«Sei straniera, per caso?»
«No. È un nome di origine ebraica, esattamente come il tuo, ma non si è diffuso abbastanza da essere modificato o storpiato in una versione più... italiana, come il tuo, invece»

Affila lo sguardo.
«Come il mio?»
«Beh, sì. Non mi dica che non conosce l'origine del suo nome, signor ebbe la grazia da Dio...»

Il suo sguardo si affila di più.
«Come sai che mi chiamo così?»
«Me lo hai detto tu»

Ma che sta...

«No, io mi sono presentato come Gio. Che potrebbe stare anche per Giorgio, Gioacchino, Giosuè, Gioele, Giordano... devo continuare?»

Cazzo! E adesso?
Ok, piano B. Gioco di prestigio.
Guarda la mano destra tesoro, che il trucco è nella sinistra...

«E che te devo di'... è stata 'na botta de culo!»

Il suo sguardo cambia. Il pesciolino abbocca alla mia esca.
«Ah-ha! Lo dicevo che non eri di qui, Abigail la romana»

Alzo i palmi, fingendo resa.
«Beccata...»

Sorride tronfio, credendo di avermi smascherata. Lui...

«Quindi sei di Roma... e che ci fai a Taranto, Abigail che viene da Roma?»

Ma deve per forza metterci qualcosa dopo il mio nome, in ogni frase che dice? Lo lascio fare però, è divertente.

«Ferie»
«Ferie? Fuori stagione? Qui?»
«Sì, perché? Problemi?»
«Io no, ma è un peccato. Ti perdi le nostre due specialità: il sole e il mare...»

Parlo senza pensare.
«Beh, magari ci ritorno. Se ne vale la pena...»

Il mezzo sorriso di lato, sul suo viso.

Cavolo... sgamata alla grandissima!
Devo cercare di tenere a freno la lingua...

Sposta il suo sguardo un metro alla mia destra. La stessa cameriera, che aspetta distratta a guardarlo.

«Ciao Emi»
«Ciao Gio»
Sorrisetto da oca.

Dai ragazzina, su riprenditi!

«Che prendete?»

Rispondo io, anche se l'attenzione della mia interlocutrice è rivolta altrove.
«Caffè per me, corto e amaro, grazie»
«Lo stesso anche per me, Emi»
«Arrivano subito»

Gio si sofferma a guardarmi in modo strano. Di nuovo curiosità, nel suo sgardo.
«Ma sei proprio sicura che non ci conosciamo già?»

Mento. Devo.
«Prima volta a Taranto, per me. E Roma è troppo grande per ricordarsi i volti di tutti gli sconosciuti che incontro. Ci sei mai stato?»
«Sì, qualche anno fa. Ma no, non ricordo di averti visto lì...»
«Visita di piacere?»
«In un certo senso. Dovevo sbrigare alcuni affari per conto di mio nonno e... andare a ritirare un regalo da parte sua»

Indica l'auto.

«Alla faccia del regalo!»
«Se lo può permettere, fidati...»
Strizza l'occhio.

«Che fai nella vita, Abigail la sbalordita?»
«Avvocato. Tu?»
«Ufficialmente nulla. Ma sbarco il lunario sbrigando affari per conto di mio nonno»

Losco, ma la butto sul ridere.
«Che tipo di affari? Droga, armi, recupero crediti?»

Diventa serio di colpo.
Impassibile, inespressivo.
Gelido.

Oh, cazzo...

No, scoppia a ridere.
Fortunatamente...

«Te l'ho fatta!»
«Sì, ammetto che per un attimo mi sono preoccupata...»
«Niente di che, comunque. Sposto documenti, sposto cose, sposto persone. Insomma, sposto! La paga è buona, quindi...»

Annuisco lentamente.

«Che programmi hai per oggi?»

Nulla, a parte conoscere te.

«Nulla di particolare, a dire la verità. Magari cercare un posto dove pranzare sarebbe un'idea»
«Ti piace la roba di mare?»
«Molto»
«E allora a te ci penso io. Sempre se non hai nulla in contrario...»

Prendo la mira.
Bang.
La rosa di pallini che si apre, viaggia, impatta.
Nuvola di piume, preda a terra.
Vado a recuperarla.

Sorrido, abbasso lo sguardo e fingo imbarazzo, portando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
«No, anzi. Mi... mi farebbe davvero piacere»

Lui prende il suo cellulare.
Compone un numero.

Ascolto la telefonata, priva di alcuna privacy.

«Ciao, Aldo... Sì, compa', tutt'a posto... Senti, hai un tavolo per due libero? Oggi, a pranzo»
Un paio di secondi.
«Perfetto. Ci vediamo all'una, allora. Ciao, bello... Sine, sì, ciao, ciao»

Sorride, mi attraversa con lo sguardo.
«Hai un tavolo nel migliore ristorante della città, oggi»

Ricambio, immergendomi nei suoi occhi.
«Addirittura...»

Qualcosa si frappone tra noi, spezzando il momento quasi magico. I caffè sul tavolino, la ragazza che li ha portati attende, lievemente seccata per la nostra mancanza di attenzione.

Gio tenta di estrarre il portafogli, ma lo blocco.
«No, fermo. Tocca a me, devo sdebitarmi, no?»

* * *

Sfrecciamo sulla sua auto.
Vento tra i capelli, sole tiepido sul viso, aria di mare.

Quest'auto è un sogno.
Gio la guida con sicura prudenza, ma senza farla soffrire troppo.
Accelerando, di tanto in tanto, ma sempre con un occhio rivolto al limite.

Il sole si specchia nei suoi occhiali. L'osservo, con la coda dell'occhio sinistro. Saltuariamente si volta a guardarmi.
Lo sento, gli piaccio.
Le donne lo sanno...

«Sei davvero un bel tipo, sai? Abigail l'intraprendente»
«Perché pensi questo?»
«Ci siamo conosciuti solo stamattina e ora sei a bordo dell'auto di un quasi sconosciuto. Accetti sempre tutti gli inviti che ti propongono?»
«Dipende...»

Lui resta appeso al mio temporaneo silenzio, mentre io pregusto l'espressione che farà, non appena gli avrò lanciato l'affondo finale.

La seduzione è un'arte e l'arte si gusta fino in fondo. Ogni. Singola. Goccia.

«Solo quando il gioco vale la candela»

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