Roma, 15 Gennaio 2018.
Alba.
Ho sempre vissuto in una stanza
a luci spente.
Ho sempre vissuto in una stanza
a luci spente,
senza vedere nulla,
senza distinguere il rosso dal verde
il giallo dal rosa
o il bianco dal blu.
Ho sempre vissuto in una stanza
a luci spente,
senza cercare l'interruttore;
manco sapevo della sua esistenza.
Ho sempre vissuto in una stanza
a luci spente,
crogiolando nel mio buio,
nuotando nella melma
che mi son creato da anni.
Ho sempre vissuto in una stanza
a luci spente,
e poi
sei arrivata tu.
Sei entrata di soppiatto
piccola piccola, indifesa
e m'hai irradiato con le tue gemme
sgomitando nella confusione della mia mente,
scacciando via gl'altri pensieri.
Ho sempre vissuto in una stanza
a luci spente,
e poi
sei arrivata tu
ad accendere l'interruttore
del mio cuore,
della mia vita.
M'hai preso le braccia
e m'hai fatto ballare con te;
petto a petto,
col cuore mio a sinistra
e il tuo
che lo completava alla mia destra.
Con una danza traballante,
in un valzer d'andirivieni,
fra il mio orgoglio
nel non mostrar di non capire
nulla
e la tua cocciutaggine nel sapere tutto;
m'hai fatto viaggiare
per luoghi, a me sconosciuti.
Ho sempre vissuto in una stanza
a luci spente,
e poi
sei arrivata tu
ad accendere l'interruttore
del mio cuore,
della mia vita;
ed ho visto finalmente il tutto,
ciò che per anni mi son costretto
a passar annoiato lo sguardo,
e a non ammirarlo
dalla prospettiva della luce.
Un giorno, poi
hai staccato le tue mani dalle mie,
il mio petto dal tuo,
m'hai dato le spalle
e sei andata verso l'uscio
senza voltarti nemmeno una volta;
hai abbassato la linguetta dell'interruttore,
come se ti fossi stancata
di sprecare corrente elettrica per me,
solo per me,
e te ne sei andata
lasciando l'arido dietro la tua schiena.
Ho sempre vissuto in una stanza
a luci spente,
ho danzato col diavolo
per riceverne un po',
nella solitudine della mia vita.
Non ho sempre vissuto in una stanza a luci spente,
ma ora,
il buio più totale,
m'avvolge
una volta ancora.